Claude Monet - Regate à Argenteuil |
Lo diceva Friederick Nietzsche, viviamo per obbedire al destino, amor fati. E per noi il destino è ancora la letteratura, ancora la poesia. Niente e nulla potrà fermarci, finchè avremo vita. Inchinarsi al destino, per noi, significa perciò continuare a scrivere, così come ci detta la natura: comporre narrativa, comporre poesia. E non ci dissuaderà dal farlo la noncuranza del mondo culturale italico, la poesia, la letteratura non badano ad esso, procedono per conto loro, meno che mai noi gli daremmo retta alcuna. E ai pochi lettori che ci fregiano della loro considerazione destiniamo i versi che seguono, naturalmente di mano dell'artefice di questo blog, Gerardo Allocca, ma insieme ai nostri lettori (che ignoriamo chi siano) li offriamo in onore della letteratura, che noi intendiamo celebrare.
ALARICO
Non
bastava che a nord le guarnigioni
fossero cadute e al di là delle Alpi
i
vandali dilagassero, i vini
dell’annata
andarono a male e i floppy
presero
il virus, così cancellando
tutti
i file e risuonò poi al telefono
il tuo
addio, tacque nei boschi ogni tordo.
Il sud
e l’ovest più loro non furono
e alto
o basso, qua e là non si distinsero,
come
l’acqua non fosse più acqua e l’olio
non
più olio, ma il cancello più davvero
non
fosse ed il tonfo fosse un rullìo,
il
rullìo un tonfo, il clarino una tromba.
Da
allora disperiamo che ritornino
dalle
Indie le nostre vele, ormai tomba
le
onde per marinai e merci al ritorno,
non
osiamo guardare l’orizzonte,
dubbiosi
se il sole vi nasca ancora,
non
sappiamo se valga più il diamante
o il
fango che cosparge ogni cosa, ora.
Giuseppe Recco - Natura morta con tulipani |