L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Niente, rischio di ripetermi, la mia letteratura non cambia, la vita letteraria in Italia nemmeno: niente di nuovo sul fronte occidentale, direbbe Erich Maria Remarque. E nemmeno sugli altri fronti, aggiungo io. Il solito schifo. E la guerra, in un certo senso, continua a dividerci e a farci lottare per nulla, perché in fondo la sostanza rimane la stessa. Il solito schifo italiano, dicevo: clan artistici che la fanno da padroni, poteri torbidi che dettano legge e chi ci rimette è l'arte nella sua limpidezza: un'arte perciò gravemente compromessa e distorta tiene banco. E quest'altro brano ne è un'ulteriore testimonianza.
Le quotazioni delle azioni telefoniche erano tuttavia in
netto rialzo e così gli investitori di borsa concentrarono lì i loro interessi.
Essi badarono bene al fatto che le poesie si scrivono, come pure ai mammut,
che, pare, non esistettero nel cenozoico. Meditarono sulla battaglia di
Maratona e lessero I persiani di Eschilo, prima di asserire con assoluta
certezza che una bagnarola è di plastica. Il risultato fu che il tonno in
scatola era sott’olio, avvalorando la discussione, tenuta il giorno avanti, sul
cambio della moneta.
Non era questione di questa o quell’altra marca di
motociclette, ma di usare il detersivo giusto. Occorreva in sostanza di
verificare se la lavatrice funzionasse o no, in vista della prossima partita di
rugby. La posta in palio era talmente alta che il mughetto è un fiore.
Anche Sanso ne era al corrente, tant’è vero che non si
arrese alla duplice sorpresa ricevuta riguardo alla storia dell’apparecchio
precipitato. No, mia cara Milena, non era possibile i carciofini fossero
sottaceto. Fu così che il dottor Sanso fece apposta un salto al commissariato
dove lui e la moglie avevano reso le loro deposizioni sul disastro, quindi
all’obitorio dove entrambi avevano riconosciuto i 5 corpi delle vittime dello
stesso, nonché la paletta e il secchiello, per giocare sulla sabbia al mare.
Inoltre, non ancora paghi di tanto inestricabile mistero, si erano recati
all’ospedale presso il quale erano stati ricoverati per le deboli ustioni e
lesioni riportate. Niente, in tutti i posti dov’erano stati, non risultava
niente, nessuna traccia né, rispettivamente, degli atti giudiziari redatti per
l’incidente, né di conferme a voce dei poliziotti, né della registrazione o di
testimonianze circa i morti nella sciagura all’obitorio, e neppure al nosocomio
nessuno (o le stesse documentazioni) poteva comprovare il loro ricovero, né
infine i saldi stavano nei magazzini. Sanso fu di certo perciò che fu costretto
tanto tempo fa a sborsare di tasca ben 6 bigliettoni da 50 per acquistare un
abito andante e si servì della sua carta di credito.
Dipendeva sicuramente (dico dei prezzi così salati) dal
fatto che in Italia ci si arricchisce spesso e volentieri con l’illecito e, per
trovare qualcuno che sia onesto integralmente, necessita il lanternino. Altra
spiegazione non v’era, se non l’osso del cane. Un giornalista napoletano (e
non), come spiegazione, è peggio, e nemmeno un vaso cinese poteva essere di
aiuto allo scopo. Al massimo, si poteva prendere un ravanello e affettarlo.
Sanso, però non volle e dopo l’esperienza drammatica e
toccante della catastrofe in cui era rimasto implicato, si era reimmerso nello
studio di Russell, Wittgenstein e i neopositivisti. La logica, insegnava il
primo di loro, consente di architettare tanti mondi possibili di stringente
coerenza. Si vede, ne dedusse, che lui con la storia dell’aereo ne aveva
vissuto uno, uno dei tanti, si consolò, anche se poi non lo si era constatato
vero. Ma non tutto quadrava: la i, per esempio aveva il puntino e le
vacche fanno il latte.
Una carta di bancomat, orbene è plasticata e ditemi allora
perché le margherite sono gialle. Era in ballo proprio questo, cosicché Sanso
decise che le stelle potevano anche splendere.
Non immaginava egli che è il mercato a fare il prezzo del
cemento e della calce, ragion per cui non si poteva dire di no. Dire sì sarebbe
equivalso a mettere il tappo, no, invece voleva dire aggiungere altro sugo di
pomodoro. Non conta qui che 28 sia pari, potrebbe anche essere dispari, tanto
le stelle non si muovono. Conta, viceversa stabilire chi vinse la coppa
Champillon, se Varèse o Hyppolite.
Supposto Hyppolite, faceva d’uopo leggere a pagina 213. Lì,
era riportata la bibliografia, e ci si poteva così munire dell’occorrente per
farsi la barba. Ciò fatto, bastava chiedere. Non è detto che con ciò le zanzare
avrebbero voluto, ma almeno il barbiere si chiamava Osvaldo. Che poi vincere
per meriti esclusivamente letterari un premio librario in Italia sia un sogno,
lo sanno tutti.
(segue)