Henry Matisse - Harmonie en rouge |
E ricominciamo, un nuovo anno ci attende, con gli stessi pro e gli stessi contro: le solite note per così dire private, che accompagnano e connotano il mio stile letterario e le solite note per così dire pubbliche, che adombrano le mie fortune (o sfortune che dir si voglia) in società.
Che dire del passato? Dal lato culturale, non posso lamentarmi, se è vero, com'è vero, che ho prodotto 3 romanzi, 2 raccolte di racconti, 3 libri di poesia e ho in cantiere un nuovo romanzo e una nuova silloge poetica. Alla fine ho realizzato quasi più di uno Svevo e un Verga. Dal lato del successo, una rovina, considerando che non ho incassato alcun contratto editoriale e vendite in proprio ne ho segnate di magrissime. Nè più che un flop è il mio bilancio esegetico, a giudicare che ho all'attivo solo qualche sparuto articolo di giornale e quasi nessun contributo critico.
Insomma, un mezzo sconquasso. Ma quel che m'incoraggia è il valore indiscutibile che desumo dalle mie opere, che non potrebbero essere tutto un inganno: il contenuto, ovverosia il materiale letterario è innegabile e la poca considerazione raccolta non gli è congruente. Tutti quei miei scritti non possono essere solo fumo negli occhi, sono una realtà inconfutabile. E allora piuttosto sono le adesioni altrui ad essere un inganno, cioè i mancati consensi a non essere veritieri.
C'è in conclusione qualcosa che non va, non in me, quanto nel mondo letterario e culturale italico, che brilla per canaglieria e doppiezza, mi riferisco agli editori (per lo più milanesi e torinesi) e alla stampa, editori e stampa che obbediscono ai soliti poteri oscuri (da altri chiamati forti) e ai soliti clan artistici.
Aprire l'anno con queste prospettive certo non è affatto promettente, nonostante l'aprirlo nel nome della letteratura e dell'arte sia come minimo onesto e incoraggiante. Ecco, è l'ossequio ai valori dell'arte e della cultura che m'invoglia a proseguire e continuare a onorare, quasi sacralmente, questi valori è per me una via da percorrere e un vigoroso sprone a non fermarmi. Appresso, alcune mie poesie di vecchia composizione, mai finora presentate su questo blog. Buon 2020
CAFFE’
ESPRESSO
Diciamo
pure che ogni tanto
il
sangue si rimescola,
vedo
quello che non c’è,
ossia
m’incanto,
un
Turner negli occhi, e
potrebbe
anche essere quella
la
chiave del Paradiso.
Se
non fosse che c’è sempre
qualche
bulldog in agguato,
latra
feroce, apre
le
fauci, marchia a fuoco
la
pelle, mi ricorda il fatto
che
sono vivo e lui è là, amico
della
pietra, appanna il viso.
Però,
escluso allora,
è
come su un tapis roulant,
che
a momenti s’inceppa
e
bisogna continuare
a
piedi, bullone stretto.
Bruno
ICARO
Cose, queste che soltanto le nuvole
erranti su campagne
aperte e variopinte, come vele
sulle acque, quindi degne
in tutto della tavolozza esperta
d’un classico pennello
pompeiano; cose che
sa, nascosta
tra siepi, aureo gioiello
la lucciola, analogamente, quando
fa brillare i suoi fuochi
sotto dolci e ardenti stelle del torrido
agosto, padre ai fichi.
Che, concludendo, io solo ho sotto chiave
nel petto, con loro e altri
privilegiati, ma muta, non muove
labbro, che non le mostri
la bocca che non sa e non vuole dire.
VALZER,
VINO ROSSO
Pensando
Dégas,
tiro un
calcio a un barattolo
di
coca-cola.
…
(vuoto). Oggi sta
per
finire. Vedo
zanzare
affollarsi
sotto un lampione.
Nessuno.
La musica
dei miei
passi e l’Orsa,
un
ronzio fisso
nel
pensiero.
Zufoli
di grilli, fiati
morbidi
carezzano
la pelle
calda.
Esploro l’impossibile.
Navigo
tra l’ovatta
delle
nuvole,
smarrito
in un mare
di
dubbi.
Ma no,
tutto è chiaro,
tutto
vero, qui,
cullato
tra queste onde,
il
sonno.
Sogni
tempestosi,
incubi.
Un orologio
al
quarzo.
Provo a
stringere
il
pugno: aria, sfuggente
aria e
poi, finalmente
la
maniglia del Luccioli,
dove
entro per bere.
Chiuso.
VICEVERSA,
piangeremo
ogni giorno,
andremo
al cinema,
no:
scriveremo una poesia.
Abbiamo
ancora strada da fare, Emma…
Pioverà,
a sera?... E sia,
porteremo anche l’ombrello in mano.