L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Edouard Manet - In barca ad Argenteuil |
Per questo blog non sarebbe luglio se non ci fosse il post rituale dedicato alla Grecia classica, con il quale L'eretico Bruno interrompe le sue uscite e dà l'appuntamento al settembre prossimo. E' presto detto, eccolo qui. Una breve raccolta di mie traduzioni di alcuni dei testi di quella letteratura rimasti per sempre nella mostra memoria storica. Testi che costituiscono un tesoro irrinunciabile per la civiltà occidentale, sia per la lezione di stile artistico che per la lezione di vita che trasmettono. Farli rivivere significa non solo rituffarsi in quel mondo antico e uscire per così dire fuori dal tempo, ma anche ripresentare al mondo d'oggi quelle conquiste della cultura e della letteratura, nonché onorare la mente umana per quelle pietre miliari. E' questo il movente che ci spinge a rispettare questa tradizione de L'eretico Bruno, unitamente all'intento, se non possiamo, a cagione di clan culturali e poteri meschini, godere di una patria vera, almeno di poter vantarne un'altra di adozione, dello spirito, la Grecia
ALCEO – FR. 362
Ghirlande conserte d’aneto, via!
uno m’avvolga adesso intorno al collo
e un balsamo spalmi molle sul petto.
(Trad. G. Allocca)
PLUTARCO (VITA DI DEMOSTENE - par.1)
E così, se solo si opinasse a Iulida o Egina, minuscola terra della già
vasta isola di Ceo, che qualcuno degli Attici pretendeva perfino di cancellare
quasi fosse una briciola del Pireo, possa mai capitare in sorte, concedo, di
partorire valenti attori o poeti, ma in nessun modo una personalità proba,
positiva, di ingegno acuto e longanime, sarebbe senza senso. Non v’ha dubbio
ben altre arti prosperino di quelle che fruttano profitto e stima nelle
località senza nome e poco estese, benché poi la virtù come pianta ricca e
sempreverde cresca in qualunque luogo, purché le tocchi un’indole nobile e un
animo laborioso. Ugualmente non ha senso, qualora noi si manchi di vivere e
pensare correttamente, incriminare la piccolezza della patria per questo,
bensì, rettamente, nient’altro che noi stessi (Trad. G.
Allocca)
PINDARO - ODE OLIMPICA XIV
Ascoltatemi, ve ne prego, Grazie
a cui donò il fato le cefisie acque
e che anche regnate sull’alma Orcòmeno
dai bei puledri, voi che, della prisca
stirpe minia patrone, perpetuarono
i poeti; giacché armonia e sublime
sempre da voi vengono a noi mortali,
se si è sapienti, fulgenti ed illustri.
Né gli dei senza le gloriose Grazie
danno il via a tutti i cori ed ai
banchetti.
Ma, attendenti in cielo ad ogni
intrapresa,
il loro posto accanto al Pizio Apollo
arcodorato, onorano la gloria
infinita al capostipite Olimpio.
Datemi retta, celebrata Aglaia
e tu, patita del canto Eufrosine,
rampolli del più eccelso degli dei,
e tu, Talia, felice di canore
voci, nell’assistere a tal corteo
esultante per la propizia sorte,
io che qui per inneggiare ad Asopico
giunsi in chiave lidia e con melodia
accorta, per aver resa olimpionica
egli Orcòmeno, sede dei Minii.
Eco, ora vola al regno di Persefone,
foriero al padre del felice annuncio.
Così, riconosciuto Cleodamo,
raccontagli come al figlio sul giovane
capo scese la corona dalle ali
dei suoi trionfali giochi tra le valli
di tanto nome di Pisa, al suo
Asopico. (Trad. Gerardo Allocca)
SAFFO - FR. 89
Al mondo più meraviglia voi dite
drappello di cavalieri, di fanti
voi, voi di navi, ed io la cosa amata.
Spiegarlo
è presto fatto a chiunque, ebbene:
più
splendida tra le donne, quell'Elena,
non piantò il più valoroso degli uomini
facendo vela per Troia, né alla figlia
badando né ai suoi dolci congiunti
solo pensosa del suo caro amore?
Così adesso mi ritorni alla mente
sempre cara tu al ricordo, Anattoria,
di cui sento la penosa mancanza.
Vedessi ora quel grato passo, il
riflesso
del suo sguardo luminoso, altro
che lidi carri e in armi truppa
marziale! (Trad. G. Allocca)
EPICURO- LETTERA A MENECEO (PAR. 1)
Non perda tempo chiunque a darsi alla filosofia da giovane, né da vecchio
si astenga di esser pronto a farlo. Infatti nessuno è mai prematuro né tardivo
per il benessere della sua interiorità. Chi dice in verità che non è ancora il
momento di intraprendere la filosofia o che quel momento è sorpassato è pari a
chi proclama che è tramontata o ancora da venire l'ora per la felicità.
Pertanto tanto al giovane che al vecchio s'addice la filosofia, a questo,
perché pur avanzando negli anni resti giovane per le dolci memorie del passato,
a quello, perché, pur giovane, sia all'altezza di affrontare con saggezza
l'avvenire. Conviene meditare sulle cose che conferiscono la beatitudine: se
questa è presente, possediamo tutto, se manca, siamo pronti a tutto per
raggiungerla. (Trad. G. Allocca)
ASCLEPIADE
(A.P. XII,50)
Del vino, dai, Asclepiade! Perché
lacrime?
Perché pene? Non stregò te soltanto
la vezzosa Cipride, né, acerbo, Eros
su te solo scagliò gli archi e le
frecce.
Perché, vivo e vegeto, fare il morto?
Pretto scoliamo il liquore di Bacco!
Le giornate durano quanto un dito.
Chi sa se rivedremo la lucerna
per il sonno ancora! Del vino,dai!
Tra breve può essere riposeremo,
crudele Eros, nella notte eterna.
(Trad. G. Allocca)