mercoledì 1 febbraio 2017

AXELROD (II)

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


 
Jean Hans Arp - Lingam, 1939


Continua la presentazione di pagine nel mio ultimo stile. Questa è la volta del secondo stralcio del brano Axelrod del mese passato, che si riallaccia al primo e lo sviluppa. Note sugli accorgimenti tecnici sono a questo punto superflue, niente di nuovo rispetto all'immediato trascorso. Purtroppo niente di nuovo anche nell'Italia letteraria e civile, la prima in mano sempre ai soliti clan, che fanno i comodi loro alle spalle dei cittadini.




 

AXELROD (II-continuazione)


  Per di più i coccodrilli avevano la coda, implicando così nettamente che anche le oche non volassero, intendo la perpendicolarità dei lati del rettangolo. In tal modo era ovvia l’affermazione o prendere o lasciare. Ed invero, non c’erano alternative possibili alla escussione dei testimoni in un processo, in vista anche della caccia alle volpi dipinta nel quadro, la quale era un ulteriore punto a favore della squadra di pallavolo, per la semplice ragione che la palla o sale o scende o va in orizzontale. Analogo discorso vale per la filatelia, in cui perciò non conta se uno ha il raffreddore o no.
  Conta, invece quale sia il numero di targa, se non altro per la storia di Adamo ed Eva, che, essendo due, non potevano formare insieme l’esercito dei Filistei e quindi… Ora, ciò assodato, armato il galeone, imbarcate le provviste e le mercanzie, mollato l’ormeggio, si poteva partire per l’America. Non Morlacca, che, vista l’ora tarda e l’oscurità in una zona a lui estranea, annunciò ai suoi amici che lo attendevano a casa loro che per la sua visita se ne sarebbe parlato l’indomani, non voleva arrischiarsi tra quelle strade di campagna e per la notte si sarebbe sistemato alla meglio in qualche alloggio del posto, non a caso aveva intravisto nella piazzetta del borgo una locanda. Alle preghiere all’altro capo del telefono dei Forlese di permettere di venire loro incontro per poi guidarli a destinazione, certo ci sarebbe voluto un po’ di pazienza, stando che quei paraggi erano distanti alcuni chilometri e anche a loro non era facile districarsi in quell’intrico di vie e viottoli rurali, Morlacca rispose che con l’umore di sua moglie già piuttosto nero, era meglio non correre altri rischi e rimandare a domani.
   Non è che egli volesse attaccare manifesti pubblicitari sui muri di Shangai, no, la sua intenzione era ora un’altra, ossia il perimetro e non il volume. In sostanza, Morlacca saltò giù dalla sua vettura e s’incamminò verso quella che lui aveva chiamato per telefono locanda, ma che in realtà recava soltanto la scritta affissa di trattoria. Egli non voleva recare disturbo ai Forlese, per cui aveva scommesso a se stesso che lì avessero anche da dormire, ma ora ne dubitava. Nonostante ciò, gli aeroplani partivano e arrivavano a quell’ora a Buenos Aires, la guardia notturna Starocci si preparava a fare il suo giro di sempre per Nola, le pale eoliche ruotavano, la televisione continuava a trasmettere le solite porcherie, i cammelli avevano due gobbe. Non poteva allora dirsi altro che a Teano, comune cui apparteneva quella frazione di Funicelle, si condannò il mezzogiorno e la Campania a rimorchio del settentrione e di Roma, quando poi le frittelle possono anche essere di alghe e i maccheroni alla besciamella, nel senso di punto e basta.
  In altri termini, Garibaldi avrebbe anche potuto, lui repubblicano, lasciare alle genti da lui affrancate dalla dominazione borbonica l’autonomia di gestione pubblica nel quadro di un’Italia unita sì, ma decentrata, così da evitare il bavero del cappotto, la freccia, il profumo spray, il carrello abbassato del velivolo. Bastava che dicesse le sciarpe si mettono quando fa freddo e i meloni si coltivano e non avremmo avuto le scarpe numero 43 e i bottoni di madreperla grigi: non si sarebbe fatta d’ogni erba un fascio, italianizzando forzatamente tante realtà diverse, ma amalgamandole nel rispetto della loro individualità. Ci voleva praticamente una virgola.
  Essa avrebbe permesso al pesce di essere d’acqua dolce, non il lampadario. Quest’ultimo, venendo appeso in soggiorno, fa luce e così uno può distinguere se sta mangiando un biscotto o una caramella, con il risultato che spesso preferisce un caffè. Ora, mi pare il meno zuccherarlo, a meno che non si creda che il climatizzatore in automobile serve, nel qual caso non è questione di carciofo sì carciofo no, ma di rovesciare il calzino. Ciò fatto, non resta che addizionare 37 e il gioco è fatto.
  Ecco il perché Paolino Morlacca da Saviano gioì nell’apprendere che la trattoria Il casareccio, dove aveva chiesto in proposito al gestore, un signore più in là della cinquantina, con fare mellifluo, ma in fondo un campagnolo bonaccione, disponeva di una camera per la notte, per fortuna libera. Si trattava solo di acconciarvisi per quella volta, non dopo d’aver desinato per la cena. Il problema era a quel punto stabilire se una figura geometrica ha la superficie maggiore o minore.
  Se maggiore, non ci vuole il telepass al casello autostradale, se minore, le polpette; in ogni caso sarà indispensabile allacciarsi la cintura nel decollare all’aeroporto, salvo la marmellata di albicocche, purché le carte non siano da gioco e la partita di tennis non sia al secondo set, altrimenti basterà girare bene il caffè nella tazza e pagare alla cassa. Appurato, dunque se la superficie è l’uno o l’altro, il passo successivo consisterà nel fare punto e accapo, scrivendo la parola ihihihihih.
  La quale, come ognun sa, appartiene al vocabolario equino, indicandoci chiaramente che = la superficie non può essere, altrimenti le vacche in Puglia protesterebbero, abituate come sono a tanta gente che le pensa, invece di pensare ad altro di più serio e costruttivo. Tanto più che i tabaccai vendono anche il sale e lì ci sono tutti quei contadini che fanno l’olio sotto quel sole che pare l’Africa.
  Si spiega così come Paolino Morlacca, sistematosi con la moglie e il figlio per la notte nella trattoria Il casareccio, prese posto con loro a un tavolo della sala con veduta sulla piazza del borgo, dove sarebbe stata servita la cena. Per la verità, riguardo ad essa, bisogna dire che le biciclette vanno a pedali, gli aliscafi a diesel, le rane saltano.
  Vedendo Fiorenza che nella piazza sotto i loro occhi era montato un palco con dei faretti a farvi luce e vi si era assembrata al davanti della gente, affluita anche da fuori Funicelle, discesa com’era quest’ultima per lo più da delle vetture giunte da poco e, alcune parcheggiate in vicinanza, le venne spontaneo – Chi sa che ci faranno là fuori? – e Ferdinando a ribattere – Sarà un concerto rock -, in breve rimbeccato dalla madre – Già, e dove sono gli strumenti? Poi dov’è la gioventù? Si contano sulle dita i giovani, sono più gli adulti e i vecchi! - . Intervenne Morlacca – Non la fate lunga, adesso chiedo al trattore -. Ovviamente chiederlo differiva dal bullone, per quanto la romanza non sia un romanzo e perciò il brillante non è un diamante, da cui mi sembra doveroso argomentare che sotto e sopra non sono la stessa cosa, ma la moquette.  
  Il trattore soddisfece la curiosità – C’è, dalle dieci e trenta all’una, un recital di novelle in campagna. Ogni anno si tengono qui, sotto le stelle di luglio, tre serate in cui vengono proposti in pubblico tanti racconti qui pervenuti, tra i quali alla fine ne vengono premiati tre: è una nostra tradizione che dura da vent’anni. Arriva gente dai dintorni e anche da più lontano, viviamo un po’ il nostro momento annuale di gloria paesana. E’ l’occasione in cui ho più clienti, molti dei forestieri hanno già cenato a questi tavoli, sa, adesso, vede, insieme a voi ce ne sono ancora pochi. E’ ora, stanno per dare inizio alla recitazione - . Non c’era, pensò Morlacca nel ringraziare, che approfittare dell’occasione per essere della partita e far passare con un diversivo la serata. Fiorenza approvò, Ferdinando arricciò il muso; comunque fosse, sulla motocicletta ci voleva il casco, non il cric.
  Fu perciò che la dizione dei racconti ebbe inizio, mentre loro erano ancora al tavolo e finivano la cena. Mancò poco che stucco e stecco fossero sinonimi, con la complicità del trucco, e senza escludere il tacco, se è vero, com’è vero, che il rovescio consisteva nel fatto che l’innocente era colpevole, ma non lo sciame di mosche. Non essendoci alcun processo in corso, ma solo una cena in trattoria, i Morlacca, completato il loro pasto serale, né innocenti né colpevoli, si alzarono per confondersi tra il pubblico che assisteva in piazza alla serata di recitazione e, siccome la folla non era molta, poterono occupare dei posti in una fila con buona visuale e acustica e assistere tranquillamente, quantunque con un po’ di ritardo, alla manifestazione dal vivo.
  Non era come dire quando mi rado uso il dopobarba, ma più o meno l’ortopedico, visto e considerato che i CD sono di forma rotonda e il termine CD è un neologismo (da intendersi come parola estranea al vocabolario e di nuovo conio, in questo caso di radice non italiana, ammesso e non concesso sia possibile stabilire che cosa sia italiano in Italia), cura le ossa. Tanto per fare un esempio, le fotografie sono a colori. Lo stesso vocabolario italiano non corrisponde al compressore, a parte la guerra di Troia.
  Il nome tosa, inoltre sta a indicare per i meneghini una ragazza e a Roma niente, donde l’antico detto gobba a levante luna calante, per farla breve, se trovi un quadrifoglio, sei fortunato. Manco a dirlo, anche Morlacca si sentiva fortunato tutto sommato di avere raddrizzato le cose quella volta, specie nei confronti della moglie, che l’aveva presa a male e adesso sembrava rasserenata. Seguivano, dunque, essi e Ferdinando, i dicitori che dall’alto del palco diffondevano attraverso i microfoni i testi dei racconti arrivati all’organizzazione dell’iniziativa. Qui è necessario far osservare che in una contabilità che si rispetti bisogna registrare da una parte le uscite e dall’altra le entrate, senza dimenticare l’Orlando furioso, l’autostop e la III guerra punica, alla fine annotando: quand’ero bambino, non potevo sopportare lo zio Enrico.
  Ferdinando, da parte sua, si annoiava alquanto a quell’ascolto, ma poi, tutto sommato, gli piaceva la novità di quel posto e di quella sera, per cui alla fine tollerava e zittiva, facendo mostra suppergiù di stare a sentire anche lui. Quello che non stava bene proprio era il martedì al posto del giovedì, non insistessero a voler fare il cambio, neanche se veniva a piovere e ci voleva l’ombrello, pure se il sabato fosse stato il mercoledì. Piuttosto era meglio la password CvE67ghut.
  Cliccando cliccando, infatti, la t poteva diventare d e allora poteva capitare il numero 37949. In tal caso si sarebbe solo potuto cancellare, sennò il brodo sarebbe stato il brando e ci sarebbe stata una nuova visita dell’idraulico per riparare i tubi del bagno. Ignari di tutto ciò Morlacca e i suoi assistevano alla manifestazione campagnola e, in fondo quei racconti, notò Fiorenza, erano - divertenti per la loro ingenuità. Tu lo sai, io, come anche tu, non siamo esperti di narrativa, ma queste novellette mi paiono graziose proprio perché semplici e immediate da far tenerezza - . Il marito si limitò ad assentire con il capo, preso com’era dalla lettura dell’ultimo brano, dal titolo Un don Chisciotte. Lo aveva impressionato subito la coincidenza, né la moglie né il figlio, sempre più distratto e quasi assonnato, se n’erano accorti, che il protagonista portava giusto il suo nome, Paolino Morlacca ed i fatti raccontati corrispondevano punto per punto alla sua biografia personale, ivi inclusi il parallelipedo e la radice quadrata del  numero.
  Vuoi vedere che la matematica differiva dalla penisola e si doveva mettere la minuscola dopo il punto, qualora le motociclette fossero di forte cilindrata, così che in autostrada ci voleva il triangolo in caso di foratura delle ruote e S. Stefano capitava di venerdì? E vuoi vedere che la rucola si poteva piantare in coincidenza del venerdì santo, a condizione che Ulisse non fosse Achille e Priamo non fosse il re, ma il tostapane? O al verso 108 del III canto ci fosse il freno a mano?

   (segue)