Kandinsky - Giallo, rosso e blu |
Alla prosa nella biografia letteraria di Allocca Gerardo si è sempre intrecciata la poesia. Non si poteva pertanto non postare accanto a una spigolatura sui nuovi approdi narrativi dell'autore come presentato in data 27 novembre 2013 con Squarci, una equivalente nel campo poetico.
Allocca confessa che in poesia non è riuscito a procedere più oltre di qua, nel senso di ridare fiato e autenticità al valore canoro della versificazione e di ripristinare nei limiti di una libera espressione dei pensieri e stati d'animo del poeta i valori metrici. Ciò non significa che sia stata questa una operazione di restauro della poesia, anzi egli è convinto, all'inverso di aver provveduto a far progredire questo genere letterario, in profonda crisi.
L'intenzione è stata, infatti, in primis di strappare la poesia allo stallo in cui è caduta in seguito a tanti sterili esperimenti avanguardistici e restituirla al suo primigenio spirito di estrinsecazione dell'animo attraverso la musica del fraseggio, e in ciò si è tenuto come principale modello il melos greco antico e le voci di Alceo, Anacreonte, Mimnermo, Saffo avanti a tutto. Ovviamente la formulazione poetica di Allocca s'impernia su altri per così dire accorgimenti compositivi, che una volta o l'altra verranno anch'essi illustrati.
UN LOUIS QUATORZE
Fintanto che durarono
gli incontri,
le foglie
verdeggiavano sui platani,
i tram passavano,
pioveva ai vetri,
compravano birre,
all’afa sotto i pini
guizzavano saettando
lucertole,
saliva e scendeva la
borsa e l’oro,
un altro novembre
appassiva al sole.
Al bar clienti
parlando tra di loro
sedevano e scadevano
le polizze
assicurative, iceberg
correnti
trascinavano verso
sud, le gazze
volavano e obbedivano
tenenti.
Poi la linea al
telefono cadde
e l’agenda non volle
più annotare
orari, mentre
spegnevano fredde
le luci di un night,
alla facciata le edere
s’assolavano,
varavano navi,
battevano il record
degli 800,
una jeep parcheggiava
in mezzo ai rovi.
Ora Pompei vive tra
il greve fiato
di spettri e di nuovo
le nostre strade
invasero, la parete
di argilla
verso il bosco frana
sempre e le spade
nel salotto sono
spuntate, fiala
d’arsenico non
basterebbe a Amleto.
Fu che la sala
riempirono i topi,
le streghe maledirono
il balletto,
dietro la cava
avvistarono i lupi,
il fiume straripò e
allagò la fabbrica,
la tigre scappò dal
circo di notte,
lingua straniera fu
la voce amica
e così per me non ci
fu più un te.