mercoledì 1 giugno 2016

MIZUNG

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Hans Arp - Sculture to be Lost in the Forest

Qui di seguito la seconda tranche della narrazione tratta dal mio romanzo in corso Lungo il muro. Un discorso stilistico che si rinnova inalterato nelle sue linee ideative e configura un autonomo e personale paradigma compositivo nel panorama disastrato della letteratura attuale, gestito purtroppo da clan artistici, poteri meschini e malaffare





(continuo)

  Orbene, si rifletta su questa nostra conclusione e si potrà cogliere in pieno la lezione che ci giunge dalla scoperta del codice savianese di Herardo, ma non si canti vittoria prima del tempo. Infatti Herardo ci pone sotto gli occhi questa verità incontestabile, che uno scritto, anche se va perduto, è stato sempre scritto, quindi non ci si venga a dire che Napoleone, essendo corso, non era francese. Ma via!, vi pare mai una cosa del genere? Allora una banana si dovrebbe mangiare per forza sbucciata. E sì! Sennò il quartetto dovrebbe essere di Schubert e la sonata di Pergolesi, quando poi tutti sappiamo che l’aglio fa bene alla salute e le oche capitoline.
  Insomma non staremo qui a sostenere che una bustarella è per forza italiana, ma improvvisamente. In altri termini altro che mandragola, Niccolò scrisse Il principe, che da solo basta a sbugiardare tutti coloro che affermano l’aglio non serva. Egli ci fece capire trasparentemente che, se non c’è l’aglio, un’insalata non viene bene, come, se non si usa l’astuzia, il potere si perde o non si conquista e questo suo insegnamento ci permette serenamente di assicurare che il quartetto era di Mozart, dunque non stessero a contestare riguardo alla lotteria, il biglietto estratto era indubitabilmente EG275TU3497XS2.
  A questo punto non c’è che ripetere Herardo era un frate certosino e apparirà evidente come una conchiglia ci debba essere onde poter dire che le oche erano capitoline, a patto che in cielo si vedano 23 stelle non di più e non di meno. A proposito di Herardo, che cos’è, dunque che mise a rumore i cittadini di Saviano e Nola? Se dicessimo il fuoco, servirebbe che vi sia un limone da spremere; se dicessimo le corse di cavalli, ci vorrebbe che la torta sia di compleanno; se dicessimo la rapina alla banca, s’imporrebbe un film d’amore. Alla fine diremo che Alessandro Magno in fin dei conti non era greco, ma macedone.
  Se ciò è reale, sarà reale anche ciò che è ideale e pertanto per le palle da bigliardo occorrono le stecche. Date le quali, non possiamo esimerci dal ricordare che a Natale si fa l’albero, ma a Ognissanti è novembre, cosicché il codice ritrovato era di Herardo. Se di Herardo, cosa poteva esserci nell’uovo di Pasqua se non la sorpresa? E’ evidente perciò che il codice non poteva sconcertare tutti se non per la storia che raccontava, non il punto esclamativo, cioè. Raccontava di vari personaggi nolani e dei dintorni, che inverosimilmente somigliavano come gocce d’acqua, essi pur vissuti nel II secolo dopo Cristo, a quelli, con il medesimo nome e il medesimo destino umano, storico e culturale, che furono i protagonisti del secolo d’oro della vicenda intellettuale e artistica nolana, il XVI secolo. Parliamo del confezionamento delle composizioni floreali, che vanno realizzate da sapienti mani e devono esibire erbe, fiori, foglie variegati in modo da costituire mazzi o ghirlande in grado di piacere o sbalordire chi li riceve in dono, in primis la terza decade di Tito Livio, il Satyricon, le Argonautiche, il Milione, Brunetto Latini e La virtù di Checchina.
  In pratica nel De nolana otia si trattava di tal Jhoannes Nolanus, musicista, che compose canti e sonate per ricche famiglie e patrizi di Neapolis, Stabia e Nola, e che si rese celebre fino a Roma; Jhoannes Nolanus Merlianus, sculptor insigne, ammirato a Neapolis e Stabia, la cui fama giunse anche a Roma, dove creò sculture per la corte imperiale; Eloisius Tansillus, autore di poesie di genere elegiaco ed epico in Capua e Neapolis, originario di Melfi, in Lucania, ma di padre e cittadinanza nolani, i cui scritti circolarono anche nell’Urbe; ma soprattutto, personalità cui Herardus Savianensis dedicava nel suo codice più di un libro, Jordanus Brunus, altrimenti detto Nolanus, autore di vari trattati di filosofia, per i quali venne in urto con l’autorità imperiale e fu condannato alla crocifissione, ma la cui fama si tramandò nei secoli ed alimentò l’ostilità delle genti campane e dei barbari verso Roma. Come si vede, la trigonometria fu inventata dagli arabi, che, non avendo un papa, non avevano nemmeno antipapi e perciò non vissero ad Avignone, benché poi le raccomandate postali non siano telegrammi, a dimostrazione che le orchidee sono fiori epifiti, cioè viventi sui tronchi di alberi di altre specie vegetali. Insomma tutto lasciava pensare che le bustarelle avrebbero messo a tacere il funzionario, permettendo così di concludere l’affare, laddove lo stesso non si poteva dire di Gaetano Filangieri, che, avendo dato il nome a una via di Napoli, non era da confondersi con Antonio Genovesi, per cui alla fine un mazzo di carte da poker serviva per giocare.
  In effetti l’affare fu concluso e, in perfetto stile italico, i contraenti si arricchirono a dismisura, al punto che fu stabilito le carte napoletane dovessero essere 40 e si chiamasse scopa il gioco in cui c’era il settebello. Sfortuna volle che non uscisse il 6 di bastoni, impedendo al giocatore di vincere la partita e perciò avvenne che a nulla servirono le indagini sul crollo del palazzo, visto e considerato che causa ne fu la scossa sismica e non, come si sospettava, la battaglia navale di Lissa, in cui trovò la morte il fratello di ‘Ntoni Malavoglia. Costui, pur non essendo dedito alla mafia, era ben lungi dal credere che un calamaro potesse essere avere lo stesso sapore di una seppia, vale a dire il 3 e 14.
  Ovviamente 3 e 14 non significa che la circonferenza fosse per forza di base, anzi poteva benissimo accadere che il telegramma dicesse non arriverò per le sette, il che automaticamente avrebbe significato che il cilindro era più alto della piramide, quindi il cono doveva essere a pistacchio, non a caffè. Chiunque di voi penserà che, dovendo esserci il gelato, l’affare di cui sopra non poteva che riguardare le piastrelle di maiolica, le quali, in realtà, si montano anche nei viali dei giardini e pertanto chi poteva dire se il treno era quello delle 5 e 30 oppure delle 9 e 25?
  L’unica cosa per saperlo era di vedere se la lingua era il latino o il greco o il fenicio e scegliere di conseguenza l’abito da mettere per il festino del compleanno, ammesso e non concesso che la tromba suonasse un do. Qualora non fosse un do, ma un mi, bisognava solo sostituire il canotto con un cappotto, così da permettere la necessaria conclusione che in Italia o è bustarella o non è. Signori, alla fine non rimaneva, se anche questo non servisse, che ridursi a questo, ossia meditare sul codice di Herardus Savianensis De nolana otia.
  Nel farlo, più che salire su una BMW e farsi un bel giro, che so a Vico Equense, sarebbe stato più opportuno bere, voglio dire scuotere col battipanni il tappeto del salotto, dopodiché farsi una dormita, sognando cognac a gogò. Purtroppo, altro che questo, c’è chi a Saviano, località campana dove visse Herardus e a Nola, centro limitrofo di cui trattava storicamente Herardus, fece notare, già prima che critici e storiografi lo facessero, affollandosi a studiare il valorosissimo e apprezzabilissimo codice di Herardus in latino umanistico (che essi giudicarono dovesse passare esso stesso alla storia della letteratura), fecero notare, orbene, che non solo i nomi delle figure culturali delineate nel De otia, ma anche le biografie tracciate fossero sorprendentemente e paradossalmente collimanti con quelli di altre figure artistiche e intellettuali di Nola, esistite realmente anch’esse diversi secoli dopo, precisamente nell’anzidetto secolo d’oro della cultura nolana, il cinquecento, allorchè operarono il musico Giovanni da Nola, apprezzato alla corte napoletana e fuori, lo scultore Giovanni Merliano (o da Nola), familiare anch’egli alla corte napoletana e al di là, così come il poeta Luigi Tansillo, letterato di spicco e per così dire “ufficiale” nel regno di Napoli nel secondo cinquecento, nonché il celeberrimo Giordano Bruno, artefice di un importante sistema filosofico e divenuto in tutto il mondo alfiere e simbolo del libero pensiero, vittima come fu sul rogo della ottusa Inquisizione vaticana. A tirare le somme, era lecito affermare il gelato non fosse né a caffè né a pistacchio, con la possibilità che le piastrelle fossero di porcellana.
  Siccome anche la BMW non era BMW, ma una Renault, c’era logicamente da chiedersi se a trasmettere fossero le reti Sky o altre anche eventualmente più potenti, e la risposta non poteva venire che dal codice di leggi italiano là dove si legge è vietato concedere e accettare tangenti. In applicazione a tale norma si poteva tranquillamente imporre che il gusto del gelato fosse a nocciola o cioccolato o limone, evitando di incorrere nel reato di lesa maestà, nell’aver cura, cioè che la tromba suonasse in la e la lingua fosse il turco.
  Altre raccomandazioni non v’erano, se non che tutta quella storia non finisse in un flop.  




Luca Giordano - Bacco e Arianna