Salvatore Emblema - Senza titolo (1979) |
Ed ecco maggio: il saluto dell'estate. A maggio l'anno si gira verso il caldo, l'inverno è ormai definitivamente un discorso chiuso. L'anno cambia, certo, ma qui siamo ancora in clima Covid. Questo virus che è entrato nella nostra vita, cambiandola per molti versi, fino a data da destinarsi. Non sappiamo quando torneremo alle solite cose. Solite cose che già erano un mezzo macello, ma ora lo sono del tutto. Siamo relegati in casa, una specie di arresti domiciliari, e uscirne, quando ne usciremo, nasconde delle insidie, perché quel virus è lì in agguato. Bene, o meglio, male, ma che farci? E io sono qui con un altro brano dai miei libri, magari potrà fare piacere ai miei venticinque lettori, e ciò mi rallegra. Purtroppo, oltre a questo abbiamo poco da rallegrarci, ma se con queste mie letture che propongo, sfidando la consueta noncuranza della letteratura ufficiale italica con i suoi poteri torbidi e i suoi clan artistici di sempre, sarò riuscito a far piacere a qualcuno, già sarà per me motivo di soddisfazione, al di là di quella che mi scaturisce dall'aver compiuto intero il mio obbligo vero l'arte e la letteraura, che rimane al fondo del mio impegno come autore.
(Segue)
Aggiungo che
il piano è uno strumento a tastiera. Né va dimenticato che ad aprile dolce
dormire, anche in virtù del calcestruzzo. Questo, infatti è duro, perciò.
Ora, quale
sentimento può venirne ispirato? Esaminiamo il caso che uno debba cambiare il
pneumatico bucato della propria vettura. Bè, sarebbe più o meno uguale. Non
solo, ma quando le nuvole non ci sono in cielo è bel tempo.
Oltre a ciò,
va tenuto nel debito conto che le rondini volano, il che vuol pure significare,
se non altro che non bisogna mai sbadigliare senza la mano davanti alla bocca e
che nel nostro paese non puoi mai sapere se il subalterno di un dirigente non
sia decisamente più in gamba di lui. E’ che gli struzzi sono velocissimi e i meccanici
usano i cric, sennò vedreste!
Saverio
Ulmas, per esempio, non aveva mai fatto il meccanico, ma era miope. Due-tre
gradi di difetto, per cui portava gli occhiali. Quegli occhialini tondi esigui,
da intellettuale. Non per nulla lui era matematico, uno che giocava con numeri
e calcoli astrusi e non per nulla in un cantiere edile l’attintatura viene per
ultima. Prima si fa l’impianto idraulico, elettrico, del gas e nella vita di
ognuno col tempo s’invecchia, uno fa i capelli bianchi. So di un tale che, non
per dire, è vissuto centoventiquattro anni ed è passato a miglior vita qualche
giorno fa. Un altro, trentottenne, ha preso moglie per la settima volta e un
altro ancora, di mezza età, entrato in un bar ha consumato un caffè.
Personalmente ritengo che un caffelatte sia meglio, de gustibus non ludendom o
giù di lì. Ulmas, dal canto suo, portava i capelli sempre corti.
(oppure):
Mi è noto di
un signore, non faccio per dire, vissuto centoventiquattro anni e mancato
giorni fa; di un altro, che, trentottenne, si è ammogliato per la sesta volta e
di un terzo che ha messo piede, di mezza età, in un bar del centro e vi ha
preso un caffè al banco. Sarà, per me, tanto vale un caffelatte, de gustibus
non edendum o che so io. Tanto Ulmas portava sempre i capelli corti.
(oppure):
Mi consta di
un tizio il quale, non è per dire, è poco che si è spento alla bella e
veneranda età di centoventiquattro anni. Di un secondo, trentottenne, mi è giunta
notizia si sia
coniugato per l’ottava volta, come pure di un altro tizio
ancora, il quale, di mezza età, si è infilato in un bar e si è fatto preparare
un caffè. No, Ulmas no, i capelli li teneva invariabilmente corti corti.
(oppure):
In barba
alla vecchiaia, un ottantenne pare abbia rifiutato un gelato. Anche Ulmas, non diversamente,
amava molto le corse e l’agonismo. De gustibus non currendum o simile.
(continuare così):
Egli, Ulmas,
aveva una storia tutta speciale alle spalle. Sarebbe a dire che l’intonaco è
affare da muratore e le olive si portano al frantoio. Piastrelle in cotto o in
ceramica? si dirà: ma qui non importa. La cosa più opportuna è, però che gli
infissi siano solidi e ben montati: per via dell’editto di Costantino, si
capisce. Chi ha sale in zucca capirà anche che i rubinetti devono essere di
qualità.
Discutibile
sarà forse quella (scadente senz’altro, resti tra di noi) della stampa
italiana, non quella del materialismo storico per Saverio Ulmas. Egli soleva
dire – Una doccia mette di buonumore -, altri fumano. Per lui il Capitale era
la chiave di tutto, il Manifesto la toppa. Non credeva che, mettendo il cacio
sui maccheroni, uno prenda il raffreddore. La
matematica, che lui coltivava da una vita, insegnava ben altro e per esempio.
Nativo di Marigliano, presso Nola, Ulmas era registrato all’anagrafe, si addormentava
quando aveva sonno, per salutare diceva buongiorno. Benché di sesso maschile,
una volta prendeva il treno e giornalmente si recava a Napoli, dove aveva un
incarico alla facoltà. Sempre matematicamente parlando, lo zucchero non va
bene, infatti Ulmas si riteneva un nolano tutto d’un pezzo e a Napoli ci andava
malvolentieri.
(Segue)