L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello
scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli
effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal
riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già
dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il
filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo
non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come
un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog
ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo
un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Salvatore Emblema - Senza titolo |
E siamo a Pasqua, ad aprile, insomma è primavera, cambia il tempo, si va verso il semestre caldo: non cambia naturalmente la musica, e nemmeno i musicanti. Rieccomi con il mio brano mensile, rieccoci con lo spettacolo vergognoso della cultura pubblica nazionale e internazionale. Io almeno la faccia la salvo, loro no. Voglio dire che onestamente per conto mio faccio la mia parte in pro della letteratura, mettendo in vetrina il mio mondo poetico, loro, per conto prorio, fanno lo stesso solo nelle intenzioni, in realtà torbidamente, mentendo sulla sostanza delle cose, sofisticando l'autentico. E così si assiste ad una specie di gratuita messinscena in cui ci sfilano davanti agli occhi gli atti di una commedia che, se proprio deve far ridere, è un riso velenoso, che mentre ride piange. Noi però insceniamo il teatro vero, e naturalmente non può essere che una tragedia. A voi ora un'altra scena di questa tragedia
Quel che non stava né in cielo né in
terra era la quadratura del
cerchio, cosicché il treno riprese
il viaggio, lasciando Palma. Palma Campania è una cittadina a poca distanza da
Saviano, un comune dove fanno, a parte che all’alba vi sorge il sole, i carri a
Carnevale. Pasqua cade di domenica, invece, da cui il fatto che lo schampo fa
schiuma. Uno che, dopo lo schampo, si tagliasse le unghie e dopo uscisse per
lavoro e, nel momento in cui rincasasse, si guardasse nello specchio, non
s’imporrebbe si chiami Eduardo. Che so, potrebbe fare al contrario
l’assicuratore, purché, si badi, a novembre cadano le foglie, o il barista.
Altrimenti s’intende i leoni starebbero
nel circo e chissà se l’assegno sarebbe stato pagato dal sassofonista. Non per
altro, i pescherecci salpano e, una volta gettata dai marinai la rete in mare,
chi può dire se Osvaldo diventerà attore? Giusto, il teatro è una carriera
ostica, lo affermò anche il tappezziere nel montare la tenda. Si vede che i
gatti hanno la coda.
Il punto è però il ferro da stiro. In
virtù di esso, archiviato il caso del sarto sgozzato e messa la museruola al
cane, siate informati il treno Salerno-Caserta si accinse a entrare nella
stazione di Nola. Concesso che il nostro paese per mole di furti e truffe non
ha niente da invidiare a nessuno, non fu questo il motivo del 3° tempo della
sonata. Lo fu il fischio del treno a indurre uno dei passeggeri da noi già
uditi discutere prima a – Si scende, signori – parlare così – Nola ci apre le
braccia. Giusto giusto, mancavo di mettervi a giorno che la provincia potrebbe
abbracciare anche Sperone, Baiano, Lauro, Acerra, Mugnano. Sarà veramente
grande! – Senonché gli uccellini sull’albero cinguettano e a primavera nascono
le viole.
Ne viene che, a prescindere molti
titubassero sulla questione della provincia e su quella dell’Italia federale,
le stelle brillano di notte. La loro luminosità non era ancora visibile (erano
le 18 quasi), allorché il treno sostò sferragliando in stazione. Ne smontò, tra
gli altri anche il passeggero derubato, Silvestro Crucioli, a
causa di un
malessere che l’aveva
improvvisamente colpito, certo per il trauma della disavventura subita; lo
accompagnava il capotreno. Non c’era, come una volta, una fanciulla di nome
Biancaneve, insieme a loro.
Fortuna volle i rami fossero sugli alberi,
almeno si poteva vedere la tivù. Le alci, purtroppo erano lontane, sui monti, e
talmente che, scendendo le scale del palazzo dietro il cinema, superato
l’atrio, poco più oltre a destra, c’era il tabaccaio. Lì, non dico ci fosse da
ascoltare la sonata, bastava tossire.
(Segue)