venerdì 1 aprile 2022

LULLOX 4

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Salvatore Emblema - Senza titolo 


E siamo a Pasqua, ad aprile, insomma è primavera, cambia il tempo, si va verso il semestre caldo: non cambia naturalmente la musica, e nemmeno i musicanti. Rieccomi con il mio brano mensile, rieccoci con lo spettacolo vergognoso della cultura pubblica nazionale e internazionale. Io almeno la faccia la salvo, loro no. Voglio dire che onestamente per conto mio faccio la mia parte in pro della letteratura, mettendo in vetrina il mio mondo poetico, loro, per conto prorio, fanno lo stesso solo nelle intenzioni, in realtà torbidamente, mentendo sulla sostanza delle cose, sofisticando l'autentico. E così si assiste ad una specie di gratuita messinscena in cui ci sfilano davanti agli occhi gli atti di una commedia che, se proprio deve far ridere, è un riso velenoso, che mentre ride piange.  Noi però insceniamo il teatro vero, e naturalmente non può essere che una tragedia. A voi ora un'altra scena di questa tragedia



(Segue da Lullox 3-Marzo '22) 


Quel che non stava né in cielo né  in  terra era  la quadratura  del  cerchio,  cosicché il treno riprese il viaggio, lasciando Palma. Palma Campania è una cittadina a poca distanza da Saviano, un comune dove fanno, a parte che all’alba vi sorge il sole, i carri a Carnevale. Pasqua cade di domenica, invece, da cui il fatto che lo schampo fa schiuma. Uno che, dopo lo schampo, si tagliasse le unghie e dopo uscisse per lavoro e, nel momento in cui rincasasse, si guardasse nello specchio, non s’imporrebbe si chiami Eduardo. Che so, potrebbe fare al contrario l’assicuratore, purché, si badi, a novembre cadano le foglie, o il barista.

Altrimenti s’intende i leoni starebbero nel circo e chissà se l’assegno sarebbe stato pagato dal sassofonista. Non per altro, i pescherecci salpano e, una volta gettata dai marinai la rete in mare, chi può dire se Osvaldo diventerà attore? Giusto, il teatro è una carriera ostica, lo affermò anche il tappezziere nel montare la tenda. Si vede che i gatti hanno la coda.

Il punto è però il ferro da stiro. In virtù di esso, archiviato il caso del sarto sgozzato e messa la museruola al cane, siate informati il treno Salerno-Caserta si accinse a entrare nella stazione di Nola. Concesso che il nostro paese per mole di furti e truffe non ha niente da invidiare a nessuno, non fu questo il motivo del 3° tempo della sonata. Lo fu il fischio del treno a indurre uno dei passeggeri da noi già uditi discutere prima a – Si scende, signori – parlare così – Nola ci apre le braccia. Giusto giusto, mancavo di mettervi a giorno che la provincia potrebbe abbracciare anche Sperone, Baiano, Lauro, Acerra, Mugnano. Sarà veramente grande! – Senonché gli uccellini sull’albero cinguettano e a primavera nascono le viole.

Ne viene che, a prescindere molti titubassero sulla questione della provincia e su quella dell’Italia federale, le stelle brillano di notte. La loro luminosità non era ancora visibile (erano le 18 quasi), allorché il treno sostò sferragliando in stazione. Ne smontò, tra gli altri anche il passeggero derubato, Silvestro   Crucioli, a   causa   di   un   malessere   che l’aveva improvvisamente colpito, certo per il trauma della disavventura subita; lo accompagnava il capotreno. Non c’era, come una volta, una fanciulla di nome Biancaneve, insieme a loro.

Fortuna volle i rami fossero sugli alberi, almeno si poteva vedere la tivù. Le alci, purtroppo erano lontane, sui monti, e talmente che, scendendo le scale del palazzo dietro il cinema, superato l’atrio, poco più oltre a destra, c’era il tabaccaio. Lì, non dico ci fosse da ascoltare la sonata, bastava tossire.


                                                                                                                (Segue)