venerdì 1 ottobre 2021

PERROL 7

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Hans Arp - Sculpture mythique


Siamo in piena ripresa delle attività, le vacanze sono lontane per tutti, il pensiero più comune è lavorare. Lavorare è anche il nostro pensiero essenziale in questo periodo. Ma lavorare che significa per un artista? Non certo offrire delle prestazioni in cambio di una remunerazione quanto più alta. Per un artista lavorare significa creare, e creare in ossequio alle proprie idee poetiche e intellettuali. Ecco, questo è il nostro lavoro di artisti; che poi la remunerazione arrivi o meno e che poi sia inferiore ai nostri meriti non conta granché. 

Il lavoro di un artista è obbedire alla propria sensibilità e alla propria linea compositiva, non altro. Ecco perché l'artista è un eroe della società, perché non si presta per vantaggi personali, ma in nome dell'arte, di cui è una specie di sacerdote. Non importa che questa società poi lo maltratti e lo faccia segno di ogni sorta di soprusi: l'artista s'inchina solo all'arte, tutto il resto non lo tocca, se non di striscio. Voglio dire che vivere in una società come quella italiana (e internazionale) di oggi significa stare in un mondo di menzogne e soperchierie, vivere in un mondo senza dignità e, fosse solo per questo, dovremmo dire che l'artista dovrebbe rifiutarsi di esserlo e, forse, anche di essere ancora su questa terra. Ma qui sorge l'ancora di salvezza per lui, e quell'ancora è l'esercizio artistico, che lo redime da ogni bruttura della realtà. L'artista, svolgendo la sua arte, trova la ragione per essere ancora in un presente dove non si può più. Che potrà importare più di tanto se quest'Italia e questo mondo sono sempre più in mano a oligarchie che dettano le proprie leggi, se sono vittima di clan anche artistici, che agiscono in funzione dei loro interessi, se poteri oscuri rendono sempre più la vita impossibile? 

Nulla o giù di lì, finché l'artista sarà sorretto dalla propria arte e potrà gridarla in faccia alle storture, alle imposture, alle falsità. Così il mondo continua a sopravvivere per un artista nonostante tutto. E' in questo spirito che presento quest'altro brano di Perrol, il settimo, anche se gli occhi vorrebbero non guardare ancora più in là.



La stessa Luisa Perri ne aveva una, di castoro. Ella, seguendo il filo dei suoi ragionamenti, sull’onda dei Minima moralia, si diede a studiare sociologia, convinta com’era che è nel corpo sociale, se è lecito chiamarlo con questo nome, che va perseguita la verità. Studiò anche statistica e tecniche per il sondaggio, onde andare al cuore della gente. Era gente, infatti che creava il vero e il giusto, non il contrario. Né mancò di approfondire, andando a ritroso nel passato dell’uomo, il suo sapere in fatto di strutturalismo. Non dimenticò, infine di spegnere la luce nell’addormentarsi.

Dopodiché, non restava che sognare; per esempio, le capitò nelle sue divagazioni oniriche un secchio pieno di inchiostro si versasse su un pavimento e, infiltrandosi nelle sue commessure, colasse attraverso tutto il solaio cospargendo al piano sottostante uno scrittoio affollato di rotoli di carta e pergamene, fino ad annerire ogni cosa, obliterando perciò tutti i caratteri e le lettere; infine, vedendo tutto buio, essa si ridestò, credendosi cieca.

Una sua cugina le disse una volta che sognava sempre un ventaglio, come se i Persiani e non i Greci avessero avuto la meglio a Maratona. E invece no, un’automobile fuoriserie costa.  Costano perfino le cipolle e addirittura pare ultimamente un frate francescano abbia sceso le scale; senza tralasciare gli assegni, il polo nord, i mercantili e i tuffi. Quanto al polo nord, c’è il ghiaccio.

Quest’ultimo, galleggiando sull’acqua, non crea intoppi quando si tratta di tradurre dall’aramaico. Non li crea come in ogni traduzione che si rispetti, ove si voglia rispettare la letteralità a scapito della crescita dei prezzi, per cui un bottone va cucito con  l’ago e il filo, tuttavia questi  non servono, nel momento in cui si debba pescare sul fiume.


                                                                                                             (Segue)