domenica 2 ottobre 2016

XANDOLAJ



L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Hans Arp - Ombra cinese



Eccoci al secondo troncone della narrazione già presentata lo scorso mese e inclusa nella sua interezza nel mio romanzo in corso Lungo il muro. Il pezzo non fa che riproporre la medesima mia poetica, che stimo assoluta mia prerogativa. Per il resto niente di nuovo sul fronte occidentale, come diceva Erik Maria Remarque: le vicende del mondo letterario italiano continuano a procedere sui binari della mistificazione pubblica e del nascondimento della realtà effettiva, sotto la pressione di clan artistici e poteri privatistici, negatori dell'autenticità.




(II STRALCIO)



  Tutto questo per dire che la partita di pallanuoto si svolgerà mercoledì prossimo e non è con le motociclette che si fa un cocktail, anzi ce ne vogliono di più. Tornando, ora, come dicevamo, a Salvator Rosa, va senz’altro fatto presente che nel footing bisogna indossare delle tute leggere, soprattutto quando ad assistere ad una pellicola in un cinema si preferisce con tutto lo schifo che passa per le sale di proiezione una moltiplicazione a tre cifre. Inoltre il footing non dispensa dal telefonare e dire pronto. Ecco che conviene piuttosto ripetere il conto, dopodiché basterà un fax e le pizze arriveranno direttamente a casa. Ovviamente non significa che il fax debba essere fatto ad un altro numero, qualora sia 889345678, sol perché finisce con 8, per niente, non essendo detto che le barche in mare debbano a andare per forza a remi. Mettiamo che vadano a motore, chi potrebbe affermare che il numero non debba cominciare per 7?  
  Italiano, insomma non significa necessariamente colui che telefona ad un utente con il 7 all’inizio e l’8 alla fine, ma può anche indicare l’aspirapolvere vecchio modello. Con ciò mi sembra evidente che Salvator Rosa sia un pittore frainteso dalla critica e sottovalutato. Egli era figlio di Vito Antonio de Rosa e Giulia Greco. Le doppie spine della corrente, per restare in tema, sono molto utili e non tanto in virtù della filosofia aristotelica quanto del bowling: infatti con una sola boccia si può fare strike. Volendo tirarne tutte le opportune conclusioni, fu perciò che a Caporetto le buscarono di nuovo gli italiani, per non dimenticare i limoni di Sorrento, che sono assai succosi e liquorosi, a differenza della preposizione del. In Rosa si respira, con queste premesse, la freschezza della natura, il senso del mistero, l’atmosfera del lontano, un impasto del tutto originale di stimoli e messaggi che ne fanno un artista di richiamo e suggestione unica, paragonabile senz’altro al Caravaggio. Si vive con Rosa una dimensione temporale realmente palpabile e alienante, si viene trasportati come di peso in un mondo come fu, travolti in un sortilegio che ci rapisce al presente, come in una specie di dormiveglia in un pomeriggio soleggiato di marzo, girando in un monumento barocco. Sia chiaro: egli non rappresenta la prova vivente che il prodotto della somma per la differenza corrisponde al totale diminuita di tot, ma bisogna pur considerare che i gerani vanno messi in vaso.
  Semmai, la sua figura ci dà la misura dei grossi abbagli della critica e della storiografia del bel paese, che sputa sentenze lusinghevoli pretenziosamente su autentiche corbellerie. Non per dire che gli italiani siano tutti dei ciarlatani, bensì per ricordare che i gerani vanno innaffiati più che assiduamente, di tanto in tanto, così da permettere loro di assorbire interamente l’acqua e sfruttarla integralmente.  
  Diverso il discorso per le rose, che invece hanno bisogno di un apporto continuo di acqua, laddove, andando dal fioraio, non è implicito che uno debba anche andare dal tabaccaio a comprare, che so, delle gomme da masticare. Chi gli potrebbe vietare di andarsi a comprare, al contrario un abito di mezzi tempi, dopodiché andare a far visita alla suocera con la moglie e infine fermarsi al ristorante per la cena, eventualmente passando prima per il bancomat a prelevare un po’ di quattrini? Nessuno, come nessuno potrebbe negare che Salvator Rosa sia relegato da una vaniloquente critica nazionale tra le file degli artisti minori, a parte poi i pomodori S. Marzano, che tutti sanno essere, come quelli del nolano, un prodotto tipico e di altissima qualità. Ebbene, in fatto di pomodori, non c’è pure chi erroneamente pensa che sia il cuore la sede dei sentimenti, quando poi, chi lo ignora, è il cervello a trovarsi nel cranio e a decidere se oggi è martedì o giovedì?
  Non è escluso, tra parentesi che sia domenica, cosa che ci induce a ipotizzare che il triangolo possa essere isoscele. E se lo è, seguite il ragionamento, perché l’angolo non dovrebbe essere acuto e allora l’opera non la Turandot? Passi che due cantanti lirici possono benissimo essere uno un basso, l’altro una contralto, ma che poi se ne possa inferire che tre volte tanto sia lo stesso, questo no. S’immagini che la Jambonet, notissima soprano marsigliese, preferiva a tutti  gli spettacoli il Rigoletto e si afferrerà immediatamente anche come la somma degli angoli non debba differire, anche per effetto del gioco della pallacorda, che una volta si praticava e che tutto è fuorché il riso soffiato, una volta assodato che la macchina è a diesel.
  Orbene, ciò detto, si potrà ancora dire che Salvator Rosa fu anche musico e poeta? E perché no, alla luce del concetto scientifico di parsec, inteso come unità di misura del lavoro fisico, cioè come forza applicata ad un corpo moltiplicata per lo spostamento da esso subito lungo la direzione della forza. Il concetto ci autorizza, infatti a sollevare un corpo e poi appoggiarlo con la certezza che a 500 Km di distanza non piova, per cui o sarà lunedì o mercoledì. E se sarà uno di questi giorni, come potrà non essere che un napoletano sia ben altro da un pugliese e un veneto da un milanese, un romano da un toscano e un genovese da un trentino? Se questo è ovvio, lo sarà anche che mafioso è una parola italiana. Portando alle estreme conseguenze il ragionamento, si potrà anche dire una mela sta sull’albero.
  Non solo, ma per via delle mummie. Queste erano egizie, e allora ditemi voi com’è possibile che il prezzo della verdura sia aumentato? Se non altro con le cicorie si fa l’insalata, quindi il prezzo non dovrebbe corrispondere, mentre invece sono i carciofi e i cavolfiori che si mettono sott’olio, comportando che la fusoliera di un aereo è di alluminio, da cui deriva che per fare un viaggio da Bombay a Napoli ci vogliono un 7 ore di volo. E se ci vogliono 7 ore, sarà logico che al tempo di Salvator Rosa c’erano i cavalli.
  A cavallo, pertanto egli viaggiò tra Napoli e Roma, dove partecipò all’organizzazione delle manifestazioni del carnevale, in occasione delle quali venne in urto con il grande GianLorenzo Bernini, il che lo indusse a trasferirsi, naturalmente a cavallo, a Firenze, sotto la protezione del cardinale de’ Medici. E’ lì, a Firenze, che c’è l’Arno, circostanza questa che spiega perché, quando piove molto, il livello del fiume cresce e così o cavolfiore o zucchino sempre verdura è. E le verdure, si sa, si chiamano anche ortaggi, portandoci così in tutta evidenza a questo, cioè a ritenere senza ombra di dubbio che l’ombrello serva, quanto meno per scongiurare che uno, salendo le scale d’un palazzo, non debba per forza suonare il campanello prima di entrare in casa altrui. Le carote, per esempio contengono la vitamina, cosicché un aperitivo non occorrerebbe, ma ci vorrebbe una lampada da tavolo.
  
                                                                                    (segue)