martedì 1 dicembre 2020

ZAMIK 6

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


E siamo a fine anno, un anno che si chiude malinconicamente sotto svariati profili. Eppure la cifra, 2020, era così fine e carina! Ma poi si è rivelata un mezzo disastro. E adesso mi spiego: punto primo, l'affare Covid, una iattura! In un anno è cambiata la storia, è cambiato l'uomo. Non più strette di mano, incontri da vicino, ora sottoposti a regolamentazione poliziesca, spesso negati i viaggi e le pubbliche relazioni in presenza, depresso il commercio, didattica fortemente compromessa o da chiusure o da lezioni online, insomma la sfera sociale ridotta ai  minimi termini, l'individuo ritornato spesso un lupo solitario,  timoroso di avere contatti con altre persone. Roba dell'altro mondo! E questo si è venuto a sommare a tutto il fango già esistente. Fango costituito da storture di ogni genere nella società italica, da una gestione particolaristica della cosa pubblica, guidata da ragioni utilitaristiche in pro di certe lobby, da una cultura dominata e falsata da clan personalistici, capaci di ogni genere di sopruso in questo campo, e perfino da uno sport non più genuino, ma compromesso da intrusioni di interessi di parte. In questo 2020 ha piovuto in pratica sul bagnato, anzi più che piovuto, ha diluviato, cosicché questo è stato forse il peggiore anno dal dopoguerra. Ma, per fortuna sta finendo e con la sua conclusione trova voce e credito in noi la speranza che cambi qualcosa, a cominciare da questa malaugurata pandemia, che ha investito l'umanità e che le si è incollata addosso come una camicia di Nesso. 

E con la fine del 2020 termina anche questo racconto Zamik, con il suo ultimo episodio, il sesto. Rappresenti esso per i lettori stimatissimi di questo blog un gradito dono natalizio sotto l'albero.




  Sempre logicamente è il piastrellista che mette in opera i rivestimenti di bagni e cucine nonché i battiscopa, non il farmacista. Costui, che vende scatole, boccette, fiale e rossetti, in fin dei conti dorme la notte e fa toilette.

  A tal fine, del dormire cioè e del fare toilette, poiché la mattina devono svegliarsi e dedicarsi alle loro cose, molte sono le persone appassionate di basket. Altri a mezzodì si mettono in viaggio per Istanbul, altri ancora ritengono che in Italia ci siano troppi imbroglioni. Per conto nostro, ci tocca portare il berretto, se fa freddo.

  Il professor Saverio Ulmas, che calvo non era come noi, lo portava anch’egli d’inverno alle volte, e ciò non era una novità per lui dopo quel guaio occorsogli. Novità al contrario era quel filosofeggiare solitario, come a voler darsi ragione in qualche modo dell’impiccio in cui era caduto. Ci mulinava su sordamente e segretamente sulla sua malasorte e andava in cerca di una giustificazione. Pensa e ripensa, gli venne in testa che carnevale cade sempre di martedì e andò al bagno.

  Non gli sarebbe valso sicuramente considerare l’assoluta nullità artistica del nuovo cinema italiano, ridotto sovente a pornografia   redditizia e comunque asservito all’autorità e ai quattrini, dopo tutto l’erba è verde. Il calcestruzzo è un altro paio di maniche e può servire a fare pilastri, massicciate, solai, a proposito dei quali ultimi va detto che una volta portavano travi di legno.

  Non vorremmo addentrarci in una lunga disquisizione sulla storia dell’edilizia, ci accontenteremo di un asparago con la maionese. Siamo frugali nei pasti, in fondo, e riteniamo che l’etrusco fosse una lingua affine al greco; ne possiamo senz’altro assicurare i clienti del benzinaio.

  Facendo rifornimento, essi pagano e lui riscuote, ogni tanto cambiano l’olio nel motore. Quanto ai clienti del tabaccaio, non ci riguarda. Ulmas non si era mai interessato, si diceva, di lingua etrusca e prese a leggere per caso nella sua biblioteca, indiavolato com’era per l’affare dei seicento milioni, il libro dal titolo Il capitale, acquistato in blocco con altri in una collana editoriale anni prima. Come se il vento soffiasse!

  E invece no: soffiava egli il suo naso per il raffreddore da cui era afflitto da un po'. E fosse stato solo questo: la guerra del Peloponneso era finita e gli Spartani avevano prevalso. Naturalmente non ne conseguiva la necessità per Ulmas di leggersi tutto il Capitale, ma i lampadari.

  Egli nondimeno se ne sentì come spinto da una forza misteriosa e da quella lettura trasse la persuasione che la realtà non è altro che rapporto materiale, gioco di leve economiche, dialettica di classe. Capì inoltre in quel periodo che farsi la barba di sera serviva a conciliare il sonno. Egli si faceva sempre pelo e contropelo col rasoio, quand’anche i gelsomini, che tra parentesi fioriscono d’estate, siano bianchi. I pompieri invece mettono la sirena, la quale avvisa del loro passaggio.

  In generale essi spengono gli incendi, ma potrebbe anche essere che esca 6 sulla ruota di Bari. Oppure che il detective abbia fotografato gli amanti, come può benissimo essere che un colombo faccia cacca sulle sedie del terrazzo.

  Talora capitava su quello di casa a Ulmas, che si mise a scorrere anche Il manifesto, dandosi ragione che la storia ha un’unica radice: la ricchezza. Viene ora spontaneo il domandarsi se una gallina faccia coccodè anche a ferragosto, quando poi fu il tenente ad essere promosso colonnello, non i clarini. Ulmas  in   una   parola   divenne comunista e attribuì all’ingordigia del capitale, che mette gli uomini gli uni contro gli altri, la causa della sua dolorosa disavventura.

  Eccetera, ma la questione cruciale è, come già detto, accertare se gli amanti avessero fissato in anticipo quella stanza d’hotel dove il detective li sorprese anche il giorno prima oppure i parrucchieri abbiano il diritto di restare aperti i giorni festivi. Ulmas ne era già ormai certo e non aveva più dubbi: la panacea di tutti i guasti dell’umanità consisteva nella soppressione della classe dominante abbiente e detentrice degli impianti produttivi attraverso una fase di totalitarismo proletario, che sarebbe sfociato nella democrazia operaia, una volta radiato dalla società l’ultimo borghese. Questo non era insomma quel che significa fare il palombaro nel ripescare l’auto affondata nel lago Patria con due occupanti periti. Lo stesso palombaro acquistò un appartamento a via G. Bruno, appartamento costruito in parte con edilizia prefabbricata con infissi esterni a larghe vetrate scorrevoli. Combinazione volle che il cognato del palombaro facesse il camionista, la cui sorella si chiamava Luisa e divenne miss.

  Le miss non interessavano minimamente il nostro professor Saverio, matematico cattedratico, il quale mandò giù col tempo l’intera opera di Marx, ferrandosi su quella filosofia, che venne a costituire una ragion d’essere per lui e la professava in Sirdi, dove poi si stabilì. Così, allorché giunse l’autunno, i coniugi Belomme divorziarono. Altra conseguenza fu il rally di Kuala Lumpur.

  La costruzione dei grattacieli in vetro, cemento e acciaio del centro direzionale di Napoli, autentica esposizione di architettura contemporanea, non è da far risalire alla medesima ragione. Ne costituisce conferma la circostanza che in Campania tra Saviano e Nola, là dove non si nutre a volte molta simpatia per il vicino capoluogo regionale, si sente spesso dire o la va o la spacca.

  Ulmas, che era di quelle parti (a Marigliano non c’è il mare e dicono arrivederci) e talora lo affermava, ripeteva continuamente, da che si era fatto marxista – I padroni in fin dei conti, per via del plusvalore, sono dei parassiti e i salariati, secondo la tesi del saggio di caduta tendenziale del profitto, verrà il giorno che li soppianteranno del tutto e risaneranno la storia dell’uomo -. Per lui non v’erano vie di mezzo, o con i proprietari o con il popolo e aveva idea che i gelati facessero ingrassare. In ciò era poco italiano (dopo tutto d’inverno c’è il solstizio) e non so se se ne vantava di esserlo. Anche un idraulico gli avrebbe dato ragione, visto che installa i tubi.

  A suo sfavore va tenuto presente che i cani abbaiano, la qual cosa può anche dar fastidio, intendo dire che   un   quadro   di   Salvator  Rosa,  una degnità di Gianbattista Vico o una legge proposta dal principe di Canosa del real governo napolitano non siano altro che un’emanazione del dio danaro e di chi ha le casse più piene. Saverio Ulmas ne era convinto e lasciamo stare che i falegnami quando mettono in opera gli usci nelle case usano piallarli un poco. Quelli, infilando i chiodi, fanno toc toc toc.


 (Fine)

domenica 1 novembre 2020

ZAMIK 5

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Terra colorata su tela di juta


Novembre è il mese dei morti, si dice comunemente. Quest'anno forse è più che mai vero. Morti siamo un pò tutti per  questo Covid, che ci ha precipitato indietro nel tempo di secoli, ai tempi cioè di tante famigerate epidemie che hanno infestato l'umanità e ci sta privando dei pochi diritti di libertà che ancora ci erano rimasti. Ma morti anche perché assoggettati a un mondo in preda al dominio dei media, che dettano legge in tutti i campi e tolgono aria per respirare alle persone, divenute perciò dei burattini nelle loro mani. Sono i media che oggi fanno la storia, ma siccome essi sono controllati da poche persone, spesso anche privati, è comunque una oligarchia che gestisce gli affari nazionali e internazionali. Questi autocrati comprendono anche i clan culturali, che detengono le redini delle arti, della letteratura, dell'intellettualità pubblica in genere, per cui chi non si piega alle loro direttive, è automaticamente messo fuori gioco. Il punto è che questi poteri culturali non li gestiscono in generale per il bene comune e in nome delle arti e cultura, quindi dell'umana spiritualità, bensì in pro dei loro corti interessi, sicché non tutelano l'intelligenza umana, ma i loro vantaggi personali. Questa è l'antifona con cui presento il prossimo brano, Zamik 5, tratto dal mio romanzo Visita di Sirdi. E che antifona, direte! Vi dò perfettamente ragione, ma purtroppo è un'antifona che è insita nella nostra vita d'oggi, in cui siamo apparentemente liberati dalle necessità materiali elementari, ma abbiamo perso, prezzo da pagare, la nostra dignità interiore, in primis la nostra libertà di pensare e di essere noi stessi. Ecco perché ho più volte detto che questo mondo, ormai irreggimentato dai media, costituisce una specie di alto medio evo per l'uomo odierno. Buona lettura ai pochi liberi che mi seguono, cui va tutta la mia stima.



  


Eppure le seppie nuotano nel mare. Diavolo, seppie a parte, non se l’era mica sognata il contratto che lui aveva sempre conosciuto (di cui oggi avanzava unicamente la fotocopia), Ulmas! Il fatto non quadrava per niente, matematicamente era un controsenso, un’equazione impossibile. Ci si poteva consolare, pensando che per costruire una barca da pe-

non bisogna adoperare il cemento armato. Questo serve, invece per l’edilizia, in cui si procede così: si scava l’area per le fondamenta, indi si appronta l’armatura di legno e di acciaio (tondini di materiale robusto ci vogliono), dopodiché, tramite betoniere, si cola il cemento per i pilastri e i solai, cui fa seguito l’erezione delle pareti in mattoni. Volendo, a questo punto, si può fare anche leggere il 20° capitolo di Robinson Crusoe. In caso contrario, uno può fare il venditore di stoffe.

  Ulmas non lo sapeva fare, lui era un professore di matematica e quella grana rappresentava per lui una sciagura. Incastrato com’era da quell’agguato mortale della sorte, cominciò a studiare come uscirne: interpellato un valente avvocato e da costui avvertito che, comunque fossero andate le cose, le carte erano contro di lui e sarebbe stato obbligato a pagare, fece l’inventario delle sue proprietà e, fatta una stima di esse, si rassegnò, così come si era messa la faccenda, a consegnarle nelle mani dell’immobiliare Piramidi: tre mesi dopo, egli era senza casa e senza beni, fuorché la sua paga di docente all’università.  

  E passi pure la batosta delle armi italiche a Lissa, il matematico cominciò a riflettere sulla vita dall’epoca di quel suo infortunio. Non l’aveva mai seriamente fatto sino allora, la sua testa era stata sempre e soltanto piena di numeri.

  Fortuna che cemento e calce sono due materiali diversi in edilizia, sennò coi numeri si farebbe l’Abacuc o il Deuteroisaia. Una cosa a quel punto, a  parte  le prescrizioni del Levitico, che egli non applicava, era sicura per Ulmas: le vacche non vanno all’inferno. Oltre a ciò, egli, che viveva solo con la perdita dei genitori, è bene si sappia rimase nella sua abitazione di Marigliano, avendo stipulato con la immobiliare un contratto di affitto   della casa, per cui non traslocò. Precisiamo ancora che non fu in condizione di accendere prestiti bancari sul suo stipendio per fronteggiare il suo debito, dato che ne aveva già acceso uno precedentemente per acquistare la sua piuttosto costosa automobile più un modesto alloggio al mare (presso Amalfi) ove passava le vacanze e che andarono, l’una e l’altro, anch’essi in fumo quella volta, anche se la quota che ne ricavò con la cessione non bastò neanche lontanamente ad estinguere il suo debito, che richiese anche il sacrificio della dimora di Marigliano. Logica vuole quindi che i baritoni cantino nell’Andrea Chénier. 

(Segue)

giovedì 1 ottobre 2020

ZAMIK 4

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Henry Moore - Reclining figure



L'arte e la letteratura sono al di sopra delle singole persone, per chi le onora costituiscono un valore inviolabile e imperituro finché umanità ci sarà sulla terra e da che quest'ultima con la sua dignità è apparsa sulla terra. Qualunque cosa quindi possa accadere, arte e letteratura permarranno in piedi a testimoniare l'umanità. Ecco perché L'eretico Bruno non può fermarsi, checché gli tocchi di dover sopportare nei suoi rapporti con la cultura pubblica italica. Egli dovrà per queste ragioni mettere da parte le storture che essa pone in essere e guardare avanti nel nome della verità e della creatività umana: far conto che non ci siano clan culturali in questo paese, che non vi sia un potere bieco e mentitore, che consapevolmente nasconde all'opinione pubblica autentiche opere d'arte in ossequio a chi sa quali interessi e motivazioni arcane. Forte di ciò, L'eretico Bruno presenta ora ai suoi gentili lettori una nuova pagina narrativa, il continuo del mese scorzo, Zamik 4






  Il matematico ci rimase esterrefatto. Assolutamente inconcepibile! Come? L’atto originale che faceva fede e testo lo condannava e la sua fotocopia, eseguita da lui stesso tanti anni prima e che non contava legalmente gli dava ragione. Che qualcuno avesse potuto introdursi in casa e scambiare il vecchio atto con quello sotto i suoi occhi era anche ipotizzabile, ma come poteva essere che poi fosse contraffatto, se la data di registrazione era esattamente quella in cui era avvenuto il contratto e lo stesso notaio che l’aveva vergato di suo pugno, caso sui generis, lo sapeva da suo padre, era mancato giusto giusto improvvisamente e immediatamente dopo la sottoscrizione, alla presenza dei contraenti choccati? C’era da perderci la testa.

  Che un albergatore di Chipango, scivolando sulla neve, sia caduto, ci domandiamo, o che un fioraio, cogliendo la rosa, si sia punto al dito? Fatto sta che i gioiellieri vendevano collane.

  Ecco, Ulmas, collane o no, ricordava giusto, la fotocopia glielo attestava: nell’atto non si faceva menzione alcuna di quel vincolo notarile che lo inchiodava a quel debito esoso e che suo padre mai avrebbe firmato, ma che valore poteva avere una copia meccanografica? Era l’atto che valeva, e l’atto incomprensibilmente gli dava torto.

  Se i gioiellieri, poi, vendevano, come si riferiva testé, collane, e un pescatore, tirando le reti, era  finito  in  acqua,  ciò  doveva  pur  significare  qualcosa. Poteva forse significare che un giornale italiano aveva detto la verità? La nostra esperienza di lunga data ci porterebbe senz’altro ad escluderlo.

  Bè? Ulmas ci passò tutta la notte in bianco a rimuginare sopra quella storia e la mattina non aveva cavato un ragno dal buco. Gli venne, però in mente che poteva fare una ricerca presso la conservatoria degli atti notarili, ufficio pubblico, dove doveva essere custodita copia del documento. Comunicò in facoltà che quel giorno sarebbe mancato all’università e filò dritto in quel posto. Ci crederete se vi dico che, lungo la strada, la gente camminava sui marciapiedi e una signora, uscendo da una frutteria, recava in mano una busta di mele?

  In breve, Ulmas chiese e ottenne di visionare copia dell’atto che lo riguardava, atto che non consisteva in affari di ordine propriamente commerciale, ma immobiliare, dunque non poteva vertere sulla compravendita di pelli conciate, costituite precisamente da pelli di volpe, ermellino, cincillà, da utilizzarsi per la confezione di capi di abbigliamento da immettere sul mercato in negozi di alta moda. Vertere sulla poesia di Orazio delle odi, neanche poteva.

  Verteva, invece sulla cessione di un terreno in località Marigliano, trasferito dal cavaliere Girolamo Berlocco, originario di Nola al signor Costantino Ulmas, nativo di Saviano. Il suddetto signor Costantino Ulmas, genitore di Saverio (gli Ulmas, che pure non erano mai vissuti a Patrasso, erano però di provenienza di Saviano e poi insediatisi in Marigliano), non risultava nell’atto fosse stato fidanzato a 20 anni con una polacca, che in poco tempo lo aveva piantato né che andava matto per le ciliegie. Risultava invece che la vendita era condizionata al codicillo cui si appoggiava la immobiliare Piramidi nel rivendicare da Ulmas i 600 milioni e anche questo era un enigma, stando a quanto ne sapeva dal padre e per suo conto. Il matematico si sentì quasi venir meno, la legge gli avrebbe dato torto.


                                                                                                                                               (Segue)

martedì 1 settembre 2020

ZAMIK 3

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


Con settembre è ora di riaprire questo blog. E come riaprirlo se non con un nuovo inserto di narrativa, che si riallaccia all'ultimo del genere, del giugno scorso? E' la volta di Zamik 3, che continua il racconto omonimo, contenuto nel mio romanzo Visita di Sirdi. Inutile dire che le impostazioni letterarie sono le consuete, come pure che nulla vi è di nuovo, per così dire, sul fronte occidentale, ovverosia nei miei rapporti con la letteratura pubblica italica. Essa è arroccata sui soliti presupposti fuorvianti del potere e del personalismo. I soliti interessi dettano legge nel campo, per cui i valori letterari contano poco o nulla. Quel che importa è solo obbedire alla volontà di meschini calcoli e di oscuri clan. Questo blog ne è invece l'esatto contraltare, mirando esclusivamente a obiettivi artistici, pertanto curandosi unicamente di praticare il proprio culto della letteratura, e null'altro. Con il che confidiamo di riscuotere l'approvazione e il consenso dei nostri lettori, che è nostra convinzione continueranno a seguirci





  Come se poi non si sapesse che non c’è niente di più ridicolo e insulso della borghesia italiana! E sempre a proposito del baseball di cui sopra, mica vi sfugge che i tappeti in casa vanno spolverati? A Ulmas di certo non sfuggiva che i bambini giocano. Inoltre concentrò la sua attenzione su questo punto della lettera – La nostra società rilevò tramite tribunale due anni orsono i beni immobili di un agiato possidente nolano morto a ottant’anni senza lasciare eredi.  Inventariando tra gli arredi e tutto il loro contenuto (anch’essi acquisiti da noi), fu riscontrata   in   un   archivio   la presenza di un vecchio rogito risalente a quarantasei anni addietro, che venne esaminato dai nostri tecnici e legali. Esso trattava della cessione di una non vasta superficie di terreno in località Marigliano da destinarsi a solo uso agrario. Vi era poi un codicillo che poneva la condizione secondo la quale qualora mai in futuro, nel lasso di cinquant’anni, qualcuno, dietro voltura comunale della loro destinazione d’uso, come avvenuto poi, avesse costruito su quelle terre era tenuto costui al versamento di una somma, il cui valore aggiornato risulta in seicento milioni. Dato che è proprio lei, attraverso suo padre come suo erede, che ha edificato su un’area di quel lotto acquisito a suo tempo proprio per effetto di quel rogito, risulta ora debitore verso di noi della quota succitata –  Sorge dopo una tal lettura, spontanea la domanda: se a Filippi avessero prevalso Bruto e Cassio, la repubblica a Roma avrebbe continuato a sopravvivere?

  Come dire: tra un carciofo e un cavolfiore quale avvita meglio di un cacciavite? Perché in fondo una patata si frigge. Sia pure, ma i taxi trasportano clienti e ciò rappresenta una contraddizione riguardo al friggere, per quanto forse l’attacco di un quadro alla parete ne costituirebbe la soluzione.

  Quella che Ulmas, pur inseguita, non trovava per la sua grana. Gli sarebbe bastato in questa impresa prendere la ceneriera di cristallo e deporla sul controbuffet? Sarebbe stato per Ulmas, supponendo che uno faccia lo schampo il martedì, come cucinare delle polpette a bagnomaria. Allora, pensiamo che la soluzione poteva risiedere piuttosto nel poggiare la ceneriera sulla scrivania.

  Il matematico, invece pensava tutt’altro. Che per sbarbarsi occorre insaponarsi col pennello, no, ma che gli infissi in un cantiere prima si   montano e poi si verniciano, nemmeno. Pensava precisamente: devo consultare un avvocato e attaccare causa a questi impostori della immobiliare, carte alla mano, non mi è mai risultato che nel contratto di acquisto del terreno dove è sita la mia residenza da parte di mio padre fosse contemplata la clausola invocata da quei profittatori e sì che avrò letto e riletto l’atto chissà quante volte. Se ne ricaverà, immagino, l’idea che il rubinetto dell’acqua sta sul lavandino, ma non importa.

  Quel che importa è s’intenda come in Italia i veri fuorilegge stanno fuori e si recitino due pater, tre ave e un gloria, salvo poi (a Roma per esempio si dice ‘sta mignotta) prendere l’ascensore. E non finisce qui, come stanno a dimostrare le giraffe della savana. Un’ulteriore prova può venire dalla circostanza che erano le tre di notte.

  Ma quando mai?, direte giustamente. Se, mentre Ulmas meditava sulla lettera   recapitatagli   a   proposito    dei    seicento    milioni,    al    massimo potevano essere le dieci, dieci e mezza? Chiariamo allora che la circostanza delle tre di notte non riguarda Ulmas, ma l’apriscatole.

  Saverio Ulmas, altro che apriscatole, non ci si raccapezzava. Possibile? Andò a prendere nel suo archivio personale sia il contratto originale in oggetto (suo padre era defunto da cinque anni e la documentazione di proprietà era in suo possesso; naturalmente occorrerà riportate che anche la madre di Ulmas non era più e lui era l’unico loro figlio e, perciò unico erede di quell’immobile, che, insieme a qualche terreno di campagna costituiva tutta la sua ricchezza), nonché una fotocopia che ne aveva fatto a suo tempo per garanzia personale. Tra parentesi va anche detto che alle tapparelle molti preferiscono le persiane nelle abitazioni se non altro così una caramella ogni tanto non guasta. Ulmas, non mangiando mai caramelle, costatò che, del tutto paradossalmente, la fotocopia e il rogito discordavano. La prima corrispondeva in tutto e per tutto a quanto egli rammentava, l’altro misteriosamente conteneva con identica grafia notarile in piena regola, senza ombra di manomissione alcuna e con tanto di registrazione conforme alla data della fotocopia la postilla reclamata dall’immobiliare, che l’avrebbe costretto a pagare quella cifra esorbitante, quanto al terzo era probabilmente un topo del Perù o una chiave inglese o che dir si voglia. 

                                                                                                                                         (Segue)

martedì 28 luglio 2020

ALLA GRECIA 2020

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Giorgio De Chirico - Ettore e Andromaca


  Si è soliti dire ogni promessa è un debito, come ogni tradizione che si rispetti, no? A tal proposito tradizione di questo blog vuole che esso chiuda i suoi battenti prima dell'interruzione estiva e la ripresa a settembre con un inserto sulla letteratura greca classica, presentata in brani antologici nella mia traduzione: la Grecia antica come faro della civiltà occidentale e delle arti di tutti i tempi, la Grecia antica come lezione immortale all'umanità.
  Non solo, ma per me assolve anche l'ufficio di far dimenticare l'Italia, quest'Italia che non è nemmeno Italia, divisa com'è tra aree geografiche che si guardano di malocchio e in cagnesco, dove essere italiani per chi è meridionale e, nella fattispecie, napoletano e campano, riesce estremamente complicato e arduo, al punto che ci rinuncerebbe volentieri. E non bastasse, un'Italia, l'attuale, dove spadroneggiano clan culturali e poteri innominabili e sotterranei, sensibili solo ai loro (non sempre trasparenti) interessi, per cui dimenticarla per un po', affidandosi alle auree vestigia letterarie della Grecia classica è un privilegio assolutamente da non perdere. Buone vacanze a tutti i nostri lettori






ALCEO - fr. 96

Un bicchiere, un bicchiere!
L’occaso, a che aspettarlo?
Dura il dì solo un’unghia.
(Trad. G. Allocca)


ERODOTO - LE STORIE
(Proemio; I,1)

Qui Erodoto di Alicarnasso esporrà il suo racconto, mirando a che né le gesta dei mortali siano cancellate dal ricordo a distanza di tempo, né le prodezze sbalorditive e dei Greci e dei Barbari restino nell’ombra, e quali siano i motivi per cui guerreggiarono tra loro.
I,1

Orbene, gli studiosi sostengono che all’origine delle guerre vi furono i Fenici della Persia. I quali, provenienti via mare da quello nominato come Mar Rosso e stanziatisi nella terra che ancor oggi abitano, presto si misero lontano per mare e, avendo a bordo manufatti egizi ed assiri, fecero tappa tra gli altri lidi anche ad Argo, quell’Argo che in quel tempo primeggiava tra le città di quel territorio che oggi è appellato Grecia. Qui approdati, dunque, commerciavano le loro merci. Contrattato che ebbero quasi tutti i loro articoli, cinque o sei giorni dopo il loro arrivo, alle spiagge sopraggiunsero  molte altre donne e anche la figlia del re, il cui nome, come riferiscono anche i Greci, era Io, figlia di Inaco. Quelle, accostate alla poppa della nave, acquistavano le mercanzie che ad esse maggiormente piacevano. I Fenici allora, facendosi coraggio gli uni gli altri, le furono addosso. La prevalenza di esse ebbe modo di scappar via, nondimeno Io insieme ad altre fu sequestrata. Subito i Fenici, trascinatele a bordo, prendevano il largo per l’Egitto. 
(Trad. G. Allocca)


ANACREONTE - fr. 94

Ecco, un balzo dallo scoglio Leucade,
e mi slancio tra i flutti tra merletti
spumeggianti e son furioso d’amore
(Trad. G. Allocca)


MIMNERMO - fr.5

Passa un sogno la verde età, fulminea
e ambita ; ma la tarda, sofferente
e laida, pende subito sul collo,
aborrita e al pari biasimevole,
essa che fa di ognuno non più lui
e, piombata addosso ad uno, è una croce
sia per la vista che per ragionare.
(Trad. G. Allocca)


  LISIA - CONTRO ERATOSTENE (par. 17)

Il terrore dei Trenta ad Atene (ndr)

A giorno di queste notizie e subito preso per parte mia il mare la notte appresso alla volta di Megara, i Trenta trasmisero a Polemarco la consueta loro ingiunzione, di prendere cioè la cicuta, senza nemmeno apprendergli perché stesse per morire: a tal punto gli fu interdetto ogni tribunale e ogni discolpa 
(Trad. G. Allocca)


OMERO-ODISSEA
(XVI-266-280)

Paziente e nobile, Ulisse ecco a dirgli -
Molto certo non passerà che essi si astengano
dalla dura contesa, allor che il tempo
venga nelle mie stanze tra noi e i proci
si manifesti la violenza  di  Ares… -
(Trad. G. Allocca)

mercoledì 1 luglio 2020

IL TROUBADOUR II-XX

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Henry Matisse - Lezione di musica



Brindiamo all’estate nel segno della poesia. La mia letteratura non è solo narrativa, dunque è inevitabile questo blog debba ospitare anche altri generi compositivi, nella fattispecie poesia. Una poesia, la mia, che anch’essa si è evoluta nel tempo lungo un iter assolutamente originale. Certo vi erano tre crinali su cui impiantare il discorso in questo campo, quello di stampo tardoermetico alla Montale, quello di taglio intellettualistico alla Eliot, quello a sfondo neoavanguardistico alla Pound. Per me ho preferito altre vie, che rifuggissero da ognuna di tali direttrici. La mia poesia dunque non è ermetica, perché non vive di suggestioni verbali con richiami ed evocazioni oggettive, non è intellettualistica, poiché non si sostanzia di ragionamenti in veste lirica, non è neoavanguardistica, siccome non calpesta metrica e forme consacrate in vista di un effetto comunicativo. Essa rivaluta il discorso e il fraseggio, nel contempo si astiene da qualunque ossequio alla consequenzialità pura, rifiuta (e qui si contrappone alla mia linea in prosa) le infrazioni espressive a oltranza e riscopre la liricità, condensando tutta la sua prospettiva e la sua ottica in messaggi di parallelismo rappresentativo. Attraverso la rappresentazione di momenti e scene viene a delinearsi un’idea, un significato che il lettore può estrapolare non nella sua immediatezza, ma in una specie di traduzione e conversione logica, che sta a lui evocare. La poesia, su un registro di rinnovata e recuperata musicalità, sparge dei semi di natura sconosciuta, che bisogna decifrare e inquadrare in una visione coerente, per quanto coerente possa essere. Una lettura della poesia, questa mia, che ha cercato di salvare il salvabile in questo genere letterario, da cui ben si comprende il nome di Versi superstiti, da me attribuito cumulativamente alle mie raccolte. Purtroppo da salvare c’è ben poco in un mondo come questo, che si trascina ciecamente nella sopravvivenza e nell'istinto di conservazione, in un paese come l’Italia, alla mercé di clan artistici e poteri oscuri, che reggono le fila della realtà. E c’è poco da stare allegri, per cui si va avanti pur sempre alla giornata, così come l’affare Covid ha messo allo scoperto






DISPACCIO URGENTE AL GENERALE GENSERICO (S.P.M.)



No, le orchidee, nemmeno quelle, fanno
più armonia, il cactus forse in mezzo al campo
polveroso basta per gli occhi o il pieno
di benzina alla stazione o anche a tempo
debito il cric per cambiare la ruota.
E’ Arcadia a noi l’elenco telefonico,
hanno voglia nello stagno ogni volta
i cigni a sfilarci avanti nel parco
o ad ogni schiarita l’arcobaleno
a troneggiare puntuale allo sfondo:
a noi è Arcadia l’antenna al nono piano
di fronte sul balcone, a tutto tondo
il volo 771 che sfreccia
sulle nostre teste, il verde al semaforo.
E a lenire non basta, no, la feccia,
la piaga del nostro violato foro.






I FUNERALI DI MECENATE



                                                                                  Odoacre in trono


Sui miei girasoli ho installato i vetri
di una serra, che la pioggia neanche
o il freddo e gli occhi indiscreti degli altri
li disturbino malvagi e le bianche
lance di luce mai non li trafiggano.
Sul mio pesco ho avvolto un panno di lana,
così, se mai aprile tornerà, l’anno
non passi invano e l’ape esca di tana
come sempre. Ma le stelle brillare
non vogliono, ritardano a schiudersi
le albe ogni mattina di più e sul mare
non vola più un gabbiano sono mesi.




lunedì 1 giugno 2020

ZAMIK 2

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo




Il racconto Zamik, parte integrante del mio romanzo Visita di Sirdi, prosegue su questo blog con il suo secondo episodio. L'arte non si può fermare, l'uomo singolo sì, ma se l'uomo singolo è portatore di arte, come nel mio caso, anch'egli non si può fermare. Ed eccomi, nonostante tutto, ancora qui presente con quest'altra pagina narrativa, che si riallaccia a quella già presentata il mese scorso. Siamo ancora in fase Covid, anche se sembrerebbe che il virus abbia allentato la sua morsa, lasciandoci tirare fiato. Ma non si può ancora cantare vittoria e speriamo che tutto vada per il meglio, per il bene dell'umanità. Come per il bene della letteratura e dell'arte, che rappresentano penso un valore sacro e intoccabile della nostra vita, per quel bene io mi impegno ancora a portare in pubblico le mie cose, che alla fine non sono propriamente mie, ma di tutti. Se, come dicevo, l'arte è un patrimonio universale e dev'essere messo a disposizione delle persone, io dunque faccio la mia parte, affinché l'arte parli alla gente. Personalmente ne sono solo il tramite, l'intermediario e la mia arte eccola qui. Essa vuole, dicevo, parlare agli uomini, per continuare il suo cammino sulla terra. Ed effettivamente io credo di averle fatto fare dei passi in avanti, creando un modello nuovo di narrativa e di poesia, non importa poi tutte le critiche che se ne vorranno fare: io ho la coscienza a posto, per aver cercato di far progredire la letteratura. Altri, invece, che godono a differenza mia di fama e vantaggi economici in questo paese dominato dai soliti poteri oscuri e dai soliti clan nel campo culturale, magari non hanno detto nulla di nuovo e la letteratura con essi si è solo ripetuta. Essa vuole però andare avanti, trovare nuove strade, perchè il cambiamento è essenziale per migliorare l'umanità e farle scrivere la storia. Io, ecco, spero di aver fatto scrivere alla letteratura dell'altra storia, cioè di averle fatto vivere delle nuove avventure ed esperienze che potranno servire agli uomini che verranno, e il resto, intendo la pessima accoglienza che ho ricevuto e continuo a ricevere dal mondo pubblico italico, non mi tange, perché non tange l'arte di cui sono portatore, ma dovrebbe tangere solo loro, la loro cattiva coscienza.






  Tant’è, quello era il suo posto e l’acqua unita al vino. Avvenne che un gatto salì sulle scale; Ulmas, che non ne sapeva niente, integrava una funzione nell’aula 23 B al 2° piano dell’università. Il gatto si trovava ad Avellino, Ulmas no, ragion per cui l’evento non ebbe conseguenze per lui, solo che il matematico quel giorno fu impegnato fino a tarda sera all’ateneo e così il gatto di Avellino andò a dormire sui tetti.
  Quanto al dormire, Ulmas proveniva da una famiglia di piccola borghesia, il padre non fumava e faceva il decoratore edile, una modesta ditta in proprio. Da Marigliano, il suo comune nel nolano, il matematico si portava spesso a Saviano, alle porte di Nola, lì aveva molti amici e poi, una ragione in più, i tramezzi nelle abitazioni si fanno di mattoni, i balconi hanno ringhiere. I termosifoni, insomma, riscaldano.
  In edilizia, naturalmente i termosifoni ci sono nelle nuove case, fondamentali, e  ne  sono  testimonianza  anche  i  gelsomini,  dato  il  loro colore bianco. Senonché Saverio Ulmas lodò quelli che abbellivano la facciata della dimora di un suo amico savianese, presso il quale andò a passare una serata, dopodiché tornò a casa. Non racconterò ora cosa si verificò nel porto di Castellammare di Stabia quella sera né i sigari cubani. Dirò che i carpentieri sono i primi a mettere mano a un fabbricato.
  In terzo luogo che un giornalista (dirò sempre) è in genere un povero presuntuoso e, per finire, punto. Ritengo, inoltre che le campane facciano (come fanno?) din don e che il sole tramonta.
  Ulmas anch’egli lo riteneva. Tornato a casa la sera che dicevamo, la luna non c’era, il che non comportava senza dubbio che la regione del matematico fosse, come in realtà, la Campania. Né comportava il vento soffi il mercoledì piuttosto che gli elettricisti.
  Salito in casa, dunque, Ulmas non pensava che l’uovo di struzzo è grosso. Aprendo, però, la posta che aveva ritirato nell’entrare dalla cassetta delle lettere, non gli passò per la mente che i pinguini sono uccelli e così si trovò tra le mani una imposizione di pagamento a suo carico di ben seicento milioni. Lì per lì giudicò trattarsi di un’epistola ad Atticum e non ci diede peso.
  Considerato, però che i pavimenti in un cantiere devono essere messi in opera prima, rilesse la lettera – Si comunica alla S.V. che è in debito di lire 600.000.000 alla società immobiliare Piramidi con recapito ed estremi fiscali di cui sopra. La somma potrà essere liquidata in una o più soluzioni, purché nell’arco di un trimestre ad oggi. Qualora la S.V. non addivenisse alla dovuta corresponsione, si adiranno le vie legali – Ulmas pensò che gli elefanti hanno la proboscide, la quale non serve a fabbricare servizi igienici per i bagni. Al che si potrebbe ribattere che due più due fa 4.
  Se avete adesso presente come il tennis come il tennis si giochi con le racchette, capirete che Alessandro Magno morì. Capito questo, non vi sarà difficile immaginare in che stato si trovasse Ulmas, scorrendo la lettera: per lui quell’importo era un capitale, ci sarebbe voluta una vita per raggranellarlo e non si doveva dimenticare poi che le navi vanno per mare e il baseball.

(Segue)

venerdì 1 maggio 2020

ZAMIK 1

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio






Salvatore Emblema - Senza titolo (1979)





Ed ecco maggio: il saluto dell'estate. A maggio l'anno si gira verso il caldo, l'inverno è ormai definitivamente un discorso chiuso. L'anno cambia, certo, ma qui siamo ancora in clima Covid. Questo virus che è entrato nella nostra vita, cambiandola per molti versi, fino a data da destinarsi. Non sappiamo quando torneremo alle solite cose. Solite cose che già erano un mezzo macello, ma ora lo sono del tutto. Siamo relegati in casa, una specie di arresti domiciliari, e uscirne, quando ne usciremo, nasconde delle insidie, perché quel virus è lì in agguato. Bene, o meglio, male, ma che farci? E io sono qui con un altro brano dai miei libri, magari potrà fare piacere ai miei venticinque lettori, e ciò mi rallegra. Purtroppo, oltre a questo abbiamo poco da rallegrarci, ma se con queste mie letture che propongo, sfidando la consueta noncuranza della letteratura ufficiale italica con i suoi poteri torbidi e i suoi clan artistici di sempre, sarò riuscito a far piacere a qualcuno, già sarà per me motivo di soddisfazione, al di là di quella che mi scaturisce dall'aver compiuto intero il mio obbligo vero l'arte e la letteraura, che rimane al fondo del mio impegno come autore.









Aggiungo che il piano è uno strumento a tastiera. Né va dimenticato che ad aprile dolce dormire, anche in virtù del calcestruzzo. Questo, infatti è duro, perciò.
Ora, quale sentimento può venirne ispirato? Esaminiamo il caso che uno debba cambiare il pneumatico bucato della propria vettura. Bè, sarebbe più o meno uguale. Non solo, ma quando le nuvole non ci sono in cielo è bel tempo.
Oltre a ciò, va tenuto nel debito conto che le rondini volano, il che vuol pure significare, se non altro che non bisogna mai sbadigliare senza la mano davanti alla bocca e che nel nostro paese non puoi mai sapere se il subalterno di un dirigente non sia decisamente più in gamba di lui. E’ che gli struzzi sono velocissimi e i meccanici usano i cric, sennò vedreste!
Saverio Ulmas, per esempio, non aveva mai fatto il meccanico, ma era miope. Due-tre gradi di difetto, per cui portava gli occhiali. Quegli occhialini tondi esigui, da intellettuale. Non per nulla lui era matematico, uno che giocava con numeri e calcoli astrusi e non per nulla in un cantiere edile l’attintatura viene per ultima. Prima si fa l’impianto idraulico, elettrico, del gas e nella vita di ognuno col tempo s’invecchia, uno fa i capelli bianchi. So di un tale che, non per dire, è vissuto centoventiquattro anni ed è passato a miglior vita qualche giorno fa. Un altro, trentottenne, ha preso moglie per la settima volta e un altro ancora, di mezza età, entrato in un bar ha consumato un caffè. Personalmente ritengo che un caffelatte sia meglio, de gustibus non ludendom o giù di lì. Ulmas, dal canto suo, portava i capelli sempre corti.
(oppure):
Mi è noto di un signore, non faccio per dire, vissuto centoventiquattro anni e mancato giorni fa; di un altro, che, trentottenne, si è ammogliato per la sesta volta e di un terzo che ha messo piede, di mezza età, in un bar del centro e vi ha preso un caffè al banco. Sarà, per me, tanto vale un caffelatte, de gustibus non edendum o che so io. Tanto Ulmas portava sempre i capelli corti.
(oppure):
Mi consta di un tizio il quale, non è per dire, è poco che si è spento alla bella e veneranda età di centoventiquattro anni. Di un secondo, trentottenne,  mi  è   giunta   notizia  si  sia  coniugato  per  l’ottava volta, come pure di un altro tizio ancora, il quale, di mezza età, si è infilato in un bar e si è fatto preparare un caffè. No, Ulmas no, i capelli li teneva invariabilmente corti corti.
(oppure):
In barba alla vecchiaia, un ottantenne pare abbia rifiutato un gelato. Anche Ulmas, non diversamente, amava molto le corse e l’agonismo. De gustibus non currendum o simile.
(continuare così):
Egli, Ulmas, aveva una storia tutta speciale alle spalle. Sarebbe a dire che l’intonaco è affare da muratore e le olive si portano al frantoio. Piastrelle in cotto o in ceramica? si dirà: ma qui non importa. La cosa più opportuna è, però che gli infissi siano solidi e ben montati: per via dell’editto di Costantino, si capisce. Chi ha sale in zucca capirà anche che i rubinetti devono essere di qualità.
Discutibile sarà forse quella (scadente senz’altro, resti tra di noi) della stampa italiana, non quella del materialismo storico per Saverio Ulmas. Egli soleva dire – Una doccia mette di buonumore -, altri fumano. Per lui il Capitale era la chiave di tutto, il Manifesto la toppa. Non credeva che, mettendo il cacio sui maccheroni, uno prenda il raffreddore. La matematica, che lui coltivava da una vita, insegnava ben altro e per esempio. Nativo di Marigliano, presso Nola, Ulmas era registrato all’anagrafe, si addormentava quando aveva sonno, per salutare diceva buongiorno. Benché di sesso maschile, una volta prendeva il treno e giornalmente si recava a Napoli, dove aveva un incarico alla facoltà. Sempre matematicamente parlando, lo zucchero non va bene, infatti Ulmas si riteneva un nolano tutto d’un pezzo e a Napoli ci andava malvolentieri.

                                                                                                                 (Segue)