L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Henry Moore - Reclining figure
L'arte e la letteratura sono al di sopra delle singole persone, per chi le onora costituiscono un valore inviolabile e imperituro finché umanità ci sarà sulla terra e da che quest'ultima con la sua dignità è apparsa sulla terra. Qualunque cosa quindi possa accadere, arte e letteratura permarranno in piedi a testimoniare l'umanità. Ecco perché L'eretico Bruno non può fermarsi, checché gli tocchi di dover sopportare nei suoi rapporti con la cultura pubblica italica. Egli dovrà per queste ragioni mettere da parte le storture che essa pone in essere e guardare avanti nel nome della verità e della creatività umana: far conto che non ci siano clan culturali in questo paese, che non vi sia un potere bieco e mentitore, che consapevolmente nasconde all'opinione pubblica autentiche opere d'arte in ossequio a chi sa quali interessi e motivazioni arcane. Forte di ciò, L'eretico Bruno presenta ora ai suoi gentili lettori una nuova pagina narrativa, il continuo del mese scorzo, Zamik 4
Il matematico
ci rimase esterrefatto. Assolutamente inconcepibile! Come? L’atto originale che
faceva fede e testo lo condannava e la sua fotocopia, eseguita da lui stesso
tanti anni prima e che non contava legalmente gli dava ragione. Che qualcuno
avesse potuto introdursi in casa e scambiare il vecchio atto con quello sotto i
suoi occhi era anche ipotizzabile, ma come poteva essere che poi fosse
contraffatto, se la data di registrazione era esattamente quella in cui era
avvenuto il contratto e lo stesso notaio che l’aveva vergato di suo pugno, caso
sui generis, lo sapeva da suo padre, era mancato giusto giusto improvvisamente
e immediatamente dopo la sottoscrizione, alla presenza dei contraenti choccati?
C’era da perderci la testa.
Che un
albergatore di Chipango, scivolando sulla neve, sia caduto, ci domandiamo, o
che un fioraio, cogliendo la rosa, si sia punto al dito? Fatto sta che i
gioiellieri vendevano collane.
Ecco, Ulmas,
collane o no, ricordava giusto, la fotocopia glielo attestava: nell’atto non si
faceva menzione alcuna di quel vincolo notarile che lo inchiodava a quel debito
esoso e che suo padre mai avrebbe firmato, ma che valore poteva avere una copia
meccanografica? Era l’atto che valeva, e l’atto incomprensibilmente gli dava
torto.
Se i gioiellieri, poi, vendevano, come si riferiva testé, collane, e un pescatore, tirando le reti, era finito in acqua, ciò doveva pur significare qualcosa. Poteva forse significare che un giornale italiano aveva detto la verità? La nostra esperienza di lunga data ci porterebbe senz’altro ad escluderlo.
Bè? Ulmas ci
passò tutta la notte in bianco a rimuginare sopra quella storia e la mattina
non aveva cavato un ragno dal buco. Gli venne, però in mente che poteva fare
una ricerca presso la conservatoria degli atti notarili, ufficio pubblico, dove
doveva essere custodita copia del documento. Comunicò in facoltà che quel
giorno sarebbe mancato all’università e filò dritto in quel posto. Ci crederete
se vi dico che, lungo la strada, la gente camminava sui marciapiedi e una
signora, uscendo da una frutteria, recava in mano una busta di mele?
In breve,
Ulmas chiese e ottenne di visionare copia dell’atto che lo riguardava, atto che
non consisteva in affari di ordine propriamente commerciale, ma immobiliare,
dunque non poteva vertere sulla compravendita di pelli conciate, costituite
precisamente da pelli di volpe, ermellino, cincillà, da utilizzarsi per la
confezione di capi di abbigliamento da immettere sul mercato in negozi di alta
moda. Vertere sulla poesia di Orazio delle odi, neanche poteva.
Verteva,
invece sulla cessione di un terreno in località Marigliano, trasferito dal
cavaliere Girolamo Berlocco, originario di Nola al signor Costantino Ulmas,
nativo di Saviano. Il suddetto signor Costantino Ulmas, genitore di Saverio
(gli Ulmas, che pure non erano mai vissuti a Patrasso, erano però di
provenienza di Saviano e poi insediatisi in Marigliano), non risultava
nell’atto fosse stato fidanzato a 20 anni con una polacca, che in poco tempo lo
aveva piantato né che andava matto per le ciliegie. Risultava invece che la
vendita era condizionata al codicillo cui si appoggiava la immobiliare Piramidi
nel rivendicare da Ulmas i 600 milioni e anche questo era un enigma, stando a
quanto ne sapeva dal padre e per suo conto. Il matematico si sentì quasi venir
meno, la legge gli avrebbe dato torto.