L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Salvatore Emblema - Terre vesubiane |
Litterax, il racconto tratto dal romanzo Visita di Sirdi, perviene con questo mese allo stralcio numero 6. Mentre esso si avvicina al suo epilogo, non conosce fine invece il romanzo delle disavventure dell'autore di questo blog con il mondo letterario italico, sempre quello e sempre purtroppo una jattura. Sarà che questo romanzo effettivamente non avrà fine e <<non finirà qui>> letteralmente?
Comincio a crederlo, perché il conto in sospeso tra me e questi signori, che, arroccati nei loro clan, hanno in mano le sorti della letteratura di questo paese, è lungo e salato.
Sappiamo solo che la cosa avrà probabilmente un seguito, che sarà probabilmente posta a carico delle vicende della penisola e della comunità intellettuale internazionale, che porteranno probabilmente la grave responsabilità di aver scientemente negato la libera espressione di questa letteratura sotto il mio nome, di cui presento ancora una volta un saggio in questo blog.
Un congedo ora ai gentilissimi lettori, con un sentito augurio per le prossime festività.
Quel che non si sa, è
la bottiglia. Sanso nemmeno ne sapeva nulla, ma volle indagare ancora. Si
rivolse alla caserma di appartenenza dei due piloti da lui constatati deceduti
all’obitorio e seppe trattarsi di due graduati dell’aeronautica di stanza in
quella base da dodici anni. Alla richiesta, però chi fosse il fantasma del
castello, gli fu risposto che le patate si possono fare o fritte o lesse. Non
solo, ma gli furono presentati i due graduati, che egli riconobbe insieme alla
moglie, in carne ed ossa. Stupore lo colse anche nel ricordarsi di Alì Babà e
vedendosi davanti il velivolo perfettamente integro, lo stesso che aveva
riscontrato con i suoi occhi distrutto nell’incidente e che, gli assicurarono,
non aveva, come i suoi piloti, mai subito cadute in volo.
Pareva che, se non il limone, la pesca
costasse di più, il che significava, pensiamo noi, crescita di inflazione. Una
volta noi smentiti su questi meccanismi dell’economia, in quanto, ci viene
spiegato, l’indice di ammortamento abbassa i dietimi, determinando l’aliquota
al 3% e generando lo sconto relativo, in una parola la banana, appare logico
come Sanso rimase di sasso. Tutto era contro di lui e, senza opporre la minima
obiezione, quasi con la coda tra le gambe, lasciò con tanto di scuse la
caserma.
Non c’era che da aprire il rubinetto
dell’acqua, senza dimenticare il cartone animato. In esso l’orso geniale salva
infatti il pulcino dalle grinfie del gatto. Va da sé che il gatto intendeva
papparsi il pulcino, a parte il calcolo delle spese per la gestione
dell’agenzia turistica, che comportava tutta una contabilità da tenersi, IVA e
contributi comunali inclusi, non alle ore 16 allo stadio, con la partecipazione
di folto pubblico, plaudente all’indirizzo dei giocatori delle due squadre
avversarie che si contendono il primato in campionato. L’arbitro dell’incontro
sarà Mainetto, secondo la designazione compiuta e naturalmente il fuoriclasse
Zompetta sarà in campo.
Non tra il pubblico, Amedeo Sanso si
sprofondò di nuovo, per trovar conforto, dopo quell’enigma, nel pensiero di
Bertrand Russell. Ripeté ancora una volta a se stesso che non l’avevano
tradito, lui e la moglie, nella storia del disastro aereo, le loro facoltà
intellettuali, la cui logica era ineccepibile: si erano solo inventati, lui e
lei, un altro mondo possibile, che però non esisteva. Suppose perfino, il
dottor Sanso, per giustificarsi tutto quel ben di Dio capitatogli, che la
seppia, pescata in mare, va cucinata.
Escluse il caso in cui il mare sia mosso, a
motivo delle maschere di Carnevale, che divertono (ti sovviene, Milena, di noi
due e i bambini alla sfilata dei carri allegorici?) grandi e piccini. Le anzidette
vanno distinte dal pescespada, non tanto in considerazione del più e del meno,
quanto in merito alla III puntata. In essa si racconta come il capitano Vanessa
mette le manette all’assassino. Non c’entra per niente la circostanza che
l’Italia sia tutta un carnevale.
Serve invece il paragone con le piramidi
egizie, le quali non furono responsabili della caccia alle balene, anzi i
moschettieri erano quattro. E quando Aramis attaccò il duello, D’Artagnan urlò
– Athos, qua! -, cosicché non è vero, come si dice, che 17 porta male, semmai è
la volpe ad essere cacciata.
Conscio di ciò, ma dimentico dell’atto quarto
dell’opera, Amedeo Sanso rifletté sulla logica proposizionale e sull’atomismo
del Wittgenstein, ricordò la identificazione di matematica e logica dei
Principia mathematica con la parallela simbolizzazione del linguaggio, che si
riallacciava a Leibniz e alle formulazioni del Circolo di Vienna. Pose mente
alle rane gracidanti nello stagno e alle biglie sul bigliardo, ricavandone la
convinzione che al bar meglio prendere un rabarbaro che un tè.
(Segue)