L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Pur
avendo fatto una siffatta esperienza diretta, Luisa Perri era di statura
piuttosto corta. Ella, senza considerare le ossa del cavallo, mentre indagava
ancora sui suoi
documenti testuali addivenne a un’altra sorprendente scoperta: il papiro
parmenideo portato alla luce a Pestum era semplicemente una copia, l’originale
era occultato nel corpo di un solaio della rocca di Agropoli. Per tacere poi
del seguito: che le galline fanno le uova e il mare ondeggia, il telefono
squilla anche di notte e le automobili vanno a benzina, che tua sorella si
chiama Assunta, i fiori sbocciano e … basta.
La cosa consisteva nel
pagare la rata, insomma. Non era una forte somma, ma gli uccelli volavano lo
stesso, quindi non si poteva mai sapere. La Perri, perciò, tenne l’acqua in
bocca sulla svolta che avevano preso le sue ricerche parmenidee e, consegnatone
a un breve saggio il rapporto, lo rinchiuse in una piccola cassaforte
domestica, accessibile a lei sola, in attesa di poterlo pubblicare. Che i
violini siano a corda e i tamburi a cassa
e i clarini
a fiato, qui
non vuol dire,
ma farà d’uopo chiarire com’è fatta la coda del
pavone. Essa è a foggia di ruota e non va confusa con l’arcobaleno per la semplice
ragione che il treno fischia.
Per esempio la locomotiva
lo fece quando entrò nella gare di Parigi, con a bordo, agli inizi del ‘900, in
arrivo dall’Italia Amedeo Modigliani, che lì avrebbe, nella capitale francese,
trovato l’ispirazione per le sue oppiacee tele, o dalla Spagna, da Malaga,
Pablo Picasso, che vi avrebbe inventato la sua pittura a tre dimensioni più la
quarta, tutta mentale, colorata dalla sua forte tavolozza eteroclita. Credo lo
faccia anche, voglio dire il fischio, quando sulla Caserta-Salerno taglia
l’abitato di Nola.
Il pesce certo non lo
fa mai, laddove un orsacchiotto è di peluche. Luisa Perri ci andava matta per i
peluches, ne aveva la casa a S. Giuseppe piena. Inoltre il suo ultimo
fidanzato, Rodolfo, era di Pozzuoli, ma si erano lasciati tre mesi prima. Ella
viveva nella sua casa paterna, ma, figlia unica, non le rimaneva di famiglia
che la vecchia madre, essendo il genitore, colonnello, defunto, nonostante il
colore scuro delle caramelle a liquirizia. La liquirizia, per di più, è
cardiotonica, non esclusa la possibilità di un terno al lotto.
Alla
possibilità, però di una nuova tegola in testa, un nuovo fulmine a ciel sereno,
il colpo di grazia in breve in quell’affare dell’autografo parmenideo, per la
povera Luisa Perri, nessuno, nemmeno il suo peggior nemico, avrebbe pensato. E
invece la tegola cadde: senza darle neanche il tempo di prender fiato e
attendere alla stampa del suo saggio, il cattedratico romano Assarosa usciva di
nuovo allo scoperto e, con un suo scritto che, anche stavolta, ricalcava punto
per punto, sillaba per sillaba, il saggio della Perri, rendeva nota l’identica
conclusione di costei: il papiro riesumato essere una copia, l’autentico di
pugno parmenideo essere murato in un soffitto della rocca di Agropoli. Assurdo!
per la studiosa sangiuseppese fu un cocente disincanto. Ella non pensava un
cacciavite a stella possa avere il manico di legno.