sabato 1 maggio 2021

PERROL 4

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


 

Questo blog è a una nuova uscita, uscita che consiste in un nuovo brano della narrazione intitolata Perrol, il quarto. Perrol 4 è sulla linea di Perrol 3 e degli altri episodi che lo hanno preceduto, dunque sancisce una continuità creativa, già manifestatasi in composizioni anteriori. Come autore, mi ripropongo nell'autenticità e unicità del mio discorso formale e ideativo, il primo teso a concretizzare una prosa da me già etichettata come schizofrenica o atonale o cubistica che si voglia, l'altro rivolto a disegnare il mondo culturale della nostra attualità nella sua poliedrica dimensione. La mia scrittura si scompone su più piani fraseologici e così, nel mentre coglie una dissociazione logica, consegue anche una pluralità di approdi tematici, timbrici e rappresentativi, che fanno tutt'uno con la polivalenza culturale e spirituale della modernità. Quest'ultima vive di multiformi sfaccettature che nell'insieme compongono un mosaico quanto mai variegato e dialettico. Che poi tutta questa visione programmatica e concettuale di base si stagli su uno sfondo temporale, il nostro di oggi, col quale sia venuto a incrociare le armi di un conflitto insanabile, questa contemporaneità così per essa impregnata di precaria italianità, dovendo misurarsi con una quotidianità estremamente ostica, fatta di poteri meschini e gretti, nonché di clan artistici che gestiscono a proprio uso e consumo la vitalità espressiva del giorno d'oggi, rende purtroppo oltremodo fosche le prospettive su cui va a proiettarsi, tingendo di colori certamente non rosei, solari, luminosi gli scenari globalizzati e globalizzanti che si profilano e contestualmente, è naturale, anche le produzioni che qui sono presentate in lettura.  






Pur avendo fatto una siffatta esperienza diretta, Luisa Perri era di statura piuttosto corta. Ella, senza considerare le ossa del cavallo, mentre   indagava   ancora   sui   suoi   documenti testuali addivenne a un’altra sorprendente scoperta: il papiro parmenideo portato alla luce a Pestum era semplicemente una copia, l’originale era occultato nel corpo di un solaio della rocca di Agropoli. Per tacere poi del seguito: che le galline fanno le uova e il mare ondeggia, il telefono squilla anche di notte e le automobili vanno a benzina, che tua sorella si chiama Assunta, i fiori sbocciano e … basta.

La cosa consisteva nel pagare la rata, insomma. Non era una forte somma, ma gli uccelli volavano lo stesso, quindi non si poteva mai sapere. La Perri, perciò, tenne l’acqua in bocca sulla svolta che avevano preso le sue ricerche parmenidee e, consegnatone a un breve saggio il rapporto, lo rinchiuse in una piccola cassaforte domestica, accessibile a lei sola, in attesa di poterlo pubblicare. Che i violini siano a corda e i tamburi  a  cassa  e  i  clarini  a  fiato,  qui  non  vuol  dire,  ma  farà  d’uopo chiarire com’è fatta la coda del pavone. Essa è a foggia di ruota e non va confusa con l’arcobaleno per la semplice ragione che il treno fischia.

Per esempio la locomotiva lo fece quando entrò nella gare di Parigi, con a bordo, agli inizi del ‘900, in arrivo dall’Italia Amedeo Modigliani, che lì avrebbe, nella capitale francese, trovato l’ispirazione per le sue oppiacee tele, o dalla Spagna, da Malaga, Pablo Picasso, che vi avrebbe inventato la sua pittura a tre dimensioni più la quarta, tutta mentale, colorata dalla sua forte tavolozza eteroclita. Credo lo faccia anche, voglio dire il fischio, quando sulla Caserta-Salerno taglia l’abitato di Nola.

Il pesce certo non lo fa mai, laddove un orsacchiotto è di peluche. Luisa Perri ci andava matta per i peluches, ne aveva la casa a S. Giuseppe piena. Inoltre il suo ultimo fidanzato, Rodolfo, era di Pozzuoli, ma si erano lasciati tre mesi prima. Ella viveva nella sua casa paterna, ma, figlia unica, non le rimaneva di famiglia che la vecchia madre, essendo il genitore, colonnello, defunto, nonostante il colore scuro delle caramelle a liquirizia. La liquirizia, per di più, è cardiotonica, non esclusa la possibilità di un terno al lotto.

Alla possibilità, però di una nuova tegola in testa, un nuovo fulmine a ciel sereno, il colpo di grazia in breve in quell’affare dell’autografo parmenideo, per la povera Luisa Perri, nessuno, nemmeno il suo peggior nemico, avrebbe pensato. E invece la tegola cadde: senza darle neanche il tempo di prender fiato e attendere alla stampa del suo saggio, il cattedratico romano Assarosa usciva di nuovo allo scoperto e, con un suo scritto che, anche stavolta, ricalcava punto per punto, sillaba per sillaba, il saggio della Perri, rendeva nota l’identica conclusione di costei: il papiro riesumato essere una copia, l’autentico di pugno parmenideo essere murato in un soffitto della rocca di Agropoli. Assurdo! per la studiosa sangiuseppese fu un cocente disincanto. Ella non pensava un cacciavite a stella possa avere il manico di legno.


                                                                                                                                        (Segue)