martedì 1 gennaio 2019

IL TROUBADOUR I - XIX

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio





Henry Matisse - Donna al pianoforte






Dire che queste due mie poesie qui presentate s’ispirano ai medesimi presupposti stilistici già innervanti miei precedenti brani nello stesso genere letterario apparsi su questo blog non significa dire che, come artista, non ho nient’altro da esprimere, ma solo che un autore rimane se stesso costantemente nel tempo, pur sforzandosi di evolvere per il possibile.
Ed è appunto questo il mio impegno di poeta e romanziere, senza tradire me stesso e il mio passato creativo, di protendere sempre verso nuove frontiere. Cosa che ho puntualmente attuato anche in queste liriche che qui appresso figurano.
Ciò che invece non evolve è il mio rapporto con il mondo culturale e letterario italiano, che rimane disastroso, in mano com’è quel mondo ai soliti clan personalistici e poteri innominabili.


P.S. Penso di far cosa utile al lettore, aggiungendo a pié di ciascuna delle due poesie qualche nota metrica ed esplicativa









LANCIO DI DADI




Notte e dì, non mancarono le stelle

di brillare, l’orologio di battere,

i treni di partire e ordire il fiele.

Così fu che tutto il vino a finire

andò ad acido in cantina ed il fuoco

divorò il deposito di vernici,

dilagarono i vandali dal valico

delle Alpi in fori e are per sacrifici,

il tenore al primo atto steccò già

(e non dico qui che nel gioco ai dadi

c’è chi bara e tiene sempre in valigia

un mazzo truccato così tu perdi),

il ferro ai cavalli il bosco piegò

e la diligenza piombò nel fiume,

il mio cuore poi contorse e sfregò

quel colpo di telefono da verme.

E adesso è sempre che l’occhio è opaco,

le estati sono giorni della merla,

i film sono tutti un Amleto tragico,

perfino il miele sa di acerba mela.



Metro: Endecasillabi a rime alterne. 

Nella persistenza delle cose quotidiane (Notte e dì, non mancarono le stelle di brillare, etc.), ecco che piovono indosso una serie di per così dire incidenti di percorso (tutto il vino a finire andò ad acido in cantina ed il fuoco divorò il deposito di vernici etc.), a rendere penosa l'esistenza una volta per tutte (i film sono tutti un Amleto tragico etc.).
Notare che al verso 3 il fiele è soggetto.





COME UN CANE



  Altra legna far ardere al camino,

quando non basta al gelo già la fiamma

più viva e nei vasi il sangue perfino

si rapprende come fa nella salma?

Ci vorrebbe ora il vento del Sahara

a spazzare qui questo estremo polo,

a rinverdire sul muro quest'edera

il deus ex machina tragico di Eschilo,

la pelliccia dell'orso da indossare

per lo spaurito fringuello sul ramo,

l'antiruggine alla ringhiera al mare

tutta corrosa e intaccata, e ormai in fumo.



Se tutto il carico ai nostri velieri

 affondò la burrasca sull'oceano,

profanò i nostri domestici lari

e i nostri triclini piede vandalo e unno,

marcì intero l'olio e il vino in cantina,

le tarme attaccarono su il salotto,

il fiume tracimò e rovinò in piena

le nostre piantagioni di frutteto,

spade la nostra armata alle crociate

trapassarono, s'inceppò il motore

al gran premio e nulla dispiacque a te,

così che l'alba non sa più se sorgere.




Metro: due strofe di endecasillabi a rima alterna. 


Val la pena ancora tirare avanti, in una vita così ingrata? (Altra legna far ardere al camino, quando non basta al gelo già la fiamma più viva etc). Ci vorrebbe un miracolo ormai a ridare vigore e spirito a una vita del genere (Ci vorrebbe ora il vento del Sahara  a spazzare qui questo estremo polo, a rinverdire sul muro quest'edera il deus ex machina tragico di Eschilo etc), una vita in cui troppe cose andarono a catafascio (Se tutto il carico ai nostri velieri  affondò la burrasca sull'oceano, profanò i nostri domestici lari e i nostri triclini piede vandalo e unno etc.) e perfino a te (chi sia questo te è tutto da immaginare) non fecero né caldo né freddo tutte le mie disavventure e perciò perfino l'alba è incerta se levarsi più o meno (nulla dispiacque a te, così che l'alba non sa più se sorgere)