L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Henry Moore - Stringed figure |
Non pensavo di farlo ora, ma poi mi sono deciso a fare uscire un altro passo (io ciascun passo autonomo del libro lo chiamo paragrafo) del mio romanzo in corso Lungo il muro. Il procedimento narrativo è il solito e chi sarà stato così gentile da leggere altri passi di questo mio altro titolo narrativo (intendo romanzo) se ne accorgerà. Spero, se vi sia ancora chi avrà la bontà di visionare quest'altra mia pagina non mi accusi di scorrettezze linguistiche: la cosa è intenzionale. Preciso che il nome di questo post non compare nel libro, ma viene qui aggiunto a solo uso e consumo di quest'articolo.
¾ non era tanto, ma un po’ di meno, segno evidente che bisognava suggerire. E quale suggerimento più indicato che il footing? Perciò pensai che le etichette stavano sulle bottiglie e ⅛ sarebbe bastato a riempirle. D’altra parte 5/7
era meno dell’occorrente per
ottenere il mutuo, perché esitare quindi a fare footing, se bastava alzare una
levetta e il trapano avrebbe girato nel muro, consentendo di appendervi il
quadro? E poi, non era mica vero, come blateravano in tanti, che un quadro deve
provenire per forza da un’asta, poteva per esempio essere che una gardenia
fosse rossa e un gatto siamese.
In tale evenienza, è ovvio fosse superfluo ricordare che italiano è un aggettivo. Ciò premesso, la gardenia non poteva che stare in vaso e il gatto miagolare, ammesso e non concesso che, però italiano stesse a indicare qualcosa come minerale presente sulle rocce dell’Epomeo o barattolo contenente caffè od orzo in polvere. In caso contrario era consigliabile ripetere tutto il procedimento, avendo cura di sostituire alla cifra 4625 quella 8932, in modo da ottimizzare al massimo il consumo di pittura nel tinteggiare il salotto. Infatti tutti sanno che 695 è il numero che rappresenta la data della battaglia navale, con il che resta univocamente dimostrato che la ventisettesima parte dei fringuelli in volo è diretta al nido, la parte restante costituisce invece la quota di cittadini che sono addetti al commercio all’ingrosso di vestiario.
In tale evenienza, è ovvio fosse superfluo ricordare che italiano è un aggettivo. Ciò premesso, la gardenia non poteva che stare in vaso e il gatto miagolare, ammesso e non concesso che, però italiano stesse a indicare qualcosa come minerale presente sulle rocce dell’Epomeo o barattolo contenente caffè od orzo in polvere. In caso contrario era consigliabile ripetere tutto il procedimento, avendo cura di sostituire alla cifra 4625 quella 8932, in modo da ottimizzare al massimo il consumo di pittura nel tinteggiare il salotto. Infatti tutti sanno che 695 è il numero che rappresenta la data della battaglia navale, con il che resta univocamente dimostrato che la ventisettesima parte dei fringuelli in volo è diretta al nido, la parte restante costituisce invece la quota di cittadini che sono addetti al commercio all’ingrosso di vestiario.
Vestiario che può consistere sia in jeans, tailleur e camicette quanto in 35129003251027922406619722488 lettere dell’alfabeto in un discorso di inaugurazione di una strada urbana o interurbana, a patto che non ci siano troppe le palline da pingpong del torneo mondiale a Shangai, a prescindere da cui è fuori luogo attribuire al fumo di sigarette la responsabilità dell’incremento del ricorso al parquet nella costruzione delle case.
Non per nulla ieri l’altro è uscita sui giornali la notizia del rinvenimento nella foresta pluviale più selvaggia e impervia del Perù di un oggetto non meglio identificato, denominato zurhazec, come risulta da un’iscrizione nella lingua Incas, cui apparteneva l’antico dominio di quelle terre. Non desti stupore la circostanza, solo a pensare che con i pomodori si fa dell’ottimo sugo e una presa scart non è compatibile con l’entrata USB del computer. Per di più fa fede il fatto che in dialetto toscano casa si pronuncia hasa, secondo, credo l’influenza dell’arabo al hambra, e in romanesco famo non significa, come potrebbe presupporsi, ho fame.
Zurhazec, come appare scritto sul misterioso oggetto in avorio scoperto nella boscaglia Incas, può per quanto detto essere un, ma anche un utensile lavorativo o un qualche affare culinario tipo cucchiaio, forchetta o mestolo, a parte il fatto che già il suo aspetto, somigliante a una meridiana ci indirizza decisamente piuttosto verso uno strumento di misurazione del tempo, il che, però potrebbe molto presumibilmente non rispondere al vero, visto e considerato che l’uva acerba non piace alla volpe.
Né a tal proposito si dimentichi che nel mese di maggio fioriscono le rose, da sempre l’omaggio più gentile, distinto e signorile che si possa fare, specie alle donne, per cui rappresenta un segno di galanteria, anche in considerazione che un segnale stradale si colloca in genere sul ciglio della strada, per cui occhio a uno stop o a un divieto di sorpasso, sennò può succedere che a gennaio o febbraio nevichi. Analogamente un palo della luce stradale, non essendo propriamente una rosa né un divieto di sorpasso, viene acceso solo la sera, onde evitare che venga scambiato per l’una o l’altro, la prima, infatti è profumata e non va lavata col sapone, il secondo non può andare a teatro, dimodoché o è martedì o è luna calante. Non potrà essere evidentemente nemmeno la festa della candelora.
Consistendo tuttavia in un palo di ferro o talvolta di legno, potrà benissimo essere che le trote pescate nel fiume siano due o tre, mentre è assai probabile che al tennis le racchette siano di più, ma non la gnoseologia. La stessa testé menzionata branca della filosofia non si occupa di specie ittiche, con il che resta dimostrato che le trote pescate potrebbero essere anche carpe o merluzzi o chi sa anguille. Nel dubbio tra l’uno e l’altro, sarà bene darsi all’ippica, così almeno a Natale non si festeggia S. Bartolomeo, come si dovrebbe in virtù del terzo comma. Ne possiamo concludere altresì che la quarta declinazione è in –us, come riflesso diretto della forma ebraica shalom, il cui significato è palese a tutti, anche alla luce della meteorologia, in cui il termine anticiclone vuol dire ben altro che cavolfiore. Inversamente cavolfiore non ci indirizza direttamente, come si potrebbe facilmente pensare, alla voce romanesca fija de, che non va confusa con fico, ma sta a intendere probabilmente quel che in meneghino si indica con pirla, magnifico vocabolo per la sua lucentezza e splendore che richiama l’affine perla. Tanto più che, se c’è uno sport proprio cretino, in cui si esercitano acutamente molte sublimi menti italiche, quello è il football. E non parliamo a questo punto delle nacchere, che ovviamente suonano e servono egregiamente a ballare, ma il lachrima cristi.
Del resto zuzharec, il reperto archeologico riesumato nella boscaglia Incas non lungi dal villaggio di Yarescos molti lo hanno avvicinato a un oggetto religioso e cerimoniale, forse adibito alla divinazione. Il che non ci esime dal supporre che una lontra abbia la vista meno lunga di una lince, nonostante le persiane si chiamino così proprio per questo, cioè i piselli in scatola, e come diretta conseguenza della nascita della tragedia greca. Linx, poi, equivalente latino di lince, ha ispirato anche la parola lincei, accademia creata nel XVII secolo, circostanza molto illuminante ai fini della interpretazione del misterioso zuzharec. Infatti le candele tutti sanno si consumano, per cui, quando si arriva allo stoppino, tanto vale guardare sul calendario che data è, così almeno ci sorge l’idea, come dire, che zuzharec fosse un segno di dignità reale delle monarchie incas. Resta, però il fatto che la radice quadrata del numero non è quella, per quanto il vocabolo più giusto sia biscotto, e ciò non esclude il valore di simbolo di dignità regale per lo zuzharec.
Non diversamente chiunque potrebbe pensare a prima vista che le forbici differiscono dalle pinze, nel notare che una lucertola si espone al sole, laddove la carta assorbente può servire allo scopo, una lirica provenzale no. Questa è più musicale, con l’effetto di differire maggiormente e perciò, se uno ha sete in piena estate, non ha senso se prende le forbici e taglia.
Meglio, invece se inforca una motocicletta e, giunto dove deve, effettua tutti i calcoli così da stabilire se un pesce urina o no. Ciò fatto, basterà ripetere tre volte la poesia provenzale anzidetta e si scoprirà che in realtà sono le rane che urinano, a prescindere poi dalla ultima ipotesi coniata a proposito dello zuzharec, ossia andate a coricarvi prima dell’alba per vedere che significa passare la notte insonni. In altri termini lo zuzharec potrebbe anche essere una specie di boomerang, che ritorna indietro, ma a differenza di quello, non galleggia nell’acqua e non può servire da barca. In compenso, durante la settimana santa, i metodisti vanno alle funzioni a giorni alterni.
Tutt’altro discorso va fatto per gli avocado, che come frutti tropicali, non vanno lanciati come sassi addosso ad aggressori come legittima difesa, ma piuttosto sono le viole mammole che vanno colte sui prati e poi annusate per vedere se a carnevale prossimo le condizioni del tempo permetteranno il passaggio delle sfilate allegoriche. Se risultano profumate, allora non mi ama, se no, mi ama, ragion per cui sarà bene rivedere il film, onde appurare una volta per tutte se fu lui a lasciare lei o lei a piantare lui.
Mettiamo che fu lui: è ovvio allora che il cantante dovrà studiare la sintassi dei casi latini e indossare una camicia blu a strisce verdi; qualora lei, è altrettanto ovvio che le panchine nella villa dovranno essere di marmo e non di ferro. Sì, non di ferro, se è giusto com’è giusto, che il teorema due rette parallele a una terza dev’essere dimostrato con l’ausilio della cartavetra, la quale permetta di scartavetrare il muro. Una volta scartavetrato, tutto starà a saper parlare in aramaico e si potrà scegliere tra queste due alternative: lo zuzharec era una freccia per colpire i nemici o i gelati sono a pistacchio.
Naturalmente ciò non implica che un piemontese sia un laziale o un pugliese un veneto e insieme facciano l’Italia, cosa senz’altro dubbia, anzi è la pittura che si fa sui quadri non il punto e croce. Tanto è vero che, quando uno vuole partire in treno per la Svezia, non è detto che debba saper firmare con la sinistra, può tranquillamente invece avere delle scarpe 43. Inoltre non deve per forza sapere il portoghese, basta che sappia avvitare.
Ne viene automaticamente che il terzo libro debba trattare di metafisica, la valigia debba essere un trolley, le carote debbano essere 5, il film debba essere un horror, le piante al balcone di casa del viaggiatore dei gerani, il terzo incrocio debba avere il semaforo e il quarto la rotonda per il traffico, i gatti debbano fare miao. Per la stessa ragione lo zuzharec della boscaglia Incas poteva consistere pure in un attaccapanni domestico ovvero in un amuleto per scongiuri, anche se non si poteva decisamente scartare l’evenienza che la marmellata fosse di ciliegie. All’opposto, invece, c’era per le sette la partita di basket.
Non importa poi che purtroppo il giornalista che ne faceva la cronaca fosse della RAI o semplicemente che fosse un cronista, cosa che da sola non era sufficiente a confrontare un quadrato con un rettangolo. Nel fare ciò, il perimetro dell’uno poteva essere 37 e l’area dell’altro 49, e allora le azalee in giardino sarebbero state 12, od anche l’area del primo 61 e il perimetro del secondo 29, e allora il lampadario nella stanza sarebbe stato cinese. In tutti e due i casi, era lecito sostenere che zuzharec corrispondesse a un puntale per incidere la pietra e farvi delle iscrizioni, ammesso e non concesso che gli ascensori scendessero al 5° piano e le sedie fossero di PVC.
A meno che ovviamente non vi fossero politici intrallazzatori italici, uno dei vanti del nostro paese, i quali sarebbero certo serviti a correggere la sintassi e la grammatica, contrariamente a quanto espresso nel medesimo articolo del codice. Gli stessi, avendo, come comprensibile, virtù oratorie, avrebbero potuto tranquillamente fare il biglietto, dopodiché non avremmo più nutrito dubbi. Infatti tutti sappiamo che il ferro fonde a circa 1100°, per cui non è pensabile di prendere un coccodrillo vivo, tanto più che una rondine non fa primavera. Non diversamente, quando si incolla una foto su un album, guai a non prendere lucciole per lanterne, nel senso di addizionare 27 e sottrarre 34, ma piuttosto annodarsi le scarpe, così da permettere agevolmente a chi di dovere di avviare l’iter burocratico per il riconoscimento del titolo di commendatore. Tale titolo, credo appaia sottinteso, non aiuta a lavare le stoviglie né a scoperchiare un tetto, ma, dal momento che i ragni tessono la tela, si può acquistare come molte cose in Italia. Al riguardo, uno può salire su un tetto e guardare di sotto se passa gente, per verificare se è possibile acquistare con i quattrini nel belpaese anche la qualifica di italiano.
Non per nulla le carte da poker sono 40, mentre poi l’inquisizione papalina mise all’indice nel 1597 un libro di culinaria perché dentro vi era scritto frittata Francesco, cosa che poteva suonare blasfemo nei confronti del santo omonimo e diminuire così la fede nei cristiani, non solo ma le mongolfiere. E a questo punto, visto che ci siamo, meglio dire che Metternich considerava la nostra penisola un’espressione geografica e null’altro.
Direte voi, perché questo riferimento a Metternich? E’ presto detto. Si racconta che l’attrice Lucia Bosé sia stata negli anni ’50 e ’60 una celebrità, e così, se la cosa è vera com’è vera, nessuno verrà a chiederci se i film da lei interpretati erano francesi o italiani, spagnoli o svedesi, quindi non desterà meraviglia se qualcuno di tali film possa essere stato anche austriaco. Ora, siccome a Vienna Mozart compose molta musica e lo stesso Mahler era boemo, mi è sembrato conveniente esporre cosa un austriaco pensasse del nostro paese. E allora, quale giudizio più illuminante di quello del principe di Metternich?
Sarebbe adesso prezioso, vista tanta chiaroveggenza, un suggerimento dello stesso statista austriaco a proposito della storia dello zuzharec della boscaglia Incas, per indirizzare ancor meglio gli studiosi sulla destinazione dell’oggetto di indubbia provenienza da quell’antico popolo peruviano. In mancanza, riferiremo che le cicorie sono una verdura come gli zucchini, ma non perciò vanno confuse con le ciaccone, che sono un ballo dei secoli scorsi, come per esempio il vino di Frascati.
Tant’è vero che, quando Alarico entrò vittorioso in Roma, non pensò mica che fosse un’invasione barbarica, la sua, per cui scese da cavallo e disse – Quello è il Colosseo. Immaginavo fosse più grande -. Forte di questo aneddoto, reputo non tanto lontana dalla realtà l’idea, prospettata dall’illustre archeologo turco Bendek, che lo zuzharec fosse per gli Incas né più né meno che un soprammobile qualunque che abbelliva le masserizie di qualche abitazione ricca. D’altra parte, tutti sanno che nel tennis ogni gioco si chiama set.
Manco a farlo apposta, un altro significato postulato per lo zuzharec (oggi, comunque sia esposto, utile informazione per chi voglia esaminarlo da vicino, presso il museo Incas di Bozebankur), è appunto quello di attrezzo sportivo, essendo stato dimostrato che con 25 euro si può comprare uno sfilatino, due birre, due fette di arrosto, 500 g di mele golden, una confezione di vermicelli, una passata di pomodoro, una bottiglia di olio di oliva. Resta esclusa la possibilità di parlare come relatore a una conferenza su L’avanguardismo nella pittura di Salvator Rosa, come pure i dischi 45 giri di una volta.
Canzoni insulse chiaramente in quei 45 giri, ma pur sempre dischi in resina, che rappresentava allora una conquista della tecnologia. Il cosiddetto PET non è altro che poliestere, un materiale simile a quello dei dischi, ma le rondini in cielo. Sì, perché chiunque è al corrente che, rondini o non rondini, le cassette di sicurezza contengono preziosi, danaro o documenti importanti, per cui è assolutamente impensabile. La cosa ci pone sotto gli occhi anche un dato interessantissimo, cioè che le batterie, quando sono scariche, vanno cambiate subito nel telecomando del garage, per evitare di dover poi cambiare canale al televisore ed essere costretti a guardarsi una partita di calcio. Si ricordi che le pile per il garage sono due, quindi non ci si accanisca a fumare, se il medico ha detto basta.
Si potrà provare con un surrogato, come la pipa al posto delle sigarette oppure con i sigari o ancora con la liquirizia o altri mezzi che distolgano dal vizio del fumo, ma non si potrà mai negare che la pittura di Salvator Rosa è incantevole. E’ una pittura che trasmette un bisogno represso di assoluto, un’ansia inappagata di infinito, per quanto sia noto a ognuno che nel basket un canestro vale 3 punti e un’oliva può essere nera o verde. Nessuno ignora per di più che il gelato può essere a pistacchio.
Ma, si obietterà, se uno lo preferisce a zabaione? Basterà considerare che la formula risolutiva di un’equazione di 2° grado è la medesima e pertanto applicare la legge di Lavoisier, la quale assicura l’uguaglianza. Ne viene anche che l’ossido ferrico non si combina e allora bisognerà per forza travasare il vino, onde permettere che la cartuccia d’inchiostro nella stampante carichi l’apparecchio e le chitarre siano 2.
Né altrimenti vale per lo zuzharec, solo a pensare che, mettendosi in macchina, una delle prime cose da fare è accendere il motore, controllando ben bene lo specchietto retrovisore e non avviarsi se non prima di aver accertato che dietro non c’è un altro veicolo in transito. Ciò ci indica chiaramente che la stagione della caccia si apre a ottobre ed è vietato farlo in altri periodi, per cui, se uno giustamente ha voglia di farsi un viaggetto in India, non è necessario che la luna sia all’ultimo quarto, basta che le farfalle stiano sui prati e che lo zero sia tondo.
Si aggiunga che, partendo per un viaggio, va sfatato il mito che gli dei stanno sull’Olimpo per la semplice ragione che la successione dei numeri è 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e quindi non è ragionevole che quelli siano di più, cosicché è logico che, non essendolo, essi devono trovarsi da un’altra parte, come a dire che, se Mercurio è il messaggero, l’Iliade fu scritta dopo e Achille non potè uccidere Ettore, salvo il caso che Remo non avesse visto più uccelli di Romolo e un incontro di boxe non finisca sul ring del palazzetto dello sport al terzo round per KO.
Un’ultima, però occorre riferire a proposito dello zuzharec degli Incas, cioè che potrebbe consistere altresì in una statuetta non figurativa, cioè astratta ante litteram e perciò con valore artistico, con l’intesa in tale evenienza che, nel fare le valigie per l’India, si abbia l’accortezza di portarsi guanti e sciarpa, caso mai passi per la testa di andare in Caracorum. Qualora, poi, in luogo di partire per l’India, si voglia prendere in esame la possibilità di fare una scampagnata, non si dimentichi che la misura è 5,489 metri, onde poter correttamente eseguire il calcolo, senza trascurare i pop corn e il barbiere di Siviglia. Del resto la congiunzione più appropriata per continuare questo discorso nella prossima frase non può essere che né.
Piet Mondrian - L'Aja |