martedì 20 dicembre 2016

SEMPRE TROUBADOUR

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Edouard Manet - Musique à les Tuileries


  Eccoci al secondo appuntamento di dicembre con la poesia de L'eretico Bruno. In questo spazio troveranno ora posto due nuove liriche di Gerardo Allocca, nel medesimo stile delle altre che le hanno precedute. Un'impostazione compositiva da me già illustrata in passato, per cui rimando al link http://nolanoblog.blogspot.com/2013/09/lora-della-poesia-la-poesia-secondo.html del 3 settembre 2013 
(questo link va digitato ex novo, giacché non funziona in  automatico)
  Sono poesie, queste, che intedono indicare una via innovativa e inedita a questo genere artistico, ma che finora, come del resto il loro corrispettivo in campo narrativo dello stesso autore, Gerardo Allocca, non hanno incontrato il favore dell'editoria, della stampa e della critica ufficiale. Segno ne sia che non hanno una loro significatività? Può darsi, lo concedo.
  Ma non è escluso, anche, che si tratti invece di un grosso granchio preso dai medesimi soggetti, ossia editoria, stampa e critica italiche, il che, considerando che sono accomunati da un eguale denominatore che ne regge le fila, intendo gli interessi meschini e personalistici cui sottostà attualmente la penisola, come pure il condizionamento forzato di clan letterari che da decenni infestano la cultura nazionale, il che, dicevo, è più che mai plausibile. Orbene, se ciò fosse, verrebbe destituita di fondamento, al contrario la letteratura ufficiale del paese, con le sue edizioni di grido in malafede, i suoi premi farsa, le sue recensioni che chiamerei quanto meno bugiarde.
  Una ragione in più perché L'eretico Bruno, alias Gerardo Allocca, se non fosse già la sua obbedienza agli spiriti artistici che lo pervadono e che da sola basterebbe, sia invogliato a proseguire sulla strada dello scrivere vuoi in forma poetica che narrativa; non solo, ma a offrire i suoi scritti alla lettura e alla riflessione dei lettori, ove ve ne siano, e speriamo molti, di questo blog.
  Presentiamo, dunque le due poesie che seguono come strenna natalizia de L'eretico Bruno a quanti avranno la gentilezza, il giudizio e l'accortezza, nonché la sensibilità di rivolgersi a queste pagine che trovano la ragione del loro essere nel nome dell'arte e della letteratura.


 




ROMANTICHERIE


Comunque sia, non erano camelie
fresche nella saletta del caffè,
né il cielo di quel giorno o quelle dalie
nella vetrina al negozio e le griffe
sapevano altrimenti, giù a quel bigio
cielo coperto a ottobre, nauseante.
Perfino le parole nel meriggio 
uscivano in note d’arpa scordate.


Un voltastomaco, insomma al ricordo,
eravamo in due e pareva nessuno,
si girava a vuoto in cerca d’approdo,
ma lo scalo sulle carte nemmeno
risultava, noi sapevamo solo
che c’era sempre lontano un orizzonte
ogni volta ed ogni volta toccarlo
sembrava fatto e poi finiva in niente.


In sostanza, i nostri confini esposti
alle continue invasioni dai barbari,
sedevamo nei triclini nei posti
con il fiato sempre sospeso, ignari
se mai sarebbe finita ed avremmo
riacquistato la pace e lo splendore
antico, intanto che ogni alba ad un palmo
credevamo di poter sicuri essere.


Io e te così, comunque sia, una luce
falsa avanti agli occhi, le nostre rose
vedemmo sfogliarsi, farsi di pece
le verdi acque alle nostre dita scorse,
cambiarsi in fumo tutto il nostro fieno,
in foglie secche le nostre dorate
spiagge, poi fummo per l’altro ciascuno 
un ricordo di irte specchiere infrante.









NONOSTANTE IL MARE




Non sarebbe sennò caduto il vaso

cinese ed infrantosi in  mille pezzi

per terra o stato dal vento furioso

scoperchiato il tetto tra gli olezzi

del giardino e il galeone arrembato

coi suoi ori e preziosi delle colonie

dai corsari al ritorno sul tragitto,

le are sacre a Vesta per cerimonie

razziate fino all’osso e date a fuoco

da mano incivile e rozza di barbaro.

I mandarini via spazzati in blocco

dalla grandinata su ciascun albero

abbattutasi non sarebbero stati,

lo specchio al comò un maldestro martello

non avrebbe incrinato, non più fatti

fallire dal crack in borsa i marchi in calo,

non punto il dito la spina di rosa.

L’acqua però s’infiltrò dal terrazzo,

sul tavolo nel gioco per scommessa

 tutt’altra carta estrassero dal mazzo,

il gabbiano fu raggiunto da schiocco

di fucile esploso da mezza costa,

l’incendio divampò su tutto un fianco

del bosco e nulla ormai ne resta,

polvere s’ammassò  sul pianoforte

 che stecca ormai a tutta forza in salone,

il busto nella villa sulla fronte

a furia di gelate e solleone

venne smangiato nel suo marmo in pieno,

quella lettera fu spietata in tutto

e ora  il bacio in faccia al mare persino,

che sancì l’amore, è affatto scordato. 

                                                    




giovedì 1 dicembre 2016

ANCORA TROUBADOUR


L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Paul Klee - Tappeto del ricordo




L'eretico Bruno dedicherà il mese in corso alla poesia. Attraverso due post, di cui questo è il primo e cui seguirà un secondo sempre a dicembre, verranno presentate alcune composizioni in versi di Gerardo Allocca, l'animatore di questo blog. Informate ad una medesima poetica ed un medesimo gusto, che l'autore si sforza sia il più proprio e originale possibile, queste sue cose hanno l'ambizione di onorare l'arte della poesia e la letteratura, intese come alte espressioni dell'umanità. Un tentativo, questo, sicuramente vacuo e sterile in un paese come l'Italia che non è un paese, nelle maglie com'è di discriminazioni territoriali che ne minano ogni unitarietà, di clan artistici che fanno il bello e il cattivo tempo, di poteri meschini che ratificano e sanciscono tutto questo e il resto ancora. Come un moderno troubadour, alla stregua di quelli in lingua d'oc che viaggiavano con le loro canzoni tra il mille e il milleduecento da una corte all'altra della Francia, L'eretico Bruno ora viaggierà su questo blog. Ma non ci saranno castellani, in un paese che non è un paese come l'Italia (per cui parlare per noi campani di una Campania autonoma o addirittura indipendente non è proprio insensato) i mecenati sono definitivamente tramontati e tutto risponde alla logica del denaro spicciolo al di sopra di ogni nobiltà d'animo. Segue un video in cui scorreranno i versi di una mia poesia, Congiunture astrali, sullo sfondo delle musiche di Dario Allocca.







Altre poesie seguiranno questo mese nel blog.




Paul Klee - Clown

martedì 1 novembre 2016

VERLATRIX

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Frank Gerhry - Louis Vuitton Paris
































Ed eccoci al III stralcio del brano narrativo i cui primi 2 sono stati presentati nei mesi scorsi. Uno stile già da me consacrato innerva e sottende quest'altra mia pagina, appartenente al romanzo in via di completamento Lungo il muro. Un discorso compositivo uniforme, da me già sperimentato nel passato, prosegue sulla medesima falsariga, sì da configurare una ben definita personalità e fisionomia artistica. Che poi di questa impronta letteraria personale non si sia mai accorto il mondo dell'editoria e della cultura pubblica, non fa che attestarne la bontà e la significatività, considerando che questo paese è vitttima di clan artistici e lobby  economico-finanziarie che ne condizionano pesantemente il corso, spesso e volentieri stravolgendo ad arbitrio ed a proprio uso e consumo la realtà delle cose, col distorcerela secondo i propri fini.





(III STRALCIO)


In ultima analisi, fu lui, Salvator Rosa, a fondare a Firenze l’Accademia dei percossi, dopodiché, sempre dipingendo le sue bellissime marine, i golfi, le battaglie, i ritratti, le allegorie, passò, presso i Maffei, a Volterra e lì compose le sue tre satire, la Poesia, la Musica, la Pittura e realizzò il noto autoritratto. Non fu lui, però, ma l’idraulico l’altro giorno. Avevo in bagno la vasca che perdeva e lo chiamai, dimostrando che, quando si ha bisogno di qualcosa, non sempre si svolta a destra all’incrocio. Magari si può anche invertire la marcia, ma converrà in ogni caso assicurarsi che ci sia il carburante. Non debba mai succedere che l’apotema del poligono sia il medesimo, quando, preso un caffè al bar, uno vada alla cassa e dica mi dia anche un cornetto! In tal caso è scontato che ci vorrà un altro caffè, sennò il cornetto farebbe duro in gola e allora, con un altro caffè, quale sarà il nuovo apotema per il poligono, se non ? Il , dunque rappresenterà il valore, ma non il totale, che sarà l’inverso del caso precedente, ossia quello in cui, riempito il modulo, lo si firma, senza omettere la data.
  La data della morte del Rosa è un’altra, sia ben chiaro. Un appassionato di tennis non suonerebbe mai il pianoforte, a meno di non saperlo fare, così il pittore napoletano del secolo decimo settimo non poteva non viaggiare sempre in carrozza o in groppa a un destriero. In tal modo fece in realtà, rimpatriando da Firenze a Napoli nel 1646, ma  non si tratta qui di raccontare come un marmista lavora le soglie o i davanzali di una casa, quanto piuttosto di stabilire quanti denti abbia in bocca un elefante, visto e considerato che o tre o quattro sempre festa è comunque di domenica. Poniamo, infatti, che i denti siano 32, uno potrebbe senza difficoltà dire che i lampadari stanno a testa in giù, cioè il caffè dopo tutto è una bevanda, mentre se fossero 33, qualcuno si sentirebbe autorizzato a mettere il timbro sulla fattura di 758,56 per la fornitura di gasolio da riscaldamento. In tutti e due i casi i pesci avrebbero le pinne, ma non è detto che le cascate siano del Niagara. Potrebbero, per così dire, per esempio, anche essere rosse, intendo le scarpe di vernice.
  Non essendo, però quelle di Cenerentola, è probabile che il barile sia di champagne francese e non di rhum giamaicano, nel qual caso è evidente che le trombe sono quelle delle scale. Come potrebbero effettivamente essere quelle dell’orchestra, se la coperta sul letto è diversa da quella degli anni passati? Per assurdo, allora le caramelle dovrebbero essere a menta.
  Quindi, signori miei, non si abbia da ridire, quando affermo che il torroncino si fa con le nocciole e le mandorle, tanto più che il travertino non è alabastro, per cui ce ne vuole di più di benzina per fare i chilometri. Per 250 ce ne vuole circa 28 litri, per 460 trentatré giocolieri, per 670 due candele di cera, per 78 un peluche, per 5 l’alfabeto cinese. Si ponga attenzione che nei calcoli relativi alla benzina la consonante t è dentale, dunque sarebbe un errore fare il perimetro del triangolo, piuttosto la coda del pavone.
  Fatto sta che, si dica quel che si dica, nel 1646 il Rosa era di nuovo a Napoli. E vi sembra che, tornato il pittore a Napoli, le già citate mandorle avessero il guscio? Non solo, ma anche i verbi in –ire, per via del passato remoto che fa io andai in luogo di noi spendemmo. La spiegazione è tutta in una questione di soldi, dal momento che spendere 25 è ben diverso che spendere 43. La legge è quella del massimo risparmio con la massima quantità, non qualità. Ecco la ragione per cui  i colliers di perle ci sono, i cavalli no.
  Già, un cavallo ha la coda, la qual cosa ci rende noto come un francobollo si debba incollare, ma le sardine in scatola. La salamoia se non altro le conserva, anche se poi  una rondine sta sul nido. In fin dei conti il nido non differisce, in parole povere nella parola fenetre ci vuole l’accento circonflesso. Ciò ci porta a escludere che il vino fosse bianco, altrimenti il treno doveva partire prima, con la conseguenza che in Italia molti politici sono in odore di mafia. E fosse solo questo! Si pensi che la luna è tonda, quindi, allorchè una gru deve sollevare un carico, non vi dico quanti melograni pendono dai rami.
  Eppure Salvator Rosa non ne dipinse mai, forse in considerazione della lunghezza da qui a lì. Sarebbe stato, credo, quanto meno blasfemo dipingere melograni, alla luce del principio secondo cui un corpo immerso in un liquido riceve una spinta. La spinta sarebbe stata uguale a quella del liquido e allora le mattonelle sarebbero state di maiolica. Invece sappiamo tutti benissimo che è meglio wi-fi.
  Appare così in tutta la sua verità la famosa massima eppur si move, applicando la quale è presumibile che il Rosa, una volta a Napoli, si unisse ai rivoltosi nella famosa insurrezione di Masaniello, addirittura intruppandosi nella Compagnia della morte, che tendeva agguati agli spagnoli occupanti e cui aderirono altri pittori, come Aniello Falcone. Si vede che il divano è un mobile, sennò spiegatemi perché, compilato un modulo, ci vuole la data, basterebbe che si prendesse una tenaglia e si estrarrebbe il chiodo, no? C’è, è vero il problema se il chiodo sia da 5 o da 10, ma ciò non toglie che, per cucire, ci vuole l’ago. Per moltiplicare, alla fine ci vuole il per e non il più. 
  Ma forse il Rosa sperava che la sommossa di Masaniello servisse non solo a migliorare le condizioni dei popolani vessati, quanto anche a liberare Napoli e la Campania dal piede straniero, ridando ad esse il fiato necessario a provvedere al proprio assetto civile e sociale e dando vita magari a una Campania indipendente, nel quadro degli stati italiani di allora? La cosa equivaleva a calcolare il volume. Non potendo determinare la quotazione esatta del vaso antico, si fu costretti, dando un valore approssimativo al volume, a coltivare la pianta in terreno, il che impose l’uso di pala e vanga. Ciò fatto, si potè mettere il meno e confrontare il risultato con i limoni di Sorrento.
  Purtroppo il babà si fa col rhum e a Nola dicono nun fa mai juorno, facendo sì che, quando nel vicino comune di Saviano, fa giorno, a qualche migliaio di chilometri da lì, non so, a Singapore, d’inverno è già notte. Avvenne perciò che il volume era quello del cilindro, da cui derivò necessariamente la discesa dello slittino nel bob a due. Il povero Rosa, con la forca che gli pendeva sul capo, al ritorno a Napoli degli spagnoli, fallito il moto del Masaniello (e perfino quello del suo, forse più degno successore, Gennaro Arnese), non potè conseguentemente che prendere la via della fuga per tempo e riparare a Roma. Lì, naturalmente il volume era quello.
  Essendolo, non era pensabile che l’edera non fosse rampicante, a meno che uno non avesse la patente per guidare i camion. In tal caso, si sarebbe potuto anche pensare ad una bougainville dai fiori cremisi, così da venire incontro alle legittime aspettative dei marinai, i quali, come ben si può intuire, viaggiano. Orbene, Rosa si rimise a fare quadri, inclinando, con l’età più tarda, verso soggetti più mitologici ed allegorici che in passato, come l’Humana Fragilitas e Lo spirito di Samuele. Non dico con ciò che le angurie siano nespole, ma fuor di dubbio che siano diverse. Chi, per la verità potrebbe chiamarle zucche, se è vero che la cifra individuata con il calcolo è almeno pari?
  A nessuno salterebbe in mente, scommetto, di considerarla sbagliata, solo a riflettere che le liane stanno nella jungla e il merluzzo è un pesce. Fossero le prime del deserto sahariano e il secondo un uccello d’alto passo, ammetterei anche che il più sia per e allora ci vorrebbe la samba brasiliana, ma, signori, posto che italiano è un aggettivo (non importa in fondo, per non creare equivoci, cosa voglia dire), ditemi voi com’è possibile prendere un trapano e dire con questo faccio i buchi? Sarebbe a dir poco verdognolo, nel senso di impastatrice per calce.
  Al contrario Salvator Rosa era, in più che pittore, anche poeta dalla vena satirica e musico dalle molte arie liriche, e sempre frustava i costumi e la coscienza dei suoi contemporanei, presi nel vortice oppiaceo della loro miopia umana: di qui quel sentimento della lontananza che si coglie nelle sue tele ed affreschi, di qui anche l’espressione aver fegato per indicare una scatoletta di tonno da usare per cena accompagnata da un’insalata di lattuga e scarola.
  Egli, lo scenografo delle marine e dei paesaggi incastonati e incantati nella storia, non soggiornò, però mai ad Amsterdam e non viaggiò mai in Patagonia, né assaggiò mai il mango o lanciò il boomerang, né, per restare in tema di meccanica dei fluidi e onde acustiche, la destra, né la sinistra, né il sotto, né il sopra, ma morì. Era il 1673, non il gonfietto della bicicletta e adesso ricordo finalmente il nome del farmaco consigliatomi l’altro giorno per il raffreddore, parlando con certe persone che frequentano con me il tennis, Cex. 



Luigi Vanvitelli - Casina sul Fusaro

domenica 2 ottobre 2016

XANDOLAJ



L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Hans Arp - Ombra cinese



Eccoci al secondo troncone della narrazione già presentata lo scorso mese e inclusa nella sua interezza nel mio romanzo in corso Lungo il muro. Il pezzo non fa che riproporre la medesima mia poetica, che stimo assoluta mia prerogativa. Per il resto niente di nuovo sul fronte occidentale, come diceva Erik Maria Remarque: le vicende del mondo letterario italiano continuano a procedere sui binari della mistificazione pubblica e del nascondimento della realtà effettiva, sotto la pressione di clan artistici e poteri privatistici, negatori dell'autenticità.




(II STRALCIO)



  Tutto questo per dire che la partita di pallanuoto si svolgerà mercoledì prossimo e non è con le motociclette che si fa un cocktail, anzi ce ne vogliono di più. Tornando, ora, come dicevamo, a Salvator Rosa, va senz’altro fatto presente che nel footing bisogna indossare delle tute leggere, soprattutto quando ad assistere ad una pellicola in un cinema si preferisce con tutto lo schifo che passa per le sale di proiezione una moltiplicazione a tre cifre. Inoltre il footing non dispensa dal telefonare e dire pronto. Ecco che conviene piuttosto ripetere il conto, dopodiché basterà un fax e le pizze arriveranno direttamente a casa. Ovviamente non significa che il fax debba essere fatto ad un altro numero, qualora sia 889345678, sol perché finisce con 8, per niente, non essendo detto che le barche in mare debbano a andare per forza a remi. Mettiamo che vadano a motore, chi potrebbe affermare che il numero non debba cominciare per 7?  
  Italiano, insomma non significa necessariamente colui che telefona ad un utente con il 7 all’inizio e l’8 alla fine, ma può anche indicare l’aspirapolvere vecchio modello. Con ciò mi sembra evidente che Salvator Rosa sia un pittore frainteso dalla critica e sottovalutato. Egli era figlio di Vito Antonio de Rosa e Giulia Greco. Le doppie spine della corrente, per restare in tema, sono molto utili e non tanto in virtù della filosofia aristotelica quanto del bowling: infatti con una sola boccia si può fare strike. Volendo tirarne tutte le opportune conclusioni, fu perciò che a Caporetto le buscarono di nuovo gli italiani, per non dimenticare i limoni di Sorrento, che sono assai succosi e liquorosi, a differenza della preposizione del. In Rosa si respira, con queste premesse, la freschezza della natura, il senso del mistero, l’atmosfera del lontano, un impasto del tutto originale di stimoli e messaggi che ne fanno un artista di richiamo e suggestione unica, paragonabile senz’altro al Caravaggio. Si vive con Rosa una dimensione temporale realmente palpabile e alienante, si viene trasportati come di peso in un mondo come fu, travolti in un sortilegio che ci rapisce al presente, come in una specie di dormiveglia in un pomeriggio soleggiato di marzo, girando in un monumento barocco. Sia chiaro: egli non rappresenta la prova vivente che il prodotto della somma per la differenza corrisponde al totale diminuita di tot, ma bisogna pur considerare che i gerani vanno messi in vaso.
  Semmai, la sua figura ci dà la misura dei grossi abbagli della critica e della storiografia del bel paese, che sputa sentenze lusinghevoli pretenziosamente su autentiche corbellerie. Non per dire che gli italiani siano tutti dei ciarlatani, bensì per ricordare che i gerani vanno innaffiati più che assiduamente, di tanto in tanto, così da permettere loro di assorbire interamente l’acqua e sfruttarla integralmente.  
  Diverso il discorso per le rose, che invece hanno bisogno di un apporto continuo di acqua, laddove, andando dal fioraio, non è implicito che uno debba anche andare dal tabaccaio a comprare, che so, delle gomme da masticare. Chi gli potrebbe vietare di andarsi a comprare, al contrario un abito di mezzi tempi, dopodiché andare a far visita alla suocera con la moglie e infine fermarsi al ristorante per la cena, eventualmente passando prima per il bancomat a prelevare un po’ di quattrini? Nessuno, come nessuno potrebbe negare che Salvator Rosa sia relegato da una vaniloquente critica nazionale tra le file degli artisti minori, a parte poi i pomodori S. Marzano, che tutti sanno essere, come quelli del nolano, un prodotto tipico e di altissima qualità. Ebbene, in fatto di pomodori, non c’è pure chi erroneamente pensa che sia il cuore la sede dei sentimenti, quando poi, chi lo ignora, è il cervello a trovarsi nel cranio e a decidere se oggi è martedì o giovedì?
  Non è escluso, tra parentesi che sia domenica, cosa che ci induce a ipotizzare che il triangolo possa essere isoscele. E se lo è, seguite il ragionamento, perché l’angolo non dovrebbe essere acuto e allora l’opera non la Turandot? Passi che due cantanti lirici possono benissimo essere uno un basso, l’altro una contralto, ma che poi se ne possa inferire che tre volte tanto sia lo stesso, questo no. S’immagini che la Jambonet, notissima soprano marsigliese, preferiva a tutti  gli spettacoli il Rigoletto e si afferrerà immediatamente anche come la somma degli angoli non debba differire, anche per effetto del gioco della pallacorda, che una volta si praticava e che tutto è fuorché il riso soffiato, una volta assodato che la macchina è a diesel.
  Orbene, ciò detto, si potrà ancora dire che Salvator Rosa fu anche musico e poeta? E perché no, alla luce del concetto scientifico di parsec, inteso come unità di misura del lavoro fisico, cioè come forza applicata ad un corpo moltiplicata per lo spostamento da esso subito lungo la direzione della forza. Il concetto ci autorizza, infatti a sollevare un corpo e poi appoggiarlo con la certezza che a 500 Km di distanza non piova, per cui o sarà lunedì o mercoledì. E se sarà uno di questi giorni, come potrà non essere che un napoletano sia ben altro da un pugliese e un veneto da un milanese, un romano da un toscano e un genovese da un trentino? Se questo è ovvio, lo sarà anche che mafioso è una parola italiana. Portando alle estreme conseguenze il ragionamento, si potrà anche dire una mela sta sull’albero.
  Non solo, ma per via delle mummie. Queste erano egizie, e allora ditemi voi com’è possibile che il prezzo della verdura sia aumentato? Se non altro con le cicorie si fa l’insalata, quindi il prezzo non dovrebbe corrispondere, mentre invece sono i carciofi e i cavolfiori che si mettono sott’olio, comportando che la fusoliera di un aereo è di alluminio, da cui deriva che per fare un viaggio da Bombay a Napoli ci vogliono un 7 ore di volo. E se ci vogliono 7 ore, sarà logico che al tempo di Salvator Rosa c’erano i cavalli.
  A cavallo, pertanto egli viaggiò tra Napoli e Roma, dove partecipò all’organizzazione delle manifestazioni del carnevale, in occasione delle quali venne in urto con il grande GianLorenzo Bernini, il che lo indusse a trasferirsi, naturalmente a cavallo, a Firenze, sotto la protezione del cardinale de’ Medici. E’ lì, a Firenze, che c’è l’Arno, circostanza questa che spiega perché, quando piove molto, il livello del fiume cresce e così o cavolfiore o zucchino sempre verdura è. E le verdure, si sa, si chiamano anche ortaggi, portandoci così in tutta evidenza a questo, cioè a ritenere senza ombra di dubbio che l’ombrello serva, quanto meno per scongiurare che uno, salendo le scale d’un palazzo, non debba per forza suonare il campanello prima di entrare in casa altrui. Le carote, per esempio contengono la vitamina, cosicché un aperitivo non occorrerebbe, ma ci vorrebbe una lampada da tavolo.
  
                                                                                    (segue)