lunedì 1 febbraio 2021

PERROL 1

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio





Salvatore Emblema - Senza titolo


L'eretico Bruno riparte con la narrativa, dopo un numero dedicato alla poesia: è la volta di un nuovo passo di narrativa dal titolo Perrol, che ci accompagnerà per qualche mese. E' una tranche del romanzo Visita di Sirdi, e Luisa Perri, di cui si racconta in essa, è una delle figure che contano nell'economia di esso. E' una bibliotecaria nella città immaginaria di cui favoleggia il libro, proveniente dal nolano, dove esercitava come modesta cronista di terza pagina ed era in corsa per una cattedra all'ateneo partenopeo. Qui si riferisce di come fu che lasciò quel suo mondo per traslocarsi a Sirdi, la città fantomatica di cui si parla nel libro. Il resoconto procede nel filo romanzesco con la mia consueta linea discorsiva, che chiamai un giorno schizofrenica o astratto-cubistica o ancora potrei dirla dodecafonica. L'impronta espressiva in effetti rifugge dal canonico schema logico e razionale, per adottarne uno originale, che non si conforma al protocollo verbale in vigore. Inoltre altri sono i risvolti della mia narrazione, che vanno al di là dell'ambito puramente discorsivo e investono la impalcatura del romanzo, come pure le coordinate per così dire di sceneggiatura e sviluppo dei contenuti esposti, di ottica e intelaiatura degli episodi che vivono nella storia, e di essi non potrei disquisire esemplandoli alla luce di  questo solo paragrafo del libro, ma in toto, nella integralità a tutto tondo del romanzo. Questi accorgimenti e presupposti di "mestiere" vanno a riverberarsi sulla solita disastrosa realtà del mondo intellettuale pubblico italico, pur sempre signoreggiato da poteri oscuri e clan culturali, che fanno il bello e il brutto tempo, calpestando la verità e la integrità dei valori in campo e adoperandosi solo in funzione dei loro particolari e generali interessi. E' un'antitesi irrimediabile tra la mia dimensione artistica, che trova estrinsecazione nei miei scritti, e la grettezza della mentalità dell'ufficialità nazionale, priva di qualunque consistenza oggettiva. Nel segno di questa irrisolta contrapposizione, consegno ai miei apprezzati lettori quest'altro campione della mia letteratura.






 

Il legno di tek in oggetto, pertanto è duro. Esso ha un colore, ma non calore, il quale, come ognun sa, d’inverno serve in casa. Non per nulla, con le margherite si potrebbe sapere se m’ama non m’ama. E se m’ama, il faraone d’Egitto era re, se non m’ama, o la pinza o il chiodo.

Ficcato il chiodo, si tratta di appendere il quadro e fosse il cielo tutti pagassero in Italia le tasse. Allora il quadro sarebbe un tondo e le melenzane piantate nell’orto. Invece le automobili vanno a benzina e i cani fanno bau.

Venendo a noi, gli aborigeni della Papuasia si tingono il volto. Lo fanno, credo, per le mosche che volano e, quelle volando, il treno ferma nelle   stazioni. Come alla gare di Parigi, città dove fecero capo tutti i massimi pittori e scultori tra il 1850 e il 1950. Per non parlare del sole a mezzanotte, che si vede in Finlandia.

E che dire di Luisa Perri, la bibliotecaria di Sirdi? Non che l’acqua è liquida e il carbone solido, non che un vaso sta sul balcone, non che l’alluminio è leggero, ma noi e voi. Ella, orbene, proveniva da quel di S. Giuseppe, nel nolano, e, diversi anni avanti, addottoratasi in lettere antiche, aspirava a una cattedra di filologia classica in ateneo. Lungi dall’interessarsi di impressionisti, cubisti, futuristi e surrealisti, tutte correnti figurative parigine, ella ben sapeva che la radice cubica di 64 non corrisponde a 5. Era immersa, quindi nello studio di certi antichi codici, che lei credeva l’avrebbero condotta a una prestigiosa impresa nel suo campo accademico, la quale le sarebbe valsa la prestigiosa cattedra. Logicamente ne derivava il biancospino e non il ferro da stiro abbellisca i campi.

Il garofano, dal suo canto può non essere giallo, a differenza dei rubinetti, che si aprono sempre per fare uscire l’acqua. E qui sorge naturale la domanda: fu Parigi la vera capitale dell’arte figurativa moderna? La risposta non può prescindere dalla considerazione che i pesci respirano nel mare e le campane suonano.

Per meglio ancora lumeggiare la questione, si pensi che, se piove, si aprono gli ombrelli. Inoltre Luisa Perri addivenne, proseguendo le sue indagini sui codici antichi, alla conclusione che esisteva un papiro in lingua ellenica, recante uno scritto di mano propria del pensatore eleate Parmenide, di  cui  pure  nulla  di  propriamente  autografo  le  biblioteche conservano. Parmenide, noto solo per bocca di Platone, non visse a Sibari come Pitagora, per cui si dice anche tra moglie e marito non mettere il dito. Non che il marito sia nel giusto, ma, quando torna a casa e proclama - Sono stanco -, la moglie ha pure il diritto di spegnere il televisore, se non le piace. E poi, non è vero che ella di nascosto se la intende con Raffaele, piuttosto è vero che le cipolle fanno lacrimare e allora chi ci spiega perché il marito debba sentirsi proferire in faccia – Mi hai seccata; torno da mia madre -, quando viceversa le aringhe sono in scatola? E la capitale francese, la charmante Paris, come si spiega abbia costituito una specie di calamita per i principali pittori e scultori a partire da metà ottocento e fino a metà novecento?

Benché Luisa Perri, un tempo in corsa per una cattedra di filologia classica a Napoli, non fosse in grado di soddisfare tanta legittima curiosità, di una cosa era convinta, indottavi dalle sue ricerche testuali, che, cioè, il papiro inedito parmenideo fosse nascosto sotto il pavimento del tempio dorico di Cerere a Pestum, ma di ciò aveva affidato esclusivo e unico resoconto a una sua dissertazione, che, da lei custodita gelosamente in segreto da chiunque, si accingeva a pubblicare e che, se suffragata dalla effettiva scoperta del documento nel luogo da lei indicato, le avrebbe spalancato le porte dell’agognata cattedra. Ma le stelle stavano in cielo e ognun sa che un gatto ha quattro zampe, circostanze che da sole bastano a dimostrare che una frittata si fa con le uova.

                                                                                                                                                              (Segue)