mercoledì 1 febbraio 2023

JAGGHES 5

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Salvatore Emblema - Senza titolo


Riprende la narrativa su questo blog, dopo la parentesi poetica di gennaio. Siamo a febbraio ed è tempo di carnevale, quando ogni scherzo vale. Ma si potrebbe mai permettere degli scherzi la narrativa, nel cui campo tutto è maledettamente serio, perché tutto è maledettamente sbagliato? La risposta è ovvia, considerando in che stato vergognoso si trova la narrativa in lingua italica (ma quella in altre lingue non è che sia in più allegro stato), nelle mani di una congrega di editori, che ha del malavitoso, non nel senso che esercitino propriamente la delinquenza, no, ma nel senso che esercitano scientemente il calpestamento della letteratura, che grazie alla loro incompetenza e malafede viene gravemente compromessa e la gente presa per i fondelli, attraverso la diffusione di opere di scarso o nessun valore artistico, spacciate come il non plus ultra disponibile. Essi e i clan culturali, che fanno i loro interessi personalistici, sono una iattura per il mondo dell'arte, poiché la inquinano pesantemente a causa delle loro scelte prevenute e volutamente mistificatorie. E' perciò che ho sempre parlato di assoluto medioevo e di chiusa e ottusa inquisizione operante nella nostra epoca, in cui i media, soggetti al potere dominante e alle lobby (come sono appunto quelle degli editori, a loro volta intrecciate con quelle della finanza e della politica, nonché con i clan culturali esistenti). E' un tempo, questo, in cui sembra apparentemente che tutto sia trasparente e regolato da logiche democratiche, mentre in realtà vige l'omertà più assoluta, che asseconda l'esercizio dell'autorità dei gruppi prevalenti, i quali così vengono a comporre una sorta di tacita oligarchia insieme a chi dei media vi accondiscende scientemente. In tal modo anche il più insignificante soggetto si adegua a questa logica, contribuendo all'applicazione del volere delle leve di comando, in un mondo come il nostro globalizzato, dove tutto ha ripercussione in tutti i luoghi. Sembra paradossale, ma ci troviamo immersi perciò in un buio medioevo, dove dettano legge i media e i loro detentori, per cui anche vige di fatto la più gretta inquisizione nel campo della cultura, visto che la gente comune vi si rimette ed affida ciecamente. Peggio forse che ai tempi oscuri del S.Uffizio papalino, se non fosse che non ci sono roghi e tribunali, perché almeno allora un libro contava per se stesso, che godesse o no dell'imprimatur, mentre oggi l'imprimatur o l'indice inquisitorio vengono imposti dai media, che tutto possono decidere ed imporre all'uomo della strada. Un libro stampato in sostanza oggi cade nel vuoto senza la ratifica dei media e viene così per così dire posto all'indice. Per sfuggire a questa tagliola, ora, chi vuole legga questo mio nuovo brano, che non obbedisce al conformismo omologatore della centralizzazione autocratica oggi in auge. 






[Continuo di Jagghes 4 del 1° dicembre 2022]

  Alle 12 e 15 approdarono a Ischia. Naturalmente questa era la prova che un barbiere può chiamarsi anche Jò.

                                                                         (Segue)

 Ciò detto, mi sembra appena il caso di ricordare che nell’automobilismo pit stop non significa andare a tutto gas, per quanto nel far west una volta spadroneggiassero gli indiani. Ecco in virtù del citato pit stop come avvenne quel che avvenne a Palazzo Schioppa: divampò una infuocata disputa su chi fosse l’autore dell’affresco conteso, che in tanti non vollero riconoscere di mano berniniana. E ci fu (Teodoro Giobba) chi disse Giuseppe Ribera, chi (Lando Crimalchi) Bernando Cavallino, chi (Simone Arcolisci) Luca Giordano, chi (Eduardo Lava) Francesco Solimena, chi (Federico Salfi) addirittura Salvator Rosa e chi infine (Ugo Mascetti) continuava a sostenere Mattia Preti. Poco mancò che si bucasse la ruota e si dovesse cambiare l’olio, e allora si sarebbe dovuto anche andare dall’elettrauto, solo che, dato che il carrozziere si trovava più vicino, poi non si poteva sapere se fossero le candele ad essere guaste o bisognasse cambiare invece 479 il filtro.

   Siccome non si trattava delle gomme, alla fine si optò per la I decade di Tito Livio e si lesse Machiavelli. A questo punto, tutto stava a decidere se era meglio lui o Guicciardini, al che si pensò giustamente che, per saperlo, bastava rivolgersi a un veterinario, anziché a un gommista o a un elettrauto. Effettivamente così il colore poteva essere nero metallizzato e si sarebbe risparmiato di scegliere tra Machiavelli e Guicciardini, tanto o l’uno o l’altro sempre occorreva aspettare la primavera per vedere spuntare le viole. Un altro ebbe inoltre a dire che in fondo sia l’uno che l’altro dei due scrittori erano toscani e in una Campania autonoma o indipendente sarebbero stati quasi dei forestieri. Il problema, però era, una volta ciò assodato, se un lombrico scava il terreno maggiormente in un giardino o nell’aperta campagna, per il semplice fatto che d’estate ci sono le pesche, laddove a Carnevale si festeggia con le maschere. 

(Continua)