martedì 1 giugno 2021

PERROL 5

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Salvatore Emblema - Senza titolo
Salvatore Emblema - Senza titolo

 

Questo blog si ripresenta con un altro brano, il quinto in prosecuzione dei precedenti 4, tutti appartenenti al medesimo paragrafo del romanzo Visita di Sirdi, qui denominato Perrol. L’avventura intellettuale di Luisa Perri si dipana attraverso le sue disavventure professionali, cagionate dall’impari concorrenza dell’accademico romano Assarosa. Ma non è tanto questo risvolto che ora voglio sottolineare, quanto l’analogia tra quelle disavventure e quelle patite dal redattore di questa nota e del romanzo di cui sopra, il padre, in sostanza della creatura di fantasia Luisa Perri e di tutte le altre che popolano Visita di Sirdi. Sono oramai più di quarant’anni che scrivo e quindici che questo romanzo è stato partorito, e, in tutta sincerità, ho perso la speranza di vedere un giorno il riconoscimento letterario per le mie realizzazioni artistiche. Le vicissitudini della Perri sono un po' anche le mie, che mi vedo bandire dalla cittadella delle lettere italica, per l’ostilità, credo a questo punto patente, di qualche clan del mondo culturale nazionale e di un potere accanito contro di me. Clan e potere che in mille modi complottano contro la mia letteratura, negandole l’accesso al pubblico, non dico solo al grande pubblico, ma perfino a quello, che fors'anche maggiormente mi soddisferebbe, più ristretto, dei competenti ed addetti ai lavori. Si tratta di una chiusura condivisa nei miei confronti, che fa sì mi vengano sistematicamente chiuse tutte le porte che io cerchi di aprire nel mondo della letteratura. Vi è insomma una volontà nemica che si manifesta ai miei danni e che, orchestrata da quei clan artistici e da quel potere ad essi alleato, vanifica ogni mio sforzo di ricevere dei riscontri. Tutto ciò ripropone il dramma di un’Italia oligarchica e di casta, ossia, ben lungi dalle apparenze di società democratica e moderna, ci riporta indietro ai tempi bui del ventennio mussoliniano, dell’ottusa inquisizione papalina e del medioevo più gretto e oscurantista. Una condizione, questa, che coinvolge purtroppo la comunità internazionale, tutta solidale e concatenata da un destino comune, che oggi prende il nome di villaggio globale. Che dire ancora? Forse che, quindi, leggere queste altre mie righe che seguono non servirà a risolvere un bel nulla, tutt’al più a sconsolarsi ancora di più, i miei rarissimi lettori sono avvertiti.






 

Né Claude Monet o Paul Cézanne potrebbero esistere senza Parigi, la vera musa delle arti figurative moderne. Gli elleni della Magna Grecia sì senza la madre patria, in quanto col tempo essi vennero a costituire un mondo a parte e, più che dei conquistatori delle terre dell’Italia meridionale, rappresentarono di questa la prima splendida manifestazione di civiltà.

Sia Greci che Italioti, dunque, essi produssero a Elea, presso Salerno, una scuola di pensiero che segnò, con Parmenide e Zenone, la nascita della metafisica occidentale, la cui patria, molti lo ignorano fu, pertanto, la Campania. Non la pampa argentina,  dove  pascolano   le   mandrie,  le   quali,   essendo bovine, vanno soggette a controllo veterinario. Allo stesso modo, la ruota del luna park gira.

Anche  la   terra   lo   fa,  non   la   conserva  di pomodoro, che si compra. Uno la può comprare dal salumiere o al supermercato, permettendo la legge che chi lo voglia faccia il bucato. L’importante è che dopo tutto il sergente non sia il tenente.

La storia si complica se si tratta di un caporale. Mi spiego: un caporale non è un ufficiale e, facendo la spesa o lui o la sua donna o chi per esso, deve procurarsi detersivo per il bucato, a meno che non mandi tutto in lavanderia. Ma qui sta il punto, le farfalle stanno sul prato.

La parola italiano non è suscettibile di altrettanta delucidazione. Tanto per capirci, siciliano non è lo stesso che camelia da giardino e lombardo non corrisponde a profumo di lavanda. Non si esige qui alcuna illuminazione, al contrario di quanto capitò a Luisa Perri. Ella venne a sapere che Assarosa, il cattedratico capitolino, predisposto l’intervento di prospezione sulla struttura muraria della rocca di Agropoli per il conseguente recupero del papiro parmenideo, aveva colto nel segno e acquisito il documento, riportando un brillante successo professionale. Poco mancò che tutti dicessero, all’apprendere questa notizia, arrivederci a Singapore.

Al massimo avrebbero potuto invece andare in bicicletta, per quanto, a dire il vero, non sempre dipingere sia semplice. Lo era di sicuro per tutta l’avanguardia artistica che operò (o ne subì l’influsso) nell’ambiente parigino tra metà ottocento e metà novecento. In un certo senso si sarebbe potuto intendere il fenomeno come un tailleur, cioè o questo o quello dei prodotti surgelati.

Alla fin fine, o questo o quello, era pur sempre una partita di calcio, e che finisse 2 a zero o 3 a 1 non cambiava, purché il negoziante di vernice portasse i baffi. Era, questa una condizione imprescindibile, altrimenti il tipografo si sarebbe dovuto chiamare Luciano.

Il suo nome era, diversamente Salvatore, ma Luisa Perri se ne infischiava, tanto la storia del papiro e di Assarosa l’aveva avvilita. Ormai sentiva che la sua carriera universitaria era definitivamente compromessa e preclusa, non solo, ma anche l’onore e il plauso nel campo della filologia, che ella si aspettava, era andato in fumo. Sentiva come il numero fosse 31. Ciò che non sentiva era proprio l’opportunità della lettera d.

Ella avrebbe mai creduto che Giorgio De Chirico, grande pittore dei nostri tempi, non fosse vissuto a Parigi anche lui, come Braque o Léger o Modigliani? Per la verità lo ignoriamo, come pure la pinza.

Il trapano serve invece a fare buchi, come quando si prende il caffè. C’è chi lo preferisce corto e chi lungo, chi caldo e chi freddo, chi assoluto e chi macchiato, chi piange e chi ride, chi nasce e  chi  muore,  chi  va  e  chi  viene, chi prende l’aereo, chi.

Luisa Perri era chi ormai reputava uno strano, inafferrabile enigma, a lei nemico, pesasse sulla sua persona, tanto da negarle qualunque felice riuscita nel campo accademico e intellettuale, col preferirle sempre e comunque i personaggi del mondo ufficiale, graditi alla cerchia pubblica che contava (ella li chiamava, questi della cerchia in auge, i papaveri di una democrazia apparente, stile ottocento, in realtà un’oligarchia travestita). Per non tirarla in lungo, il 7 di picche.

(Segue)