L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Salvatore Emblema - Senza titolo |
Questo blog si ripresenta con un altro brano, il quinto in
prosecuzione dei precedenti 4, tutti appartenenti al medesimo paragrafo del
romanzo Visita di Sirdi, qui denominato Perrol. L’avventura intellettuale di
Luisa Perri si dipana attraverso le sue disavventure professionali, cagionate
dall’impari concorrenza dell’accademico romano Assarosa. Ma non è tanto questo risvolto che ora voglio
sottolineare, quanto l’analogia tra quelle disavventure e quelle patite dal
redattore di questa nota e del romanzo di cui sopra, il padre, in sostanza
della creatura di fantasia Luisa Perri e di tutte le altre che popolano Visita
di Sirdi. Sono oramai più di quarant’anni che scrivo e quindici che questo
romanzo è stato partorito, e, in tutta sincerità, ho perso la speranza di
vedere un giorno il riconoscimento letterario per le mie realizzazioni
artistiche. Le vicissitudini della Perri sono un po' anche le mie, che mi vedo
bandire dalla cittadella delle lettere italica, per l’ostilità, credo a questo
punto patente, di qualche clan del mondo culturale nazionale e di un potere
accanito contro di me. Clan e potere che in mille modi complottano contro la
mia letteratura, negandole l’accesso al pubblico, non dico solo al grande
pubblico, ma perfino a quello, che fors'anche maggiormente mi soddisferebbe, più
ristretto, dei competenti ed addetti ai lavori. Si tratta di una chiusura
condivisa nei miei confronti, che fa sì mi vengano sistematicamente chiuse
tutte le porte che io cerchi di aprire nel mondo della letteratura. Vi è
insomma una volontà nemica che si manifesta ai miei danni e che, orchestrata da
quei clan artistici e da quel potere ad essi alleato, vanifica ogni mio sforzo
di ricevere dei riscontri. Tutto ciò ripropone il dramma di un’Italia
oligarchica e di casta, ossia, ben lungi dalle apparenze di società democratica
e moderna, ci riporta indietro ai tempi bui del ventennio mussoliniano,
dell’ottusa inquisizione papalina e del medioevo più gretto e oscurantista. Una
condizione, questa, che coinvolge purtroppo la comunità internazionale, tutta
solidale e concatenata da un destino comune, che oggi prende il nome di
villaggio globale. Che dire ancora? Forse che, quindi, leggere queste altre mie
righe che seguono non servirà a risolvere un bel nulla, tutt’al più a
sconsolarsi ancora di più, i miei rarissimi lettori sono avvertiti.
Né Claude Monet o Paul Cézanne
potrebbero esistere senza Parigi, la vera musa delle arti figurative moderne.
Gli elleni della Magna Grecia sì senza la madre patria, in quanto col tempo
essi vennero a costituire un mondo a parte e, più che dei conquistatori delle
terre dell’Italia meridionale, rappresentarono di questa la prima splendida
manifestazione di civiltà.
Sia Greci che Italioti, dunque, essi
produssero a Elea, presso Salerno, una scuola di pensiero che segnò, con
Parmenide e Zenone, la nascita della metafisica occidentale, la cui patria,
molti lo ignorano fu, pertanto, la Campania. Non la pampa argentina, dove
pascolano le mandrie,
le quali, essendo bovine, vanno soggette a controllo
veterinario. Allo stesso modo, la ruota del luna park gira.
Anche
la terra lo
fa, non la
conserva di pomodoro, che si
compra. Uno la può comprare dal salumiere o al supermercato, permettendo la
legge che chi lo voglia faccia il bucato. L’importante è che dopo tutto il
sergente non sia il tenente.
La storia si complica se si tratta di un
caporale. Mi spiego: un caporale non è un ufficiale e, facendo la spesa o lui o
la sua donna o chi per esso, deve procurarsi detersivo per il bucato, a meno
che non mandi tutto in lavanderia. Ma qui sta il punto, le farfalle stanno sul
prato.
La parola italiano non è suscettibile di
altrettanta delucidazione. Tanto per capirci, siciliano non è lo stesso che
camelia da giardino e lombardo non corrisponde a profumo di lavanda. Non si
esige qui alcuna illuminazione, al contrario di quanto capitò a Luisa Perri.
Ella venne a sapere che Assarosa, il cattedratico capitolino, predisposto
l’intervento di prospezione sulla struttura muraria della rocca di Agropoli per
il conseguente recupero del papiro parmenideo, aveva colto nel segno e
acquisito il documento, riportando un brillante successo professionale. Poco
mancò che tutti dicessero, all’apprendere questa notizia, arrivederci a
Singapore.
Al massimo avrebbero potuto invece
andare in bicicletta, per quanto, a dire il vero, non sempre dipingere sia
semplice. Lo era di sicuro per tutta l’avanguardia artistica che operò (o ne
subì l’influsso) nell’ambiente parigino tra metà ottocento e metà novecento. In
un certo senso si sarebbe potuto intendere il fenomeno come un tailleur, cioè o
questo o quello dei prodotti surgelati.
Alla fin fine, o questo o quello, era
pur sempre una partita di calcio, e che finisse 2 a zero o 3 a 1 non cambiava,
purché il negoziante di vernice portasse i baffi. Era, questa una condizione
imprescindibile, altrimenti il tipografo si sarebbe dovuto chiamare Luciano.
Il suo nome era, diversamente Salvatore,
ma Luisa Perri se ne infischiava, tanto la storia del papiro e di Assarosa
l’aveva avvilita. Ormai sentiva che la sua carriera universitaria era definitivamente
compromessa e preclusa, non solo, ma anche l’onore e il plauso nel campo della
filologia, che ella si aspettava, era andato in fumo. Sentiva come il numero
fosse 31. Ciò che non sentiva era proprio l’opportunità della lettera d.
Ella avrebbe mai creduto che Giorgio De
Chirico, grande pittore dei nostri tempi, non fosse vissuto a Parigi anche lui,
come Braque o Léger o Modigliani? Per la verità lo ignoriamo, come pure la
pinza.
Il trapano serve invece a fare buchi, come quando si prende il caffè. C’è chi lo preferisce corto e chi lungo, chi caldo e chi freddo, chi assoluto e chi macchiato, chi piange e chi ride, chi nasce e chi muore, chi va e chi viene, chi prende l’aereo, chi.
Luisa Perri era chi ormai reputava uno strano, inafferrabile enigma, a lei nemico, pesasse sulla sua persona, tanto da negarle qualunque felice riuscita nel campo accademico e intellettuale, col preferirle sempre e comunque i personaggi del mondo ufficiale, graditi alla cerchia pubblica che contava (ella li chiamava, questi della cerchia in auge, i papaveri di una democrazia apparente, stile ottocento, in realtà un’oligarchia travestita). Per non tirarla in lungo, il 7 di picche.