martedì 1 settembre 2015

LUMIEL

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente facilmente obliterabile del nostro passaggio


Henry Moore - Plastik two large forms

Il mio cammino artistico prosegue e qui ne presento un'altra pagina narrativa, tratta dal romanzo in corso Lungo il muro. E' un cammino solitario, al di fuori del conformismo editoriale dell'Italia dei clan, un cammino originale, ossequioso di una formula letteraria unica, che mi studio di perseguire e coltivare in proprio. Non importa quello che ne possano pensare critici o lettori ligi e osservanti del corso ufficiale della letteratura istituzionale italiana. Non di letteratura italiana si tratta, infatti, in questa pagina, bensì di letteratura in lingua italiana e, più segnatamente campana.   
Il passo che segue costituisce un paragrafo a sè del romanzo in gestazione e verrà presentato in due tronconi, di cui quello appresso è il primo



  , la pioggia non cadeva più, il che fece pensare che non ci fossero più acrobati nel circo, ma solo borse nelle vetrine. Ci fu anche chi presuppose che i semafori fossero 47, ma il punto non era questo, bensì quanto vale una bufala da latte quando la luna è al I quarto? Per lo più la risposta era un po’ di meno, nel senso, credo, che, asciugati i vetri dopo aver lavato l’auto, c’è sempre il problema di essere o non essere. Naturalmente la stima poteva essere anche diversa, ma questo implicava che si stabilisse con precisione, riguardo alla terza decade di Tito Livio, se sì o no.
  Sì avrebbe significato che le piastrelle del bagno erano quelle, no che il foglio non fosse il figlio, anzi fossero il doppio i lampioni stradali. Nel dubbio tra l’uno e l’altro, si poteva sempre transigere, cioè non farsi lo shampo e dire: ovviamente. Restava comunque il problema di vedere se le pagine fossero quelle o di più, intendo prendere il tappeto in salotto e batterlo energicamente sulla ringhiera.
   La cosa era del tutto lecita, a meno che non si scambiassero assi per fiori, in pratica si girassero le carte e si annunciasse poker. L’effetto sarebbe stato il medesimo se, giocando con carte napoletane, si fosse proclamato che le previsioni del tempo erano diverse. Ecco spiegato il perché fosse cessata la pioggia, ma non perché le carte fossero da gioco.
  Erano effettivamente 40 le carte, ma non altrettanti i reati che si contestavano a certi personaggi di lusso che tenevano banco sulle cronache italiane, di più ancora. Si vede che la dodicesima parte corrispondeva, mentre le oche erano capitoline. Inversamente, capitoline non erano necessariamente le oche, ma anche, che so, facendo un giro a piedi, prendendo l’aereo per Bombay, innaffiando i fiori del balcone, cliccando sul mouse, mettendo la firma sull’assegno.
  Il poeta Nevio, per esempio, venne a lite con i Metelli e così non poteva certo essere 568934 il numero di telefono del fruttivendolo, ma piuttosto 348025, da cui dipende direttamente che il premio assicurativo dell’autoveicolo era aumentato di 51 euro, a parte poi la Turandot, la Gerusalemme liberata, il verbo amare, la congiunzione quando.
  Si capiva allora come quella mattina ci fossero state le telecamere in strada da quelle parti, voglio dire insomma che la parentesi non era ancora chiusa e bisognava aggiungerci dentro la frase sono entrato nel bar e ho mandato giù un po’ di bicchierini. Fuori parentesi ora bisogna aggiungere che la I Georgica non va confusa con la III Bucolica, anzi la raccomandazione vale anche per il contatore della luce, in cui la seconda levetta a destra è quella del salvavita, circostanza, questa del contatore, che comporta essere stato Orazio a nascere  a Venosa, non il frangiflutti del porto.  Tuttavia, non a Venosa era ubicato il bar di cui si faceva poc’anzi menzione, bensì ad Avellino e, parlando di bar, è logico che, nel libro, a pag. 57 non si trattasse dell’esagono, ma dell’ottagono. Essendo inoltre quest’ultimo regolare, è escluso che ci fosse molta gente al bar, tutt’al più sì e no tre o quattro tavoli erano occupati e un apparecchio diffondeva nel locale una musica francese. Questo non dice nulla se presbiteriano fosse lo stesso che metodista, ma solo il 14° capitolo.
  In altri termini le famose marine di Salvator Rosa indicano chiaramente che se proprio spiove, non per forza la fermata dell’autobus dev’essere l’altra. Può benissimo essere infatti che, smettendo di piovere, gli ombrelli siano smessi e perciò è insensato pretendere che le cotolette si facciano senza l’uovo. D’altra parte le frittate sono anche dette homelettes e allora come si fa a dire che per suonare la tromba ci vogliono i polmoni d’acciaio, quando poi è noto a chiunque che, volendo far salire l’ascensore, bisogna premere il pulsante del piano? Parlare dunque di Campania indipendente o autonoma, come fanno certuni, non è lo stesso che avvitare con il giravite, ma 55.


Giuseppe Recco - Ancora la vita con pesci

  55 e non 74 per il semplice motivo, lampante a tutti, che un insetticida non si chiama più flit, anzi c’è chi lo designa con il termine ammazzamosche, il che non è precisamente come prendere una caffettiera e fare il caffè. E si capisce, se è vero, com’è vero, che il caffè viene dai tropici e lì fa caldo, per cui non è tanto ragionevole mettersi un pullover di lana. Logica conclusione: se il caffè è tropicale, la birra è poco alcolica, cosicché resta univocamente dimostrato che il numero non può essere 74, ma l’altro.
  E poi mi sembra anche ovvio che, se le cose stanno in questi termini, ossia il pan grattato, non basta un rotocalco gossip. Ci vuole ben altro, come salire su un autobus cittadino, accendere una sigaretta, il punto e virgola. In sostanza il bar si chiamava Il pedone e si trovava nel centro di Avellino. Essendoci poca clientela, a un certo punto vi fecero l’apparizione, per lo più singolarmente o alla spicciolata, dei cameraman televisivi con le loro videocamere. Non era perché il doppio fosse 2395, né per lo stop, ma si trattava quella mattina di assodare se la terza parte del totale fosse quella, quindi un po’ di meno. In altre parole le telecamere erano lì perché di lì tra circa un’ora e mezza doveva transitare, da poco partita, una corsa podistica, il cui traguardo era, dopo un lungo giro, a circa 10 Km, in una delle piazze cittadine.
 Con ciò non voglio dire, si badi bene, che i pop corn sono fatti col mais, né che Matusalemme visse di più, ma solo che non si deve mettere la cioccolata sulle verdure, se non altro così si evita che una scala mobile sia più lunga, nel senso di archiviare una pratica. Altrettanto dicasi per i tornei di boxe, che, non dovendo un postino per forza consegnare una raccomandata se non c’è il destinatario, non implicano che il dopobarba sia profumato al mentolo, al contrario potrebbe essere che il regalo del compleanno sia uno spray deodorante per le ascelle e allora ditemi voi se è pensabile che il rodondendro stia sul prato? La verità è che in Italia si falsificano tante cose, a cominciare da boom a finire a splash, vattelapesca dunque. Mi spiego meglio, qualora ti dicano che 8 è blu e 87 è giallo, non devi necessariamente pensare che ci debba essere un’eruzione del Vesuvio. Potrebbe in realtà essere che il cavallo sia invece un baio, la viola sia uno strumento musicale, il sale sia iodato, in una parola che lo speaker sia italiano. Poiché in tal caso all’ippodromo ci sarà molta gente, scommettiamo su Varenne e vedremo che o è avverbio o è congiunzione.
  Se è avverbio, il modello da acquistare l’anno prossimo sarà uno spider, se è congiunzione un coupé, l’importante è si prenda una macchina che consenta, una volta prodotta tutta la documentazione per la concessione a noi del mutuo abitativo, di capovolgere il discorso in tribunale a favore dell’imputato. Costui sarà non già quello che ha effettivamente ucciso il marinaio Ettore Gianola, ma il suo complice.
  Roba da telecamere, direte? Può darsi, resta il fatto che quella mattina in via Morelli e Silvati all’altezza del bar Il Pedone ad Avellino si diedero i numeri e le telecamere ci furono veramente, ma non per la corsa podistica, che fu invece deviata su un'altra strada urbana. Non per nulla un bonifico si fa in banca e ci vuole il numero di codice più il nome dell’intestatario, al punto che, se uno scrive FTU973LK significa una cosa, se invece TYQW59OX un’altra. Così avvenne che da un momento all’altro nel bar Il Pedone s’introdusse tale Ferdinando Rumma. Il medesimo non faceva il camionista e non parlava arabo, ma le corde della chitarra si pizzicano e a volte i cani abbaiano, non escluso il passaggio a livello e la pendriver.
  Rumma, orbene ordinò da bere al banco, era solo e pareva molto stralunato. Se proprio vi interessa sapere, egli ci vedeva benissimo e non aveva mai fatto una visita oculistica, tant’è vero che un box per auto si monta sul portabagagli. Ma Rumma non era per fortuna torinese e nemmeno milanese, sennò lì avrebbe alloggiato in qualche albergo o presso qualcuno del posto o sarebbe stato di passaggio, a meno che bis non volesse dire lo stesso. No, egli non aveva una camera d’albergo ad Avellino, ma un secondo nome, Filippo, e faceva del footing ogni tanto, benché le farfalle non fossero sempre vanesse, quindi la lira turca. Ammesso ora che nell’albergo la rubinetteria fosse da cambiare, egli, che pur non vi alloggiava, beveva, beveva a tutta forza un bicchierino dopo l’altro.


                                                                                                         (segue)