Henry Moore - Plastik two large forms |
Il mio cammino artistico prosegue e qui ne presento un'altra pagina narrativa, tratta dal romanzo in corso Lungo il muro. E' un cammino solitario, al di fuori del conformismo editoriale dell'Italia dei clan, un cammino originale, ossequioso di una formula letteraria unica, che mi studio di perseguire e coltivare in proprio. Non importa quello che ne possano pensare critici o lettori ligi e osservanti del corso ufficiale della letteratura istituzionale italiana. Non di letteratura italiana si tratta, infatti, in questa pagina, bensì di letteratura in lingua italiana e, più segnatamente campana.
Il passo che segue costituisce un paragrafo a sè del romanzo in gestazione e verrà presentato in due tronconi, di cui quello appresso è il primo
, la pioggia non cadeva più, il che fece pensare che non ci fossero più acrobati nel circo, ma solo borse nelle vetrine. Ci fu anche chi presuppose che i semafori fossero 47, ma il punto non era questo, bensì quanto vale una bufala da latte quando la luna è al I quarto? Per lo più la risposta era un po’ di meno, nel senso, credo, che, asciugati i vetri dopo aver lavato l’auto, c’è sempre il problema di essere o non essere. Naturalmente la stima poteva essere anche diversa, ma questo implicava che si stabilisse con precisione, riguardo alla terza decade di Tito Livio, se sì o no.
Sì avrebbe significato che le piastrelle del bagno erano quelle, no che
il foglio non fosse il figlio, anzi fossero il doppio i lampioni stradali. Nel
dubbio tra l’uno e l’altro, si poteva sempre transigere, cioè non farsi lo
shampo e dire: ovviamente. Restava comunque il problema di vedere se le pagine
fossero quelle o di più, intendo prendere il tappeto in salotto e batterlo
energicamente sulla ringhiera.
La cosa era del tutto lecita, a meno che non si scambiassero assi per
fiori, in pratica si girassero le carte e si annunciasse poker. L’effetto
sarebbe stato il medesimo se, giocando con carte napoletane, si fosse
proclamato che le previsioni del tempo erano diverse. Ecco spiegato il perché
fosse cessata la pioggia, ma non perché le carte fossero da gioco.
Erano effettivamente 40 le carte, ma non altrettanti i reati che si
contestavano a certi personaggi di lusso che tenevano banco sulle cronache
italiane, di più ancora. Si vede che la dodicesima parte corrispondeva, mentre
le oche erano capitoline. Inversamente, capitoline non erano necessariamente le
oche, ma anche, che so, facendo un giro a piedi, prendendo l’aereo per Bombay,
innaffiando i fiori del balcone, cliccando sul mouse, mettendo la firma
sull’assegno.
Il poeta Nevio, per esempio, venne a lite con i Metelli e così non
poteva certo essere 568934 il numero di telefono del fruttivendolo, ma
piuttosto 348025, da cui dipende direttamente che il premio assicurativo dell’autoveicolo
era aumentato di 51 euro, a parte poi la Turandot, la Gerusalemme liberata, il
verbo amare, la congiunzione quando.
Si capiva allora come quella mattina ci fossero state le telecamere in
strada da quelle parti, voglio dire insomma che la parentesi non era ancora
chiusa e bisognava aggiungerci dentro la frase sono entrato nel bar e ho
mandato giù un po’ di bicchierini. Fuori parentesi ora bisogna aggiungere che
la I Georgica non va confusa con la III Bucolica, anzi la raccomandazione vale
anche per il contatore della luce, in cui la seconda levetta a destra è quella
del salvavita, circostanza, questa del contatore, che comporta essere stato
Orazio a nascere a Venosa, non il
frangiflutti del porto. Tuttavia, non a
Venosa era ubicato il bar di cui si faceva poc’anzi menzione, bensì ad Avellino
e, parlando di bar, è logico che, nel libro, a pag. 57 non si trattasse
dell’esagono, ma dell’ottagono. Essendo inoltre quest’ultimo regolare, è
escluso che ci fosse molta gente al bar, tutt’al più sì e no tre o quattro
tavoli erano occupati e un apparecchio diffondeva nel locale una musica
francese. Questo non dice nulla se presbiteriano fosse lo stesso che
metodista, ma solo il 14° capitolo.
In altri termini le famose marine di Salvator Rosa indicano chiaramente
che se proprio spiove, non per forza la fermata dell’autobus dev’essere
l’altra. Può benissimo essere infatti che, smettendo di piovere, gli ombrelli
siano smessi e perciò è insensato pretendere che le cotolette si facciano senza
l’uovo. D’altra parte le frittate sono anche dette homelettes e allora come si
fa a dire che per suonare la tromba ci vogliono i polmoni d’acciaio, quando poi è
noto a chiunque che, volendo far salire l’ascensore, bisogna premere il
pulsante del piano? Parlare dunque di Campania indipendente o autonoma, come
fanno certuni, non è lo stesso che avvitare con il giravite, ma 55.
Giuseppe Recco - Ancora la vita con pesci |
55 e non 74 per il semplice motivo, lampante a tutti, che un insetticida
non si chiama più flit, anzi c’è chi lo designa con il termine ammazzamosche,
il che non è precisamente come prendere una caffettiera e fare il caffè. E si
capisce, se è vero, com’è vero, che il caffè viene dai tropici e lì fa caldo,
per cui non è tanto ragionevole mettersi un pullover di lana. Logica
conclusione: se il caffè è tropicale, la birra è poco alcolica, cosicché resta
univocamente dimostrato che il numero non può essere 74, ma l’altro.
E poi mi sembra anche ovvio che, se le cose stanno in questi termini,
ossia il pan grattato, non basta un rotocalco gossip. Ci vuole ben altro, come
salire su un autobus cittadino, accendere una sigaretta, il punto e virgola. In
sostanza il bar si chiamava Il pedone e si trovava nel centro di Avellino.
Essendoci poca clientela, a un certo punto vi fecero l’apparizione, per lo più
singolarmente o alla spicciolata, dei cameraman televisivi con le loro
videocamere. Non era perché il doppio fosse 2395, né per lo stop, ma si
trattava quella mattina di assodare se la terza parte del totale fosse quella,
quindi un po’ di meno. In altre parole le telecamere erano lì perché di lì tra
circa un’ora e mezza doveva transitare, da poco partita, una corsa podistica,
il cui traguardo era, dopo un lungo giro, a circa 10 Km, in una delle piazze
cittadine.
Con ciò non voglio dire, si badi bene, che i
pop corn sono fatti col mais, né che Matusalemme visse di più, ma solo che non
si deve mettere la cioccolata sulle verdure, se non altro così si evita che una
scala mobile sia più lunga, nel senso di archiviare una pratica. Altrettanto
dicasi per i tornei di boxe, che, non dovendo un postino per forza consegnare
una raccomandata se non c’è il destinatario, non implicano che il dopobarba sia
profumato al mentolo, al contrario potrebbe essere che il regalo del compleanno
sia uno spray deodorante per le ascelle e allora ditemi voi se è pensabile che
il rodondendro stia sul prato? La verità è che in Italia si falsificano tante
cose, a cominciare da boom a finire a splash, vattelapesca dunque. Mi spiego
meglio, qualora ti dicano che 8 è blu e 87 è giallo, non devi necessariamente
pensare che ci debba essere un’eruzione del Vesuvio. Potrebbe in realtà
essere che il cavallo sia invece un baio, la viola sia uno strumento musicale,
il sale sia iodato, in una parola che lo speaker sia italiano. Poiché in tal
caso all’ippodromo ci sarà molta gente, scommettiamo su Varenne e vedremo che o
è avverbio o è congiunzione.
Se è avverbio, il modello da acquistare l’anno prossimo sarà uno spider,
se è congiunzione un coupé, l’importante è si prenda una macchina che consenta,
una volta prodotta tutta la documentazione per la concessione a noi del mutuo
abitativo, di capovolgere il discorso in tribunale a favore dell’imputato.
Costui sarà non già quello che ha effettivamente ucciso il marinaio Ettore
Gianola, ma il suo complice.
Roba da telecamere, direte? Può darsi, resta il fatto che quella mattina
in via Morelli e Silvati all’altezza del bar Il Pedone ad Avellino si diedero i
numeri e le telecamere ci furono veramente, ma non per la corsa podistica, che fu invece deviata su un'altra strada urbana. Non per nulla un
bonifico si fa in banca e ci vuole il numero di codice più il nome
dell’intestatario, al punto che, se uno scrive FTU973LK significa una cosa, se
invece TYQW59OX un’altra. Così avvenne che da un momento all’altro nel bar Il
Pedone s’introdusse tale Ferdinando Rumma. Il medesimo non faceva il camionista
e non parlava arabo, ma le corde della chitarra si pizzicano e a volte i cani
abbaiano, non escluso il passaggio a livello e la pendriver.
Rumma, orbene ordinò da bere al banco, era solo e pareva molto
stralunato. Se proprio vi interessa sapere, egli ci vedeva benissimo e non
aveva mai fatto una visita oculistica, tant’è vero che un box per auto si monta
sul portabagagli. Ma Rumma non era per fortuna torinese e nemmeno milanese,
sennò lì avrebbe alloggiato in qualche albergo o presso qualcuno del posto o
sarebbe stato di passaggio, a meno che bis non volesse dire lo stesso. No, egli
non aveva una camera d’albergo ad Avellino, ma un secondo nome, Filippo, e
faceva del footing ogni tanto, benché le farfalle non fossero sempre vanesse,
quindi la lira turca. Ammesso ora che nell’albergo la rubinetteria fosse da
cambiare, egli, che pur non vi alloggiava, beveva, beveva a tutta forza un
bicchierino dopo l’altro.
(segue)