L'eretico
Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e
poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi
contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già
dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione
con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico
finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa
intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e
clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Edouard Manet - Musique à les Tuileries |
Eccoci al secondo appuntamento di dicembre con la poesia de L'eretico Bruno. In questo spazio troveranno ora posto due nuove liriche di Gerardo Allocca, nel medesimo stile delle altre che le hanno precedute. Un'impostazione compositiva da me già illustrata in passato, per cui rimando al link http://nolanoblog.blogspot.com/2013/09/lora-della-poesia-la-poesia-secondo.html del 3 settembre 2013
(questo link va digitato ex novo, giacché non funziona in automatico)
Sono poesie, queste, che intedono indicare una via innovativa e inedita a questo genere artistico, ma che finora, come del resto il loro corrispettivo in campo narrativo dello stesso autore, Gerardo Allocca, non hanno incontrato il favore dell'editoria, della stampa e della critica ufficiale. Segno ne sia che non hanno una loro significatività? Può darsi, lo concedo.
Ma non è escluso, anche, che si tratti invece di un grosso granchio preso dai medesimi soggetti, ossia editoria, stampa e critica italiche, il che, considerando che sono accomunati da un eguale denominatore che ne regge le fila, intendo gli interessi meschini e personalistici cui sottostà attualmente la penisola, come pure il condizionamento forzato di clan letterari che da decenni infestano la cultura nazionale, il che, dicevo, è più che mai plausibile. Orbene, se ciò fosse, verrebbe destituita di fondamento, al contrario la letteratura ufficiale del paese, con le sue edizioni di grido in malafede, i suoi premi farsa, le sue recensioni che chiamerei quanto meno bugiarde.
Una ragione in più perché L'eretico Bruno, alias Gerardo Allocca, se non fosse già la sua obbedienza agli spiriti artistici che lo pervadono e che da sola basterebbe, sia invogliato a proseguire sulla strada dello scrivere vuoi in forma poetica che narrativa; non solo, ma a offrire i suoi scritti alla lettura e alla riflessione dei lettori, ove ve ne siano, e speriamo molti, di questo blog.
Presentiamo, dunque le due poesie che seguono come strenna natalizia de L'eretico Bruno a quanti avranno la gentilezza, il giudizio e l'accortezza, nonché la sensibilità di rivolgersi a queste pagine che trovano la ragione del loro essere nel nome dell'arte e della letteratura.
ROMANTICHERIE
Comunque sia, non erano camelie
fresche nella saletta del caffè,
né il cielo di quel giorno o quelle dalie
nella vetrina al negozio e le griffe
sapevano altrimenti, giù a quel bigio
cielo coperto a ottobre, nauseante.
Perfino le parole nel meriggio
uscivano in note d’arpa scordate.
Un voltastomaco, insomma al ricordo,
eravamo in due e pareva nessuno,
si girava a vuoto in cerca d’approdo,
ma lo scalo sulle carte nemmeno
risultava, noi sapevamo solo
che c’era sempre lontano un orizzonte
ogni volta ed ogni volta toccarlo
sembrava fatto e poi finiva in niente.
In sostanza, i nostri confini esposti
alle continue invasioni dai barbari,
sedevamo nei triclini nei posti
con il fiato sempre sospeso, ignari
se mai sarebbe finita ed avremmo
riacquistato la pace e lo splendore
antico, intanto che ogni alba ad un palmo
credevamo di poter sicuri essere.
Io e te così, comunque sia, una luce
falsa avanti agli occhi, le nostre rose
vedemmo sfogliarsi, farsi di pece
le verdi acque alle nostre dita scorse,
cambiarsi in fumo tutto il nostro fieno,
in foglie secche le nostre dorate
spiagge, poi fummo per l’altro ciascuno
un ricordo di irte specchiere infrante.
un ricordo di irte specchiere infrante.
NONOSTANTE IL MARE
Non sarebbe sennò
caduto il vaso
cinese ed infrantosi
in mille pezzi
per terra o stato dal
vento furioso
scoperchiato il tetto
tra gli olezzi
del giardino e il galeone
arrembato
coi suoi ori e
preziosi delle colonie
dai corsari al
ritorno sul tragitto,
le are sacre a Vesta
per cerimonie
razziate fino
all’osso e date a fuoco
da mano incivile e
rozza di barbaro.
I mandarini via
spazzati in blocco
dalla grandinata su
ciascun albero
abbattutasi non
sarebbero stati,
lo specchio al comò
un maldestro martello
non avrebbe
incrinato, non più fatti
fallire dal crack in
borsa i marchi in calo,
non punto il dito la
spina di rosa.
L’acqua però
s’infiltrò dal terrazzo,
sul tavolo nel gioco
per scommessa
tutt’altra carta estrassero dal mazzo,
il gabbiano fu
raggiunto da schiocco
di fucile esploso da
mezza costa,
l’incendio divampò su
tutto un fianco
del bosco e nulla
ormai ne resta,
polvere
s’ammassò sul pianoforte
che stecca ormai a tutta forza in salone,
il busto nella villa
sulla fronte
a furia di gelate e
solleone
venne smangiato nel
suo marmo in pieno,
quella lettera fu
spietata in tutto
e ora il bacio in faccia al mare persino,
che sancì l’amore, è
affatto scordato.