sabato 30 luglio 2022

ALLA GRECIA 2022

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Giorgio De Chirico - Frutta con busto di Apollo


Tanto per cambiare, l'eretico Bruno si ripresenta alla scadenza annuale di fine luglio con un nuovo omaggio alla letteratura greca classica. E' una tradizione di questo blog, che si fonda su una duplice motivazione, da un lato ritornare alle sorgenti della letteratura di tutti i tempi, dall'altro rendere merito a delle pagine superbe in prosa e poesia. Ovviamente, sempre come costume di questo blog, i brani presentati lo sono sempre nella traduzione di Gerardo Allocca, che, nell'attendere a queste interpretazioni dal greco antico, intende compiere delle avventure letterarie, che lo supportino anche nel suo impegno di poeta e scrittore moderno in proprio. Rivivere la letteratura del passato per riceverne utili insegnamenti e stimoli da investire nella letteratura del presente, in barba a clan artistici e poteri meschini. Graecia capta ferum victorem vicit: è la famosa sentenza oraziana e dimostra ancora oggi l'autorità culturale della Grecia, che vogliamo ancora una volta celebrare e onorare. Con ciò, un saluto ai nostri lettori, arrivederci a settembre



ALCMANE (fr.15)

 

Subito, al volo dello sparviero, ecco

le ragazze del coro, uccelli, via! 

(trad. G. Allocca)



POLIBIO - STORIE (I, 1, 1-5)


Ammesso e non concesso per noi ci fossero per caso precedenti tra chi abbiano atteso a raccontare le vicende umane di aver mancato di tessere le lodi della storia stessa, risulterebbe probabilmente l’esigenza di raccomandare a chiunque di preferire e accogliere questo genere di opere per non esserci alcuno più pratico rimedio dell’essere a giorno circa gli avvenimenti trascorsi. Dal momento che però né alquanti né una frazione, ma la totalità per intenderci sono ricorsi a ciò in apertura e in chiusura, sostenendo che più autentica istruzione e addestramento per la vita politica dello studio della storia non v’è e lezione più eloquente e unica per regolarsi elettamente di fronte ai capricci della sorte della memoria delle cose già successe ad altri, si capisce come a nessuno possa apparire conveniente tornare a disquisire su argomenti egregiamente illustrati e da parecchi, meno che mai a noi. E difatti la singolarità medesima dei fatti che ci siamo decisi a trattare, basterà a richiamare e raccomandare chiunque sia, giovane o in anni, a leggere questo scritto (trad. G. Allocca)


 

ANACREONTE (fr. 17)

 

Giù ancora nei flutti schiumosi,

cieco d’amore, dalla roccia

di Leucade precipitarsi

(trad. G. Allocca)



PLATONE - CRITONE (IX-47)


SOCRATE: Sulla scorta delle nostre premesse, a questo punto, v’è solo da vagliare se risponda a equità ch’io provi a evadere di qui o meno contro il volere degli Ateniesi; e, caso mai sembri equo, osiamo, caso mai no, desistiamo. Quelle tue riflessioni circa la privazione del patrimonio e del buon nome e della cura dei figli, il cielo non voglia in realtà coincidano, o Critone, con quelle di coloro che a cuor leggero mandano a morte e riporterebbero in vita, se solo ne fossero in grado, senza cervello, coloro che sono in prevalenza. Per noi, secondo logica, altro non si debba valutare che quanto vengo appena dal dire, cioè se sia corretto passare soldi sotto banco e rendere grazia a costoro che mi cacceranno fuori da qui dentro, così da liberarcene ed esserne liberati, oppure per la verità faremo torto in questo modo. E se parrà che iniquamente metteremo in pratica queste azioni, non si stia assolutamente a discutere né se sia da perdere la vita così, restando inattivi, né se sia da subirne qualunque altri contraccolpi al posto di commettere illegalità.

CRITONE: giudico tu correttamente ti sia pronunciato, o Socrate; ma ora valuta il da farsi (trad. G. Allocca)



SOFOCLE – EDIPO RE (vv. 1524-1530)

 

 Ecco Edipo, Tebani, che il notorio

indovinello spiegò ed importante

divenne: a chi tra noi la sua fortuna

non destava invidia? Ma ultimamente

è precipitato in tanta sciagura

che qual mai terrestre si stimerà

beato, se, a guardare quest’epilogo,

non oltre l’amara soglia tombale?

(trad. G. Allocca)

 

DEMOSTENE – PER LA CORONA (205)

 

In realtà gli Ateniesi in quel tempo non desideravano né un uomo politico né un condottiero sotto il quale stare al riparo da guai, ma in soggezione, rifiutando perfino di vivere, qualora non fosse possibile nel rispetto della libertà. Ognuno era convinto tra loro di non essere venuto al mondo esclusivamente in pro del padre e della madre, bensì anche della patria. Dove sta la differenza? Sta qui, che, avendo idea di vivere solo per i genitori ci si aspetta una morte naturale dal destino, laddove si abbia idea anche per la patria, si sarà pronti a dare la vita pur di non vederla soggiogata, giudicando più odiosi della estinzione corporea il dover tollerare le insolenze e le lesioni all’integrità della patria sottomessa (trad. G. Allocca)


ALCMANE (fr. 13)

 

Non proveniva, egli, dalla campagna,

né grullo era o della schiera dei dotti

né di origine tessalonicese,

né di Erisiche o guardiano di greggi,

 proveniva egli dall’alto di Sardi.

(trad. G. Allocca)

 

venerdì 1 luglio 2022

IL TROUBADOUR XXII-II

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Henri Matisse - Finestra a Tangeri


La poesia è oggi una forma letteraria un pò fuori moda: si sa che è la narrativa che la fa da padrona in letteratura direi dal secondo ottocento. Pur dominatrice del campo per secoli, da quando la prosa si è affermata nel gusto del pubblico e degli intenditori, essa è passata un pò in ombra e dire poeta oggi è come dire una specie di vice di tutto rispetto. I veri protagonisti nel mondo attuale in letteratura sono i narratori, mentre ai poeti spetta una parte di secondo piano sulla scena. Non intendo ovviamente tra la gente comune, dove il rapporto è invertito, voglio dire che tra i dilettanti sono di gran lunga più i poeti che i narratori, al punto che oggi a scrivere poesie ce ne sono così tanti che sicuramente il loro numero prevale su quello dei loro lettori. Io che sono sia narratore che poeta (e un pò anche drammaturgo, poco però, perché in quel genere ho scritto ben poche cose) diciamo che non mi sento più l'uno che l'altro, ma è come procedere su binari paralleli alla partenza, in cui però linee e stazioni sono tutt'altre. La poesia mi ha portato in certe direzioni, la prosa in altre. La mia direzione in poesia è quella di un rilancio della stessa, finita in pastoie e in sabbie mobili, da cui difficilmente può uscire viva. Il mio compito è consistito pertanto in un salvataggio, ripristinando certi valori di essa, che stavano andando in malora. Si spiega perciò anche il riferimento ai lirici greci e alla loro lezione. In narrativa, per me si è trattato non già di un salvataggio, ma di un'estensione, di una prosecuzione di un discorso in evoluzione. E' ora però il momento di presentare qualche saggio del mio preteso salvataggio della poesia. Un salvataggio, che definirei eroico, considerando che oggi il poeta autentico lo è, dovendo da solo combattere contro delle forze preponderanti, quelle della spersonalizzazione e omologazione selvaggia, imperante nel nostro tempo, facile esca di poteri autocratici e clan artistici, che se ne alimentano, come un incendio con il vento. Ecco, allora che, come in narrativa, la mia battaglia contro l'unilateralità di certi caporioni della finanza e della politica e delle cricche artistiche di questo paese si sposa con quella contro la globalizzazione internazionale, che tutto riduce al comune denominatore nelle mani delle oligarchie dei media e dei loro detentori.



 

…così è che si scioglie la neve e cadono

le foglie degli ontani dissanguate,

questo è l’indirizzo dove domani

ho appuntamento…

 

                                   in cielo quattro nuvole

bastano a fare un giorno, il porto è sempre

pieno di navi e merci, vanno e vengono.

Io immagino un fabbro che batte un ferro

di fuoco all’incudine e il ferro cambia

forma, giusto un pugno di creta in mano.

 

 

FILOSOFIA

  

Ma poi dove finisce il pingue suono

delle trombe, quando tacciono o il volo

delle cavolaie, quando si posano?

Dev’essere che l’aroma, suo assolo,

della fresia vada pur a raccogliersi

da qualche parte, perché poi le allodole

stiano a cantare, sui muri a rapprendersi

la malta, a maturare ogni mensile

rata, l’automobilista a cambiare

l’olio del motore, pensile in grotta

la stalattite corposa a crescere,

la nave in viaggio a seguire la rotta.

  

O sarà che le pale della ventola

del radiatore girano lì a vuoto,

la banderuola sul tetto vi balla

per chi sa che, non certo per il vento,

nella cassa di scale sale e scende

l’ascensore come gli salta l’uzzolo,

sulla riva, mai senza tregua, le onde

schiumano per fare champagne solo,

il tuo cuore pulsa ogni istante in petto

per gareggiare con il ticchettio

del pendolo e la pesca sta non frutto:

palla a Natale che luce un fottio?

 

Piovvero intanto lampi sulla torre

e la lesionarono, orde piombarono

su dalle Alpi e sconquassarono le are

di Giunone e Marte, il foro romano,

straripò il fiume sull’ansa ed invase

l’autostrada, franò fino il costone

sulla spiaggia e lido e barche distrusse,

i nostri legni al rientro da colonie

con pietre e spezie pirati velieri

li predarono e affondarono, smanie

la colsero e per sempre ti piantò ieri.

  

 

SU UNA FOTO DI JOSIF BROSKJI


Chi mai ti autorizzò poi, Josif, le stelle

forse, che sempre autorizza il tramonto?

Nessuno può firmare sulla pelle

i suoni che gli occhi sullo strumento

del cuore strimpellano ad ogni istante,

nessuno timbrare le credenziali

per gioire all’alba al mortorio di fronte.

Il ticchettio del cucù in sala bolli

non ammette, nella corrente fissa     

che verso nord scivola inarrestabile,

trascinando sabbia, plancton in corsa

e il caldo dei tropici, il pesce folle 

fa dietrofront ed a sud volge la bussola.

Perfino il temporale nell’elenco

non era, i lapislazzuli la regola

d’ogni bon ton gettano dentro il fuoco.

 

 

E così, Josif, tu non eri autorizzato

neanche dalle onde del freddo Baltico,

che depone a riva zinco colato.

Non era permesso che il ramo secco

non desse frutto, l’acqua effervescente

traboccasse dall’orlo, nei solstizi

 l’altezza del mezzodì differente

fosse, Mercurio errasse negli spazi.

 

 Ma il calendario, Josif, è ovunque quello,

né mai zanzare risparmiano estati,

civetta mai tace su torre o melo.

E qui, non lungi dai templi violati

ancora di Pompei, la tua canzone

stessa ripeto, percorro la strada

che pure tu facesti, nel copione

sostengo il tuo stesso ruolo tra Giuda,

e nessuna stella qui mi autorizza,

non ci sono credenziali ufficiali

per le sette mute di questa razza    

di crisalide e poi i quarti rituali

e i miei pleniluni, nessuna firma

sulle carte e la documentazione

per queste mie ostriche di mare a norma,

per lo stagno e rame di queste vene.