L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Giorgio De Chirico - Le maschere |
MIMNERMO - Fr.2
Foglie noi,
figli della floreale
primavera, in
fretta al sole cresciute,
come foglie,
godiamo dell’effimero
fiore dei verdi
anni, del tutto ignari
delle
gioie e dei
dolori prodigati
dal cielo.
Incombono, però le Parche
funeree, l’una reggendo in mano
il bossolo
dell’infelice vecchiaia,
l’altra
quello dei funerali
estremi.
In un baleno
spunta il frutto
dolce
dell’età prima,
quanto dura il
sole
sull’orizzonte. Ma, giunto poi
il varco
ultimo di quella
bella stagione,
all’istante
val più morte
che vita.
Molto
infatti si volge
in male e
a volte
i beni vanno
in fumo e
s’assaporano
i guai dell’indigenza, uno
perde
i figli e
fino alla tomba
si strugge
per loro, un altro
affligge infermità
che lo annienta; e
non v’è uomo
che Zeus non
riempia di tante
disgrazie.
ALCMANE – Fr.
159
Le sommità montane, gli strapiombi,
i promontori, i burroni, i generi
di viventi per
quanti ne sostenta
la scura terra, le belve d’altura,
gli alveari d’api, i pesci nel fondo
del chiuso mare, tutti ora riposano,
dormono i pennuti dalle ali in volo.
PLUTARCO –
VITA DI ALESSANDRO, 1
Nel trattare in questo libro di Alessandro e Cesare,
colui che annientò Pompeo, considerata la dovizia di gesta reperibili, nessuna
avvertenza anteporremo se non di pregare i lettori di non giudicar male se
raccontiamo tutto o qualcuno degli avvenimenti per conto proprio in maniera
circostanziata, bensì per lo più concisamente. Noi invero non compiliamo
storie, ma biografie, e nei più eclatanti eventi non sempre si coglie un tratto
di valore o di discredito quanto invece sovente un particolare di poco conto o
una parola o una frase rende una manifestazione dell’indole più di qualunque
combattimento con eccidi o dislocazione di truppe o assedio di città. A quel
modo dunque che i ritrattisti fissano le fattezze dal volto o dalle
particolarità intorno agli occhi, così a noi dev’esser lecito di approfondire
maggiormente i risvolti della mente e attraverso questi descrivere la vita di
ciascuno, cedendo ad altri le grandi azioni e le lotte.
SAFFO - Fr. 4
A corona della soave luna, o astri,
a voi
s’appanna il vostro chiaro
raggio,
non appena ella rotonda s’affaccia
sul nostro orizzonte, di luce argentea.
LISIA - CONTRO
ERATOSTENE 1-3
Il difficile non è dare il via a questa incriminazione,
illustri giudici, ma stare zitto: hanno perpetrato azioni così turpi e numerose,
che neppure mentendo si potrebbe addebitare di più del vero, né volendo
attenersi al vero riferire tutto, ma appare ineludibile che o l’oratore lasci
perdere o difetti il tempo. E giudico che ci toccherà l’inverso che in passato.
Allora infatti era imposto di dichiarare quale fosse la contrarietà degli
inquisitori verso gli incriminati, qui invece siamo tenuti a domandare quale
fosse per essi la contrarietà verso la città, per via di cui si spinsero a
commettere tali e tanti colpe ai danni di essa. Tuttavia non intendo parlare
come non avessi subito cattiverie e disgrazie personali, ma come se per tutti
ci fossero serie ragioni per sentirsi sdegnati a cagione di affari privati e
pubblici. Io pertanto, egregi giudici, pur non avendo mai trattato cause
giudiziarie mie o altrui, ora mi vedo forzato per i fatti capitati a imputare
costui, al punto che più volte mi sono dibattuto in forte titubanza, timoroso
di indirizzare l’incriminazione a nome mio e di mio fratello non con la necessaria
efficacia e veemenza per via della mia imperizia. Ad onta di ciò, mi studierò
di mettervi a giorno dal principio il più succintamente che saprò.
ALCEO - Fr. 130
Qui, adesso in mezzo ai campi desolato
per destino, io che non sogno che udire
chiamare a raccolta il popolo in piazza
rumoreggiante e riunire il consiglio,
o progenie di Agesilao, sono
privato di prerogative, anziani
anche da mio padre e nonno, godute,
io per colpa di cittadini astiosi
l’un verso l’altro, io che perciò sono esule
in lontani posti. Io come Onomacle
laggiù, insediatosi nella boscaglia
solo, tra lupi, stanco a battagliare,
aizzarsi infatti è vano contro i perfidi.
Su terre scure asceso, liberato
dalle angustie, vivo dentro il sacrario
divino dei numi beati, dove
vergini di Lesbo con il peplo sfilano
elette per virtù e vibra all’intorno
quella sonora voce sibillina
della
orazione annuale delle donne.