sabato 29 luglio 2023

ALLA GRECIA 2023

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Giorgio De Chirico - Le maschere





L'appuntamento annuale con la letteratura greca antica, rivisitata attraverso mie traduzioni, non può mancare su questo blog. E' un impegno, prima che di fronte a una sua tradizione ormai consolidata, un tributo verso le sorgenti stesse dell'espressione poetica. E' lì, in Grecia. che nacquero la poesia e la letteratura occidentale, e non si può non rendere omaggio a quel patrimonio artistico, anche a distanza di più di 2 millenni. Chi è votato alle arti non si può esimere dall'inchinarsi davanti alle loro prime e fulgide testimonianze e manifestazioni. Soprattutto in tempi come i correnti, dove l'humanitas nelle sue varie forme, dalle lettere alle arti alla musica, è fortemente penalizzata e ridimensionata dal progresso tecnologico e scientifico, che la fa da padrone e trova voce attraverso i media, veri dominatori del nostro mondo. Grazie ad essi poteri oligarchici tengono in pugno l'uomo comune, schiacciato e nullificato dalla globalizzazione, malattia della contemporaneità. In questo stato di cose, poi sguazzano certi clan artistici, che a modo loro e secondo loro disegni di comodo gestiscono gli affari culturali italici, spalleggiati da lobby politico-finanziarie in sella. Ecco, il ritorno a genuine produzioni letterarie dell'epoca greca classica, qui declinate nella mia traduzione personale, serve, almeno sulla carta, a spezzare queste catene e ridare fiato all'anima umana e alle sue ispirazioni creative più nobili e spontanee. Tanto, insieme alla loro celebrazione millenaria, costituisce il nostro preciso intento programmatico in questo post, che rappresenta anche un arrivederci a settembre.



 

 


 

MIMNERMO - Fr.2

 

Foglie  noi, figli  della  floreale

primavera, in  fretta  al  sole cresciute,

come  foglie, godiamo  dell’effimero

fiore  dei verdi anni, del  tutto  ignari

delle  gioie  e  dei  dolori  prodigati

dal  cielo. Incombono, però le  Parche

funeree, l’una reggendo in mano

il  bossolo dell’infelice  vecchiaia,

l’altra  quello  dei  funerali  estremi.

In  un  baleno  spunta  il  frutto  dolce

dell’età  prima, quanto  dura  il  sole

sull’orizzonte. Ma, giunto  poi  il  varco

ultimo  di  quella  bella  stagione,

all’istante  val  più  morte  che  vita.

Molto  infatti  si  volge  in  male  e  a  volte

i  beni  vanno  in  fumo  e  s’assaporano

i  guai  dell’indigenza,  uno  perde

i  figli  e  fino  alla  tomba  si  strugge

per  loro,  un altro  affligge  infermità

che  lo  annienta; e  non  v’è  uomo

che  Zeus  non  riempia  di  tante  disgrazie. (trad. G. Allocca)

 

 

 

ALCMANE – Fr. 159 

 

Le sommità montane, gli strapiombi,

  i promontori, i burroni, i generi

di viventi per quanti ne sostenta

la scura terra, le belve d’altura,

gli alveari d’api, i pesci nel fondo

del chiuso mare, tutti ora riposano,

dormono i pennuti dalle ali in volo.  (trad. G. Allocca)

 

 

PLUTARCO – VITA DI ALESSANDRO, 1

 

 

Nel trattare in questo libro di Alessandro e Cesare, colui che annientò Pompeo, considerata la dovizia di gesta reperibili, nessuna avvertenza anteporremo se non di pregare i lettori di non giudicar male se raccontiamo tutto o qualcuno degli avvenimenti per conto proprio in maniera circostanziata, bensì per lo più concisamente. Noi invero non compiliamo storie, ma biografie, e nei più eclatanti eventi non sempre si coglie un tratto di valore o di discredito quanto invece sovente un particolare di poco conto o una parola o una frase rende una manifestazione dell’indole più di qualunque combattimento con eccidi o dislocazione di truppe o assedio di città. A quel modo dunque che i ritrattisti fissano le fattezze dal volto o dalle particolarità intorno agli occhi, così a noi dev’esser lecito di approfondire maggiormente i risvolti della mente e attraverso questi descrivere la vita di ciascuno, cedendo ad altri le grandi azioni e le lotte.   (trad. G. Allocca)

 

 

SAFFO - Fr. 4

 

A corona della soave luna, o astri,

a voi  s’appanna  il vostro chiaro raggio,

non appena ella rotonda  s’affaccia

sul nostro orizzonte, di luce argentea. (trad. G. Allocca)

 

LISIA - CONTRO ERATOSTENE 1-3

 

Il difficile non è dare il via a questa incriminazione, illustri giudici, ma stare zitto: hanno perpetrato azioni così turpi e numerose, che neppure mentendo si potrebbe addebitare di più del vero, né volendo attenersi al vero riferire tutto, ma appare ineludibile che o l’oratore lasci perdere o difetti il tempo. E giudico che ci toccherà l’inverso che in passato. Allora infatti era imposto di dichiarare quale fosse la contrarietà degli inquisitori verso gli incriminati, qui invece siamo tenuti a domandare quale fosse per essi la contrarietà verso la città, per via di cui si spinsero a commettere tali e tanti colpe ai danni di essa. Tuttavia non intendo parlare come non avessi subito cattiverie e disgrazie personali, ma come se per tutti ci fossero serie ragioni per sentirsi sdegnati a cagione di affari privati e pubblici. Io pertanto, egregi giudici, pur non avendo mai trattato cause giudiziarie mie o altrui, ora mi vedo forzato per i fatti capitati a imputare costui, al punto che più volte mi sono dibattuto in forte titubanza, timoroso di indirizzare l’incriminazione a nome mio e di mio fratello non con la necessaria efficacia e veemenza per via della mia imperizia. Ad onta di ciò, mi studierò di mettervi a giorno dal principio il più succintamente che saprò.  (trad. G. Allocca)

 

ALCEO - Fr. 130

 

Qui, adesso in mezzo ai campi desolato

per destino, io che non sogno che udire

chiamare a raccolta il popolo in  piazza

rumoreggiante e riunire il consiglio,

o progenie di Agesilao, sono

privato di prerogative, anziani

anche da mio padre e nonno,  godute,

io per colpa di cittadini astiosi

l’un verso l’altro, io che perciò sono esule

in lontani posti. Io come Onomacle

laggiù, insediatosi nella boscaglia

solo, tra lupi, stanco a battagliare,

aizzarsi infatti è vano contro i perfidi.

Su terre scure asceso, liberato

dalle angustie, vivo dentro il sacrario

divino dei numi beati, dove

vergini di Lesbo con il peplo sfilano

elette per virtù e vibra all’intorno

quella sonora voce sibillina

della  orazione  annuale delle donne. (trad. G. Allocca)

sabato 1 luglio 2023

IL TROUBADOUR XXIII-II

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Claude Lorrain - La partenza di Sant'Orsola


E' il momento della poesia. Si tratta di una forma espressiva cui mi dedico da una vita, parallelamente alla narrativa. Ha esigenze distanti mille miglia dall'altra e uno sviluppo storico anch'esso sui generis. Da parte mia mi studio sempre di percorrere strade nuove, per cui ho delineato un mio mondo poetico del tutto personale, tanto per contenuti che per resa tecnica, così da sbozzare dei componimenti, che hanno la pretesa. per così dire, di salvare il salvabile, cioè mantenere in vita un genere letterario sul ciglio del precipizio, a rischio estinzione. Diciamo che è questo il principale mio intento programmatico, per cui le mie poesie sono raccolte sotto il titolo di Versi superstiti, oltre naturalmente ad altri, da me altrove precisati. Qui ora presento due mie cose dal corpus poetico di mio conio, certamente pochissime rispetto allo stuolo di mia creazione. Mentre però i miei presupposti artistici sono animati dalle migliori intenzioni, non così quelle della vita culturale pubblica di questo paese, sempre in preda ai soliti clan e a una classe dirigente pensosa solo dei propri corti interessi e non dei diritti delle arti e della poesia.




SE POI CHI SA

  

Sarebbe bastata appena una mano

di vernice a salvare la ringhiera

dall’ossido e le gardenie in giardino

ora secche da giorni un po’ di cura,

bastava qualche sprazzo di beltempo

ventilando a imposte aperte in cantina

per fugare la muffa - un lesto lampo

squarciò la notte a dicembre in macchina -

dalla legna in serbo per il camino,

un fil di voce con una parola

sola a quell’altro capo del telefono

per scongiurare un addio come falla

di una nave in naufragio irrimediabile.

Avvenne, invece che le tarme in torma

rovinarono quell’antico mobile

ricordo di famiglia e passata orma,

le orde sfondarono al nord e poi invasero

calidarium, triclini, peristili,

le locuste devastarono intero

il raccolto di mais, in mare i petroli

scappati a stive imbrattarono i lidi,

razziarono i corsari tutto l’oro

in viaggio da Indie, e ora se mai più verdi

i campi torneranno a marzo ignoro,

se mai più sul curvo orizzonte l’alba

imbiancherà alla vista a noi il mattino

e alle stelle per sempre chi sa tomba

non sia poi il nero sipario notturno.

 



STAVO PER DIRE I MOSAICI DI SAN VITALE

 

Poi dicono quando al vento turbinano

le foglie color tabacco e di carta

e fragile crosta, che è per l’autunno!

E che dire di questa scena muta

che alla mente si schiude al solleone?

Sarà che inganna l’occhio o al bar drink preso?

Tutta una eclisse si distende a piene

mani nelle vene, tundra, di peso,

cresce polare in petto ancora estivo,

zittisce il mandolino in fondo al cuore,

la farfalla in ogni fibra e ogni nervo

ritorna verme strisciante sul fiore.

  

Fu che il battello sul fiume la piena

annegò e anche devastò fin la fabbrica,

alle terme di Adriano per la sauna

togati oratori del foro in carica

vandali pugnale in pugno trafissero,

nella macchia l’elegante gazzella

sbranò il ghepardo, con lo sguardo fiero,

non risparmiò il ladro il Van Gogh in sala.

E al ponte la carrozza andò a finire

nel botro, coi cavalli che drogarono,

quella mano non mancò di strappare

le lettere e mai rispose al telefono.