mercoledì 1 marzo 2023

JAGGHES 6

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


E siamo a marzo, il tempo passa velocemente, ma apparentemente nulla cambia. Tutto sembra restare immobile nel suo grigiore e nelle sue solite note negative. Ma le cose prolungano il loro andamento, qualunque sia. Vivendo, e in parte vivendo, recitava Eliot in The wast land. Ma noi, sempre per parafrasare Eliot, non vogliamo che succeda nulla, nel senso che siamo ormai proni al solito amorfo nostro consistere. Ecco. una sorte di fatalismo ci assilla come una cappa incombente. Ci rendiamo conto che siamo circondati da una gabbia che c'imprigiona nella nostre chiusure e non possiamo sfuggire a un superiore disagio, che ci tiene come un cane alla catena. Ecco, tutto questo è la nostra vita di sempre, uno sforzo di non pensarci, di dimenticare i nostri mali. Perché nulla ce li può risparmiare. Specie in quest'Italia asservita a poteri oscuri e oligarchici e ai soliti clan culturali, che fanno i loro comodi nel campo dell'humanitas. Che fare? Forse la letteratura, quella autentica e non il surrogato che ci presentano gli editori imbastarditi dalla globalizzazione, potrà servire come antidoto psicologico contro questo stato di cose, cui non possiamo sottrarci, se non esorcizzandolo appunto attraverso il Bello. Quel Bello che i veri artisti e non i cortigiani senza genio del potere pubblico si sforzano di inseguire a tutti i costi, qualunque sia per essi il prezzo da pagare. Vi lascio a questo Bello, che spero riuscirete a cogliere nella lettura di quest'altro brano narrativo che propongo, Jagghes 6.


Segue da JAGGHES 5 dell'1 febbraio 2023

  Non vorrei che ora si fraintendesse e si credesse che le camelie profumano di più. Gianlorenzo Bernini, per meglio capirci, non è che amasse le camelie più di tutto, ma, pur essendo napoletano di origine, visse a Roma. Egli, il massimo esponente del barocco italiano, secondo i biografi, rientrò a Napoli, dunque, per trovarsi al capezzale della madre in punto di morte e vi rimase per circa due mesi, fin qualche tempo dopo la dipartita di quella e la sua tumulazione. Ebbene, non è che perciò le gomme della macchina fossero lisce, no, ma è che una guardata alla pressione non fa male, voglio dire che non devono mai essere sgonfie, quando si circola sulle strade. Ciro Cerchia, il noto storico dell’arte, ben coscio di ciò, faceva sempre controllare le gomme dal benzinaio e fu così che formulò l’idea che Bernini avesse dipinto lui l’affresco di palazzo Schioppa.

  L’illustre architetto, scultore e pittore, secondo le ricerche dello storico, non è che possedesse una Renault, ma era pur sempre di sangue partenopeo, tant’è vero che comunemente si dice non c’è due senza tre. E pertanto Cerchia asseriva che Bernini nel bimestre che si fermò a Napoli per restare presso la madre in fin di vita, fu ingaggiato dai baroni Schioppa di Carinola perché eseguisse nel loro palazzo di via Mirto angolo via Toledo un affresco raffigurante la nascita di Partenope dal fiume Sebeto, cosa che il genio del barocco poi realmente fece in quel lasso di tempo. Non per nulla un affresco non è un rinfresco, che avrebbe comportato 480 più panini imbottiti, qualche wurstel, del cotechino e tanto champagne, cosicché l’artista napoletano, passati i due mesi, se ne ritornò a Roma. Con ciò non significa che a Nola o, non so a Saviano o Marigliano o Ottaviano, tutti comuni del nolano, si viva meglio, nient’affatto, ma solo che, quando si gira in macchina, bisogna avere sempre l’accortezza di portarsi appresso la ruota di scorta in buono stato, caso mai la partita finisca 4 a 1 e i tifosi allo stadio urlino urrà. Giustamente si osserverà ma lei è del nolano? e risponderò sì, ma non è vero che ho gomme bucate alla macchina, basti dire che al rinfresco c’erano perfino dei rotoli di calamaro al graté.

  Se è così, allora com’è possibile che Giordano Bruno finì sul rogo? Era nolano anche lui, no? Spiego subito: un mio amico elettricista, avendo acquistato una Citroen, si fermò dal benzinaio e questi gli chiese controllo le gomme? Lui rispose sì, dopo aver fatto benzina. In tal modo fece anche Giordano Bruno, ma siccome a Roma facevano i festini in Vaticano, Lutero protestò. E quelli non ti andarono perciò in giro con le gomme sgonfie? Il mio amico elettricista fu conseguentemente dichiarato eretico a causa della sua Citroen e immediatamente messo al rogo dai Gesuiti in Campo dei fiori a Roma. Non solo, ma le camelie fu definitivamente dimostrato che non potevano essere anche dalie. 

                                                                                                                                 (Continua)