Frank Gehry -Bilbao Guggenheim Museum |
Riprende in questo blog la narrativa con il IV brano del racconto Mendarix-Idee sul vulcano di Mendariza. Esso si conforma al mio solito schema stilistico e prosegue il resoconto degli eventi che accompagnano le manifestazioni eruttive del vulcano che dà il nome al titolo. Ovviamente il racconto è incorporato nel romanzo Visita di Sirdi ed ha una sua valenza in seno ad esso, che non si discosta molto, però da quella preso per se stesso, singolarmente. Il significato sotteso ad esso va interpretato alla luce dell'analisi che viene elaborata dell'attività vulcanica, la quale, unitamente alla impostazione espressiva della scrittura vuole additare dei precisi orizzonti culturali e formali, che rappresentano il contributo proprio letterario dello stesso, poi integrato nell'ambito del romanzo suddetto, per suo conto poi portatore di altri ancora valori letterari. Tutti quanti questi valori letterari che la letteratura pubblica nazionale, gestita dai soliti clan e dai soliti poteri oscuri, non sa e non vuole riconoscere. Buona lettura comunque a chi (e non so chi e quanti siano) segue questo blog o lo incontra per la prima volta e arrivederci per il seguito del racconto agli inserti dei prossimi mesi
Alban Berg - Lulu suite
IDEE SUL VULCANO DI MENDARIZA (IV)
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Tra
l’altro, spesso si apprezza di più lo Champagne, lo si dà per più
elegante, sarà. Per conto suo, Sturio era del tutto astemio e più di un goccio
di alcol gli faceva vedere le stelle. Filippo e Alessandro di Macedonia si
racconta bevessero a profusione, Mussorsgky a dismisura, Sannazzaro scrisse
l’Arcadia.
Visto che ci siamo, Gesualdo da Venosa era un
musicista e il prof. Malvieri, dal canto suo fu il secondo tecnico di cui il
nostro geologo vesuviano trascrisse il pensiero nel proprio inventario.
L’eruzione, diceva, non era alle porte, sarebbero passati 4-5 mesi prima che
scoppiasse, inoltre, ancorché fortemente esplosiva, essa non avrebbe cagionato
una catastrofe tanto spropositata come si paventava, tutt’al più era
sicuramente compromessa l’integrità del solo borgo di Mendariza, che avrebbe
perciò dovuto esso solo essere evacuato, ma senza alcuna urgenza, con comodo. Malvieri si diffondeva
dopo in altre enunciazioni a suffragio della sua tesi, tanto per dire, il fatto
che la nostra emigrazione in Venezuela era stata massiccia negli anni quaranta,
la circostanza cruciale che la lira spesso perdeva colpi allora e nei decenni a
seguire, nonché la considerazione pur essa centrale del cattivo sapore del
limone spremuto nel latte e la venuta di Enea nel Lazio.
Né si poteva passare sotto silenzio
contestualmente che la magniloquenza del barocco era di casa nella parlata dei
campani, anche, se non in specie, in quella delle classi più abbienti e colte e
che Napoli allora era sotto il governo degli Spagnoli, i quali, quanto a
barocchismo, erano maestri. Restava fuori la questione se Alessandro Magno non
fosse morto così precocemente, sia che si vada a piedi sia che si prenda
l’autobus. Quanto a me, dovendo scegliere tra un’opera e una commedia, sono più
per la prima. Ti è più gradito il canto, direte: bè, ecco, non sempre mi
sveglio alle sette.
Sturio? Non so a che ora avesse l’abitudine
di alzarsi, mi risulta solo in proposito che furono dodici le
famose fatiche dell’eroe. C’è qualcuno che intende
contestarlo? Allora sappia, e se lo scriva in fronte, che Ajaccio si trova in
Corsica. Nizza è più a nord; patria di Garibaldi, una volta era incorporata con
tutta la Savoia nel Regno piemontese. Oggi, invece vanno tutti in automobile.
Il nostro geologo vesuviano ne aveva una di
piccola cilindrata, non gli erano mai piaciute le cose in grande. La cugina,
non per dire, si chiamava Clara, il che spiega tutto. Quella paterna del prof.
Zarollo, il terzo studioso incluso nell’inventario di Renato Sturio, era
glottologa, essi, i due cugini, s’incontravano spesso all’università, dove
entrambi insegnavano, e lei diceva sempre – Se ti crescessi la barba, faresti
un figurone -. Zarollo non ci pensava proprio e continuava attualmente a vivere
lontano dalla moglie, delle donne diceva un gran male. Sturio, che manco a
farlo apposta le considerava il germe vitale della terra, annotò a proposito
del citato accademico: a suo avviso, l’evento vulcanico avrà luogo tra
15-20 giorni e
comporterà una modesta
fase esplosiva (ci sarebbero, in base a sue rilevazioni, alterazioni
della composizione del magma del Mendariza), che non costituirà alcuna
preoccupazione per i nuclei abitati e alla quale, però farà seguito una
imponente colata, il cui corso potrà investire e disintegrare totalmente i tre
principali borghi a nord-est dell’isola: Mendariza, Gesona, Leroga e il suo
porto. Unica alternativa alla rovina di questi antichi e tipici agglomerati (la
cui popolazione dovrà essere comunque allontanata e ricoverata nei due
rimanenti borghi, Wonga e Manera, distesi sul versante opposto di sud-est,
cautelativamente) un rischioso intervento di deviazione della lava, al cui
riguardo egli aveva pronto un piano con buone speranze di successo, ma da
avviare senza il minimo indugio. Ogni ritardo si accompagnerebbe alla perdita
del treno per Saragozza, il che corrisponde a non ti scordar di me, cioè a la
luna è
romantica, ma non
si fraintenda, Zarollo
voleva far comprendere soltanto che gli angoli, se sono acuti, non sono
retti.
E questo è un postulato, l’altro è che il
barbiere entrò nel bar e chiese un’acqua tonica. Vedendolo un giorno (non si
contano le susine sull’albero) alla televisione, Fausto l’elettricista, che
teneva bottega la porta accanto, uscì in un - Toh, quanti cetrioli che c’erano
ieri nel campo! – Naturalmente alludeva alla questione copernicana, non al
premio assicurativo.
In merito, sarà il caso di riflettere che
Napoli è ancor oggi una città barocca, nelle sue profonde ombre caravaggesche
del centro antico, nei suoi stridenti contrasti architettonici, urbanistici,
umani, nella sua rumorosità e vistosità, nel suo parlare ampolloso e colorito,
nel suo tragico protendersi verso un assoluto sfuggente, nella seriosa
teatralità della sua gente, nell’intima fragilità delle loro coscienze, nella
loro pretenziosità. Al 13 pertanto è la scadenza di pagamento, per non andare
in mora. C’è anche da tenere a mente che il teorema di Pitagora vale per i
triangoli, ma potrebbe esserci prezioso ai fini della pensione. Non insisto su
questo punto, si sa, gli italiani non leggono molto la Divina Commedia.