Giorgio De Chirico - Ettore e Andromaca |
E' ormai una tradizione di questo blog ogni anno di questo periodo, nel dare l'arrivederci a settembre ai suoi venticinque lettori di manzoniana memoria, dedicare un intero numero alla Grecia antica e alla sua letteratura. Anche questa volta la tradizione si rinnova, e in un'Italia come questa, alla mercé tuttora di clan culturali e poteri oscuri che dettano legge in campo artistico, è il meno che si possa. La Grecia maestra di arti e cultura si riconferma attraverso questa breve antologia di alcuni dei suoi migliori autori da me tradotti svolta essenziale nel cammino dell'umanità per lo sviluppo culturale della società.
MELEAGRO (A.P. V,174)
Fragile gemma, sonnecchi, Zenofila.
Potere, oh ! posarmi sulle tue palpebre,
sopore senz’ali, non sul tuo corpo
come chi incanta fino a Zeus la vista,
ma unico e solo averti tra le braccia.
(Trad. Gerardo Allocca)
PLATONE - CRITONE (XVII)
Socrate: Al mio orecchio considera bene esse [le Leggi] giungono, o
diletto amico Critone, come ai Coribanti il suono dei flauti, e nel mio animo
echeggia uguale il suono di quelle parole e tu procura io non ne oda di altre.
Rifletti orbene, per quello che io ora giudichi, comunque tu ti pronunci in
contrasto con esse, dirai parole vane. Eppure, qualora ritieni di spuntarci
qualcosa di più, fai sentire la tua voce.
Critone: Ma, Socrate, io non ho parole.
Socrate: Lascia correre, allora, Critone, e facciamo così, giacché a
questo ci chiama Dio.
(Trad. Gerardo Allocca)
EURIPIDE -
MEDEA (VV. FINALI)
Coro Di molto fu giudice
Zeus l’olimpio,
molto a
sorpresa decretano i numi,
non andò in porto quanto era previsto,
un celeste
ebbe i mezzi all’imponderabile
e la storia
finì come finì.
(Trad. Gerardo Allocca)
CALLIMACO - AITIA, I, 1
Sovente, incompetenti sulle Muse,
i Telchini sparlano dei miei versi,
io che un solo poema non vergai
per incensare dei re o vecchi eroi
in rime a miriadi, ma sobriamente
coltivo l’epos neanche un fanciullo,
per quanto molti decenni già siano.
Sappiano poi anche i Telchini quest’altro:
pur verità è che, stirpe tutta spine,
buona soltanto a mangiarsi il fegato,
scrissi con misura, ma pur eccelle
di tanto la Demetra su quell’altra
vasta e laida, dei due stili,
Mimnermo
non la giunonica fiamma denota
soave, ma il suo discorso alla spicciola.
Al diavolo, genìa della calunnia
maledetta!: maestria misurate
con arte e non con l’asta persiana!
Non sperate il mio canto mai strepiti,
non è nel mio stile, ma di Zeus il tuono.
Ché, neanche in grembo la tavoletta
inforcai, mi apostrofò Apollo Licio –
Sacrifici, amico mio, che i più lauti
tu offra, ma la poesia, che sia fine.
E poi questo ti raccomando ancora,
non camminare sulle vie battute
dai carri, né mai il tuo cocchio dirigere
su dei percorsi già usuali ad altrui,
ma su vie non frequentate, se strette
quantunque più delle altre non importa -.
Al che ho ottemperato: siamo tra quelli
che il languido verso della cicala
antepongono al raglio dei somari.
(Trad. Gerardo Allocca)
DEMOSTENE - I Filippica (I,1)
Fosse stato questo affare in ballo nuovo di zecca, miei Ateniesi, avrei
pazientato finché i più dei consueti oratori dicessero la loro, e caso mai
avessi condiviso una delle loro tesi, mi sarei astenuto dalla mia. Altrimenti,
avrei provato io pure a prospettare il mio pensiero. Dal momento, però che ora ancora
compete disquisire su problematiche in ordine a cui costoro si sono già
pronunciati diffusamente in passato, reputo, quantunque mi sia fatto avanti per
primo a parlare, che mi spetti la vostra considerazione.
Mettiamo che loro avessero fornito suggerimenti come si deve, ora non
stareste per forza a dover prender decisioni
(Trad. Gerardo Allocca)
ALCEO – Fram. 63
ALCEO – Fram. 63
La divina Saffo, che porta serti
di viole tra i capelli e soave ride.
(Trad. Gerardo Allocca)
(Trad. Gerardo Allocca)