venerdì 1 dicembre 2017

XEROX III



L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Wassily  Kandinsky - La grande porta di Kiev



E' quello che segue il terzo e ultimo episodio del racconto Xerox, tratto dal mio romanzo Visita di Sirdi.  Stefano Mazza  è un po' l'anima sia dell'episodio che del libro intero, e qui si narra come, un tantino rocambolescamente, si trovi unito in matrimonio con Milena Arrighi. Ma il mio non è un romanzo di sentimenti, bensì di progetti di umanità. Il fulcro della mia narrativa, non solo questo libro ma tutti gli altri, escluso il primo La fabula e la cetra, è l'analisi della cultura del novecento nelle sue molteplici articolazioni ed espressioni, che vengono a costituire la vita intellettuale di tutta una generazione cui appartengo. Il libro, dunque intende mettere sulla scena il panorama intellettuale del XX secolo unitamente alla società sullo sfondo che l'ha sperimentato e partorito. Accanto a ciò, diverse sono le soluzioni della mia per così dire poetica narrativa che vi si accompagnano, come l'adozione di un fraseggio del tutto peculiare, che, pur prendendo le mosse dal dettato joyciano, ne escogita una inedita alternativa, ma ve ne si riscontrano anche altre, come il distacco da ogni aderenza alla oggettività degli avvenimenti, che assumono una piega tra la cronaca e il paradossale, nonché l'eterogeneità delle scene descritte lungo i numerosi episodi, il rimando continuo dei particolari raccontati all'economia generale del romanzo, al suo significato globale. E dunque, egregi e graditi lettori, alla luce di queste avvertenze di fondo, mi auguro che sarà per voi più proficua la visitazione di queste pagine, che non sia disgiunta dalla coscienza della piena contrarietà e colpevole estraneità del mondo ufficiale della cultura italiana nei confronti di esse e dell'opera tutta cui esse appartengono, di cui (editori in primis, ma anche critica, stampa, clan letterari) dovrà forse un giorno rendere conto all'opinione pubblica








  Certo è che il troppo mangiare fa male alla salute, come appare anche dalle piantagioni di tabacco, che, se fosse estate, né si farebbe giorno né i gatti o i cani. Che, poi il malcostume imperi nelle file dei politici del nostro paese, non fa differenza. Piuttosto ecco tutto: chi sa mai come fa caldo all’equatore, il verniciare e questo è il punto.
  Di cui, l’uomo che attraversa il ponte sul fiume non è che l’eccezione che conferma la regola. La regola, in una parola, è quella che si diceva prima, cioè le castagne sugli alberi; cosa ne pensiate al riguardo non è lo stesso che prendere un caffè a letto, intendo: coltivare gerani in vaso nel proprio giardino nel tempo libero. Munirsi a tal scopo di phono asciugacapelli è, secondo me, sbagliato in pieno, preferibile invece non comprare automobili di grossa cilindrata. E’ un acquisto che, credo non convenga a chi non ha soldi in eccedenza e, dati alla mano, Stefano Mazza potrebbe confermare, alla luce di quanto illustrato, che quella non fu l’unica stravaganza nella sua storia sentimentale con Milena, l’affare di zio Umberto voglio dire, il quale se ne ripartì il giorno appresso per Sapri con la testa stordita per l’imprevisto (il nipote non si era sposato e non aveva in programma di farlo per ora), neanche l’acqua e il vino tolgano la sete sempre.
  Accadde anche questo: finiti i rigori invernali e mitigatosi il tempo, molti, come richiamati segretamente dalla dolcezza della realtà circostante, la prima domenica che capitò si misero in viaggio per una gita e un uomo, Enrico Linci, cadde in un fiume annegando, l’anno precedente a quello delle avventure matrimoniali in corso di narrazione. Giunti a questo punto di essa, è evidente che prendere un tè al posto del caffè a fine pranzo è per lo meno di cattivo gusto e tanto basti.
  Altrettanta è la pregnanza emotiva che trasmette la lettura di una lauda di Jacopone, che riveste il valore, a parer di diversi, di una sacra rappresentazione in nuce, forma teatrale che, si sa, ebbe molta fortuna nel medioevo. Senza porvi mente, all’ingegner M. passava ben altro per la testa che letteratura, ma, quando si vide capitare, due, tre giorni dopo la dipartita dello zio cilentano la famiglia Arrighi al completo, padre, madre e due figli proprio nel palazzo adiacente a quello dove aveva sede il suo ufficio, cui andò a prendere servizio, con Milena che gli cadeva ogni tanto sotto gli occhi uscendo dal balcone di casa, mentre lui era al suo tavolo di lavoro tecnico, rimase a bocca aperta. Si vede che il sapone serve a lavarsi, il gasolio no.
  Non solo, ma, lasciando stare l’acquavite, che pure non costa molto, credete che italiani e spaghetti siano due cose diverse per esempio a Helsinki, e fortuna che, come affermò il Poeta, satura tota. Vediamo adesso come:

La misura si colma

  E’ necessario premettere che patate e cavoli sono un piatto che alcuni giudicano squisito, altri stomachevole. E’ per lo stesso motivo, suppongo, che generalmente si dice un maschio in mezzo a tante femmine fa il gallo nel pollaio. Sarebbe a indicare anche che non c’è due senza tre.
  Non altrimenti, quando il gatto non è presente, i topi ballano e tanto è quanto volevo dire. Fatte le debite premesse, il resto del ragionamento ora è facile: sinteticamente, quando si deve attraversare una via trafficata, dove le macchine vanno di fretta, è consigliabile passare sulle strisce. Stefano, consapevole di tale buona norma di comportamento, si recò poche settimane dopo l’assunzione nel suo ufficio agli sportelli del comune.
  Doveva, infatti ordinare alcuni documenti da produrre alla sua amministrazione per mettere in regola la sua posizione. Era sua abitudine, prima di coricarsi la notte, dare un ultimo sguardo ai giornali della mattina. Leggeva, era un sua particolarità, non giornali napoletani, gli piacevano, invece quelli calabresi e più ancora quelli francesi. La spiegazione era probabilmente che la gallina ha fatto l’uovo.
  Coerentemente, le ipotesi sono due: o l’uovo non è stato fecondato o lo è stato, nel primo caso non ne potrà nascere un pulcino, nel secondo sì, almeno in teoria, salvo eventualmente a vedere se le menzogne hanno o no le gambe lunghe. Sia o non sia, Mazza andò al comune.
  Non si creda però che egli si coricasse molto tardi, anzi, la sera molti dicono che bisogna mangiare poco, dopodiché la digestione, era opinione dei medici salernitani del 1300, fit in ore e poi nello stomaco. Lo contraddice per caso il fatto che tanta gente consuma rotocalchi e romanzi rosa e gialli?
  Un dubbio del genere certamente non occupava il pensiero del fresco impiegato del Genio, allorquando, trovandosi in mano suo certificato anagrafico appena rilasciatogli, scoprì di non essere più scapolo e di risultare coniugato con tal Milena Arrighi, di quattro anni più giovane di lui. Attonito e come folgorato, lì per lì impietrì. Considerato che non si può parlare a tutti gli effetti di romanticismo a proposito di Foscolo, sarà bene forse non insistere sulle sue presunte paternità clandestine, di cui… mi pare in sostanza che ebbe una sola figlia. Lasciando da parte le congetture sul poeta, l’ingegnere, riavutosi dallo stupore, chiese spiegazioni agli sportelli e, ricevuto dal dirigente in persona, lo salutò gentilmente.
  Per brevità, egli rivelò di leggere giornali calabresi, malgrado l’orologio ed, esposto il fatto, non c’era altro da dire per lui. Al che, a chi verrebbe in mente di obbiettare l’impossibilità di un periodo ipotetico di 3° tipo? Scolasticamente, il discorso più idoneo è: era Mazza convinto dell’irrealtà dell’ippogrifo? Ammettiamo pure che lo fosse, non cambia che egli si sentì rispondere dal dirigente che purtroppo era mortificato, ma i suoi dati erano proprio quelli e c’era da perderci letteralmente la testa sopra – Il mio reparto brilla per scrupolosità e capacità, come può essere mai successo! – Una nuvola non poteva essere più diversa dal fumo di una ciminiera, ma un’oliva più un fico d’India. Ricevute le dolenti scuse, Mazza fece correggere il disguido e il giorno appresso, visto che a quel punto era veramente troppo e si sentiva come perseguitato, chiese a Milena, con la quale era tornato in amicizia da quando se la trovava davanti quotidianamente all’ufficio sul balcone di faccia e che, all’udire il racconto di tutte quelle singolarità, sbigottì, di sposarlo, quasi subito accettato. Donde i cavalli, i giardini, la nascita della tragedia, i cacciavite, il marchese di Roccaverdina, i dirigibili, il 3 e 14.


Luca Giordano - Sposalizio della Vergine

mercoledì 1 novembre 2017

XEROX II

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Jacques Lipchitz - Figura seduta

Eccoci al secondo stralcio di Xerox, facente parte del mio romanzo Visita di Sirdi. Mi tocca la solita (dolente) nota di accompagnamento: costanza da parte mia di un discorso narrativo, costanza da parte di un mondo quale quello pubblico della cultura italica di rimanere sordo ad esso. Un muro contro muro, direi. Una per così dire conflittualità cronica e permanente impronta i miei rapporti con l'ufficialità della letteratura nazionale, in mano a clan ottusi e sensibili solo ai loro affari particolari. Dunque, chi vuole usare la sua cortesia per leggere quest'altra pagina lo faccia pure in tutta serenità. Coglierà, credo, la genuinità della professione artistica e forse potrà scorgervi qualche pregio letterario. Grazie comunque per la pazienza di aver preso in considerazione quest'altra modesta fatica creativa











Era successo questo: quando ormai erano passati milioni e milioni di anni dall’era mesozoica e si era in pieno quaternario, incivilitisi i barbari alla luce di Roma, caduto l’impero asburgico, passato anche di moda il charleston e giunti sotto Pasqua di quell’anno, l’allora novello ingegnere del Genio Civile (di fresca nomina al Reparto Manutenzione e Vigilanza Opere Pubbliche) ricevé la visita dello zio Umberto, proveniente da Sapri, dove abitava da tanto, quasi una vita, a meno che non si voglia prestar fede alle tante voci su una nuova tassa sui generi voluttuari. Ebbene, poco mancò che quel tal rapinatore di cui parlavano i giornali non ci rimettesse la pelle e dire che Stefano in quei giorni aveva il cuore in sollucchero per la imminente assunzione in servizio, egli che, orfano di padre e convivente con la madre Eleonora, era di statura un po’ più sviluppata della media e zio Umberto, onesto commerciante di olio, gli era molto caro.  Giusto giusto: l’Etat c’est moi, disse Luigi XIV e non dimentichiamo che il signor Filippo, suo defunto genitore, perduto dall’ingegnere già in giovane età era ufficiale delle poste.
Facile intuirne che l’uovo sodo è più digeribile, al cui riguardo un disco di Caruso è troppo. Ma, andiamo con ordine: la storiografia, come inizio, pare abbia perso il valore di genere letterario, la cosiddetta saggistica non si è mai elevata a tal rango. Elaborare, in un simile contesto, una ricerca sulle abitudini alimentari della popolazione, mi sembra ora doveroso. Nella popolazione nel complesso predomina il sesso femminile e la percentuale di suicidi resta costante, con la conseguenza che i giornali tirano di più il lunedì, giorno in cui è il sole che al mattino sveglia la gente.
E questo è tutto il resto: è stato dimostrato che il sonetto, come forma compositiva, è nato in ambiente siciliano, alla corte fridericiana, ammesso anche che le Chansons de geste fossero lunghe. Quello stesso Federico che era Svevo e venne in Italia col favore del papa, lo si rileva anche dalla diffusa incompetenza della classe accademica nostrana, ossia nacquero stambecchi sulle balze dell’Appennino e fiumi sfociarono in mare: si pensi soltanto che viaggiare in treno costa meno.
Zio Umberto, dunque si presentò all’uscio di casa con un faccione raggiante e un fascio di fiori in mano e, appena di fronte al nipote, lo strinse tra le braccia caldamente, proclamando – Tanta felicità, mio caro da uno che ti vuole bene! -; seguirono pacche sulle spalle. In quel mentre, logicamente, erano le sette di sera, non piovendo, non c’erano ombrelli aperti per le strade, autobus sì e gli orologi segnavano più o meno le sette.  Nessuno avrebbe, sano di mente, affermato di essere nato nel 1627, nemmeno Stefano che, cadendo dalle nuvole per quell’inaspettata esternazione di affettuosi auspici, l’attribuì alla sua prossima assunzione.
Gli sportelli bancari, purtroppo chiudono alle quattro. Forse che invece, a quell’ora, le sette a occhio e croce, i tanti scandali pubblici, che tanto alimento offrono all’ansia di verità di stuoli di cronisti spiccioli della stampa nazionale, potevano presentarsi meno gravi, più innocenti? No, e allora perché chiedersi la ragione per cui il vino inacidisce o comprare biglietti della lotteria di Carnevale? No, l’abito non fa il monaco.
Eppure, poco dopo si udì zio Umberto dire – E dov’è la sposa? Mi piacerebbe conoscerla e congratularmi con lei, eh? – Chi in quella stanza, il soggiorno, avrebbe pensato allora ad un cantiere edile, dove si montano termosifoni? Tutt’altro: la neve si scioglie al sole, si diceva.
La sorpresa per quel desiderio dello zio fu patente, visto che al nipote non era neanche passato per la testa di sposarsi, e si addivenne, come d’obbligo ad una delucidazione. Tutti sarebbero stati d’accordo (alludo a Stefano, lo zio e la signora Eleonora, lì presente), se se ne fosse parlato, nel riconoscere che quell’anno si pagavano troppe tasse. Fortuna volle quella sera al principe Amedeo era in scena Questi fantasmi. Lo zio rivelò che giorni addietro, non foss’altro che lì a Sapri già a marzo pareva giugno, aveva avuto un rapporto d’affari, lui commerciante di olio con uno di Napoli, uno sconosciuto e passi pure l’odore di nafta nel porto.
Passi, ma le stelle biancheggiano. Poi quel tal cliente, confabulando essi sul più e sul meno e venuto a sapere la sua origine partenopea e che il figlio d una sua sorella di lì si chiamava tal dei tali, gli aveva sorprendentemente appreso che lui, suo nipote era da poco convolato ma nozze con tale Milena Arrighi, bibliotecaria e gli sponsali erano stati celebrati in un locale di Baia, di cui egli, testimone diretto capitato lì per avventura a parlarne con un cuoco, era un fornitore. S’intende che Baia dista qualche centinaio di chilometri da Caserta e che gli angeli sono purissimi spiriti.
Subito zio Umberto era salito in treno per rallegrarsi con il novello sposo e capire come mai non era stato informato, lui affezionato tanto al figlio di sua sorella, del lieto evento. Apriti cielo! Si poteva mai immaginare, dico che ci fosse tanta gente amante del jazz? Il numero degli ultracentenari viventi, viceversa è molto basso.
Stefano, per parte sua, dichiarò allo zio di essere perfettamente ignaro della cosa e che aveva bensì conosciuto questa Milena Arrighi, ammesso fosse lei quella donna, e sapeva fosse divenuta bibliotecaria, ma di non vederla da anni. Figurarsi, poi averla sposata, nonché le mazurche, i valzer, i tanghi. – Guarda, zio, non ci ho pensato nemmeno a prenderla in moglie -. E forse gli allibratori, i costumi di Carnevale, i frigoriferi, il Venezuela, Al Capone e chi sa che.                                                                                                                                                               
                                                            (segue)


domenica 1 ottobre 2017

XEROX

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Henry Moore - Late large forms




Prende il via con questo mese un nuovo stralcio dal mio romanzo non ancora uscito, Visita di Sirdi, la cui intitolazione è Xerox e che verrà ripartito in 3 tranches, di cui questa è la prima. Inizia in tal modo un nuovo momento narrativo, ma non inizia una nuova fase della mia esperienza artistica, che qui viene solo ad esplicarsi secondo stilemi e tratti originali già da me sperimentati. Né inizia una fase nuova nei miei rapporti con la cultura nazionale, le cui redini rimangono nelle mani dei soliti clan, che ben si confanno alle lobby che indirizzano nell'ombra la cosa pubblica secondo i loro personali interessi alle spalle dei cittadini.







In un suo libro, inoltre, un emerito studioso di letteratura di questo secolo, Salvatore Battaglia, parla della Recherche in termini di idolopea: barche a vela, che, poi sono la passione di molti fuorilegge, gli stessi che la fanno comodamente in barba alla giustizia. L’altro ieri a proposito si leggeva su un giornale che delle cicogne hanno fatto il nido dalle nostre parti. Alla luce di tali notizie, le pere o le mele. Mazza, che era sposato, perché, anzi lui era nato di giugno e abitava a Montesanto, tutti sanno che in quel mese si pratica la mietitura, come recitano tante poesie, e al varo di una nave s’infrange lo spumante, sia pure indipendentemente dall’acquisto di una lavatrice. Ad avvalorare la cosa, ci si mette il maltempo, che rende difficile la circolazione aerea. Ulteriore conferma viene dal fatto che Mazza aveva studiato al Politecnico ingegneria civile, perché aveva un debole per i grattacieli, come quello vicino alla questura a Napoli e più alti ancora, lui sognava da bambino di costruirne fino alle nuvole e la neve si scioglie al sole. Resta il fatto che, neve o non neve, ci sono ladri dappertutto in mezzo a noi. L’altro giorno, per esempio al S. Carlo davano La serva padrona; anziché prendere appunti. E giusto in tema di gastronomia, l’orata al limone come dico io è una vera squisitezza, senza dire che per fare un telegramma si può usare direttamente il telefono di casa. In tal caso sarà opportuno ricordare che Manzoni ebbe due mogli e che la tragedia si rappresentava negli antichi teatri con l’accompagnamento della musica, non diversamente dalla lirica melica e corale, eccezion fatta, è ovvio per le spese condominiali e la bolletta della luce. Non c’è, allo stesso modo che da ripetere come Stefano non era mai stato un donnaiolo in gioventù, pur avendo bazzicato varie donzelle prima di metter su famiglia, e anche dopo, alcune fiamme avevano, presto spente, insidiato la sua stabilità coniugale. Avvenne così che gli Aragonesi, padroni già della Sicilia poterono entrare in possesso anche del resto del mezzogiorno, più tardi passato nelle mani della monarchia spagnola unitaria. Con lo scorrer dei secoli, il sole sorge a est.
Né tanto meno si può negare che il romanzo per eccellenza fu quello storico, lo testimonia anche l’abbondante raccolto annuale di uva da vendemmia (Lacrima Christi) e tutto il resto. Il discorso potrebbe continuare a lungo, se considerassimo che non a tutti piace il formaggio sui maccheroni e che la benzina costa, ma, tutto sommato, un attico è meglio, un apriscatole no, evidente se si pensa che Milena disse sì a Stefano quasi subito, lei appena uscita dall’università, lui che non aveva gli occhiali. Non bastando ciò, si potrebbero emettere delle cambiali per pagare i conti in sospeso. Tanto e dire che Mazza, allora era in cerca di un lavoro da ingegnere, non sperando più di innalzare in proprio grattacieli, fa tutt’uno, credo e che dire, già che ci siamo, del mistero che circonda la paternità dei due grandi monumenti dell’epos ellenico? La risposta sta forse in un’azione più incisiva delle forze dell’ordine e nel riflettere che  la storia tra Milena Arrighi e Stefano Mazza non fu a prima vista, anzi ebbe inizio a una festa studentesca, dove, se anche non vi fossero foglie sugli alberi o spettatori al circo, furono estratte a sorte le coppie per il ballo dell’occasione e caso volle i due, i quali non sapevano muovere un passo e non avrebbero voluto partecipare alle danze, capitassero insieme: mentre una cravatta può essere lunga o a papillon, essi, che avevano altro per la testa, ebbero quella volta appena modo di abboccarsi e, senza scoprirsi troppo in privato, di non restare gran che impressionati l’uno dell’altra o, ancor meno, fulminati: un arrivederci generico e indefinito li separò. Che, poi l’armoniosa cornamusa sia o strumento tradizionale scozzese, qui non fa testo.
  Val la pena, invece di sottolineare tra le cose poc’anzi dette la parola abbonamento e osservare che i due attuali coniugi in oggetto non si ritrovarono per diverso tempo, se si eccettuano qualche fugace ed episodico incontro da lontano in ambiente universitario e la satira oraziana. La quale è stata sempre giudicata la pera maturò sul ramo. Per meglio dire, il lavoro nobilita l’uomo.
  E già che siamo in tema, sia noto che in economia tasso di sconto non significa succo di pompelmo. Il che potrebbe indurre per errore a credere che dopo c’è un lupus in fabula, anzi la deperibilità del mais. E’ consigliabile, in sintesi porre nella giusta luce tale problema, preoccupandosi di conservare con cura le bollette del telefono quietanziate. Potrebbero accadere cose strane, infatti, come quelle che occorsero a Stefano M., portandolo quasi ineluttabilmente (non direi per nulla involontariamente, s’intenda) a metter su casa. E tra esse, prima di tutto, una adeguata e coerente valutazione della poesia leopardiana non deve trascurare il lato metrico di essa: lo schema della canzone libera giova a illuminare meglio l’interpretazione di quelle manifestazioni espressive. In secondo luogo, bisogna richiamare che la luce si propaga in linea retta e Giona nel ventre della balena. Come risultato, si ebbe che Mazza e M. Arrighi divennero marito e moglie.



Giuseppe Recco - Natura morta

venerdì 1 settembre 2017

TROCANOR III

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio





Domenico Paladino - Scudi


Eccoci al III episodio di Trocanor, incluso come suo paragrafo nel mio romanzo Visita di Sirdi.  A commento osserverò solo che esso obbedisce alla mia solita visuale estetica e che solita sarà anche l'accoglienza che esso riceverà, cioè, al di là della pazienza di alcuni, pochi, gentili e sicuramente avvertiti lettori che seguono questo blog, resterà ignorato. Ma non importa, di ciò ero già prevenuto e non era questo il mio obiettivo, ma piuttosto coltivare la mia arte e fare onore alla letteratura, a dispetto della iattura di clan culturali e poteri oscuri, che spadroneggiano in Italia











 Andò, dunque, non contavano le cicogne, che l’autorità giudiziaria nella persona del giudice Scaglie sentenziò il signor Cascuccio dovesse restare per il resto dei suoi giorni Silvio Cascuccio inderogabilmente. Ora, sorge il sospetto che un Jumbo, solcando i cieli, somigli molto a un airone che svolazzi. In parole povere: Aronne, che uscì con lui dall’Egitto, era il fratello.
  Nello stesso tempo il fratello è in francese le frère. E non è tutto, poiché il Falstaff fu musicato. Non è escluso comunque il vino. Chiaro e tondo, ecco quel che seguì: Cascuccio si sentì defraudato di un suo diritto dalla società, ricorse in appello e fu lo stesso, perciò prese le sue misure: divorziò, ruppe con i suoi, lasciò il posto. Altrettanto dicasi delle bibite analcoliche che si possono consumare al bar. Né si può fare di meno con il sogno pagano di Giuliano l’Apostata. Una zucca, invece è più gialla. E pensare che la luna si può scambiare con il fanale della stazione!
  Quanto detto basta a farsi un’idea dei safari. Purtroppo non possiamo ampliare molto il discorso relativo e pertinente ad essi, se non comunicando che Scaglie s’informò personalmente, come preso da rimorso, della sorte di Cascuccio e venne a sapere. Ecco allora perché lo scirocco è un vento caldo. Non dico sia lo stesso, ma il cachemir è pur sempre una varietà di lana. E poi, è l’Esodo il libro della fuga d’Egitto, non il carburatore. Cosicché il giudice apprese quanto sopra e il resto. Non, a malincuore, chi fu fu l’inventore del fuoco e chi della ruota. Magari un cronista, nel dare notizia di Scaglie, non ci farebbe nemmeno differenza, nella sua superficialità e grossolanità. Cascuccio, dunque, rimasto solo e senza mezzi, gli venne in mente di rivolgersi ai grandi magazzini Domus e si offrì alla direzione per un’occupazione del tutto fuori del comune, esigendo in cambio un trattamento invero esiguo: vitto giornaliero e un letto per la notte, anche nei turni di chiusura. Laddove in poesia metonimia è una figura retorica come sineddoche, e si salvi chi può, benché naturalmente faccia eccezione alle regole grammaticali nude e crude. Il che appare evidente se, con un cartone e della colla, si allestisce un modello di trapezio isoscele a scopo didattico o ci si lava i denti con Gengisan.
  Il fatto è che Cascuccio divenne da allora un manichino vivente, esposto secondo le necessità di vendita nelle vetrine dei Domus e la notte, fruendo del giaciglio a lui riservato, o nei giorni di riposo e nell’intervallo pomeridiano, si prestò all’occasione da assistente del guardiano che lì faceva servizio. Il tutto va visto, attenzione, nell’ottica del barocchismo che pervase le lettere e le arti per tutto il secolo. Né va dimenticato che Sibari fu antica colonia greca, né i Saraceni.
  E pare addirittura a Sibari esistano vasi, come se cellophan e terital fossero la stessa cosa. No, invece il sole brilla. Al che, dopo tutto ci sarebbe forse da ribattere che nessuno vuol saperne di tasse. Infine tutto si risolse in poche notizie dal giudice raccolte sul conto di Cascuccio, cioè come si diceva; a integrazione di esse si rende noto un disco che piacque molto nel ’65 molti lo canticchiano ancora e a completamento delle medesime che, da fonte sicura, Scaglie fu informato come l’ex-geometra del Comune in seguito non volle più uscire da quell’esercizio  commerciale  né più intrattenere vincoli personali, sia pure di semplice amicizia con chicchessia, tranne quel suo impiego di fantoccio in vetrina. Discutere ora dell’utilità o meno del latino nell’educazione, cadrebbe a proposito, se non fosse che il sunnominato Levitico fa parte del Vecchio Testamento. Meglio sarà, contando gli anni di Matusalemme, rammentare i colori dell’arcobaleno. Se interessa, dibattiamo in alternativa sul dissesto idrogeologico del Bel Paese. Basta soltanto si sappia che il giudice da quel tempo non si sentiva più in pace con se stesso, il fatto era divenuto per lui un chiodo fisso: anche lui avrebbe potuto essere Cascuccio, gli veniva fatto di pensare. Riguardo, infine a quella storia di assegni a vuoto, nessuna novità


                                                          Amichevolmente tuo




Georges Braque - Portugaise

venerdì 28 luglio 2017

ALLA GRECIA 2017

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Giorgio De Chirico - Cavallo e zebra




Come ogni anno di luglio, questo blog dedica agli autori greci dell'antichità dei brani tutti tradotti dalla mano del titolare dello stesso, Gerardo Allocca, in memoria di quella sublime letteratura e di quell'epoca della civiltà, in cui non regnava la globalizzazione quanto spesso al contrario l'autentica democrazia tra i cittadini. Non vi erano clan letterari e lobby a tenere banco nella vita pubblica culturale e politica, come in quest'Italia bugiarda e ingiusta, dove non vi è reale uguaglianza tra le persone e non vi è una vera identità di popolo, ma vigeva il libero esercizio dello spirito intellettuale e della coscienza civile.







Alceo - Fr. 367

Primavera tornare in fiori carica
ho appena ascoltato; in fretta riempite
la coppa di rosso, e dolce lo voglio.



Asclepiade - A.P. V, 85

Ti  serbi  casta, e a che pro? Nell’Ade
non troverai  l’innamorato, cara.
Il  frutto  dell’amore  è  per  i  vivi,
ossa  e cenere, bimba, l’aldilà.



Asclepiade - A.P. V, 189

Notte  s’annuncia  lunga  e  fredda, mentre
scende  il  sole  giù in  fondo  alle  Pleiadi.
Ma io  qui, presso  il tuo  uscio, inzuppato  d’acqua
sotto la pioggia vado su e giù, vittima
della  saetta che contro mi scagliò
l’ammaliatrice: lei, Cipride, invero,
non  ardore  seminò  nel  mio petto,
scoccò  inguaribile  e  infuocato  telo.



Asclepiade - A.P. VII, 500

Dì, viandante, tu che sfiori il mio tumulo
vacante, dì, se passi da Chio, al padre
mio, Melesagora, che al vento perfido
dell’est perimmo io, la nave ed il carico
e da allora di Euippo non v’è che il nome.



Mitilene





Alceo - Fr. 368

Se proprio serve una bevuta insieme,
il leggiadro Menone sia dei nostri.



Mimnermo – Fr. 12 West

Giorno per giorno toccò sfacchinare
al Sole, mai requie i suoi cavalli ebbero
e lui, dall’ora che rosseggia Aurora
in cielo, dall’Oceano sorgendo.
Sulle onde lo scarrozza la cara
sua alata alcova che gli fece Efesto
con le sue mani con oro zecchino,
lui nel sonno, celere dal paese 
Esperidio fin al regno degli Etiopi, 
dove spedito il carro ed i destrieri
che mattiniera l’alba splenda aspettano.
Vi risale su il figlio d’Iperione.



Asclepiade - A.P. XII, 46

Nemmeno ventidue anni, e ne ho abbastanza!
Perché  tanto  male? A che  torturarmi,
voi, amorini. Giova il mio funerale?
Ah,certo! Come sempre avete fatto,
vi trastullerete ai dadi, voi cialtroni!



Omero - Iliade I (1-7)

Musa, racconta  in versi qual  fu mai
la  collera  che  prese  il  Pelide  Achille,
nefasta, cui  tragedie senza fine
seguirono agli Achei e  che mietè  tante
vittime illustri  di eroi  negli  Inferi,
le cui salme in pasto ai cani  finirono
e  a  ogni avvoltoio: ma quello era  fato
del cielo, da che per prima infiammò
lite e il divino Achille e Atride il re.



Alceo -  Fr. 397

Che tenero fiore autunnale!






sabato 1 luglio 2017

IL TROUBADOUR

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Henry Matisse - Piccola odalisca in veste viola



Uno dei filoni del mio impegno letterario è la poesia, e qui nel mio solito stile ne presento tre. Come un troubadour, un menestrello in lingua d'oc, ma senza illudermi che la mia poesia troverà ascolto presso clan letterari italiani e interessi meschini che reggono la cultura di questo paese,  che non è nemmeno un paese, perché non ha unità di popolo, e noi campani ne sappiamo qualcosa. Sono convinto, però che il mio messaggio lirico quell'ascolto lo troverà presso alcuni gentili lettori che seguono questo blog e presso chi è sensibile ai valori autentici della poesia. Per essi e, prima di tutto in nome dell'Arte,  che è umanità, non cesserò di esercitare la mia Musa.

(Un comunicato: il III episodio narrativo di Trocanor, Trocanor III, verrà presentato a settembre, dopo la pausa estiva) 





A RAGION VEDUTA


La grammatica era un’altra, la lingua
pure, ci voleva tutt’altro disco
a suonare, diversa terra irrigua
a coltivare, i frutti d’altro pesco
da vendere, altri articoli da esporre
in vetrina al negozio lungo il corso,
altro tramonto a guardare le sere,
ben altri abiti da mettere indosso
e treni da prendere alla stazione
ogni giorno alle otto secondo il solito.
Ci voleva altro caffè a colazione,
altre notti per dormire, altro fiato
per comprare un notiziario in edicola
e per accostarsi, standovi accanto,
ai vetri e osservare in strada la folla.
Non doveva lì miagolare il gatto,
il benzinaio era un altro, l’autostrada
da imboccare diversa per la gita
in montagna, serviva all’aria fredda
un’altra sciarpa per coprirsi, più alta
l’insegna da installare esternamente
per la clientela, occorreva altro seme
al giardino, altro cielo sulla fronte
e perfino all’anagrafe altro nome.



ESIODO UN GIORNO


Avrei allora detto zenit l’azzurro,
zenit di ogni angelus o vespro o compieta,
di ogni alambicco o pennello sul muro.
Giurato che il respiro era alfa e beta
fino a omega e l’alba l’ala del tempo.
Poi vennero gli scambi di binari,
sul platano cadde di fuoco il lampo,
i vandali devastarono i fori,
la tigna invase la felpa in salotto,
vecchio il pendolo si guastò per sempre,
la carrozza in viaggio nel bosco fitto
predoni assalirono come lepre,
non si sa perché risuonò al telefono
quell’addio triste con dure parole,
e ora non ha più il suo sapore il sedano,
barca al vento non gonfia più le vele.



IMPRESSIONISMO PITTORICO


Scandalosamente va la candela
sciogliendosi e la fiamma vi arde ancora,
 ma nel bar è domenica e già sfolla
è tardi la gente, ora ogni chiacchiera
è superflua, ogni ricordo bruciato.
Passarono i cavalli della giostra,
sfilarono i galeoni nel vento
con ori e gemme a destra ed a sinistra
nella stiva e i corsari l’abbordarono.
Il fuoco divorò tutte le fiabe,
i concerti in la bemolle al violino
sanno ormai tutti di già udito e le albe
perfino sembrano laggiù tramonti.
Continuano sempre a razziare i barbari
tra le are di Vesta e perfino i Parti
strariparono dalle Alpi coi carri
e masserizie, tutto devastando.
Al telefono ancora squillò voce
dura di metallo a disdire il saldo,
non fanno più luce a notte le torce.
Al bar un cliente raccontò di un giorno
che stava per finire e uno si mise
a inseguire il sole in barca, gli avevano
infami rubato la luce e pianse.