giovedì 1 dicembre 2022

JAGGHES 4

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Salvatore Emblema - Senza titolo


Passa il tempo inesorabile, si avvicina Natale. Ma le cose restano uguali, almeno all'ingrosso e in apparenza. Dunque, le solite feste ci attendono? Credo proprio di sì, ma senza il covid, ci auguriamo, che ci fece sgradita compagnia gli ultimi due anni. Insomma, una nota positiva in arrivo? Direi di sì, a meno che la cosiddetta pandemia non ci riservi qualche altra sorpresa. E poi, finisce l'anno. Ma, tolto l'anno, con l'avvento del nuovo, non vediamo niente di nuovo all'orizzonte. La nostra condizione umana rimane invariata e precaria, problematica come sempre; quella sociale e temporale peggiora, nel senso che sembra allontanarsi sempre più e vanificarsi la possibilità di bonificare per così dire la nostra società e la nostra cultura. Si direbbe senz'altro che la sopraffazione e la diseguaglianza tendano a crescere, come pure la mistificazione pubblica da parte dei media e di certe centrali culturali, da me bollate come clan, sempre sulla breccia e in agguato per imporre il loro nefasto volere. Il tutto ordito da un potere nemico dell'umanità, che si trincera dietro le esigenze ineludibili di una globalizzazione, foriera di una sorta di alto medioevo per la nostra storia in corso. E così, signori, c'è poco da stare allegri. Volendo, la lettura che propongo qui appresso, al limite, potrà servire a stimolare proficuamente la mente e la sensibilità, ma null'altro. E ciò si accompagni, nonostante tutto, ai migliori auspici possibili per il prossimo periodo natalizio




Segue da Jagghes 3 (Nov. 22)

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  Qualunque sia poi il prezzo, non dimenticare che alla cassa del supermercato il sassofono è sempre uno strumento, per cui un trio di Brahms va suonato ma il ferro da stiro. Ne viene anche che 7 litri di birra bastano, contrariamente al grado centigrado, che bisogna misurare col termometro. In quattro e quattr’otto non erano, pertanto i 7 litri di birra che erano successi a palazzo Schioppa di Napoli, né 44° C, ma l’affresco. Sinteticamente, al 2° piano vi era un rinomato affresco d’autore, che richiamava sempre studiosi e pubblico di visitatori, essendo il palazzo un monumento pubblico. Orbene, neanche i litri di birra fossero 8, la temperatura era sempre quella ambientale, cioè niente di speciale. Il punto, però era che l’affresco, oramai un classico della pittura, era da sempre attribuito alla mano di Mattia Preti, quando improvvisamente il critico d’arte Ciro Cerchia se n’era uscito a sentenziare che non era affatto così, ma che l’aveva dipinto niente di meno che Gian Lorenzo Bernini, in una sua venuta a Napoli, di ritorno nella sua città natale in occasione dell’agonia e poi perdita della madre, per onorare prima il capezzale di lei morente quindi il suo sepolcro. Allora il barone Schioppa gli aveva commissionato l’affresco, che egli aveva eseguito a tempo di record, due tre  settimane, prima  di  riprendere  il  cammino  alla  volta  del Vaticano. Ci crederete se vi dico che quella notizia, uscita sulla stampa, non bastò, come i 7 litri di birra?

  Si dirà, perché la gente si ubriacò e bevve ancora. Nient’affatto! Non è che ci vollero altri litri di birra, ma il sole sorse come sempre a Napoli e il pesce si vendette a peso come sempre. Fu, però che ne nacque un vespaio di polemiche non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra l’opinione pubblica. Necessita a questo punto che vi spieghi una cosa: in marineria, quando una nave sta per essere passata in disarmo, a Napoli si dice che va in pensione. Ebbene, una di quelle, di piccola  stazza, che  stava  per  andare  in pensione un giorno prese il largo per una breve traversata a Ischia, con poco equipaggio e pochi passeggeri paganti per un giro turistico. E non ti capita lungo il tragitto che sul mare si accampa il dio Poseidone e col suo tridente si mette ad apostrofare quelli sulla nave – Mortali, vedete la mia potenza, io posso far rovesciare la nave, sommuovendo a più non posso le onde, se non mi venererete con i vostri onori - ? Quelli sulla nave, rimasti allibiti, non pensarono che un barbiere può benissimo chiamarsi Frank.

  Non fu perciò, quindi che si consigliarono tra loro sul da farsi. Uno, un passeggero dichiarò – In campagna si respira meglio, io, d’estate me ne vado lì – Un altro, un secondo passeggero – Secondo me il colore più bello è il grigio, sta sempre bene e non dà nell’occhio – Un terzo, uno dell’equipaggio – Una motocicletta rombante non è un cavatappi -. Decisero così che, appena scesi a Ischia, avrebbero fatto tutti il bagno. Ma Poseidone tornò a tuonare -  Inchinatevi a me o fra qualche minuto starete in fondo ai gorghi, muti come pesci per sempre – E allora essi si misero a ballare un sirtaki e Poseidone si unì a loro in una grande festa sulla tolda della nave. Il capitano dell’imbarcazione fece sentire in quella in proposito la sua voce squillante, che catturò per un attimo l’attenzione di tutti, anche del dio – La vernice rossa si acquista in ferramenta -.

                                                                                                                                           (Segue)