lunedì 1 ottobre 2018

MENDARIX I

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio





Chitarra, cartoncino, spago e filo metallico di Pablo Picasso







L'eretico Bruno riparte questo mese con la narrativa, precisamente con il I di una serie di inserti del racconto Mendarix (Idee sul vulcano di Mendariza), stralciato dal romanzo Visita di Sirdi. Una narrativa standard per il suo cliché e la sua cifra abituale, che ne fanno, oso credere, un pianeta a sé del panorama letterario d'oggi. Un autore è infatti prima di tutto se stesso, un mondo a parte in termini artistici, e ciò rappresenta il presupposto essenziale per un discorso espressivo. Essere un esemplare unico e irripetibile è la prima mira cui tendere per uno scrittore. Questa originalità, che insieme alle idee da lui incarnate sostanzia la sua personalità, incontri poi o meno le preferenze dei destinatari del suo impegno, la società, è un altro ragionamento, a posteriori, che però nulla toglie alla genuinità e autenticità del suo lavoro, di per sé bastevole a costituire l'oggetto artistico, consegnato alla fruizione e al giudizio altrui. In ciò si può individuare l'onestà culturale di un poeta o romanziere che sia.
Ecco, onestà culturale, è proprio quello che manca nella vita pubblica di questo paese, in cui continuano a dettare legge clan artistici e torbidi poteri in assoluta malafede.








IDEE SUL VULCANO DI MENDARIZA


  Assodato che fu Annibale a traversare le Alpi, non vorrei cominciare, come credo conveniate in base al titolo qui sopra, dagli attrezzi del dentista, che nel suo studio riceve clienti con problemi  orali. Sono  convinto  sia  più  appropriato, in loro vece, riferirsi a violini che suonano, così sarà senz’altro più giudiziario.
  Rotto pertanto il ghiaccio, entrati cioè nel vivo del discorso, non disdegneremo di ricordare i tempi in cui le greggi pascolavano nella malarica pianura laziale, che ispirò il poeta. Dopodiché, dedicheremo  senz’altro  un  delicato  pensiero  ai coccodrilli del Nilo, che fanno tanto paesaggio.
  Colorito certo, e pittoresco quanto un Giorgione, purché non si obietti che le guerre puniche furono 3. Per cortesia! Allora, uno potrebbe dire anche che un brandy va versato nel bicchiere, no?
  Bando alle chiacchiere, a Cheope ci sono le più belle piramidi. E il vulcano di Mendariza? si domanderà. All’ippodromo ci sono le corse, è presto detto. Mendariza infatti si ergeva sulla piccola isola di Leroga, che accoglieva a un di presso 2500 anime. Non si creda fossero piloti d’aereo, nemmeno una di esse svolgeva simile professione.
  Altro che piloti d’aereo, sembra che la capitale del barocco italiano sia stata quella del nostro regno del sud di allora, la città del Vesuvio per intenderci, e non, come si sarebbe indotti a pensare, i macchinisti delle ferrovie.  La spiegazione sta nel fatto che nell’isola non c’erano campi da tennis e quasi nessuno sapeva praticare questo gioco. Leroga era un lembo di terra immerso nel mare a quattro ore di navigazione dalla costa ed era meta frequente di turisti, specie col caldo. Non era la patria di Teseo, quantunque sulle sue scogliere venissero a posarsi le folaghe e i piccioni e i martelli vi fossero tutti col manico. Mendariza, che dava il nome al gigantesco vulcano che vi aveva sede, era il suo borgo sito a maggiore altezza.
  Essendo Leroga un’isola, le case avevano tavole, sedie, letti, tende o tendine alle finestre e c’era chi si faceva la barba col rasoio elettrico. Molti vi avevano l’abitudine di portare il cappello  d’inverno,  quando  poi   si   sa   che   le    ciliegie,   a gonfiarsene,  fanno   male.  Che   facessero   male  o  meno (chi ci badava?), quanti nell’isola si chiamavano Christian! Neanche fosse la pendola a muro.
  Tito  e  Nino   erano   due   di   Leroga;  scrutando   l’imponente mole del vulcano che dominava l’isola, era un giovedì di giugno, essi confabulavano insieme. - Vedi quanto fumo lassù! -. – Sì, Giugurta era re del Ponto -  - Che? -  - Tuo zio fa sempre il negoziante di olio? - - Non dovresti pensare sempre ai commerci, Nino - - Io? Se manco dal barbiere che sono due mesi! -  - E io no? Mai trattato in vita mia articoli di detersivi e igiene personale -    - Macché, niente val più di una visita alle rovine di Pompei - - Per me no; credo diversamente da te che la biologia studi anche i pesci - - Già, così quel tuo zio ci spedisce  un  bel  carico  di  quello  sopraffino  a  prezzo  di favore - - Quello? Non lo sai che le cipolle lo fanno piangere? - - E con ciò? - - Exegi monumentum, cantò  Orazio -  - Ma dai! - - Perché, i treni non andavano a vapore una volta? -  - Vapore? E’ fumo sul Mendariza, vedi? -  - Non  vedo che  nel tuo futuro tanti soldi -  - Ma se il mio hobby sono i garofani del mio giardino? -  -  Io   ti   consiglierei  un  bel  punto  e  virgola -  - Pensa piuttosto tutti giurano che quello lì a giorni lassù farà un’esplosione paurosa e poi vomiterà tanta lava,   senti! -  - A sentire, sento nostalgia dei miei vent’anni -  - Possibile tu non ti dia pensiero del Mendariza? -  - Non ci credo, Ottaviano morì a Nola, per questo -  - Come come? Guarda tutto quel fumo, là in alto e poi vedi se ci credi o no. C’è chi assicura le autorità ordineranno a breve l’evacuazione dell’isola, si teme che l’esplosione c’inghiotta tutti noi e Leroga - - Lascia stare, i lillà sono graziosi fiorellini - - Come no, pensa che, a darti ragione, Andrea   Lo   Carlo   lo   hanno   fatto   perfino   presidente   di tribunale -. Riprese Tito –


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                                                                                                               (segue)