mercoledì 1 dicembre 2021

LULLOX 1

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Salvatore Emblema - Senza titolo




Un nuovo inizio di dicembre è un pò una contraddizione in termini, ma questo post è proprio così. Inaugura infatti un nuovo brano tratto dal mio romanzo Visita di Sirdi e capita proprio di questo mese, che oggi prende il via, l'ultimo dell'anno. A pensarci non è la sola contraddizione che ci si offre alla vista, ne siamo pieni intorno a noi. E' un mondo, questo, fatto di contraddizioni, che qualcuno potrebbe prendere anche per insensatezze nel loro insieme, coesistendo, ma io penso che più che tali siano invece il succo stesso del nostro vivere odierno. Un vivere che va considerato ovviamente per quello che è, un'epoca di profonda crisi della coscienza, certo, ma nello stesso tempo esso non può trovare una cifra se non in ciò stesso, in questa sua polivalenza che, si prenda come si voglia, è la sua effettiva valenza. Una singolarità, il nostro oggi, che vive di pluralità conflittuali, ed era destino che questa nostra contemporaneità annegasse in questa specie di arcaicità dell'uomo, un uomo, più che mai oggi sapiente e più che mai insipiente, più che mai abbiente nelle sue dotazioni materiali, come non è mai stato nella storia in questa società dei consumi, eppure così fragile nella sua interpretazione di sè, che appare più di sempre precaria. E un presente, questo, da un lato così avveniristico e proiettato nel futuro, da un lato così respinto nella notte dei tempi per la sua povertà spirituale, che ci getta in questa sorta di medioevo attuale, il medioevo del villaggio globale, apparentemente libero e spregiudicato, ma sostanzialmente oppresso e vincolato dai media, che dettano legge e sono manipolati da consorterie e lobby, da cui dipendono alla fin fine le nostre sorti. Un'Italia, un mondo, questi che abbiamo dinanzi, che vivono una contraddizione incomponibile tra sanità e malattia, per cui si può arrivare a chiamare democrazia ciò che invece è oligarchia di poteri e clan, anche artistici, da club privato, verità ciò che è spudorata menzogna, bellezza ciò che il massimo della mostruosità. In quest'ottica di divaricazione spirituale della coscienza mi accingo a proporre un altro paragrafo del mio romanzo, come fosse perciò una specie di medicina da assumere per fronteggiare una malattia che si sa incurabile. Che valga anche come omaggio natalizio ai miei graditi lettori





Non, viceversa rispetto al cruciverba testé citato, il cubo. Come detto, si consideri una piramide. Preso il vertice opposto alla base, la si capovolga. Dopo, sfociato il Volturno nel mar Tirreno, ci si rada pure la barba.

E’ tutta questione di garbo, nello sbarbarsi, occorre la mano giusta. Inutile dire, a tal riguardo, che un fruttivendolo vende. Un orefice, per parte sua, può chiamarsi Pasquale o Roberto, nulla toglie che abbia in casa un cane. Il pianeta Mercurio pure.

Questo non vale per il treno Salerno-Caserta partito alle ore 17,18. C’erano a bordo impiegati, gente di commercio, occasionali utenti per cause personali o familiari e, qualcuno, di diporto. Mancavano Renzo e Lucia, l’8a sinfonia, il topo e il formaggio, Zeno Cosini, Romolo e Remo, il basilico e l’aglio.

Nonostante tante assenze, il ferro fonde. E così, in un vagone del Salerno-Caserta uno parlò in tal guisa – Hai saputo? Hanno avanzato l’istanza per la provincia di Nola – e l’interpellato – La provincia dei comuni? -. – Chiamala come ti pare! -; più in là, nello stesso vagone, in un altro scomparto di sedili un signore in doppio petto grigio, estrattolo dalla tasca interna della giacca, esibiva a un vicino il suo portafogli. Vi si intravidero bigliettoni a iosa, delle tessere e, all’interno del suo documento di riconoscimento per la guida (- Ecco – fece osservare – ero così, quando avevo 28 anni), un talloncino plasticato con la sua foto di oggi e la data odierna. – La mia patente nautica. Me l’hanno rilasciata poco fa alla capitaneria di porto -. E’ sottinteso il portafogli fosse di pelle in tinta gialla con le iniziali in fucsia impresse, oltre all’etichetta di nome, e un numero, sempre in fucsia, che spiegò il proprietario – E’ il numero di serie. Si tratta di un portafogli marcato di valore, a tiratura limitata –  Il    racconto    potrebbe   proseguire   con la descrizione dell’isola di Rodi.

Descritta la quale, si dovrebbe passare a discorrere dei pirati e della cattura in mare della giovinetta, poi condotta sulla costa libica e lì venduta a caro prezzo. La stessa, trapiantata quindi prima nel deserto del Sinai in un’oasi, per divenire poi l’anno domini 1706 la favorita dell’harem del sultano e prendere stanza nel palazzo sontuoso e mirabolante sul Mar Rosso del suo signore.

Ma andremmo troppo lontano, per cui ci ridurremo soltanto a riferire il nome completo di Renzo, ossia come sapete. Lucia, invece aveva per madre Agnese. La qual cosa ci spinge a riflettere sulla necessità imminente di pagare il telefono.

Quest’ultimo, essendo a tasti, non ci esime dal fare colazione la mattina. Oltre a ciò, il ghiaccio si scioglie e quindi. Non staremo perciò a ripetere la lezione di filosofia. Chi, filosoficamente parlando, è all’oscuro del resto della storia di Biancaneve?

                                                                                                                                                                                                                                                                                       (Segue)

lunedì 1 novembre 2021

PERROL 8

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Salvatore Emblema - Senza titolo


L'eretico Bruno non può che mantener fede alla sua impronta artistica e perciò stesso postare qui questo mese il seguito del suo racconto Perrol, che ne è l'espressione. Perrol, che con quest'ultimo episodio giunge all'epilogo, non fa che tradurre in valori narrativi l'idea che il suo autore detiene della letteratura, manifesta di conseguenza gli stilemi del suo creatore, quelli che si suol chiamare poetica. Ma non solo quelli, anche la sua visione dell'attualità, intellettualmente altalenata su più fronti di pensiero, che ne interpretano a loro modo il suo ubi consistam. E qui noi tocchiamo con mano come la varietà di soluzioni che si offrono alla mente umana sul suo esistere oggi venga riportato fedelmente dalle rappresentazioni narrative de L'eretico Bruno, che in tal modo intende in un certo senso seguire le orme della Commedia dantesca, in quel suo trasferire nel poema la scena culturale dell'ultimo medioevo. L'eretico Bruno quindi si conforma alla lontana, ovviamente, a un modello letterario, quello dantesco, che ha fortemente influenzato la storia compositiva in lingua italiana. Egli è evidente non abbia soltanto questo termine di riferimento, ma si rifaccia frequentemente alla coscienza concettuale del suo predecessore, il Nolano, nella sua potente carica polemica contro il suo mondo e la sua ricerca della libertà ideativa, sì da sentirsi strettamente prossimo alla di lui esperienza culturale e forse al di lui destino infausto. Del resto, le sue radici nolane, tanto più in una parentesi come la nostra odierna segnata  dalla globalizzazione, dallo strapotere di oligarchie che hanno in pugno i media, dai diktat di clan culturali,  non possono che fatalmente annodare il suo itinerario di autore a quello del frate domenicano vittima del S. Uffizio romano.



Allora, o si prende l’ascensore o si guarda alla finestra del 16° piano, non foss’altro che i tabaccai non vendono camicie da uomo. E poi non è vero, come si crede, che i ragni portano bene. L’altro giorno, tanto per dire, tuo zio a Castellammare ha scritto una lettera. Ora, mentre scriveva, il tempo passava. E così, è arrivato l’istante in cui il fioraio ha chiuso il negozio.  Cose così capitano tutti i giorni. Contro il solito, però, un pittore della statura di De Chirico non si è fatto francese e parigino, come il grosso degli artisti celebri dell’epoca moderna. Parigi, in conclusione, capitale della creazione figurativa dall’impressionismo all’astrattismo, è la città di Notre dame.

Essa è anche la città della Senna, fiume che, diversamente dalla pappa reale e dal lancio del giavellotto, ha un estuario. Ciò a partire dal tuo matrimonio con Silvana e fino al punto e virgola. Dopo il punto, invece abbisogna la maiuscola e l’apostrofo non si pone mai a fine rigo. Il passato remoto di nuocere fa nocqui.

Filologa com’era, Luisa Perri conosceva a puntino queste regole grammatiche. Tuttavia, piantati che ebbe i suoi sogni accademici, oramai sfumata la cattedra, ella piantò anche la sua ultima ed ennesima fiamma, il fotografo Donato Ulivo (del peso di 78 Kg), nonché il suo mediocre e mal retribuito lavoro di cronista di terza pagina di giornale e partì alla volta di Sirdi, dove subito venne addetta alla biblioteca cittadina. Un’altra delle regole grammaticali ch’ella teneva ben presente era non passare all’incrocio col rosso. Accanto ad essa regola, ve n’era ancora un’altra importante, ossia le acciughe in salamoia. Per finire, la grammatica vuole dopo una frase o parola interrogativa si apponga sempre il ?

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1: Boccioni, l’illustre pittore, si chiamava Umberto

                                                                (Fine)


venerdì 1 ottobre 2021

PERROL 7

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Hans Arp - Sculpture mythique


Siamo in piena ripresa delle attività, le vacanze sono lontane per tutti, il pensiero più comune è lavorare. Lavorare è anche il nostro pensiero essenziale in questo periodo. Ma lavorare che significa per un artista? Non certo offrire delle prestazioni in cambio di una remunerazione quanto più alta. Per un artista lavorare significa creare, e creare in ossequio alle proprie idee poetiche e intellettuali. Ecco, questo è il nostro lavoro di artisti; che poi la remunerazione arrivi o meno e che poi sia inferiore ai nostri meriti non conta granché. 

Il lavoro di un artista è obbedire alla propria sensibilità e alla propria linea compositiva, non altro. Ecco perché l'artista è un eroe della società, perché non si presta per vantaggi personali, ma in nome dell'arte, di cui è una specie di sacerdote. Non importa che questa società poi lo maltratti e lo faccia segno di ogni sorta di soprusi: l'artista s'inchina solo all'arte, tutto il resto non lo tocca, se non di striscio. Voglio dire che vivere in una società come quella italiana (e internazionale) di oggi significa stare in un mondo di menzogne e soperchierie, vivere in un mondo senza dignità e, fosse solo per questo, dovremmo dire che l'artista dovrebbe rifiutarsi di esserlo e, forse, anche di essere ancora su questa terra. Ma qui sorge l'ancora di salvezza per lui, e quell'ancora è l'esercizio artistico, che lo redime da ogni bruttura della realtà. L'artista, svolgendo la sua arte, trova la ragione per essere ancora in un presente dove non si può più. Che potrà importare più di tanto se quest'Italia e questo mondo sono sempre più in mano a oligarchie che dettano le proprie leggi, se sono vittima di clan anche artistici, che agiscono in funzione dei loro interessi, se poteri oscuri rendono sempre più la vita impossibile? 

Nulla o giù di lì, finché l'artista sarà sorretto dalla propria arte e potrà gridarla in faccia alle storture, alle imposture, alle falsità. Così il mondo continua a sopravvivere per un artista nonostante tutto. E' in questo spirito che presento quest'altro brano di Perrol, il settimo, anche se gli occhi vorrebbero non guardare ancora più in là.



La stessa Luisa Perri ne aveva una, di castoro. Ella, seguendo il filo dei suoi ragionamenti, sull’onda dei Minima moralia, si diede a studiare sociologia, convinta com’era che è nel corpo sociale, se è lecito chiamarlo con questo nome, che va perseguita la verità. Studiò anche statistica e tecniche per il sondaggio, onde andare al cuore della gente. Era gente, infatti che creava il vero e il giusto, non il contrario. Né mancò di approfondire, andando a ritroso nel passato dell’uomo, il suo sapere in fatto di strutturalismo. Non dimenticò, infine di spegnere la luce nell’addormentarsi.

Dopodiché, non restava che sognare; per esempio, le capitò nelle sue divagazioni oniriche un secchio pieno di inchiostro si versasse su un pavimento e, infiltrandosi nelle sue commessure, colasse attraverso tutto il solaio cospargendo al piano sottostante uno scrittoio affollato di rotoli di carta e pergamene, fino ad annerire ogni cosa, obliterando perciò tutti i caratteri e le lettere; infine, vedendo tutto buio, essa si ridestò, credendosi cieca.

Una sua cugina le disse una volta che sognava sempre un ventaglio, come se i Persiani e non i Greci avessero avuto la meglio a Maratona. E invece no, un’automobile fuoriserie costa.  Costano perfino le cipolle e addirittura pare ultimamente un frate francescano abbia sceso le scale; senza tralasciare gli assegni, il polo nord, i mercantili e i tuffi. Quanto al polo nord, c’è il ghiaccio.

Quest’ultimo, galleggiando sull’acqua, non crea intoppi quando si tratta di tradurre dall’aramaico. Non li crea come in ogni traduzione che si rispetti, ove si voglia rispettare la letteralità a scapito della crescita dei prezzi, per cui un bottone va cucito con  l’ago e il filo, tuttavia questi  non servono, nel momento in cui si debba pescare sul fiume.


                                                                                                             (Segue)

mercoledì 1 settembre 2021

PERROL 6

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


Di nuovo settembre e di nuovo L'eretico Bruno con le sue pagine di letteratura e le sue dolenti note. Il tempo passa, ma, per dirla con una punta di umorismo, L'eretico Bruno no. O meglio, L'eretico Bruno ci starebbe anche a cambiare, ma è quel che gli sta intorno a non starci. Dunque, come potrebbe cambiare lui? Concedo pure che un artista non può non restare fedele a una sua cifra, e dunque, quale artista, non potrei derogare da una mia sigla letteraria. Tuttavia, nulla vieterebbe di cambiare punto di vista, insomma, pur confacendosi a una certa impronta inconfondibile, rivedere certi pensieri, certi giudizi, certe valutazioni. In teoria sarebbe concepibile, ma, con un mondo come questo in corso, con un'Italia com'è oggi, in pratica no. Non cambiano i clan e i poteri occulti e personalistici, non cambia la vita culturale con la quale confrontarsi, come potrebbe cambiare l'occhio col quale essere testimone del tempo in corso? Ed è un occhio impietoso, che si vede costretto a riflettere le gravi insufficienze e incongruenze del giorno d'oggi. Un oggi, in quest'Italia vittima di camarille, che fanno il loro tornaconto in tutti i campi, incluso il culturale; un oggi in questo mondo globalizzato, omologato dai media, che dettano legge, la legge di certe oligarchie che dominano la nostra società, spadroneggiando. Che potrei dire di nuovo se non ripetere quello che ho già detto? Ed eccoci al VI brano di Perrol, che rappresenta la continuità di un modello letterario e al tempo stesso la continuità di una realtà che non vuole morire nelle sue innegabili e lampanti storture 




 Il fante di bastoni non poteva essere, data l’autostrada, né i cani potevano essere di pelo grigio. L’unica cosa possibile erano le pale dell’elicottero, ma in fondo nemmeno quella. E l’elica1 della nave?, si dirà. Quella non mette il timbro, il quale doveva essere infatti Il direttore dell’ufficio. L’ufficio chiaramente apriva alle nove.

 Era proprio quello l’orario in cui sussiste il problema; la soluzione va ricercata nel 3° set. Supponiamo che il 1° e il II siano appannaggio di Luporelli, non si può escludere infatti che l’acqua bolla. E allora chi potrà contestare che qualunque pittore o scultore, anche delle nostre terre, aspirasse a fare strada nell’arte tra l’otto e  il  novecento  dovesse  volente  o  nolente  far valigia e sbarcare a Parigi? Del resto, volente o nolente, un aviatore paga al bar.

 - Il bar Lucciole – disse manco a farlo apposta il maggiore dell’aeronautica Guarnetti – fa ottime sfogliate -, ma non si rivolgeva a Luisa Perri. Costei, altro che sfogliate, rifletteva nel suo studio di S. Giuseppe, dalle parti di Nola, Saviano, Somma Vesuviana: questa avversa sorte che mi perseguita, la devo interpretare come indiretta sprone ad abbracciare il credo che, già da un pezzo in nuce nel mio spirito, è ora conclusivamente sbocciato e maturato in me. Le idee di Adorno e Marcuse, della scuola si Francoforte urgono nel mio essere. La contestazione del potere vuoi come esercizio razionale dialettico (sempre e comunque il sale propulsore storico della società, ove anche gli steccati del conflitto di classe fossero mai, come si augura Il manifesto, e lui stesso, abbattuti), secondo quanto perora il primo dei due pensatori, vuoi, in base alle vedute del secondo, come scatenamento delle pulsioni inconsce sul piano soggettivo e collettivo verso l’erotismo e l’egualitarismo, significa affermazione dell’umanità contro la stortura, raddrizzamento morale della distorsione, impegno civile contro l’oscurantismo della coercizione giuridica dello stato.

 E’ un alfierismo senza Plutarco, le Termopili e Coriolano e senza retorica da comizio. Voleva   dire,  forse,  Luisa   Perri,   con    queste    sue meditazioni che, quando è inverno, fa freddo.

 Sì, però chi può assicurarlo, che faccia freddo intendo, alla luce della opacità del latte o, che altro, del caffè’? Il vetro, essendo inversamente trasparente, non è infrangibile, al punto che, rompendone uno, si afferma spesso e volentieri – Non l’ho fatto apposta -. La stessa persona capita, in altra circostanza, indossi il cappotto.

 Sempre lo stesso signore può essere, passando davanti al semaforo, tossisca; caso mai, potrebbe anche starnutire. Improbabile è si pulisca gli occhiali, altrettanto improbabile il 12. Egli non gioca al lotto purtroppo, e non a causa della terracotta. I suoi vasi sul balcone sono di ceramica infatti, e la ceramica, si sa, è ben altra cosa del tennis.

 In questo gioco, basti dire si usano le racchette, le quali, essendo due o quattro per partita, non servono, come il radicchio, per l’insalata. La rughetta sì, dal momento che le ossa di balena sono grandi. Riguardo alle balene, va poi detto che con le lontre si fanno le pellicce.

                                                                                                                                             
 (Segue)                                                                                                                      

lunedì 26 luglio 2021

ALLA GRECIA 2021

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Giorgio De Chirico - Piazza d'Italia



Di questi tempi, agli sgoccioli di luglio, L’eretico Bruno ha una scadenza da osservare come una ricorrenza, e anche quest’anno ha inteso uniformarvisi. Mi riferisco al post annuale sulla letteratura greca classica, che non manco mai di dedicarle, imperniato su mie traduzioni originali dai testi antichi in quella lingua. La motivazione è duplice, innanzitutto per rendere un rispettoso tributo a quei testi, che costituiscono i pilastri di tutta la letteratura occidentale, al tempo stesso facendone io stesso tesoro come lezione intramontabile per il mio proprio esercizio letterario attuale in prima persona, cioè per la composizione delle mie opere moderne, in secondo luogo, per prendere le distanze dal nostro mondo letterario italico, pur così simile, almeno nelle lontane origini, a quello ellenico, ma purtroppo oggidì fortemente compromesso da deleterie ingerenze di clan artistici e poteri oligarchici, che lo penalizzano gravemente con scelte mosse esclusivamente da corti calcoli privati, miranti a soddisfare obiettivi particolari, a prescindere da qualunque ossequio ai diritti dell’arte e della letteratura. Questo blog intende in tal modo operare in piena antitesi con essi, avendo a cuore unicamente le più elevate e nobili esigenze dell’idealità e dell’umanità, senza mezze misure o condizionamenti, machiavellici o particolaristici che siano






 SOFOCLE- ANTIGONE (vv. 331-343)

 

CORO:      Tanti i portenti, alcuno più dell’uomo.

 

E questo, anche più in là dello schiumoso

 

mare in subbuglio per il furioso Noto

 

naviga, soverchiando i gorghi estuosi,

 

strema la più vetusta degli dei,

 

Gaia l’imperitura, l’instancabile,

 

smuovendola cogli aratri annualmente,

 

grazie a stirpi cavalline rimestandola  


(trad. Gerardo Allocca

 


DEMOSTENE - (III FILIPPICA - 74-76)

 

E non sognatevi che siano i Calcidesi a preservare la Grecia o i Megaresi, se voi vi asterrete dall’azione, perché prendereste un granchio. E’ già molto se riusciranno a tirarsi essi stessi dai guai. Tocca a voi accollarvi l’onere, a voi gli avi affidarono questa missione, ve la tramandarono affrontando molteplici e gravose insidie.

Se al contrario ciascuno se ne sta mani in mano inseguendo gli affari propri e si studierà di non far nulla per proprio conto, in primis non rinverrà mai chi lo farà per lui, poi sospetto che si sarà forzati a fare tutto insieme ciò che adesso disdegniamo di fare.

Io per me questo è quello che sostengo e questo è quello che scrivo.  E confido anche che queste iniziative potranno ancora fronteggiare il precipitare degli eventi. Se qualcuno possiede idee migliori di queste, si pronunci e le renda note. E quel che vi parrà opportuno, gli dei ne siano garanti, possa giovare alla nostra salvezza.

(trad. Gerardo Allocca 

 


SAFFO  - Fr.17 Voigt

 

‘Era regale, che la tua figura,

 

io ti impetro si accampi al mio cospetto,

 

te che un giorno illustri Atridi adorarono,

 

 

e reduci da leggendarie gesta

 

dapprima presso Troia e quindi in mare,

 

qui approdati, partire non potevano

 

 

senza te supplicare e Zeus patrono

 

di supplici e il mite figlio di Tione,

 

che anche me ora tu benigna soccorra.

 (trad. Gerardo Allocca



ILIADE (XXIV – 801-804)

 

Allestito il sepolcro, essi tornarono

 

indietro e in bell’ordine si raccolsero

 

a celebrare nelle sale regie

 

di Priamo pio a Zeus la mensa funebre.

 

Ecco gli estremi onori all’equestre, a Ettore.

(trad. Gerardo Allocca

 

 

TUCIDIDE - (STORIE - PROEMIO I, 1-23)

 

L’ateniese Tucidide ragguagliò circa il conflitto tra Ateniesi e Peloponnesi, così come guerreggiarono tra loro, fin dal suo abbrivo, preventivando già che sarebbe stato ragguardevole e massimamente ricordevole tra quelli già scoppiati. E lo arguì per il disporvisi entrambi al culmine della capacità militare e notando i rimanenti Greci coalizzarsi o con gli uni o con gli altri, quali senza indugio, quali avendolo in animo. Questo sconvolgimento per la verità si dimostrò immane vuoi per gli Elleni vuoi per taluni dei barbari: al punto di dire che lo fu per i più tra le genti. Non era dato, è vero, reperire incontrovertibilmente per il lungo distacco notizie sia sui fatti prossimi che su quelli più lontani, quantunque a mio avviso, sulla scorta di dati degni di fiducia accessibili alla mia ricerca più minuziosa, non se ne ebbero di più rimarchevoli né dal punto di vista militare né da altri

(trad. Gerardo Allocca 

 


ALCEO – (Fr. 123)

 

Eccomi  in pena, eccomi  tutta  afflitta.

(trad. Gerardo Allocca

giovedì 1 luglio 2021

IL TROUBADOUR XXI-II

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Amedeo Modigliani - Chaim Soutine




Diciamo che la forma più immediata di letteratura è la poesia, quindi un autore integrale non può esimersi dal praticarla. E' stata anche temporalmente la prima espressione verbale con valore artistico dell'umanità, basti pensare a Omero e alla lirica greca. Una ragione in più per esercitarvisi, cosa che io perseguo da anni, fin dalla tenera età, e non importa che ad essa ho affiancato da lustri la pratica della narrativa, sicché alla fine non saprei dire se mi ritengo più poeta o più narratore. Direi che ho prodotto anche qualcosa nel genere teatrale, anche se coltivo poco questa varietà di letteratura. La poesia, mi riallaccio a quanto prima, è la mia manifestazione più soggettiva, nel senso che in essa il mondo circostante è presente solo come un riflesso della mia lente interiore, laddove in narrativa il rapporto è capovolto. Più esplicitamente direi che in poesia il mio io si riflette nelle cose, mentre in narrativa sono le cose che si riflettono nel mio io; in tutti e due i casi quella che vive sulla  carta non è mai la realtà oggettiva, che viene sempre distorta o a monte o valle. E per fortuna, aggiungo: quale cronaca potrei mettere sulla scena viva e vegeta, nella sua immediatezza palpabile? Quella di un'Italia nella morsa di clan culturali e poteri oligarchici o quella di un mondo nella morsa della globalizzazione, che rende sempre più forti e arroganti le leve decisionali e sempre più succubi le persone, ridotte a ingranaggi di una macchina "mondiale", che dispone a suo piacimento dei destini di ognuno? La letteratura si trasforma perciò in una specie di antidoto contro il veleno del mondo e di quest'Italia bugiarda e falsa, antidoto che naturalmente non serve a curare, ma solo ad alleviare la sintomatologia










E NUVOLE

 

Un altro lunedì tisico e cenere

è di ogni fiamma. Piovono sui passi

crolli di castelli in quadri e picche: ore

appuntate sull’agenda che si

liquefano in cuore come le bambole

dell’incendio. Maestà che in incognito

stanno in agguato a ogni angolo e a parole

vendute per Renoir un bel fioretto





SEI O SETTE GEROGLIFICI

 

Tra una tempesta ed un’altra, tra l’onda

che sale e l’onda che scende o la tromba

del Pierrot, la natura

dell’ingrandimento potrebbero essere

due bottoni identici di corno (d’osso),

tanto per così dire.

Il fagotto che continua a suonare

borbotta in tono forte

due note gemelle perfettamente,

in altri termini, una dopo l’altra.

Che colori siano squillanti, sagome

nette e la foto, d’arte!

 

Farò due flash tali e quali da esporre

in vetrina. Il riflesso

della collana nello specchio, il viso

di Narciso nello stagno, dei guanti.

Il mondo è così, che quando esso passa

due volte per la stessa scena, pare

d’impazzire. Il sogno è simile, lente

parabolica che ubriaca. Il ritorno

del temporale di fine d’estate,

del geranio rosso sopra il balcone,

della sciarpa intorno al collo, il rinnovo

del verde ai rami, dell’abbonamento,

la stessa luce in cielo

al pomeriggio, fanno

il fagotto che ripete il la. L’acqua

che goccia al rubinetto.

 

Bene, il flash scatterà per due la, pose

 conformi vissute. Cucù di nuovo

sulle dodici, coppia di orecchini.

Si vedrà come lo stesso uomo in stesso

ciak, di mezzo un anno, sia tutto un altro

paio di maniche, pur se i due bottoni

siano (quanto a metafora) compagni.

Apparirà anche il ghiaccio

di dentro del non ripescare il nord,

il proprio nord. E come l’uovo non sia uovo,

i pini non più pini,

l’acqua tutt’altro. Il ghiaccio

del meteorite fuori dell’orbita

in spazi inospitali.

 

E così, fuor binario,

proseguendo la corsa

fino al capolinea, noi vedremo

altro convoglio che al primo flash, storia

che si consuma attonita, intronata.

Ingrandiremo il tutto

e la duplice foto sarà pronta.

Sempre quella la storia,

quantunque la novella sia diversa.

 

 

 ALTRIMENTI,

 

non avrebbero tagliato il ciliegio

nel giardino, rovinando del tutto

lassù i nidi dei merli, l’altro maggio

il cardellino alla finestra il gatto

non avrebbe trangugiato, invasori

mai avrebbero valicato a nord le Alpi,

la ragazza non avrebbe certo ieri

lasciata l’innamorato con colpi

di telefono. Violente abbattendosi

sulla riva, non avrebbero le onde

smantellato il lungomare, due frasi,

diresti un tango ritmato alle corde,

devastato il tuo ottobre non avrebbero,

brodo per diserbare le tue viole,

girando ogni manopola allo zero,

fiaccando il respiro a tutte le vele.

martedì 1 giugno 2021

PERROL 5

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Salvatore Emblema - Senza titolo
Salvatore Emblema - Senza titolo

 

Questo blog si ripresenta con un altro brano, il quinto in prosecuzione dei precedenti 4, tutti appartenenti al medesimo paragrafo del romanzo Visita di Sirdi, qui denominato Perrol. L’avventura intellettuale di Luisa Perri si dipana attraverso le sue disavventure professionali, cagionate dall’impari concorrenza dell’accademico romano Assarosa. Ma non è tanto questo risvolto che ora voglio sottolineare, quanto l’analogia tra quelle disavventure e quelle patite dal redattore di questa nota e del romanzo di cui sopra, il padre, in sostanza della creatura di fantasia Luisa Perri e di tutte le altre che popolano Visita di Sirdi. Sono oramai più di quarant’anni che scrivo e quindici che questo romanzo è stato partorito, e, in tutta sincerità, ho perso la speranza di vedere un giorno il riconoscimento letterario per le mie realizzazioni artistiche. Le vicissitudini della Perri sono un po' anche le mie, che mi vedo bandire dalla cittadella delle lettere italica, per l’ostilità, credo a questo punto patente, di qualche clan del mondo culturale nazionale e di un potere accanito contro di me. Clan e potere che in mille modi complottano contro la mia letteratura, negandole l’accesso al pubblico, non dico solo al grande pubblico, ma perfino a quello, che fors'anche maggiormente mi soddisferebbe, più ristretto, dei competenti ed addetti ai lavori. Si tratta di una chiusura condivisa nei miei confronti, che fa sì mi vengano sistematicamente chiuse tutte le porte che io cerchi di aprire nel mondo della letteratura. Vi è insomma una volontà nemica che si manifesta ai miei danni e che, orchestrata da quei clan artistici e da quel potere ad essi alleato, vanifica ogni mio sforzo di ricevere dei riscontri. Tutto ciò ripropone il dramma di un’Italia oligarchica e di casta, ossia, ben lungi dalle apparenze di società democratica e moderna, ci riporta indietro ai tempi bui del ventennio mussoliniano, dell’ottusa inquisizione papalina e del medioevo più gretto e oscurantista. Una condizione, questa, che coinvolge purtroppo la comunità internazionale, tutta solidale e concatenata da un destino comune, che oggi prende il nome di villaggio globale. Che dire ancora? Forse che, quindi, leggere queste altre mie righe che seguono non servirà a risolvere un bel nulla, tutt’al più a sconsolarsi ancora di più, i miei rarissimi lettori sono avvertiti.






 

Né Claude Monet o Paul Cézanne potrebbero esistere senza Parigi, la vera musa delle arti figurative moderne. Gli elleni della Magna Grecia sì senza la madre patria, in quanto col tempo essi vennero a costituire un mondo a parte e, più che dei conquistatori delle terre dell’Italia meridionale, rappresentarono di questa la prima splendida manifestazione di civiltà.

Sia Greci che Italioti, dunque, essi produssero a Elea, presso Salerno, una scuola di pensiero che segnò, con Parmenide e Zenone, la nascita della metafisica occidentale, la cui patria, molti lo ignorano fu, pertanto, la Campania. Non la pampa argentina,  dove  pascolano   le   mandrie,  le   quali,   essendo bovine, vanno soggette a controllo veterinario. Allo stesso modo, la ruota del luna park gira.

Anche  la   terra   lo   fa,  non   la   conserva  di pomodoro, che si compra. Uno la può comprare dal salumiere o al supermercato, permettendo la legge che chi lo voglia faccia il bucato. L’importante è che dopo tutto il sergente non sia il tenente.

La storia si complica se si tratta di un caporale. Mi spiego: un caporale non è un ufficiale e, facendo la spesa o lui o la sua donna o chi per esso, deve procurarsi detersivo per il bucato, a meno che non mandi tutto in lavanderia. Ma qui sta il punto, le farfalle stanno sul prato.

La parola italiano non è suscettibile di altrettanta delucidazione. Tanto per capirci, siciliano non è lo stesso che camelia da giardino e lombardo non corrisponde a profumo di lavanda. Non si esige qui alcuna illuminazione, al contrario di quanto capitò a Luisa Perri. Ella venne a sapere che Assarosa, il cattedratico capitolino, predisposto l’intervento di prospezione sulla struttura muraria della rocca di Agropoli per il conseguente recupero del papiro parmenideo, aveva colto nel segno e acquisito il documento, riportando un brillante successo professionale. Poco mancò che tutti dicessero, all’apprendere questa notizia, arrivederci a Singapore.

Al massimo avrebbero potuto invece andare in bicicletta, per quanto, a dire il vero, non sempre dipingere sia semplice. Lo era di sicuro per tutta l’avanguardia artistica che operò (o ne subì l’influsso) nell’ambiente parigino tra metà ottocento e metà novecento. In un certo senso si sarebbe potuto intendere il fenomeno come un tailleur, cioè o questo o quello dei prodotti surgelati.

Alla fin fine, o questo o quello, era pur sempre una partita di calcio, e che finisse 2 a zero o 3 a 1 non cambiava, purché il negoziante di vernice portasse i baffi. Era, questa una condizione imprescindibile, altrimenti il tipografo si sarebbe dovuto chiamare Luciano.

Il suo nome era, diversamente Salvatore, ma Luisa Perri se ne infischiava, tanto la storia del papiro e di Assarosa l’aveva avvilita. Ormai sentiva che la sua carriera universitaria era definitivamente compromessa e preclusa, non solo, ma anche l’onore e il plauso nel campo della filologia, che ella si aspettava, era andato in fumo. Sentiva come il numero fosse 31. Ciò che non sentiva era proprio l’opportunità della lettera d.

Ella avrebbe mai creduto che Giorgio De Chirico, grande pittore dei nostri tempi, non fosse vissuto a Parigi anche lui, come Braque o Léger o Modigliani? Per la verità lo ignoriamo, come pure la pinza.

Il trapano serve invece a fare buchi, come quando si prende il caffè. C’è chi lo preferisce corto e chi lungo, chi caldo e chi freddo, chi assoluto e chi macchiato, chi piange e chi ride, chi nasce e  chi  muore,  chi  va  e  chi  viene, chi prende l’aereo, chi.

Luisa Perri era chi ormai reputava uno strano, inafferrabile enigma, a lei nemico, pesasse sulla sua persona, tanto da negarle qualunque felice riuscita nel campo accademico e intellettuale, col preferirle sempre e comunque i personaggi del mondo ufficiale, graditi alla cerchia pubblica che contava (ella li chiamava, questi della cerchia in auge, i papaveri di una democrazia apparente, stile ottocento, in realtà un’oligarchia travestita). Per non tirarla in lungo, il 7 di picche.

(Segue)

sabato 1 maggio 2021

PERROL 4

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


 

Questo blog è a una nuova uscita, uscita che consiste in un nuovo brano della narrazione intitolata Perrol, il quarto. Perrol 4 è sulla linea di Perrol 3 e degli altri episodi che lo hanno preceduto, dunque sancisce una continuità creativa, già manifestatasi in composizioni anteriori. Come autore, mi ripropongo nell'autenticità e unicità del mio discorso formale e ideativo, il primo teso a concretizzare una prosa da me già etichettata come schizofrenica o atonale o cubistica che si voglia, l'altro rivolto a disegnare il mondo culturale della nostra attualità nella sua poliedrica dimensione. La mia scrittura si scompone su più piani fraseologici e così, nel mentre coglie una dissociazione logica, consegue anche una pluralità di approdi tematici, timbrici e rappresentativi, che fanno tutt'uno con la polivalenza culturale e spirituale della modernità. Quest'ultima vive di multiformi sfaccettature che nell'insieme compongono un mosaico quanto mai variegato e dialettico. Che poi tutta questa visione programmatica e concettuale di base si stagli su uno sfondo temporale, il nostro di oggi, col quale sia venuto a incrociare le armi di un conflitto insanabile, questa contemporaneità così per essa impregnata di precaria italianità, dovendo misurarsi con una quotidianità estremamente ostica, fatta di poteri meschini e gretti, nonché di clan artistici che gestiscono a proprio uso e consumo la vitalità espressiva del giorno d'oggi, rende purtroppo oltremodo fosche le prospettive su cui va a proiettarsi, tingendo di colori certamente non rosei, solari, luminosi gli scenari globalizzati e globalizzanti che si profilano e contestualmente, è naturale, anche le produzioni che qui sono presentate in lettura.  






Pur avendo fatto una siffatta esperienza diretta, Luisa Perri era di statura piuttosto corta. Ella, senza considerare le ossa del cavallo, mentre   indagava   ancora   sui   suoi   documenti testuali addivenne a un’altra sorprendente scoperta: il papiro parmenideo portato alla luce a Pestum era semplicemente una copia, l’originale era occultato nel corpo di un solaio della rocca di Agropoli. Per tacere poi del seguito: che le galline fanno le uova e il mare ondeggia, il telefono squilla anche di notte e le automobili vanno a benzina, che tua sorella si chiama Assunta, i fiori sbocciano e … basta.

La cosa consisteva nel pagare la rata, insomma. Non era una forte somma, ma gli uccelli volavano lo stesso, quindi non si poteva mai sapere. La Perri, perciò, tenne l’acqua in bocca sulla svolta che avevano preso le sue ricerche parmenidee e, consegnatone a un breve saggio il rapporto, lo rinchiuse in una piccola cassaforte domestica, accessibile a lei sola, in attesa di poterlo pubblicare. Che i violini siano a corda e i tamburi  a  cassa  e  i  clarini  a  fiato,  qui  non  vuol  dire,  ma  farà  d’uopo chiarire com’è fatta la coda del pavone. Essa è a foggia di ruota e non va confusa con l’arcobaleno per la semplice ragione che il treno fischia.

Per esempio la locomotiva lo fece quando entrò nella gare di Parigi, con a bordo, agli inizi del ‘900, in arrivo dall’Italia Amedeo Modigliani, che lì avrebbe, nella capitale francese, trovato l’ispirazione per le sue oppiacee tele, o dalla Spagna, da Malaga, Pablo Picasso, che vi avrebbe inventato la sua pittura a tre dimensioni più la quarta, tutta mentale, colorata dalla sua forte tavolozza eteroclita. Credo lo faccia anche, voglio dire il fischio, quando sulla Caserta-Salerno taglia l’abitato di Nola.

Il pesce certo non lo fa mai, laddove un orsacchiotto è di peluche. Luisa Perri ci andava matta per i peluches, ne aveva la casa a S. Giuseppe piena. Inoltre il suo ultimo fidanzato, Rodolfo, era di Pozzuoli, ma si erano lasciati tre mesi prima. Ella viveva nella sua casa paterna, ma, figlia unica, non le rimaneva di famiglia che la vecchia madre, essendo il genitore, colonnello, defunto, nonostante il colore scuro delle caramelle a liquirizia. La liquirizia, per di più, è cardiotonica, non esclusa la possibilità di un terno al lotto.

Alla possibilità, però di una nuova tegola in testa, un nuovo fulmine a ciel sereno, il colpo di grazia in breve in quell’affare dell’autografo parmenideo, per la povera Luisa Perri, nessuno, nemmeno il suo peggior nemico, avrebbe pensato. E invece la tegola cadde: senza darle neanche il tempo di prender fiato e attendere alla stampa del suo saggio, il cattedratico romano Assarosa usciva di nuovo allo scoperto e, con un suo scritto che, anche stavolta, ricalcava punto per punto, sillaba per sillaba, il saggio della Perri, rendeva nota l’identica conclusione di costei: il papiro riesumato essere una copia, l’autentico di pugno parmenideo essere murato in un soffitto della rocca di Agropoli. Assurdo! per la studiosa sangiuseppese fu un cocente disincanto. Ella non pensava un cacciavite a stella possa avere il manico di legno.


                                                                                                                                        (Segue)