L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Henry Moore - Helmet head n° 3 |
Il mio itinerario narrativo si rinnova nel segno della medesima impostazione stilistica, che permea il mio attuale momento creativo. Queste pagine rappresentano il I troncone di un altro paragrafo del mio ultimo romanzo Lungo il muro, che si avvia molto lentamente verso la conclusione. Il II verrà presentato in seguito.
zzzzz ronzava ancora all’orecchio di Dario Sguardi, allorché si svegliò.
Perché dico questo? Devo assolutamente dimostrare che due rette perpendicolari
a una terza e perciò parallele tra loro non sono quelle del binario 14 della
stazione, ma è il baritono che canta. Comincerò col dire che quel zzzzz era il
rumore del suo respiro nel sonno e che ancora risuonava nel suo udito. Ma no,
che dico? Egli non dormiva, bensì, come spesso gli capitava, fantasticava ad
occhi aperti e le sue chimere, al suo riaversi coscientemente, le scambiava per sogni, credendo erroneamente
di essersi assopito nel frattempo, come se uno scatolo di detersivo per
lavatrice stesse sullo scoglio e non invece un orologio a pendolo. In pratica
era il cubo ad avere il volume e non la radice quadrata, nel significato di
girare a destra all’incrocio. Sì, per il semplice fatto che, qualora uno giri a
sinistra, deve mettere la freccia, qualora invece il vento soffi, può essere
tramontana o libeccio. Ebbene, nel caso di tramontana, tutte le poesie saranno
in endecasillabi, nel caso libeccio, i battelli dovranno navigare sulla
Loira. Siccome, tuttavia le gomme della
macchina erano di un’altra marca di pneumatici, restava definitivamente
assodato che il pallone era da rugby e non da basket.
C’era, malgrado ciò, da spiegare come mai in tutto il territorio
italiano fossero così tante le truffe in commercio, neanche il vino fosse o
bianco o rosso o i rinoceronti. Doveva essere certamente che le rane non erano
rospi, cosicché gli italiani erano così bravi a truffare e un assegno te lo
firmavano. Nel firmarlo, accadeva spesso che i treni fischiassero in stazione e
allora come volete che in un temporale non ci fossero i tuoni e gli ippopotami
non fossero così lardosi? In definitiva, l’assegno era spesso a vuoto e la
firma falsa, al punto che in genere le zanzare importunavano d’estate più che
d’inverno e una batteria del motore alimentava i fanali e i fanalini, senza
togliere il teorema di Euclide. Ecco che l’arcobaleno non poteva essere che di
7 colori e, visto che nei tribunali italiani tanti impostori, anche d’alto
bordo, la facevano franca, non compariva che dopo la pioggia.
Con
la testa a tutt’altro che a questo, Dario Sguardi, nel ritornare pienamente
padrone di sé, ebbe senza volerlo a richiamare alla mente le scene che si erano
accampate ai suoi occhi durante quei momenti di assenza da lui spesso
interpretati come colpi di sonno, da cui era uscito appena reduce nel mentre si
trovava negli uffici della ditta paterna di import di frutta esotica nel comune
di Saviano. Non è con ciò che si voglia dire che le penne di pavone siano come
l’arcobaleno né che il pareggio nel derby fu di 3 a 3 o i mandarini, ma che un
uovo fatto à la coque non somiglia. Infatti a occhio di bue bisogna sgusciarlo
e le tende alla veneziana hanno le corde, laddove un frigorifero va ogni tanto
sbrinato. Va da sé a questo punto che un pesce va cucinato per lo più col
limone. Una e-mail.
Ritornando a Sguardi, egli rammentò di aver parlato in quelle sue
visioni di poco prima con un signore colombiano di nome Alvaro Torlez, mentre
si trovavano nella foresta equatoriale
con un caldo e un’umidità indescrivibili per un’escursione di piacere,
circondati e come imprigionati in una vegetazione esuberante d’ogni specie. Il
Torlez, prendendo in mano una tartaruga enorme, così si espresse bravamente –
Lei ignora che suo padre, Osvaldo Sguardi, non è la persona che lei crede. In
verità tanti anni fa lui era uno dei nostri, un colombiano, e si chiamava
Edmundo Gorras. Qui da noi possedeva diverse piantagioni di banane, che
coltivava e commerciava. Ma un giorno sparì e non se ne seppe più nulla -. Torlez, quanto alle piantagioni, alludeva forse alle famose fatiche di Ercole,
benché poi non si capisse se fossero comprese le Trachinie di Sofocle, assodato
però che tra esse vi era la corrida in cui il glorioso torero Sanchez fu
incornato dal toro Diego e si salvò per miracolo in ospedale. Una cosa era
inoltre indubitabile, che Torlez, parlando del padre di Dario Sguardi, fosse
all’oscuro della leggenda del cavallo di Troia, dal momento che trattava delle
banane come fossero delle armi da fuoco, mentre in realtà a Troia vinsero i
Greci. Ovvio anche che lo stesso Torlez non desse credito alla voci secondo cui
Nerone fece incendiare Roma, sennò le possibilità non potevano essere che due,
o il fico non era un frutto o la scopa non aveva il manico. In tutt’e due le
eventualità doveva per forza essere che la parola baccalà avesse l’accento,
onde permettere allo stesso Torlez di non aggiungere alla fine delle sue
dichiarazioni così cruciali per Dario io preferisco lo stoccafisso. Infatti
Dario e il signor Torlez stavano nella foresta equatoriale, il che non è
precisamente la stessa cosa.
Lo
Sguardi, da parte sua notò le liane che s’intrecciavano da ogni parte della
vegetazione e, sudando a più non posso per l’afa e l’umido, non pensò che
Ettore era il fratello di Paride e il figlio di Priamo né che il freno a mano
ci vuole quando si manovra una macchina in salita, ma guardava nel vuoto,
ascoltando le parole rivelatrici di Alvaro Torlez. Analogamente egli non le
intese come la dichiarazione dei diritti dell’uomo o come la Magna Charta, ma
come se non ci fosse vento. Giust’a proposito pensò che le vele sarebbero state
ammainate e le barche sarebbero state sospinte a remi durante la regata, per la
qual cosa gli venne subito in mente di ritirarsi dalla gara e cancellò il suo
nome dalla lista dei partecipanti. Poi si ricordò che stava nella foresta e non
poteva veleggiare, per cui guardò in faccia Alvaro e obiettò – Mi sa spiegare
allora come fa mio padre a chiamarsi Osvaldo Sguardi e a risiedere nel nolano
da decenni, abitando con me, suo unico discendente, e la sua consorte Elvira
Scriva, mia matrigna, dato che la mia diretta genitrice mancò nel darmi al
mondo? -. L’interpellato, che manco a farlo apposta era mancino e si occupava
di elettronica, osservò – Guardi questi rami così alti come filtrano la
luce! Una vera magia di tinte questo
sottobosco! -, al che Dario gli diede sulla voce – Ma lei crede che Ettore non avrebbe
potuto battere Achille! -. Torlez per conto suo fece finta di nulla e, vedendo
un serpente che strisciava lì attorno, vi si avvicinò e prese a studiarlo
attentamente e a prudente distanza. Dario gli fece – Lei dovrebbe riflettere
che in fin dei conti Patroclo non era che il fraterno amico di Achille. Di qui
a dedurne che ad Abukir non poteva se non vincere Napoleone, come lei fa, ce ne
passa. Io per esempio faccio footing -. Non starò qui a raccontare che nello
spettacolo che passava davanti agli occhi di Dario trasognato c’era anche uno
scorpione non lungi e tante di quelle formiche rosse che avrebbero coperto una
piazza, ma accennerò solo al fatto che una pelliccia va indossata d’inverno e
per giocare a baseball ci vogliono i guanti, non per fotografare, il che capita
proprio a proposito. Effettivamente Torlez, mentre sotto la florida e
lussureggiante vegetazione equatoriale pareva stare come sotto una grotta e il
boa che stava squadrando si eresse e stava per addentarlo, ma lui arretrò in
tempo, notò all’indirizzo di Dario – Devi chiederlo a tuo padre e come ora si
chiami come si chiama e come abiti dove abita e come tu sia suo figlio e quella
donna sua moglie, io per me preferisco fare palestra -. Fatto sta che i Greci
uscirono dal cavallo di Troia e Napoleone vinse.
E
non parliamo di Marc’Antonio, che non fu sua la colpa se Cleopatra si uccise.
Se invero Alessandro non fosse caduto vittima delle febbri (o del veleno, come
pur si è sospettato), mica il segnale di stop sarebbe stato collocato all’incrocio
dalla parte della villa comunale! Sicuramente la commedia sarebbe finita invece
con la battuta oh Géneviève, mi sento svenire, Henrique mi ama! (cade al suolo
e si chiude il sipario) e oggi non ci sarebbe stato maltempo, ma l’avvocato.
Insomma il periodo ipotetico sarebbe stato se il mercurio non servisse a
disinfettare, quale sarebbe la frequenza Hz per ascoltare la sinfonia Juppiter?
con tutti gli annessi e i connessi, tra cui il torneo in piscina, la visita
oculistica, i panni da ritirare in lavanderia, il sex appeal e naturalmente il
picnic.
Siccome, però la sinfonia non era la Juppiter, ma la Pastorale, è
evidente che Dario Sguardi si riscosse da quel suo straniamento temporaneo in
cui aveva interloquito con Alvaro Torlez, e allora, come già da noi ragguagliato, gli si riaffacciarono alla
coscienza le visioni avute dianzi. Ci sorge ora automaticamente il dubbio, così
stando le cose, se fosse veramente il cubo ad avere il volume o piuttosto la
radice quadrata. A tal fine sarà opportuno ritornare sul punto precedente della
faciltà degli italiani alla truffa, che ci porrà sicuramente sulla strada
giusta per risolvere le nostre perplessità. Consideriamo come prima cosa che,
ove il truffatore sia italiano, non sarà necessario presentare il passaporto e
così egli potrà agevolmente delinquere in un’altra zona del paese. Poiché
inoltre il lestofante verserà sicuramente l’acconto di 30000 euro, sarà al
riparo sul momento da denunce. In progresso di tempo, però, sfruttando la
circostanza che come italiano potrà essere sia padano che meridionale e, in
particolare napoletano, dirà falsamente di
essere appunto di Napoli. Dopodiché, sotto mentite spoglie, recando con sé la
merce del valore di 100000 euro, s’involerà verso nord senza dar più notizia di
sé. Orbene, è questa la prova principe che il cubo non è la radice quadrata,
ragion per cui è anche vero che nel nostro paese la truffa è all’ordine del
giorno. Non per nulla Dario Sguardi pensava.
La
papaya, si disse, è un frutto dei paesi caldi, ma io sono stato all’equatore
nel mio sogno ed ho parlato con Alvaro Torlez. Poiché anche il caffè è una
coltura tropicale, non è possibile che mio padre si chiamasse Edmundo Gorras né
che sia mai stato colombiano. Ciò mi conferma anche nell’idea che l’avocado sia
un frutto della fascia torrida, con la conseguenza che questa storia del sogno
mi sta assillando già troppo e devo assolutamente discuterne con mio padre. Non
tanto per il colore del frutto, che in fondo somiglia a quello delle barche da
pescatori, quanto per il quintale e 15. Il peso è in effetti dissimile dal
volume, voglio dire Clodoveo era re dei Franchi, ma pure si avvicina al valore
previsto, cioè la mela annurca. Stringi stringi vorrà dire che bisogna
verificare se i tubi del bagno sono integri, e caso
mai non lo fossero, saranno pur sempre in tanti a dire io non sono italiano.
In
altri termini le tubature sono quelle e non lo si può negare, e allora come si
fa a dire angelicamente le capre hanno la barbetta?
Mi sembra più indicato dire invece Louis Ferdinand Céline. Costui era un
autore, ma non è che fosse anche un pittore, no, solo non credo con ciò gli
avocado siano più esotici delle papaye e addirittura penso che sulla spiaggia
ci siano i gabbiani, benché poi non tutte le orazioni siano funebri. Insomma non
ci si azzardi a pronunciare la parola ladro, dal momento che italiano non è suo
sinonimo.
Al
contrario, gli scampi alla fin fine sono dei crostacei, altro che pesci, e c’è chi li scambia per zampe di pollo. In
realtà non sono loro, ma i wurstel ad essere lunghi, basti pensare che, volendo
pescarli, uno deve come minimo avere la tosse secca. Si obietterà: e se ci
fosse anche il naso otturato? Quello, è presto detto, si cura con lo stare in
casa, dunque non è dato prevedere se al prossimo torneo i cavalli saranno 10 o
12. Fatto si è che all’ultimo vinse Cafarel e Bastino cadde, fratturandosi una
zampa.
Luca Giordano - Bacco e Arianna |