domenica 1 febbraio 2015

SABBAOTH

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Henry Moore - Helmet head n° 3 


Il mio itinerario narrativo si rinnova nel segno della medesima impostazione stilistica, che permea il mio attuale momento creativo. Queste pagine rappresentano il I troncone di un altro paragrafo del mio ultimo romanzo Lungo il muro, che si avvia molto lentamente verso la conclusione. Il II verrà presentato in seguito.






  zzzzz ronzava ancora all’orecchio di Dario Sguardi, allorché si svegliò. Perché dico questo? Devo assolutamente dimostrare che due rette perpendicolari a una terza e perciò parallele tra loro non sono quelle del binario 14 della stazione, ma è il baritono che canta. Comincerò col dire che quel zzzzz era il rumore del suo respiro nel sonno e che ancora risuonava nel suo udito. Ma no, che dico? Egli non dormiva, bensì, come spesso gli capitava, fantasticava ad occhi aperti e le sue chimere, al suo riaversi coscientemente,  le scambiava per sogni, credendo erroneamente di essersi assopito nel frattempo, come se uno scatolo di detersivo per lavatrice stesse sullo scoglio e non invece un orologio a pendolo. In pratica era il cubo ad avere il volume e non la radice quadrata, nel significato di girare a destra all’incrocio. Sì, per il semplice fatto che, qualora uno giri a sinistra, deve mettere la freccia, qualora invece il vento soffi, può essere tramontana o libeccio. Ebbene, nel caso di tramontana, tutte le poesie saranno in endecasillabi, nel caso libeccio, i battelli dovranno navigare sulla Loira.  Siccome, tuttavia le gomme della macchina erano di un’altra marca di pneumatici, restava definitivamente assodato che il pallone era da rugby e non da basket.
  C’era, malgrado ciò, da spiegare come mai in tutto il territorio italiano fossero così tante le truffe in commercio, neanche il vino fosse o bianco o rosso o i rinoceronti. Doveva essere certamente che le rane non erano rospi, cosicché gli italiani erano così bravi a truffare e un assegno te lo firmavano. Nel firmarlo, accadeva spesso che i treni fischiassero in stazione e allora come volete che in un temporale non ci fossero i tuoni e gli ippopotami non fossero così lardosi? In definitiva, l’assegno era spesso a vuoto e la firma falsa, al punto che in genere le zanzare importunavano d’estate più che d’inverno e una batteria del motore alimentava i fanali e i fanalini, senza togliere il teorema di Euclide. Ecco che l’arcobaleno non poteva essere che di 7 colori e, visto che nei tribunali italiani tanti impostori, anche d’alto bordo, la facevano franca, non compariva che dopo la pioggia.
  Con la testa a tutt’altro che a questo, Dario Sguardi, nel ritornare pienamente padrone di sé, ebbe senza volerlo a richiamare alla mente le scene che si erano accampate ai suoi occhi durante quei momenti di assenza da lui spesso interpretati come colpi di sonno, da cui era uscito appena reduce nel mentre si trovava negli uffici della ditta paterna di import di frutta esotica nel comune di Saviano. Non è con ciò che si voglia dire che le penne di pavone siano come l’arcobaleno né che il pareggio nel derby fu di 3 a 3 o i mandarini, ma che un uovo fatto à la coque non somiglia. Infatti a occhio di bue bisogna sgusciarlo e le tende alla veneziana hanno le corde, laddove un frigorifero va ogni tanto sbrinato. Va da sé a questo punto che un pesce va cucinato per lo più col limone. Una e-mail.
  Ritornando a Sguardi, egli rammentò di aver parlato in quelle sue visioni di poco prima con un signore colombiano di nome Alvaro Torlez, mentre si trovavano  nella foresta equatoriale con un caldo e un’umidità indescrivibili per un’escursione di piacere, circondati e come imprigionati in una vegetazione esuberante d’ogni specie. Il Torlez, prendendo in mano una tartaruga enorme, così si espresse bravamente – Lei ignora che suo padre, Osvaldo Sguardi, non è la persona che lei crede. In verità tanti anni fa lui era uno dei nostri, un colombiano, e si chiamava Edmundo Gorras. Qui da noi possedeva diverse piantagioni di banane, che coltivava e commerciava. Ma un giorno sparì e non se ne seppe più nulla -.  Torlez, quanto alle piantagioni,  alludeva forse alle famose fatiche di Ercole, benché poi non si capisse se fossero comprese le Trachinie di Sofocle, assodato però che tra esse vi era la corrida in cui il glorioso torero Sanchez fu incornato dal toro Diego e si salvò per miracolo in ospedale. Una cosa era inoltre indubitabile, che Torlez, parlando del padre di Dario Sguardi, fosse all’oscuro della leggenda del cavallo di Troia, dal momento che trattava delle banane come fossero delle armi da fuoco, mentre in realtà a Troia vinsero i Greci. Ovvio anche che lo stesso Torlez non desse credito alla voci secondo cui Nerone fece incendiare Roma, sennò le possibilità non potevano essere che due, o il fico non era un frutto o la scopa non aveva il manico. In tutt’e due le eventualità doveva per forza essere che la parola baccalà avesse l’accento, onde permettere allo stesso Torlez di non aggiungere alla fine delle sue dichiarazioni così cruciali per Dario io preferisco lo stoccafisso. Infatti Dario e il signor Torlez stavano nella foresta equatoriale, il che non è precisamente la stessa cosa.
  Lo Sguardi, da parte sua notò le liane che s’intrecciavano da ogni parte della vegetazione e, sudando a più non posso per l’afa e l’umido, non pensò che Ettore era il fratello di Paride e il figlio di Priamo né che il freno a mano ci vuole quando si manovra una macchina in salita, ma guardava nel vuoto, ascoltando le parole rivelatrici di Alvaro Torlez. Analogamente egli non le intese come la dichiarazione dei diritti dell’uomo o come la Magna Charta, ma come se non ci fosse vento. Giust’a proposito pensò che le vele sarebbero state ammainate e le barche sarebbero state sospinte a remi durante la regata, per la qual cosa gli venne subito in mente di ritirarsi dalla gara e cancellò il suo nome dalla lista dei partecipanti. Poi si ricordò che stava nella foresta e non poteva veleggiare, per cui guardò in faccia Alvaro e obiettò – Mi sa spiegare allora come fa mio padre a chiamarsi Osvaldo Sguardi e a risiedere nel nolano da decenni, abitando con me, suo unico discendente, e la sua consorte Elvira Scriva, mia matrigna, dato che la mia diretta genitrice mancò nel darmi al mondo? -. L’interpellato, che manco a farlo apposta era mancino e si occupava di elettronica, osservò – Guardi questi rami così alti come filtrano la luce!  Una vera magia di tinte questo sottobosco! -, al che Dario gli diede sulla voce – Ma lei crede che Ettore non avrebbe potuto battere Achille! -. Torlez per conto suo fece finta di nulla e, vedendo un serpente che strisciava lì attorno, vi si avvicinò e prese a studiarlo attentamente e a prudente distanza. Dario gli fece – Lei dovrebbe riflettere che in fin dei conti Patroclo non era che il fraterno amico di Achille. Di qui a dedurne che ad Abukir non poteva se non vincere Napoleone, come lei fa, ce ne passa. Io per esempio faccio footing -. Non starò qui a raccontare che nello spettacolo che passava davanti agli occhi di Dario trasognato c’era anche uno scorpione non lungi e tante di quelle formiche rosse che avrebbero coperto una piazza, ma accennerò solo al fatto che una pelliccia va indossata d’inverno e per giocare a baseball ci vogliono i guanti, non per fotografare, il che capita proprio a proposito. Effettivamente Torlez, mentre sotto la florida e lussureggiante vegetazione equatoriale pareva stare come sotto una grotta e il boa che stava squadrando si eresse e stava per addentarlo, ma lui arretrò in tempo, notò all’indirizzo di Dario – Devi chiederlo a tuo padre e come ora si chiami come si chiama e come abiti dove abita e come tu sia suo figlio e quella donna sua moglie, io per me preferisco fare palestra -. Fatto sta che i Greci uscirono dal cavallo di Troia e Napoleone vinse.   
  E non parliamo di Marc’Antonio, che non fu sua la colpa se Cleopatra si uccise. Se invero Alessandro non fosse caduto vittima delle febbri (o del veleno, come pur si è sospettato), mica il segnale di stop sarebbe stato collocato all’incrocio dalla parte della villa comunale! Sicuramente la commedia sarebbe finita invece con la battuta oh Géneviève, mi sento svenire, Henrique mi ama! (cade al suolo e si chiude il sipario) e oggi non ci sarebbe stato maltempo, ma l’avvocato. Insomma il periodo ipotetico sarebbe stato se il mercurio non servisse a disinfettare, quale sarebbe la frequenza Hz per ascoltare la sinfonia Juppiter? con tutti gli annessi e i connessi, tra cui il torneo in piscina, la visita oculistica, i panni da ritirare in lavanderia, il sex appeal e naturalmente il picnic.
  Siccome, però la sinfonia non era la Juppiter, ma la Pastorale, è evidente che Dario Sguardi si riscosse da quel suo straniamento temporaneo in cui aveva interloquito con Alvaro Torlez, e allora, come già da noi ragguagliato, gli si riaffacciarono alla coscienza le visioni avute dianzi. Ci sorge ora automaticamente il dubbio, così stando le cose, se fosse veramente il cubo ad avere il volume o piuttosto la radice quadrata. A tal fine sarà opportuno ritornare sul punto precedente della faciltà degli italiani alla truffa, che ci porrà sicuramente sulla strada giusta per risolvere le nostre perplessità. Consideriamo come prima cosa che, ove il truffatore sia italiano, non sarà necessario presentare il passaporto e così egli potrà agevolmente delinquere in un’altra zona del paese. Poiché inoltre il lestofante verserà sicuramente l’acconto di 30000 euro, sarà al riparo sul momento da denunce. In progresso di tempo, però, sfruttando la circostanza che come italiano potrà essere sia padano che meridionale e, in particolare napoletano, dirà falsamente di essere appunto di Napoli. Dopodiché, sotto mentite spoglie, recando con sé la merce del valore di 100000 euro, s’involerà verso nord senza dar più notizia di sé. Orbene, è questa la prova principe che il cubo non è la radice quadrata, ragion per cui è anche vero che nel nostro paese la truffa è all’ordine del giorno. Non per nulla Dario Sguardi pensava.
  La papaya, si disse, è un frutto dei paesi caldi, ma io sono stato all’equatore nel mio sogno ed ho parlato con Alvaro Torlez. Poiché anche il caffè è una coltura tropicale, non è possibile che mio padre si chiamasse Edmundo Gorras né che sia mai stato colombiano. Ciò mi conferma anche nell’idea che l’avocado sia un frutto della fascia torrida, con la conseguenza che questa storia del sogno mi sta assillando già troppo e devo assolutamente discuterne con mio padre. Non tanto per il colore del frutto, che in fondo somiglia a quello delle barche da pescatori, quanto per il quintale e 15. Il peso è in effetti dissimile dal volume, voglio dire Clodoveo era re dei Franchi, ma pure si avvicina al valore previsto, cioè la mela annurca. Stringi stringi vorrà dire che bisogna verificare se i tubi del bagno sono integri, e caso mai non lo fossero, saranno pur sempre in tanti a dire io non sono italiano.
  In altri termini le tubature sono quelle e non lo si può negare, e allora come si fa a dire angelicamente le capre hanno la barbetta? Mi sembra più indicato dire invece Louis Ferdinand Céline. Costui era un autore, ma non è che fosse anche un pittore, no, solo non credo con ciò gli avocado siano più esotici delle papaye e addirittura penso che sulla spiaggia ci siano i gabbiani, benché poi non tutte le orazioni siano funebri. Insomma non ci si azzardi a pronunciare la parola ladro, dal momento che italiano non è suo sinonimo.
  Al contrario, gli scampi alla fin fine sono dei crostacei, altro che pesci, e c’è chi li scambia per zampe di pollo. In realtà non sono loro, ma i wurstel ad essere lunghi, basti pensare che, volendo pescarli, uno deve come minimo avere la tosse secca. Si obietterà: e se ci fosse anche il naso otturato? Quello, è presto detto, si cura con lo stare in casa, dunque non è dato prevedere se al prossimo torneo i cavalli saranno 10 o 12. Fatto si è che all’ultimo vinse Cafarel e Bastino cadde, fratturandosi una zampa.




Luca Giordano  -  Bacco e Arianna

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