giovedì 1 ottobre 2015

JAGGHESS


L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Henry Moore - Butterfly
  

Ed ecco la seconda tranche del passo, che io chiamo paragrafo, del mio romanzo in gestazione Lungo il muro. Una pagina anche questa che obbedisce a un mio personale stile già da me collaudato e presentato in questo blog. Il romanzo che sto redigendo è uno sviluppo dei miei lavori precedenti, specie l'ultimo, Visita di Sirdi, e risponde ad una medesima visuale formale, ideale e di contenuto. Un altro mio contributo alla letteratura campana, di cui stavo componendo una storia, attualmente in fase di stallo, ma che conto di riprendere in seguito. Una letteratura, quella campana, che a mio modo di vedere risulta autonoma e da non confondere con quella cosiddetta italiana (si pensi a certi spropositi della critica del bel o malpaese, che ridimensiona fortemente grandi come Giambattista Marino e addirittura Torquato Tasso e totalmente altri autori fondamentali come Jacopo Sannazzaro, Giovanni Pontano e Masuccio Salernitano, sol perché colpevoli di essere della nostra regione), come autonoma, chi sa o indipendente potrebbe essere un giorno la nostra terra dal resto dell’Italia






  Siccome non era neanche per le stesse ragioni fotografo, né fornaio, ma i vetri delle auto quando piove devono essere puliti con i tergicristalli, Rumma non accennava a uscire dal bar o a piantarla di riempirsi di alcol. E per fortuna che non era neppure laziale o veneto, altrimenti le fotografie digitali potevano essere 27. Invece egli aveva un orologio al polso, il che nulla dice se le foche stiano al polo sud o al polo nord, bensì non ci assicura che lo stesso fosse italiano. In ogni modo non si poteva negare assolutamente che i pinguini, quanto a uccelli, lo fossero.
  Premesso ora che le melenzane sono degli ortaggi e non della frutta secca, come ognun sa, viene spontaneo chiedersi ma Rumma portava o no la cravatta? Per soddisfare questa legittima curiosità, possiamo solo dire che quel giorno non pioveva, circostanza che la dice lunga a tal proposito. Inoltre, quel giorno gli aerei partivano e atterravano a Capodichino, a riprova che o due o tre o 11, sempre un numero esce ai dadi, ma non il pescespada. Insomma tutto sta a indicare che Rumma d’un tratto, posato l’ultimo bicchiere sul banco de Il Pedone, cominciò a dare in escandescenze nel locale e, imbracciata una sedia dai tavoli, prese a sferrare colpi con quella a dritta e manca, nel mentre strillava non è vero questo o quello, ma è vero questo e quello. E lasciamo stare che i salmoni vengono pescati anch’essi, come pure i merluzzi, i cefali, le trote.
  Senza dimenticare che a S. Stefano fa freddo e bisogna mettersi come minimo un pullover, sennò può succedere che uno scambi il cavallo di Troia per un aeroplano. Sarebbe molto sconveniente, se non altro ai fini terapeutici, dato che la miglior cura dell’acidità di stomaco sta nel prendere la pillola. La medesima serve anche per i brufoli, il colesterolo, il mal di mare, la setticemia, ma nulla ci dice, come dianzi si diceva, riguardo a essere o non essere. In proposito occorrerebbe aprire una birra e, presone qualche bicchiere, chiamare il 34932105, dove risponderà il pescivendolo che ci spiegherà se il salmone è o non è fresco.
  Qualora lo sia, inutile andare a indagare se Adamo avesse o no dei peli folti, basterà invece  fare il fax, qualora no, il fax va ugualmente indirizzato alla ditta di piastrelle, onde far sì che ortensie in vaso sul balcone siano profumate. Ciò non toglie che Ferdinando Rumma non cessasse nel bar Il Pedone di Avellino di brandire fuori di sé una sedia e sbatterla a dritta e manca come gli capitava, così da distruggere quanto gli passava a tiro e dare addosso anche a qualche avventore sui suoi passi, sempre delirando quelle stesse parole non è vero questo o quello etc. Non vuol dire perciò ovviamente che fossero le ostriche, no, ma 3 o 4 volte.
  Rumma effettivamente farneticava sempre quello, nonostante i passeri non fossero fringuelli e le vene d’oro non contenessero sangue, tanto più che nella Commedia i canti sono in tutto 100 a testimonianza che egli non poteva fare diversamente, altrimenti il parco poteva essere il porco e il fesso il fosso. Qui fa d’uopo senz’altro chiarire che Napoleone faceva Bonaparte di cognome, non, come si potrebbe credere, le arance avessero gli ossi. Le melenzane, infatti sono degli ortaggi, e allora non si può dire arance sì arance no, ma piuttosto Napoleone Bonaparte. A seconda poi che la confettura sia di mirtilli o ciliegie o albicocche, avremo tre casi: a)Napoleone era corso b)le arance sono agrumi c)i cardellini cantano.
  A più ampia illustrazione dei tre casi dirò che Ferdinando Rumma, ferite 4 persone nel locale e sfasciati molti arredi e oggetti, tra cui parte del banco, tavoli, specchi, bottiglie, bicchieri, tazze, bricchi, coppe, scheggiati pavimenti e scorticate pareti e quadri, mise piedi fuori del locale sulla pubblica via e berciò non è vero questo o quello, ma è vero questo e quello. Non si pensi tuttavia che il motivo ne fosse il trattato di Campoformio, che, come ognun sa, fu quello a spingere Foscolo a scrivere, e lo spiego subito se riflettiamo che, simile a un’ape che ronza intorno a un convolvolo per suggerne il nettare, italiano non è la radice quadrata. Ebbene, posto che a Roncisvalle Orlando morì, i convolvoli stanno sui prati.
  La circostanza non ci esime dal riferire che vari cameramen con le loro telecamere, nel locale in attesa dell’arrivo della corsa podistica cittadina, avessero fin dal primo momento adocchiato le stramberie di Rumma e principiato a filmarle, cosicché la furia di Rumma era divenuta appunto come un film ancora in corso. Non bastasse infatti, Carlo Magno sbaragliò poi i Mori a Poitiers, vendicando Orlando e giustiziando Gano. Ma Rumma in strada fece il resto, mulinando una sedia del bar e assestando colpi formidabili in ogni direzione, così da infierire contro qualche infelice passante, anch’egli ferito, e, facendo il vuoto davanti a sé, abbatté la sua mira su un lampione e alcune macchine parcheggiate e perciò seriamente danneggiate come lo stesso lampione, mentre le telecamere continuavano a riprendere la scena. E mentre risuonava stentorea la stessa frase, non intendo io vuolsi così colà dove si puote e più non dimandare, ma quella già citata di Rumma, ossia nel 3° canto, partivano i treni in stazione. Del resto anche i bastimenti nel porto partivano e arrivavano, come si può dedurre dal fatto che la pioggia bagna i vetri. A maggior ragione Rumma strillava in strada non è vero questo o quello, ma è vero questo è quello, indicando così che il gerundio è laudandi. Finì che il forsennato andò per attraversare ciecamente la trafficata arteria urbana e stramazzò al suolo, colto in pieno da una vettura di passaggio, che non poté evitarlo, sbucato che fu all’improvviso tra due camion in sosta lungo il marciapiede. I cameraman filmavano.









  A questo punto non va trascurato che via Morelli e Silvati ad Avellino ricorda gli eroici ufficiali che a Nola si sollevarono nel 1820 contro il dominio borbonico e chiesero la costituzione, ma finirono poi al patibolo. Essi compirono il gesto con la partecipazione di un abate nolano, il Menichini, anch’egli condannato alla pena capitale. Morelli, Silvati, Menichini furono i primi da Nola a rivoltarsi contro i principi stranieri nell’epoca che va sotto il nome di Risorgimento, il quale, se lo fu, non lo fu perché portò i Piemontesi a conquistare la penisola, ma perché la liberò da troni esteri. E oggi che si parla del buco dell’ozono come fenomeno inquinante, parlare di Risorgimento non è ecologico, dato l’effetto dei clorofluorocarburi, che possono influire sul peso e sul volume. E difatti, se mai si voglia parlare di cartoon oppure della nautica da competizione, non escluso il π e la genealogia degli dei dell’Olimpo, si dovrà piuttosto ritenere che oggi assistiamo ad un antirisorgimento con tutte le spinte autonomiste o separatiste, specie da settentrione, con i Padani, convinti come sono e tronfi della loro supremazia socioeconomica sul paese, che aspirano a staccarsi da Roma e dal sud, ed anche se in tono minore, da sud, dove vari ambienti o meridionalisti o regionalisti, come certe voci dalla Campania, rivendicano anch’essi processi analoghi, nell’ottica e nel quadro, tuttavia in generale di una sostanziale coesione e solidarietà tra le diverse popolazioni della penisola.  Si dirà: dipende dalla malacologia, che dimostra come le conchiglie siano fatte di carbonato, ma non tutti quanto a ciò sono d’accordo, giudicando invece che Omero esistette veramente in carne ed ossa.
  Ora, noi non vogliamo entrare nel merito della questione omerica, ma dobbiamo pur osservare al riguardo che Giambattista Vico fu uno dei primi a sollevarla, benché poi la circonferenza non si misuri così, ma con la formula 2 π r.
  Per la verità sarebbe, in luogo di circonferenza, più opportuno parlare di dodecagono, dal momento che 12 sono le persone a tavola, voglio dire non 13, ma ciò non toglie che il lucido per scarpe possa essere nero, marrone e di altre tinte ancora. Ciò non ci esime dalla doverosa considerazione che a dicembre bisogna pur cominciare a vestire più pesante. Oddio, la cosa è relativa a dove si vive: non so, a Trieste magari i panni caldi inizieranno a indossarli più presto e in Calabria dopo, ma resta il fatto che uno non può pulitamente dichiarare di avere studiato per anni la storia greca antica, quando poi ha il raffreddore e deve soffiarsi continuamente il naso. Vi pare che uno che sia raffreddato può mai aver letto per anni senza giustamente aver preso la patente di guida? E allora? Vorrà pur dire che dovrà essere esperto in malacologia e conoscere a fondo le conchiglie.
  Ma il punto non è conchiglia o non conchiglia, piuttosto essere o non essere o meglio il terzo set. Mettiamo che il punteggio sia 40-15, è ovvio che il tennista in vantaggio si chiederà angosciosamente ma che fine fece quella mattina Ferdinando Rumma? Noi, che dubitiamo fortemente della nostra italianità non possiamo rispondere che ignoriamo se anche lui ne dubitasse. Fatto sta che molte tivù trasmisero la notizia della sua disavventura e le riprese delle sue irresponsabili peripezie di quel giorno. Lascio perciò che il resoconto dell’epilogo di esse ci venga da un servizio di una di quelle emittenti che si trovava sul posto per caso con un cronista e un cameraman, precisamente non c’era ancora tanta neve sul Matese, nonostante i turisti invernali affollassero alberghi e pensioni per le piste da sci. Orbene, dato che queste ultime venivano innevate artificialmente, avvenne che Ferdinando Rumma, che si credeva perito nell’investimento in mezzo alla strada dove era finito nelle sue smanie e farneticazioni, trasferito d’urgenza al nosocomio cittadino, operato tempestivamente, era stato strappato alla morte, come pure erano state curate tutte le persone rimaste ferite durante il suo raptus, nessuna delle quali aveva riportato irreparabili lesioni personali. II servizio terminava con le parole sembra che adesso la situazione sul Matese si sia stabilizzato e le precipitazioni nevose siano sui livelli stagionali, permettendo agli sciatori di usufruire delle piste in condizionali ottimali. E fosse solo questo! A parte le piste sul Matese, anche uno dei miei cugini si chiama Ferdinando.  
   Rumma pare sia adesso convalescente, ma conserva i gravi postumi del trauma fisico e psicologico subito quella volta, senza contare gli alisei e i contralisei ai tropici, come pure il Capo di Buona Speranza. Anzi sembra che lo stesso Magellano non volesse fare il navigatore in un primo momento, ma poi, visto che i gatti non erano persiani, si fosse deciso ad acquistare delle botti di vino, così da mettere in luce indubitabilmente che, finito sotto processo, il Rumma fu giudicato autore involontario, come ubriaco, di tutto quel pandemonio. Ma dovette risarcire tutti i danni materiali e morali procurati, rimettendoci, lui alquanto danaroso, ma ora perciò in condizioni così così, una barca di soldi e fortuna che le Alpi non sono gli Appennini, sennò la cravatta sarebbe stata a pois, tant’è vero che non era quello il numero di fax.


Bernardo Cavallino - Cacciata di Eliodoro dal tempio