martedì 1 settembre 2020

ZAMIK 3

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Salvatore Emblema - Senza titolo


Con settembre è ora di riaprire questo blog. E come riaprirlo se non con un nuovo inserto di narrativa, che si riallaccia all'ultimo del genere, del giugno scorso? E' la volta di Zamik 3, che continua il racconto omonimo, contenuto nel mio romanzo Visita di Sirdi. Inutile dire che le impostazioni letterarie sono le consuete, come pure che nulla vi è di nuovo, per così dire, sul fronte occidentale, ovverosia nei miei rapporti con la letteratura pubblica italica. Essa è arroccata sui soliti presupposti fuorvianti del potere e del personalismo. I soliti interessi dettano legge nel campo, per cui i valori letterari contano poco o nulla. Quel che importa è solo obbedire alla volontà di meschini calcoli e di oscuri clan. Questo blog ne è invece l'esatto contraltare, mirando esclusivamente a obiettivi artistici, pertanto curandosi unicamente di praticare il proprio culto della letteratura, e null'altro. Con il che confidiamo di riscuotere l'approvazione e il consenso dei nostri lettori, che è nostra convinzione continueranno a seguirci





  Come se poi non si sapesse che non c’è niente di più ridicolo e insulso della borghesia italiana! E sempre a proposito del baseball di cui sopra, mica vi sfugge che i tappeti in casa vanno spolverati? A Ulmas di certo non sfuggiva che i bambini giocano. Inoltre concentrò la sua attenzione su questo punto della lettera – La nostra società rilevò tramite tribunale due anni orsono i beni immobili di un agiato possidente nolano morto a ottant’anni senza lasciare eredi.  Inventariando tra gli arredi e tutto il loro contenuto (anch’essi acquisiti da noi), fu riscontrata   in   un   archivio   la presenza di un vecchio rogito risalente a quarantasei anni addietro, che venne esaminato dai nostri tecnici e legali. Esso trattava della cessione di una non vasta superficie di terreno in località Marigliano da destinarsi a solo uso agrario. Vi era poi un codicillo che poneva la condizione secondo la quale qualora mai in futuro, nel lasso di cinquant’anni, qualcuno, dietro voltura comunale della loro destinazione d’uso, come avvenuto poi, avesse costruito su quelle terre era tenuto costui al versamento di una somma, il cui valore aggiornato risulta in seicento milioni. Dato che è proprio lei, attraverso suo padre come suo erede, che ha edificato su un’area di quel lotto acquisito a suo tempo proprio per effetto di quel rogito, risulta ora debitore verso di noi della quota succitata –  Sorge dopo una tal lettura, spontanea la domanda: se a Filippi avessero prevalso Bruto e Cassio, la repubblica a Roma avrebbe continuato a sopravvivere?

  Come dire: tra un carciofo e un cavolfiore quale avvita meglio di un cacciavite? Perché in fondo una patata si frigge. Sia pure, ma i taxi trasportano clienti e ciò rappresenta una contraddizione riguardo al friggere, per quanto forse l’attacco di un quadro alla parete ne costituirebbe la soluzione.

  Quella che Ulmas, pur inseguita, non trovava per la sua grana. Gli sarebbe bastato in questa impresa prendere la ceneriera di cristallo e deporla sul controbuffet? Sarebbe stato per Ulmas, supponendo che uno faccia lo schampo il martedì, come cucinare delle polpette a bagnomaria. Allora, pensiamo che la soluzione poteva risiedere piuttosto nel poggiare la ceneriera sulla scrivania.

  Il matematico, invece pensava tutt’altro. Che per sbarbarsi occorre insaponarsi col pennello, no, ma che gli infissi in un cantiere prima si   montano e poi si verniciano, nemmeno. Pensava precisamente: devo consultare un avvocato e attaccare causa a questi impostori della immobiliare, carte alla mano, non mi è mai risultato che nel contratto di acquisto del terreno dove è sita la mia residenza da parte di mio padre fosse contemplata la clausola invocata da quei profittatori e sì che avrò letto e riletto l’atto chissà quante volte. Se ne ricaverà, immagino, l’idea che il rubinetto dell’acqua sta sul lavandino, ma non importa.

  Quel che importa è s’intenda come in Italia i veri fuorilegge stanno fuori e si recitino due pater, tre ave e un gloria, salvo poi (a Roma per esempio si dice ‘sta mignotta) prendere l’ascensore. E non finisce qui, come stanno a dimostrare le giraffe della savana. Un’ulteriore prova può venire dalla circostanza che erano le tre di notte.

  Ma quando mai?, direte giustamente. Se, mentre Ulmas meditava sulla lettera   recapitatagli   a   proposito    dei    seicento    milioni,    al    massimo potevano essere le dieci, dieci e mezza? Chiariamo allora che la circostanza delle tre di notte non riguarda Ulmas, ma l’apriscatole.

  Saverio Ulmas, altro che apriscatole, non ci si raccapezzava. Possibile? Andò a prendere nel suo archivio personale sia il contratto originale in oggetto (suo padre era defunto da cinque anni e la documentazione di proprietà era in suo possesso; naturalmente occorrerà riportate che anche la madre di Ulmas non era più e lui era l’unico loro figlio e, perciò unico erede di quell’immobile, che, insieme a qualche terreno di campagna costituiva tutta la sua ricchezza), nonché una fotocopia che ne aveva fatto a suo tempo per garanzia personale. Tra parentesi va anche detto che alle tapparelle molti preferiscono le persiane nelle abitazioni se non altro così una caramella ogni tanto non guasta. Ulmas, non mangiando mai caramelle, costatò che, del tutto paradossalmente, la fotocopia e il rogito discordavano. La prima corrispondeva in tutto e per tutto a quanto egli rammentava, l’altro misteriosamente conteneva con identica grafia notarile in piena regola, senza ombra di manomissione alcuna e con tanto di registrazione conforme alla data della fotocopia la postilla reclamata dall’immobiliare, che l’avrebbe costretto a pagare quella cifra esorbitante, quanto al terzo era probabilmente un topo del Perù o una chiave inglese o che dir si voglia. 

                                                                                                                                         (Segue)