L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Salvatore Emblema - Senza titolo |
Ebbene? Se il barman non poteva essere un
altro, poteva mai Medardo Sagliocca da Caserta mentire? Egli che sosteneva
Tasso e Marino essersi incontrati a Ferrara, come provava una lettera del
secondo all’amico Ignazio Zambrogna di Napoli, dal Sagliocca scovata in
Francia, non essendo mai giunta al destinatario, perché intercettata dai
servizi di sicurezza di Luigi XII, che teneva il poeta partenopeo sotto
sorveglianza, temendo egli volesse rientrare di nascosto in Italia. Il Marino
era effettivamente riparato a Parigi, in fuga dal Piemonte, dove il duca di
Savoia lo aveva fatto imprigionare ingiustamente all’indomani dell’attentato da
lui subito ad opera del genovese Murtola, suo rivale letterario. Nella lettera
autografa, che il Sagliocca aveva scoperto in una biblioteca di Nantes, chi sa
come finita lì, Giambattista Marino riferiva che nel suo incontro col Tasso,
costui gli avrebbe suggerito il soggetto e addirittura il titolo dell’Adone,
oltre a consegnargli passi sparsi già da lui composti del poema. Un poema
siffatto egli aveva in animo di redigere prima della morte, ma allora, sentendo
prossima la fine, aveva inteso lasciare a Marino quelle sue confidenze
letterarie come un lascito, vedendo in lui il suo erede e prosecutore in
Campania e rammaricandosi di non aver potuto vivere, lui napoletano, nelle
terre natie. Tutte cose, queste che contraddicevano apertamente la nota
sentenza del Lavoisier nulla si crea e nulla si distrugge, tanto vero che, come
ognun sa, Marino scrisse Murtoleide fischiate. Come conseguenza di questi versi
non poteva avvenire altro che un cambio d’olio nel motore, non solo essendosi
usurato il lubrificante già esistente, ma essendosi oltre tutto rotto un tubo
nel bagno di casa. Bisognava evitare che la testata si fondesse.
Il che riuscì
senza dubbio, se non altro in grazia della solidità della squadra di rugby
durante la partita, finita poi 10 a 3, secondo le previsioni, del resto, che
annunciavano temporali e maltempo nella zona, non scartando la possibilità che
all’ippodromo vincesse Varenne, a testimonianza che i resti archeologici si
potevano portare alla luce con degli scavi in quel luogo. Scavi che in seguito
non vennero effettuati, per il fatto che i fondi accantonati per quello scopo
furono invece dirottati in perfetto stile italiano non si sa verso quali spese
incognite. Resta il fatto che Marino riportava oltre al resto, nella lettera a
Zambrogna, quale fosse lo spirito che lo animava nella stesura del suo Adone,
non, cioè di competizione sportiva per la disputa di una gara di pentahtlon,
bensì di pallanuoto, tolto il caso che il tenente fosse sergente o il gallo
cedrone. In sintesi egli voleva dipingere con quel poema la corruzione morale e
intellettuale del mondo contemporaneo, raffigurato dalla peccaminosità del legame
amoroso tra Venere e Adone. Costui avrebbe impersonato il cittadino del XVII
secolo, impaniato in una acutissima crisi culturale ed etica, ed alla fine con
la sua uccisione ad opera dei veltri avrebbe dovuto avere una funzione
didascalica e parenetica verso i lettori, che avrebbero visto in lui consumarsi
la tragedia del loro secolo. Dunque, non immoralismo del Marino, come del tutto
erroneamente vedevano gli storiografi del bel paese, per niente teneri in
genere con gli autori napoletani, ma profondo moralismo attraverso la funzione
catartica del suo poema. Non c’è che dire, noterete a questo punto, una puntata
all’ippodromo su Varenne avrebbe potuto fruttare bei soldini, una volta che si
era, come si era, stabilito il tenente fosse sergente e il gallo un gallo
cedrone. Come si evince, infatti, dalla trama dell’Adone, Varenne non poteva
non gareggiare e prevalere al traguardo, in virtù della circostanza che,
essendo il tenente un sergente e il gallo un gallo cedrone, una moneta da 2
euro vale.