L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
Paul Klee - Captive - 1940 |
Siamo all'episodio n° 5 di Mendarix - Idee sul vulcano di Mendariza e niente cambia, voglio dire che, a parte lo sviluppo del racconto, l'impianto formale e sostanziale della mia letteratura si conforma alle passate tornate di questo blog. L'eretico Bruno rimane lui, nonostante sia sempre diverso nelle escogitazioni narrative, come poetiche. Ma un artista non può essere altrimenti, guai se nelle tele di un Caravaggio, per quanto l'una difforme dall'altra per soggetto e idea compositiva, non individuassimo sempre Caravaggio, l'artista non sarebbe più lui, quell'artista! Purtroppo lo stesso discorso vale anche per la vita culturale italiana, alla mercé dei soliti clan e dei soliti affari meschini e personalistici, che vanificano ogni sforzo di promuovere l'arte nazionale e spingono le persone di cultura a diffidare fortemente di quel mondo, con gravi contraccolpi.
IDEE SUL VULCANO DI MENDARIZA (V)
Non parliamo di giornali, che sotto il
profilo letterario non fanno testo alcuno, ma pare addirittura che nel
cenozoico (3° capitolo de L’innocente dannunziano) ci fossero mammuth. Sturio,
geologo, in fatto di mammuth era quasi una cima, tant’è che una volta guardò
dal buco della serratura. Registrò egli anche le vedute circa il Mendariza del
quarto luminare della vulcanologia, il prof. Rigotto. In virtù delle
osservazioni e analisi da lui condotte, era da presumere che non ci sarebbe
stata eruzione sul vulcano dell’isola, essendo l’attuale una semplice attività
fumarolica. Di contro, quest’ultima, tolti gli Orazi e i Curiazi, nonché il
cornetto alla crema, costituiva l’indice di un risveglio magmatico in corso
nell’area insulare, che, però, secondo
i dati da lui raccolti, avrebbe
trovato sfogo attraverso una bocca craterica sottomarina,
il vulcano già noto agli esperti Sorgente (a 11 chilometri da Leroga), la cui
entrata in azione era prossima. Essa per se stessa non avrebbe arrecato alcun
pregiudizio alla popolazione isolana, se non fosse stato per la perturbazione
ondosa conseguente ai tremori che avrebbero preceduto la manifestazione
vulcanica di Sorgente. Tale perturbazione, quand’anche la data del matrimonio
fosse il 27 e il terno 4, 35 e 72, avrebbe generato onde alte anche 12 metri,
le quali, abbattendosi su Leroga, avrebbero seminato morte e distruzione,
mentre non poteva presentare problemi per le zone costiere sulla terraferma,
dato che l’agitazione ondosa si sarebbe esaurita a distanza da esse.
Necessitava, per quanto detto, procedere con tempestività all’abbandono del
borgo di Leroga, il più popoloso e nevralgico dell’isola, da parte dei suoi
cittadini. Bastava prendere un paio di bicchieri a tal fine e una bottiglia di
quello buono per fare un drink?, questo, Rigotto non lo spiegava. Egli non
precisava neppure se fosse opportuno mettere il rossetto alle labbra o andare
al circo equestre o ancora regalare dei profumi al compleanno. Con chiarezza
indicava soltanto l’arpa, il violino, il sax e la modesta casa di Filemone e
Bauci.
Mitologia a parte, tutto si riduceva a
disporre la legna nel focolare; ciò fatto, sarebbe stato dolce sbucciare le
patate. Lavare i pavimenti è un’altra cosa, come risulta dal rapporto fatto in
questura dal commissario nell’affare Morotti. Se ne legge anche nel 3° libro
dei Giudici, dove si dice ascolta, fratello, le parole del profeta. Quale?
Faunisticamente, penso.
Farmacologicamente la cosa era più
ingarbugliata e consisteva nel tirare i remi in barca. Senza più vogare, tutto
si sarebbe aggiustato: i topi avrebbero ripreso a ballare, le ruote a
sgonfiarsi, i facchini a stancarsi, la benzina a mancare, i frigoriferi a
guastarsi, Lucio e Lucia sarebbero stati sposi sul lago.
Essi
non pensavano certo che il barocco napoletano
era stato, oltre che
architettonico, scultoreo, letterario, anche musicale. Il nome di Alessandro
Scarlatti ne faceva fede, accanto a quelli, pur posteriori e settecenteschi
(ma, passi il frullatore e il trapano elettrico, Bach e Vivaldi non vissero
allora?), del figlio Domenico, di Cimarosa, Paisiello, Pergolesi, quando,
insomma, Napoli era una grande capitale europea, non madame Pompadour o i
Promessi sposi.
(segue)