venerdì 1 marzo 2019

MENDARIX 5



L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Paul Klee - Captive - 1940






Siamo all'episodio n° 5 di Mendarix - Idee sul vulcano di Mendariza e niente cambia, voglio dire che, a parte lo sviluppo del racconto, l'impianto formale e sostanziale della mia letteratura si conforma alle passate tornate di questo blog. L'eretico Bruno rimane lui, nonostante sia sempre diverso nelle escogitazioni narrative, come poetiche. Ma un artista non può essere altrimenti, guai se nelle tele di un Caravaggio, per quanto l'una difforme dall'altra per soggetto e idea compositiva, non individuassimo sempre Caravaggio, l'artista non sarebbe più lui, quell'artista! Purtroppo lo stesso discorso vale anche per la vita culturale italiana, alla mercé dei soliti clan e dei soliti affari meschini e personalistici, che vanificano ogni sforzo di promuovere l'arte nazionale e spingono le persone di cultura a diffidare fortemente di quel mondo, con gravi contraccolpi.








IDEE SUL VULCANO DI MENDARIZA (V)

  
  Non parliamo di giornali, che sotto il profilo letterario non fanno testo alcuno, ma pare addirittura che nel cenozoico (3° capitolo de L’innocente dannunziano) ci fossero mammuth. Sturio, geologo, in fatto di mammuth era quasi una cima, tant’è che una volta guardò dal buco della serratura. Registrò egli anche le vedute circa il Mendariza del quarto luminare della vulcanologia, il prof. Rigotto. In virtù delle osservazioni e analisi da lui condotte, era da presumere che non ci sarebbe stata eruzione sul vulcano dell’isola, essendo l’attuale una semplice attività fumarolica. Di contro, quest’ultima, tolti gli Orazi e i Curiazi, nonché il cornetto alla crema, costituiva l’indice di un risveglio magmatico in corso nell’area insulare, che, però, secondo   i   dati da lui raccolti, avrebbe trovato   sfogo   attraverso una bocca craterica sottomarina, il vulcano già noto agli esperti Sorgente (a 11 chilometri da Leroga), la cui entrata in azione era prossima. Essa per se stessa non avrebbe arrecato alcun pregiudizio alla popolazione isolana, se non fosse stato per la perturbazione ondosa conseguente ai tremori che avrebbero preceduto la manifestazione vulcanica di Sorgente. Tale perturbazione, quand’anche la data del matrimonio fosse il 27 e il terno 4, 35 e 72, avrebbe generato onde alte anche 12 metri, le quali, abbattendosi su Leroga, avrebbero seminato morte e distruzione, mentre non poteva presentare problemi per le zone costiere sulla terraferma, dato che l’agitazione ondosa si sarebbe esaurita a distanza da esse. Necessitava, per quanto detto, procedere con tempestività all’abbandono del borgo di Leroga, il più popoloso e nevralgico dell’isola, da parte dei suoi cittadini. Bastava prendere un paio di bicchieri a tal fine e una bottiglia di quello buono per fare un drink?, questo, Rigotto non lo spiegava. Egli non precisava neppure se fosse opportuno mettere il rossetto alle labbra o andare al circo equestre o ancora regalare dei profumi al compleanno. Con chiarezza indicava soltanto l’arpa, il violino, il sax e la modesta casa di Filemone e Bauci.
  Mitologia a parte, tutto si riduceva a disporre la legna nel focolare; ciò fatto, sarebbe stato dolce sbucciare le patate. Lavare i pavimenti è un’altra cosa, come risulta dal rapporto fatto in questura dal commissario nell’affare Morotti. Se ne legge anche nel 3° libro dei Giudici, dove si dice ascolta, fratello, le parole del profeta. Quale? Faunisticamente, penso.
  Farmacologicamente la cosa era più ingarbugliata e consisteva nel tirare i remi in barca. Senza più vogare, tutto si sarebbe aggiustato: i topi avrebbero ripreso a ballare, le ruote a sgonfiarsi, i facchini a stancarsi, la benzina a mancare, i frigoriferi a guastarsi, Lucio e Lucia sarebbero stati sposi sul lago.
  Essi  non  pensavano  certo che il barocco   napoletano  era  stato, oltre che architettonico, scultoreo, letterario, anche musicale. Il nome di Alessandro Scarlatti ne faceva fede, accanto a quelli, pur posteriori e settecenteschi (ma, passi il frullatore e il trapano elettrico, Bach e Vivaldi non vissero allora?), del figlio Domenico, di Cimarosa, Paisiello, Pergolesi, quando, insomma, Napoli era una grande capitale europea, non madame Pompadour o i Promessi sposi.

                                                                                                                                   (segue)