lunedì 24 dicembre 2018

NOTICE



L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Caravaggio - Natività



Cliccando sul primo dei link sottostanti, si accede alla mia pagina personale sulla rivista on line La Recherche, ricercando invece sul web gli altri due link, ai brani di narrativa e poesia che ho accluso alla medesima pagina.
Niente, un altro modo di essere presente come autore, che condivido con i miei amici di questo blog, ai quali rinnovo i migliori voti natalizi e per l'anno nuovo, come avrò modo di riformularli anche a Capodanno con il post di gennaio, che, come mia tradizione sarà di poesia, arrivederci, dunque, a breve.  La narrativa ritornerà a febbraio.


Gerardo Allocca :: Pagina personale su LaRecherche.it


https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=4383&Tabella=Narrativa


https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=51373&Tabella=Poesia





sabato 1 dicembre 2018

MENDARIX 3


L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Aaron Aalto - Municipio e biblioteca di Saynatsalo




Eccoci al III episodio del mio racconto Idee sul vulcano di Mendariza, contenuto nel romanzo Visita di Sirdi.
C'è un vecchio proverbio che dice Cambia la musica, non cambiano i suonatori. Non fa proprio al caso qui, perché non cambia né la musica né i suonatori. Voglio dire che gli accorgimenti stilistici per questo brano sono i medesimi del passato e chi li applica sono, mi si perdoni, nel bene o nel male, sempre io. Spero che ciò faccia piacere ai miei venticinque lettori, che, altrimenti avrebbero già smesso di seguirmi.
Non credo farà piacere invece al mondo letterario ufficiale italiano, che, nella sua incorreggibile arroganza, persiste nella sua noncuranza nei miei confronti, vittima com'è di clan artistici e poteri oscuri. Ciononostante il mio obbligo morale di artista mi impone di non fargli minimamente caso e tirare dritto per la mia strada come autore. Che poi questo incontri il favore di qualche mio gradito lettore, non può che riempirmi di gioia. A lui rivolgo i migliori auspici per le ricorrenze natalizie, che avrò modo di rinnovare a breve, perché mi farò di nuovo vivo in questo blog prossimamente con del nuovo materiale.









  Sturio non mangiava con piacere uova all’occhio di bue, che col prosciutto sono un piatto prediletto di persone di ogni età. Altre, per esempio, non vanno a dormire, a volte, senza aver preso un sonnifero. Lui no, Sturio, aveva un discreto fondo in banca, e, se gli andava, poteva aprire il balcone. La sua casa era in provincia, lui che odiava gli impermeabili: perciò, forse non si era voluto mai trasferire dalla natia Somma vesuviana.
  Gli mettevano il freddo addosso gli impermeabili, che non consistevano nel sacco dei Lanzichenecchi o nella calata in Italia di re Carlo VIII. Le api oltretutto fanno il miele e non occorreva che una spider consumasse poco: bastava sapere questo per avvitare.
  Sturno lo sapeva benissimo, così fece una specie di inventario di tutte le posizioni e i giudizi espressi dagli autorevoli   scienziati   intorno   all’eruzione    del    Mendariza, prevista incombente. Non starò qui a menzionare ogni cosa inerente, dal gioco della pallacorda al don Giovanni di Mozart, dal pesce sott’olio ai recenti episodi di corruzione statale, fino alla caduta di Troia.
  Dio ci scampi! Mi limiterò a osservare l’assoluta o pressappoco nullità dell’attuale produzione libraria e cinematografica italiana.  E   non  finisce   qui: si pensi, e si capirà tutto, che il mare bagna Barcellona. Dico io, ci vuole tanto a dedurne che Romolo uccise Remo?
  Passi anche questo, ma non si lascerà correre, spero, il tormentoso problema dello smaltimento dei rifiuti urbani. Esso deve essere affrontato con serietà e accortezza, le quali entrambe sono qualità indispensabili per un giocatore di cavalli. Un cassiere di banca può farne a meno, alla luce dell’art. 24 comma 7, che prescrive è severamente vietata la pesca delle trote nel lago Busecchio.
  Sturio, difatti non lo fece mai, anche perché lui non aveva l’obbligo del giardinaggio. Egli catalogò i vari punti di vista sentenziati dai competenti convenuti in Leroga per pronunciarsi sul vulcano, più o meno a suo modo in tal guisa, come segue. Il prof. Viralli avverte che la manifestazione eruttiva avrà luogo suppergiù tra 7-10 giorni e sarà parossistica, producendo lo sfondamento del cratere attuale con probabile sventramento dell’isola, che verrà sommersa per due terzi dal mare. Si invoca, consequenzialmente, secondo lui, l’immediato sgombero di tutta la popolazione di Leroga; i generi di vestiario, continuava l’illustre cattedratico, subiranno un ribasso, lo afferma il giornale economico L’investitore, quindi è auspicabile una maggiore sensibilità all’arte moderna da parte della gente, che dovrebbe assai di più esserne al corrente; s’incentiverebbe in pari tempo la produzione di frigoriferi e autocarri: concludeva l’esimio accademico.
  Viralli, per chi non sapesse, fumava la pipa e aveva quattro cognati: questo, Sturio non lo citava nel suo resoconto. Sarà che forse reputò le farfalle non facessero il nido e allora fosse irrilevante riportare quei particolari su Viralli. Il quale disse non per nulla a un ricevimento in alto loco, cui fu invitato tanti anni fa, ho preso già troppo spumante, grazie.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    (segue)

giovedì 1 novembre 2018

MENDARIX 2

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Henry Moore - Big two forms




Mendarix 2 è il seguito di Mendarix 1, sviluppa dunque la narrazione già avviata nel brano precedente del mese scorso. Omogeneo al passato il discorso stilistico di questo racconto, facente parte del mio romanzo Visita di Sirdi, che riferisce dell'eruzione annunciata del vulcano dell'isola di Mendariza, eruzione che in realtà poi non si avverrà, benché tante saranno le sentenze che verranno pronunciate e in esso riportate sull'evoluzione di quelli che sembravano i prodromi dell'evento vulcanico. Niente, Idee sul vulcano di Mendariza è una specie di catalogo di previsioni vulcanologiche che vengono formulate e delle misure preventive connesse. Alla fine si rivela essere uno specchio della nostra multiforme epoca, così variegata e contraddittoria. Ma il racconto segue il filo di un modello di narrazione sui generis, che chi abbia avuto la pazienza di seguire questo blog avrà di certo indovinato essere frutto di una precisa scelta, di una personale mia soluzione artistica, di un artificio insomma di mio personale conio. Ovviamente rappresenta a mio avviso la manifestazione di un moderno gusto letterario, questa mia composizione, inquadrata nel romanzo succitato, che spero possa essere convenientemente apprezzato dai graditi e urbani lettori. Non certamente dai soliti ignoti della letteratura ufficiale di questo paese, retta dai soliti clan culturali e dai soliti torbidi poteri 








 IDEE SUL VULCANO DI MENDARIZA (II)

......................

La conclusione che si possa tirare da  questo  “operistico”   duetto è, credo, che Giugurta era re di Numidia, non del Ponto. Tanto più che, come già dicevo, i protagonisti del barocco italiano ebbero, L. Bernini e G. B. Marino, i loro natali a Napoli, respirarono quell’aria, che dovette ispirarli per sempre, anche quando se ne allontanarono, anche se i fili della corrente sono di rame. Ciò premesso, sembra evidente che il ghiaccio galleggia. Oltre alle rose nei vasi, non v’ha dubbio poi che si preparava a Leroga un’immane tragedia, cioè che un’eruzione esplosiva poneva a grave repentaglio la vita dei suoi abitanti e la sopravvivenza geografica della stessa isola, che avrebbe potuto saltare in aria ed essere divelta alle fondamenta dalla spaventosa violenza della deflagrazione vulcanica.
  Altra conseguenza presumibile poteva essere una radicale svolta nella moda degli abiti da uomo, come il frullare la frutta il lunedì. Il giorno dopo e il mercoledì si sarebbe dipinto fino a sera, il sabato era d’obbligo un salto in villa comunale, la domenica era giorno del Signore e così la settimana era fatta.
  Mai che ci si decidesse a passare un giorno dai parenti di Melfi. E dire che tanta gente porta i calzoni larghi. Non per nulla, potrebbero mettersi almeno l’orologio da taschino, via!  A Leroga lo facevano in parecchi; non solo, ma il latte è di colore bianco. Si sostiene da più parti che sia un alimento dieteticamente completo. Il Bernini non è tra essi, che pure costruì il colonnato di S. Pietro, un grandioso abbraccio verso la folla dei fedeli, ma, nonostante fosse anche scultore, l’Adone poi lo compose il Marino e Adone intenzionalmente stava a indicare il caos morale dell’epoca, tesa a inseguire non altro che  il  piacere  e  la  voluttà, priva  com’era  di  spirituali perni.
  Renato Sturio, lui però non fu convocato d’urgenza era già da una settimana nell’isola del vulcano di Mendariza per stabilire il valore nutritivo del latte, di cui riferiamo dianzi. Egli portava gli occhiali di corno.  Tralasciamo che una   folta   schiera   di   oculisti consigliano quelli metallici, in genere più leggeri, mentre altri tra essi propendono più per le lenti a contatto, più estetiche. Ci preme ben atro: decidere se lo stile dorico o quello ionico, per non dimenticare la stella Vega, sia il più bello.
  A tal uopo, appena si erano manifestate le prime avvisaglie dell’eruzione del Mendariza, ci si era affrettati a invitare sull’isola i più illustri esperti del ramo e tra questi, non specialmente in vista, ma chiamato più che altro come collaboratore e consigliere di studiosi di maggior fama, Renato Sturio, geologo vesuviano.

                                                                                                                            (segue)

lunedì 1 ottobre 2018

MENDARIX I

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio





Chitarra, cartoncino, spago e filo metallico di Pablo Picasso







L'eretico Bruno riparte questo mese con la narrativa, precisamente con il I di una serie di inserti del racconto Mendarix (Idee sul vulcano di Mendariza), stralciato dal romanzo Visita di Sirdi. Una narrativa standard per il suo cliché e la sua cifra abituale, che ne fanno, oso credere, un pianeta a sé del panorama letterario d'oggi. Un autore è infatti prima di tutto se stesso, un mondo a parte in termini artistici, e ciò rappresenta il presupposto essenziale per un discorso espressivo. Essere un esemplare unico e irripetibile è la prima mira cui tendere per uno scrittore. Questa originalità, che insieme alle idee da lui incarnate sostanzia la sua personalità, incontri poi o meno le preferenze dei destinatari del suo impegno, la società, è un altro ragionamento, a posteriori, che però nulla toglie alla genuinità e autenticità del suo lavoro, di per sé bastevole a costituire l'oggetto artistico, consegnato alla fruizione e al giudizio altrui. In ciò si può individuare l'onestà culturale di un poeta o romanziere che sia.
Ecco, onestà culturale, è proprio quello che manca nella vita pubblica di questo paese, in cui continuano a dettare legge clan artistici e torbidi poteri in assoluta malafede.








IDEE SUL VULCANO DI MENDARIZA


  Assodato che fu Annibale a traversare le Alpi, non vorrei cominciare, come credo conveniate in base al titolo qui sopra, dagli attrezzi del dentista, che nel suo studio riceve clienti con problemi  orali. Sono  convinto  sia  più  appropriato, in loro vece, riferirsi a violini che suonano, così sarà senz’altro più giudiziario.
  Rotto pertanto il ghiaccio, entrati cioè nel vivo del discorso, non disdegneremo di ricordare i tempi in cui le greggi pascolavano nella malarica pianura laziale, che ispirò il poeta. Dopodiché, dedicheremo  senz’altro  un  delicato  pensiero  ai coccodrilli del Nilo, che fanno tanto paesaggio.
  Colorito certo, e pittoresco quanto un Giorgione, purché non si obietti che le guerre puniche furono 3. Per cortesia! Allora, uno potrebbe dire anche che un brandy va versato nel bicchiere, no?
  Bando alle chiacchiere, a Cheope ci sono le più belle piramidi. E il vulcano di Mendariza? si domanderà. All’ippodromo ci sono le corse, è presto detto. Mendariza infatti si ergeva sulla piccola isola di Leroga, che accoglieva a un di presso 2500 anime. Non si creda fossero piloti d’aereo, nemmeno una di esse svolgeva simile professione.
  Altro che piloti d’aereo, sembra che la capitale del barocco italiano sia stata quella del nostro regno del sud di allora, la città del Vesuvio per intenderci, e non, come si sarebbe indotti a pensare, i macchinisti delle ferrovie.  La spiegazione sta nel fatto che nell’isola non c’erano campi da tennis e quasi nessuno sapeva praticare questo gioco. Leroga era un lembo di terra immerso nel mare a quattro ore di navigazione dalla costa ed era meta frequente di turisti, specie col caldo. Non era la patria di Teseo, quantunque sulle sue scogliere venissero a posarsi le folaghe e i piccioni e i martelli vi fossero tutti col manico. Mendariza, che dava il nome al gigantesco vulcano che vi aveva sede, era il suo borgo sito a maggiore altezza.
  Essendo Leroga un’isola, le case avevano tavole, sedie, letti, tende o tendine alle finestre e c’era chi si faceva la barba col rasoio elettrico. Molti vi avevano l’abitudine di portare il cappello  d’inverno,  quando  poi   si   sa   che   le    ciliegie,   a gonfiarsene,  fanno   male.  Che   facessero   male  o  meno (chi ci badava?), quanti nell’isola si chiamavano Christian! Neanche fosse la pendola a muro.
  Tito  e  Nino   erano   due   di   Leroga;  scrutando   l’imponente mole del vulcano che dominava l’isola, era un giovedì di giugno, essi confabulavano insieme. - Vedi quanto fumo lassù! -. – Sì, Giugurta era re del Ponto -  - Che? -  - Tuo zio fa sempre il negoziante di olio? - - Non dovresti pensare sempre ai commerci, Nino - - Io? Se manco dal barbiere che sono due mesi! -  - E io no? Mai trattato in vita mia articoli di detersivi e igiene personale -    - Macché, niente val più di una visita alle rovine di Pompei - - Per me no; credo diversamente da te che la biologia studi anche i pesci - - Già, così quel tuo zio ci spedisce  un  bel  carico  di  quello  sopraffino  a  prezzo  di favore - - Quello? Non lo sai che le cipolle lo fanno piangere? - - E con ciò? - - Exegi monumentum, cantò  Orazio -  - Ma dai! - - Perché, i treni non andavano a vapore una volta? -  - Vapore? E’ fumo sul Mendariza, vedi? -  - Non  vedo che  nel tuo futuro tanti soldi -  - Ma se il mio hobby sono i garofani del mio giardino? -  -  Io   ti   consiglierei  un  bel  punto  e  virgola -  - Pensa piuttosto tutti giurano che quello lì a giorni lassù farà un’esplosione paurosa e poi vomiterà tanta lava,   senti! -  - A sentire, sento nostalgia dei miei vent’anni -  - Possibile tu non ti dia pensiero del Mendariza? -  - Non ci credo, Ottaviano morì a Nola, per questo -  - Come come? Guarda tutto quel fumo, là in alto e poi vedi se ci credi o no. C’è chi assicura le autorità ordineranno a breve l’evacuazione dell’isola, si teme che l’esplosione c’inghiotta tutti noi e Leroga - - Lascia stare, i lillà sono graziosi fiorellini - - Come no, pensa che, a darti ragione, Andrea   Lo   Carlo   lo   hanno   fatto   perfino   presidente   di tribunale -. Riprese Tito –


................
................

                                                                                                               (segue)

sabato 1 settembre 2018

IL TROUBADOUR III-XVIII

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio




Amedeo Modigliani - Madame G. Van Muyden







L'eretico Bruno riparte questo settembre con la poesia, con tre sue composizioni. Ancora poesia? Sembra un controsenso, eppure la poesia continua. Poesia non come valore della vita, come sua emanazione di diritto, oggettiva e logica, ma come bisogno naturale, per così dire istintivo, animalesco. E' un inspiegabile impulso a manifestarsi hic et nunc, non un obiettivo della coscienza. Se fosse per la coscienza, chi scriverebbe poesie oggi?
Ma, nel momento di esternare se stessi, di tradurre in discorso il proprio mondo, è lì che poi subentra l'arte, la propria cifra. Lì emergono le personali forme elaborative, i propri indirizzi mentali. Qui rischio di ripetermi, riportando ancora una volta i miei accorgimenti da tecnico della materia e le mie amare verità, già espressi più volte nel corpo di questo blog. E potrei ripetere allora anche che la realtà ufficiale della cultura di questo paese non fa che ripetersi e riconfermarsi per quella che è, un ricettacolo di menzogne e piccolezze, mediocrità spacciate per cose di valore e frutto del dictat di clan artistici e poteri meschini? No, perciò qui tacerò, passando a far parlare direttamente la poesia 










PIANOFORTE DA ACCORDARE



Questo sia il pentagramma per suonare
versi e le corde e i tasti siano i soffi
del vento, cui affidare note amare.
E il motivo, che, in esotici golfi
sgargianti, affondarono dei corsari
feroci i nostri velieri con stive
di gemme e di perle, tingendo i mari
di sangue; che la più gelida neve
s’accanì il gennaio scorso in giardino
e ora altro non è che sterpaglia e stocchi;
che a noi le sacre colonne violarono
 selvagge orde dal nord e i triclini ricchi;
che il crack del titolo in borsa travolse
anche il nostro commercio di pneumatici.
Vibri così il concerto tra le case
come un de prufundis tra scherzi comici.


E non si dica mai che a disertare
fummo noi, abiurando o che fu tutta
questione di avversa stella a infierire.
In fondo fu nella nostra cassetta
della posta quella lettera a freddo
il cuore a trapassare, quel giorno
a causare in stazione il ritardo
non il maltempo, ma il guasto del treno,
in mansarda il raptus del micio in gabbia
a sbranare alla finestra il fringuello,
Jago sulla scena a instillare rabbia
nel Moro che strinse istigato il collo.





I GIRADISCHI ECCETERA



L’Iliade che scrivemmo
ci vide protagonisti in una storia
da poliziesco insulsa
 quanto la bolletta del telefono, aria
familiare e viziata sopra i nostri
appuntamenti da brivido, sopra
il thriller mozzafiato
che vivemmo. Domestico anche il the end,
tra pianti di cari, corone e mesti
telegrammi per l’estremo addio. E’ tutto.

………………..
………………..

Di te, oltre ai fuochi scialbi
che t’incendiavano la testa e al calmo
tuo passo sui giorni così comuni
del nostro calendario,
giocato sui dadi rocamboleschi
di normale amministrazione, al verde
mercoledì di Pasqua
tra i campi, dove, orrore, ci perdemmo,
all’elefante d’agata
made in China di seconda mano, esile,
che si ruppe nel tuo salotto cremisi, che mai fu
il mio, come il tuo indirizzo e la sorte,
mi accompagna il volume
pieno del giradischi,
che da S.Angelo, lassù orchestrava
alla valle, a te disperatamente
pia, a me?, al silenzio freddo
la canzone dei Magi, nella nebbia.
   

                                                                             
                                                              ( Sulla pietra tombale  
                                                              del prof. Giacomo Fondi,
                                                               insegnante di liceo in Nola)





IMPORTO TOTALE



Altri inverni, altri tramonti, domani
altri lunedì leggemmo una volta
nell'oroscopo, allora altri cumani
oracoli udimmo in fondo alla grotta,
altra la pesca, dunque che aspettava
il battello al largo,altri paesaggi
avvistammo al binocolo agli evviva 
dei marinai. Questo è, pure agli ormeggi
il molo dell'attracco, questo il foro
che misero a ferro e fuoco da oltralpe,
queste le vene di mercurio e oro,
questi i piselli, le fave e le rape.
Non altro che questo sarà il lampione 
per la sera, né altra la sabbia in riva
al mare o, affacciandosi dal balcone,
altro che quelle strade in prospettiva.

domenica 29 luglio 2018

ALLA GRECIA 2018

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio



Giorgio De Chirico - Ettore e Andromaca



E' ormai una tradizione di questo blog ogni anno di questo periodo, nel dare l'arrivederci a settembre ai suoi venticinque lettori di manzoniana memoria, dedicare un intero numero alla Grecia antica e alla sua letteratura. Anche questa volta la tradizione si rinnova, e in un'Italia come questa, alla mercé tuttora di clan culturali e poteri oscuri che dettano legge in campo artistico, è il meno che si possa. La Grecia maestra di arti e cultura si riconferma attraverso questa breve antologia di alcuni dei suoi migliori autori da me tradotti svolta essenziale nel cammino dell'umanità per lo sviluppo culturale della società.










MELEAGRO (A.P. V,174)



Fragile gemma, sonnecchi, Zenofila.
Potere, oh ! posarmi sulle tue palpebre,
sopore senz’ali, non sul tuo corpo
come chi incanta fino a Zeus la vista,
ma unico e solo averti tra le braccia.

                                                                 (Trad. Gerardo Allocca)




PLATONE - CRITONE (XVII)



Socrate: Al mio orecchio considera bene esse [le Leggi] giungono, o diletto amico Critone, come ai Coribanti il suono dei flauti, e nel mio animo echeggia uguale il suono di quelle parole e tu procura io non ne oda di altre. Rifletti orbene, per quello che io ora giudichi, comunque tu ti pronunci in contrasto con esse, dirai parole vane. Eppure, qualora ritieni di spuntarci qualcosa di più, fai sentire la tua voce. 
Critone: Ma, Socrate, io non ho parole.
Socrate: Lascia correre, allora, Critone, e facciamo così, giacché a questo ci chiama Dio.
                                                                    (Trad. Gerardo Allocca)




EURIPIDE   -  MEDEA (VV. FINALI)


Coro                                   Di molto fu giudice Zeus l’olimpio,
                     molto a sorpresa decretano i numi,
                     non andò in porto quanto era previsto,
                     un celeste ebbe i mezzi all’imponderabile
                  e la storia finì come finì.

                                                                      (Trad. Gerardo Allocca)




              CALLIMACO - AITIA, I, 1               


Sovente, incompetenti sulle Muse,
i Telchini sparlano dei miei versi,
io che un solo poema non vergai
per incensare dei re o vecchi eroi
in rime a miriadi, ma sobriamente
coltivo l’epos neanche un fanciullo,
per quanto molti decenni già siano.
Sappiano poi anche i Telchini quest’altro:
pur verità è che, stirpe tutta spine,
buona soltanto a mangiarsi il fegato,
scrissi con misura, ma pur eccelle 
di tanto la Demetra su quell’altra
 vasta e laida, dei due stili, Mimnermo
non la giunonica fiamma denota
soave, ma il suo discorso alla spicciola.

Al diavolo, genìa della calunnia
maledetta!: maestria misurate
con arte e non con l’asta persiana!
Non sperate il mio canto mai strepiti,
non è nel mio stile, ma di Zeus il tuono.
Ché, neanche in grembo la tavoletta
inforcai, mi apostrofò Apollo Licio –
Sacrifici, amico mio, che i più lauti
tu offra, ma la poesia, che sia fine.
E poi questo ti raccomando ancora,
non camminare sulle vie battute
dai carri, né mai il tuo cocchio dirigere
su dei percorsi già usuali ad altrui,
ma su vie non frequentate, se strette
quantunque più delle altre non importa -.
Al che ho ottemperato: siamo tra quelli
che il languido verso della cicala
antepongono al raglio dei somari.

                                                                           (Trad. Gerardo Allocca)




 DEMOSTENE  -  I  Filippica (I,1)


Fosse stato questo affare in ballo nuovo di zecca, miei Ateniesi, avrei pazientato finché i più dei consueti oratori dicessero la loro, e caso mai avessi condiviso una delle loro tesi, mi sarei astenuto dalla mia. Altrimenti, avrei provato io pure a prospettare il mio pensiero. Dal momento, però che ora ancora compete disquisire su problematiche in ordine a cui costoro si sono già pronunciati diffusamente in passato, reputo, quantunque mi sia fatto avanti per primo a parlare, che mi spetti la vostra considerazione.
Mettiamo che loro avessero fornito suggerimenti come si deve, ora non stareste per forza a dover prender decisioni

                                                                   (Trad. Gerardo Allocca)


ALCEO – Fram.  63


La  divina Saffo, che porta serti
di viole tra i capelli e soave ride.

                                                                     (Trad. Gerardo Allocca)