martedì 28 luglio 2020

ALLA GRECIA 2020

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Giorgio De Chirico - Ettore e Andromaca


  Si è soliti dire ogni promessa è un debito, come ogni tradizione che si rispetti, no? A tal proposito tradizione di questo blog vuole che esso chiuda i suoi battenti prima dell'interruzione estiva e la ripresa a settembre con un inserto sulla letteratura greca classica, presentata in brani antologici nella mia traduzione: la Grecia antica come faro della civiltà occidentale e delle arti di tutti i tempi, la Grecia antica come lezione immortale all'umanità.
  Non solo, ma per me assolve anche l'ufficio di far dimenticare l'Italia, quest'Italia che non è nemmeno Italia, divisa com'è tra aree geografiche che si guardano di malocchio e in cagnesco, dove essere italiani per chi è meridionale e, nella fattispecie, napoletano e campano, riesce estremamente complicato e arduo, al punto che ci rinuncerebbe volentieri. E non bastasse, un'Italia, l'attuale, dove spadroneggiano clan culturali e poteri innominabili e sotterranei, sensibili solo ai loro (non sempre trasparenti) interessi, per cui dimenticarla per un po', affidandosi alle auree vestigia letterarie della Grecia classica è un privilegio assolutamente da non perdere. Buone vacanze a tutti i nostri lettori






ALCEO - fr. 96

Un bicchiere, un bicchiere!
L’occaso, a che aspettarlo?
Dura il dì solo un’unghia.
(Trad. G. Allocca)


ERODOTO - LE STORIE
(Proemio; I,1)

Qui Erodoto di Alicarnasso esporrà il suo racconto, mirando a che né le gesta dei mortali siano cancellate dal ricordo a distanza di tempo, né le prodezze sbalorditive e dei Greci e dei Barbari restino nell’ombra, e quali siano i motivi per cui guerreggiarono tra loro.
I,1

Orbene, gli studiosi sostengono che all’origine delle guerre vi furono i Fenici della Persia. I quali, provenienti via mare da quello nominato come Mar Rosso e stanziatisi nella terra che ancor oggi abitano, presto si misero lontano per mare e, avendo a bordo manufatti egizi ed assiri, fecero tappa tra gli altri lidi anche ad Argo, quell’Argo che in quel tempo primeggiava tra le città di quel territorio che oggi è appellato Grecia. Qui approdati, dunque, commerciavano le loro merci. Contrattato che ebbero quasi tutti i loro articoli, cinque o sei giorni dopo il loro arrivo, alle spiagge sopraggiunsero  molte altre donne e anche la figlia del re, il cui nome, come riferiscono anche i Greci, era Io, figlia di Inaco. Quelle, accostate alla poppa della nave, acquistavano le mercanzie che ad esse maggiormente piacevano. I Fenici allora, facendosi coraggio gli uni gli altri, le furono addosso. La prevalenza di esse ebbe modo di scappar via, nondimeno Io insieme ad altre fu sequestrata. Subito i Fenici, trascinatele a bordo, prendevano il largo per l’Egitto. 
(Trad. G. Allocca)


ANACREONTE - fr. 94

Ecco, un balzo dallo scoglio Leucade,
e mi slancio tra i flutti tra merletti
spumeggianti e son furioso d’amore
(Trad. G. Allocca)


MIMNERMO - fr.5

Passa un sogno la verde età, fulminea
e ambita ; ma la tarda, sofferente
e laida, pende subito sul collo,
aborrita e al pari biasimevole,
essa che fa di ognuno non più lui
e, piombata addosso ad uno, è una croce
sia per la vista che per ragionare.
(Trad. G. Allocca)


  LISIA - CONTRO ERATOSTENE (par. 17)

Il terrore dei Trenta ad Atene (ndr)

A giorno di queste notizie e subito preso per parte mia il mare la notte appresso alla volta di Megara, i Trenta trasmisero a Polemarco la consueta loro ingiunzione, di prendere cioè la cicuta, senza nemmeno apprendergli perché stesse per morire: a tal punto gli fu interdetto ogni tribunale e ogni discolpa 
(Trad. G. Allocca)


OMERO-ODISSEA
(XVI-266-280)

Paziente e nobile, Ulisse ecco a dirgli -
Molto certo non passerà che essi si astengano
dalla dura contesa, allor che il tempo
venga nelle mie stanze tra noi e i proci
si manifesti la violenza  di  Ares… -
(Trad. G. Allocca)

mercoledì 1 luglio 2020

IL TROUBADOUR II-XX

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Henry Matisse - Lezione di musica



Brindiamo all’estate nel segno della poesia. La mia letteratura non è solo narrativa, dunque è inevitabile questo blog debba ospitare anche altri generi compositivi, nella fattispecie poesia. Una poesia, la mia, che anch’essa si è evoluta nel tempo lungo un iter assolutamente originale. Certo vi erano tre crinali su cui impiantare il discorso in questo campo, quello di stampo tardoermetico alla Montale, quello di taglio intellettualistico alla Eliot, quello a sfondo neoavanguardistico alla Pound. Per me ho preferito altre vie, che rifuggissero da ognuna di tali direttrici. La mia poesia dunque non è ermetica, perché non vive di suggestioni verbali con richiami ed evocazioni oggettive, non è intellettualistica, poiché non si sostanzia di ragionamenti in veste lirica, non è neoavanguardistica, siccome non calpesta metrica e forme consacrate in vista di un effetto comunicativo. Essa rivaluta il discorso e il fraseggio, nel contempo si astiene da qualunque ossequio alla consequenzialità pura, rifiuta (e qui si contrappone alla mia linea in prosa) le infrazioni espressive a oltranza e riscopre la liricità, condensando tutta la sua prospettiva e la sua ottica in messaggi di parallelismo rappresentativo. Attraverso la rappresentazione di momenti e scene viene a delinearsi un’idea, un significato che il lettore può estrapolare non nella sua immediatezza, ma in una specie di traduzione e conversione logica, che sta a lui evocare. La poesia, su un registro di rinnovata e recuperata musicalità, sparge dei semi di natura sconosciuta, che bisogna decifrare e inquadrare in una visione coerente, per quanto coerente possa essere. Una lettura della poesia, questa mia, che ha cercato di salvare il salvabile in questo genere letterario, da cui ben si comprende il nome di Versi superstiti, da me attribuito cumulativamente alle mie raccolte. Purtroppo da salvare c’è ben poco in un mondo come questo, che si trascina ciecamente nella sopravvivenza e nell'istinto di conservazione, in un paese come l’Italia, alla mercé di clan artistici e poteri oscuri, che reggono le fila della realtà. E c’è poco da stare allegri, per cui si va avanti pur sempre alla giornata, così come l’affare Covid ha messo allo scoperto






DISPACCIO URGENTE AL GENERALE GENSERICO (S.P.M.)



No, le orchidee, nemmeno quelle, fanno
più armonia, il cactus forse in mezzo al campo
polveroso basta per gli occhi o il pieno
di benzina alla stazione o anche a tempo
debito il cric per cambiare la ruota.
E’ Arcadia a noi l’elenco telefonico,
hanno voglia nello stagno ogni volta
i cigni a sfilarci avanti nel parco
o ad ogni schiarita l’arcobaleno
a troneggiare puntuale allo sfondo:
a noi è Arcadia l’antenna al nono piano
di fronte sul balcone, a tutto tondo
il volo 771 che sfreccia
sulle nostre teste, il verde al semaforo.
E a lenire non basta, no, la feccia,
la piaga del nostro violato foro.






I FUNERALI DI MECENATE



                                                                                  Odoacre in trono


Sui miei girasoli ho installato i vetri
di una serra, che la pioggia neanche
o il freddo e gli occhi indiscreti degli altri
li disturbino malvagi e le bianche
lance di luce mai non li trafiggano.
Sul mio pesco ho avvolto un panno di lana,
così, se mai aprile tornerà, l’anno
non passi invano e l’ape esca di tana
come sempre. Ma le stelle brillare
non vogliono, ritardano a schiudersi
le albe ogni mattina di più e sul mare
non vola più un gabbiano sono mesi.