Henry Moore - Sculpture 3 |
Qui di seguito il II troncone del nuovo paragrafo del mio romanzo in corso Lungo il muro (il I è già apparso su questo blog alla data del 1 febbraio scorso sotto il titolo di Sabbaoth). Nient'altro da dire in un panorama disastrato della cultura come quello italiano, dove abbiamo toccato il fondo.
E non vogliamo trascurare al
riguardo che il barrito non è un ruggito, sennò come potremmo poi aggiungere al
totale anche gli incassi della Bohème del giovedì santo, cui parteciparono e i
suonatori di clarino e quelli di tromba? Il risultato ne fu che ancora oggi non
tutti ammettono che la causa dell’estinzione dei dinosauri fu la caduta di un
asteroide.
Tra parentesi, a ulteriore conferma, gli
stessi controllori sui treni staccano i biglietti, malgrado le zanzare siano
moleste e i gelsomini siano rampicanti. Lo stesso vale per il lancio del
giavellotto, che, essendo una specialità olimpica, non va confusa con il tète a
tète, che invece corrisponde alla vendita e non all’acquisto, nel senso che non
si pratica né allo stadio, né in piscina.
Più precisamente la parola non è piscina, ma
baldacchino, da accostarsi all’arabo baldack, che equivale a mettere le mani
nelle tasche. Tuttavia non è con un semplice volo di aeroplano che si arriva sul posto, ci
vuole se non altro che la piscina sia quella. Potrebbe accadere che sia invece
un mercoledì, e allora sarà mai possibile lanciare un giavellotto, se la
distanza tra Tokio e Algeri è 7898 Km?
Piuttosto si dovrà attendere il prossimo volo
e, giunti sul posto, lanciare, tenendo però conto che, se uno ha intenzione di
mettersi le mani in tasca, come prima cosa deve firmare. Fatto questo, potrà
tranquillamente ficcare un chiodo alla parete, purché non dimentichi mai che
sia per il nuoto che per il judo ci vuole che la sinfonia sia in sol maggiore o
in mi minore.
Quacqueri, del resto ce ne sono tanti, come
anche maomettani, metodisti, luterani, buddisti e non vi dico quali sono i
fantini che possono vincere all’ippodromo alle prossime corse, altrimenti
dovrei parlare anche, per restare in tema, delle lavastoviglie, dei
sassofonisti e delle piante di ficus. Preferisco completare riferendo solo che,
per giocare a poker, non è necessario essere di confessione ortodossa, basta il
freno a mano.
Tiratolo, ecco che subito si subisce il
contraccolpo e si viene spinti in avanti, il che fa tutt’uno con una
seduta poco aderente allo schienale, e così la partita può cominciare con un
full d’assi come apertura. Che poi le cose più tardi si mettano male e ci si
rimetta dei soldi, questo non sta in noi, ma piuttosto è la frizione che
bisogna premere. Infatti, se la marcia è la terza e si vuol andare più forte,
bisogna cambiarla, benché non sia detto che un fante di picche non serva. Del resto, nelle
carte napoletane, una scopa vale un punto, cosicché forse conviene tirare 8.
Il 5, invece va giocato quando si debba
mettere insieme un 9, per poter poi fare la prova e dimostrare che si aveva
ragione nei calcoli. Contemporaneamente si potranno anche persuadere gli altri
che era meglio vendere e non acquistare la casa.
La vendita avrebbe fruttato sì 300000, ma non
avrebbe consentito il risparmio rispetto al prezzo successivo di acquisto previsto
in 400000, con la conseguenza di dover cambiare l’acqua ai fiori e
l’olio al motore, quand’anche le caravelle non fossero state portoghesi e
Napoleone fosse stato spagnolo. Alla fin fine italiano è pur sempre
l’equivalente di vattelapesca, per cui è meglio andare a pesca di domenica.
Ma le canne devono essere professionali, si
chiederà. E’ logico, sennò come potrà essere che il vento soffia e la luna è
mezza? Ciò premesso, non c’è che aggiungere che Dario Sguardi si fece coraggio
e fece appello direttamente al padre, riferendogli per filo e per segno tutto
quel suo sogno. - Adesso fai la donnetta, ti metti a credere ai sogni e te li fai spiegare, e magari ti
giochi i numeri alla lotteria? Smettila con simili idiozie - lo liquidò in
quattr’e quattr’otto il signor Osvaldo, tutto preso da altri pensieri. Ma Dario non era tipo da lasciarsi smontare
così facilmente: oramai s’era ficcato in testa che suo padre avesse qualcosa da
nascondere e tirò dritto. Non si trattava di verificare quali fossero i pesci
nel carniere al ritorno dalla mattinata sul fiume con la canna, ma di
sviluppare precisamente le misure e vedere quale fosse la cubatura della casa.
A tal fine Dario si munì di telefono e chiamò lo zoo per sapere quale fosse
l’orario di domani, dal momento che le zebre non sono coccodrilli e le foche
vanno a dormire.
Ottenuta l’informazione, pensò che la luna al
I quarto non è piena e allora bisogna pure cercare sull’elenco telefonico il
fioraio per vedere se porta le ortensie a domicilio. Chiese, perciò, senza
parere, a Elvira Scriva, l’attuale compagna del padre e sua matrigna, dove si
recasse il signor Osvaldo e per quale motivo, quando stava lontano da casa per
lunghi periodi, settimane o mesi, e lei candidamente lo mise a giorno - Che io
sappia, vola in Colombia, dove tratta molti affari -.
Orbene, si può, se uno ha 58 anni e di nome fa Sguardi, andarsene per giorni e giorni in Colombia e poi saper giocare a baseball o parlare cinese e vincere spesso ai cavalli? Tutt’al più le montagne dovrebbero essere russe, i pannelli fotovoltaici e la birra scura.
Dario ne dedusse che il padre riguardo alla Colombia non dicesse tutta la verità. Attese il suo prossimo viaggio d’affari in quel paese e, venutolo a sapere grazie a Elvira, gli si presentò prima della partenza – Posso venire con te? – gli sparò a bruciapelo. L’altro lì per lì rimase interdetto e senza parole, poi abbozzò una difesa valida – Ma Dario, tu hai da studiare per l’università. Non hai gli esami a luglio? -. Dario gli tenne testa – I corsi sono finiti e sono già a buon punto con la preparazione. E’ ora, invece che faccia un po’ di esperienza di mondo e al tuo fianco è proprio l’ideale - Il padre resistette e cercò di eludere – Sono cose non adatte a te. Gli affari non ti si addicono ancora, pensa a studiare. Farai cosa molto più utile se fai compagnia a Elvira, mentre sono fuori -. Non c’era che da incalzarlo – Ti sbagli, Elvira ha sua sorella Silvia che le fa compagnia e io sono abbastanza grande da dover iniziare a fare pratica commerciale, visto anche che studio economia -. Osvaldo non sapeva più come cavarsi d’impaccio e, una volta che il figlio tirò in ballo di nuovo la storia del sogno e di Alvaro Torlez, che in realtà lui ben conosceva, finì per capitolare. Non è che egli fosse dell’avviso che in una partita di tennis si debba tenere la racchetta sempre alta per vincere, ma riteneva ugualmente che in Italia le tasse le paghino per davvero in pochi. Così per quel che poteva, evadeva. Non so, i datteri che importava dalla Tunisia li rivendeva a prezzi ben più alti di quelli che dichiarava al fisco, come pure il tè che comprava da Ceylon. Non solo, ma il secondo principio della termodinamica impone che vi sia uno scarto di energia, cosicché, se uno pianta una begonia, non si deve aspettare che nasca un gelsomino. Si spiega in tal modo perché, salendo in treno, si preferisce stare accanto al finestrino e, quando fa caldo, si suda.
Si sa, sudare non fa a volte bene alla salute, tant’è vero che un rinoceronte ha il corno e scattare una foto a un monumento si può fare, a meno che la partita non sia a scacchi. In tale ultimo caso, effettivamente uno può fare elegantemente una mossa con la torre, e allora va da sé che le bucce non saranno di arancia. Lo stesso avversario risponderà sicuramente dicendo neanch’io sono italiano, il che vorrà pur significare scacchisticamente che la sua contromossa sarà simile a un lavastoviglie. Dal canto nostro, noi sposteremo in avanti l’alfiere e ciò ci permetterà di affermare definitivamente che sudare quando fa caldo è normale.
Osvaldo Sguardi, conscio di tanto, intendo del sudore, non pensò di farsi anche lui una partita a scacchi, ma si lasciò andare al cospetto del figlio sopra una poltrona del suo salotto al I piano di fronte al giardino di casa. Intanto studiava tra sé come presentare la cosa che doveva confessare nella maniera più indolore e meno colpevole per lui. Questo non vuol dire, si badi bene, che le carrozze del ‘700 fossero più comode di un treno di oggi, ma solo che, volendo telefonare in Turchia, bisogna munirsi del prefisso. Poi, bisogna pure che, nel fare un assegno, uno metta la firma, sennò alle sei del pomeriggio a dicembre già è notte. E perciò avvenne che il signor Sguardi parlò al figlio nel suo salotto in questi termini – Dario, se ho taciuto finora è stato per il tuo e il nostro bene, ma adesso non posso più nasconderti la verità. Sappi che tua madre e io amoreggiammo per la prima volta in Colombia, mio paese natale e tu sei il frutto del nostro innamoramento. Io lì avevo delle piantagioni di banane non lungi dalla foresta equatoriale che si estende immensamente e Alvaro Torlez fu per l’appunto un mio vecchio compagno di gioventù, che poi non ho più rivisto. Ma ero già accasato con due bambini da qualche anno, quando per caso m’imbattei a Bogotà in tua madre, capitata lì per un giro turistico da Nola e me ne invaghii subito. Non passò molto perché il mio sentimento fosse ricambiato e vivemmo allora io e lei il periodo, credo anche lei, più beato della nostra vita. Ma lei, passata quella parentesi, aveva da far rientro in patria, in seno alla famiglia di appartenenza, che allora era ancora per lei quella dei genitori, nonché al suo lavoro di collaboratrice presso uno studio notarile. E dovemmo dividerci, pur scambiandoci dei recapiti per restare in contatto. Non ti dico quanto soffrimmo allora l’uno e l’altra – Qui, come se in un tiro al bersaglio si faccia quasi centro e perciò una batteria sia scarica con il risultato che il tablet debba essere messo sotto corrente, ovviamente, cliccando sul sito, non usciva il totale dell’accredito e quindi non era possibile fare l’ordine, tipo 27 paia di calzini, 4 canottiere, 3 gilet e roba del genere. Comprensibile che il signor Osvaldo fosse preso dall’emozione e quasi gli salissero le lacrime agli occhi. Altrettanto comprensibile che le canoe vadano sul fiume, malgrado l’orologio a pendolo.
Lo stesso, dal momento che fa din din din din, ci indirizza direttamente verso la filologia cinese, cosicché tutti noi di buon grado ci dedichiamo a dolcemente ascoltare la musica e, ballando ballando, arriva il momento che il bandito spara e così noi ci rintaniamo in casa e riflettiamo che in Italia ci sono troppi delinquenti (anche di lusso, magari chi sa con delle protezioni altolocate). Non così Osvaldo Sguardi, che, in presenza del figlio nella sua sala al I piano di fronte al giardino, faceva apertamente confessione dei suoi segreti – Quella donna, Dario, mi aveva stregato, tua madre, e avevo perso la mia tranquillità domestica: nella mia famiglia, mia moglie Isabela e i miei due ragazzi Carlos e Francisca, non trovavo più il rifugio di un tempo, mi ci sentivo un estraneo. Alcuni mesi di questa vita e arrivò il resto: seppi da Nola che tua madre era incinta e mi precipitai da lei. Non potevo sopportare che tu, il mio futuro nascituro, fossi senza padre e mi vidi costretto, io già ammogliato in Colombia, a compiere un inghippo. Con la compiacenza di un funzionario dell’anagrafe, che pagai profumatamente, mi procurai delle nuove generalità (mi chiamavo Edmundo Gorras e divenni Osvaldo Sguardi) e la nazionalità italiana: così divenni quello che sono. Ma non ruppi i ponti con la Colombia, dove ritorno, come ora ben sai, in famiglia di tanto in tanto e le stesse mie piantagioni di banane, ora sotto il nome dei miei figli e di mia moglie, ci traffico anche da qui, nella mia azienda di import di frutta e spezie esotiche. E’ lì dunque che mi reco spesso all’estero, come adesso che sto per partire. I miei lì hanno accettato questa storia. Non volermene, ascolta, ho cercato di fare il meno male possibile a tutti, anche a tua madre, che subito dopo il parto mancò, consapevole che tu, suo figlio, avessi il mio cognome, anche se falso -. Inutile dire che in seguito a queste rivelazioni di Edmundo Gorras ¾ π r 3 rappresentava comunque il volume della sfera, ma il dubbio sorge per π r2 che, ci chiediamo, potrebbe indicare anche la quietanza della parcella del tecnico per la consulenza sui lavori di ristrutturazione domestica? O la distanza chilometrica da qui a Katmandu? O.
Dario per conto suo rimase interdetto a quelle parole del padre, ma capì e, visto che in fin dei conti, non si trattava di nessun imbroglio ai danni di qualcuno, ma tutto filava senza truffare nessuno, tacque anche lui e lasciò che tutto andasse come sempre. Poiché, però, era ben edotto del fatto che la circonferenza si trova con 2 π r e pertanto le begonie non sono dalie, da cui consegue che la zoologia differisce dalla mineralogia e w non è k, egli strabiliava al pensiero che la realtà di suo padre coincidesse punto per punto con il sogno che lui aveva avuto. Convinto così che la somma fosse 8274 e la parola addò non fosse italiana come molto altro, si ficcò in testa da quel momento il principio per lui imprescrittibile non vale più il sogno o la realtà, ma valgono allo stesso modo tutti e due. Così facendo, non è che la piramide venisse a corrispondere al cono o al prisma, ma le rondini in cielo.
Evidentemente era come quando un’ape ronza intorno a un fiore di campo e, siccome fa bel tempo e siamo in piena primavera, sarà aprile o maggio, il che non esclude che ci sia un ritardo del treno in stazione, cosa possibile solo a condizione che sia testa o croce. Se esce croce, non è escluso non si prenda in mano una pietra e la si lanci in uno stagno, con l’eventualità, però che, qualora si manchi il bersaglio, si colpisca, che so, un cavolo e al nostro orecchio si avverta un crash.
Luca Giordano - Trionfo di Bacco e Anfritite |
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