sabato 1 luglio 2017

IL TROUBADOUR

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio

Henry Matisse - Piccola odalisca in veste viola



Uno dei filoni del mio impegno letterario è la poesia, e qui nel mio solito stile ne presento tre. Come un troubadour, un menestrello in lingua d'oc, ma senza illudermi che la mia poesia troverà ascolto presso clan letterari italiani e interessi meschini che reggono la cultura di questo paese,  che non è nemmeno un paese, perché non ha unità di popolo, e noi campani ne sappiamo qualcosa. Sono convinto, però che il mio messaggio lirico quell'ascolto lo troverà presso alcuni gentili lettori che seguono questo blog e presso chi è sensibile ai valori autentici della poesia. Per essi e, prima di tutto in nome dell'Arte,  che è umanità, non cesserò di esercitare la mia Musa.

(Un comunicato: il III episodio narrativo di Trocanor, Trocanor III, verrà presentato a settembre, dopo la pausa estiva) 





A RAGION VEDUTA


La grammatica era un’altra, la lingua
pure, ci voleva tutt’altro disco
a suonare, diversa terra irrigua
a coltivare, i frutti d’altro pesco
da vendere, altri articoli da esporre
in vetrina al negozio lungo il corso,
altro tramonto a guardare le sere,
ben altri abiti da mettere indosso
e treni da prendere alla stazione
ogni giorno alle otto secondo il solito.
Ci voleva altro caffè a colazione,
altre notti per dormire, altro fiato
per comprare un notiziario in edicola
e per accostarsi, standovi accanto,
ai vetri e osservare in strada la folla.
Non doveva lì miagolare il gatto,
il benzinaio era un altro, l’autostrada
da imboccare diversa per la gita
in montagna, serviva all’aria fredda
un’altra sciarpa per coprirsi, più alta
l’insegna da installare esternamente
per la clientela, occorreva altro seme
al giardino, altro cielo sulla fronte
e perfino all’anagrafe altro nome.



ESIODO UN GIORNO


Avrei allora detto zenit l’azzurro,
zenit di ogni angelus o vespro o compieta,
di ogni alambicco o pennello sul muro.
Giurato che il respiro era alfa e beta
fino a omega e l’alba l’ala del tempo.
Poi vennero gli scambi di binari,
sul platano cadde di fuoco il lampo,
i vandali devastarono i fori,
la tigna invase la felpa in salotto,
vecchio il pendolo si guastò per sempre,
la carrozza in viaggio nel bosco fitto
predoni assalirono come lepre,
non si sa perché risuonò al telefono
quell’addio triste con dure parole,
e ora non ha più il suo sapore il sedano,
barca al vento non gonfia più le vele.



IMPRESSIONISMO PITTORICO


Scandalosamente va la candela
sciogliendosi e la fiamma vi arde ancora,
 ma nel bar è domenica e già sfolla
è tardi la gente, ora ogni chiacchiera
è superflua, ogni ricordo bruciato.
Passarono i cavalli della giostra,
sfilarono i galeoni nel vento
con ori e gemme a destra ed a sinistra
nella stiva e i corsari l’abbordarono.
Il fuoco divorò tutte le fiabe,
i concerti in la bemolle al violino
sanno ormai tutti di già udito e le albe
perfino sembrano laggiù tramonti.
Continuano sempre a razziare i barbari
tra le are di Vesta e perfino i Parti
strariparono dalle Alpi coi carri
e masserizie, tutto devastando.
Al telefono ancora squillò voce
dura di metallo a disdire il saldo,
non fanno più luce a notte le torce.
Al bar un cliente raccontò di un giorno
che stava per finire e uno si mise
a inseguire il sole in barca, gli avevano
infami rubato la luce e pianse.


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