venerdì 28 luglio 2017

ALLA GRECIA 2017

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Giorgio De Chirico - Cavallo e zebra




Come ogni anno di luglio, questo blog dedica agli autori greci dell'antichità dei brani tutti tradotti dalla mano del titolare dello stesso, Gerardo Allocca, in memoria di quella sublime letteratura e di quell'epoca della civiltà, in cui non regnava la globalizzazione quanto spesso al contrario l'autentica democrazia tra i cittadini. Non vi erano clan letterari e lobby a tenere banco nella vita pubblica culturale e politica, come in quest'Italia bugiarda e ingiusta, dove non vi è reale uguaglianza tra le persone e non vi è una vera identità di popolo, ma vigeva il libero esercizio dello spirito intellettuale e della coscienza civile.







Alceo - Fr. 367

Primavera tornare in fiori carica
ho appena ascoltato; in fretta riempite
la coppa di rosso, e dolce lo voglio.



Asclepiade - A.P. V, 85

Ti  serbi  casta, e a che pro? Nell’Ade
non troverai  l’innamorato, cara.
Il  frutto  dell’amore  è  per  i  vivi,
ossa  e cenere, bimba, l’aldilà.



Asclepiade - A.P. V, 189

Notte  s’annuncia  lunga  e  fredda, mentre
scende  il  sole  giù in  fondo  alle  Pleiadi.
Ma io  qui, presso  il tuo  uscio, inzuppato  d’acqua
sotto la pioggia vado su e giù, vittima
della  saetta che contro mi scagliò
l’ammaliatrice: lei, Cipride, invero,
non  ardore  seminò  nel  mio petto,
scoccò  inguaribile  e  infuocato  telo.



Asclepiade - A.P. VII, 500

Dì, viandante, tu che sfiori il mio tumulo
vacante, dì, se passi da Chio, al padre
mio, Melesagora, che al vento perfido
dell’est perimmo io, la nave ed il carico
e da allora di Euippo non v’è che il nome.



Mitilene





Alceo - Fr. 368

Se proprio serve una bevuta insieme,
il leggiadro Menone sia dei nostri.



Mimnermo – Fr. 12 West

Giorno per giorno toccò sfacchinare
al Sole, mai requie i suoi cavalli ebbero
e lui, dall’ora che rosseggia Aurora
in cielo, dall’Oceano sorgendo.
Sulle onde lo scarrozza la cara
sua alata alcova che gli fece Efesto
con le sue mani con oro zecchino,
lui nel sonno, celere dal paese 
Esperidio fin al regno degli Etiopi, 
dove spedito il carro ed i destrieri
che mattiniera l’alba splenda aspettano.
Vi risale su il figlio d’Iperione.



Asclepiade - A.P. XII, 46

Nemmeno ventidue anni, e ne ho abbastanza!
Perché  tanto  male? A che  torturarmi,
voi, amorini. Giova il mio funerale?
Ah,certo! Come sempre avete fatto,
vi trastullerete ai dadi, voi cialtroni!



Omero - Iliade I (1-7)

Musa, racconta  in versi qual  fu mai
la  collera  che  prese  il  Pelide  Achille,
nefasta, cui  tragedie senza fine
seguirono agli Achei e  che mietè  tante
vittime illustri  di eroi  negli  Inferi,
le cui salme in pasto ai cani  finirono
e  a  ogni avvoltoio: ma quello era  fato
del cielo, da che per prima infiammò
lite e il divino Achille e Atride il re.



Alceo -  Fr. 397

Che tenero fiore autunnale!






Nessun commento:

Posta un commento