Salvator Rosa - Veduta di un golfo
Il canone rinascimentale della assoluta aderenza alla natura, che viene
fedelmente rappresentata alla luce della personalità dell'artista trova il suo
capovolgimento nel canone barocco dell'assoluta aderenza alla sensibilità
dell'artista, che viene conformemente rappresentata alla luce della natura.
Quest'ultimo canone prelude a quello dell'arte contemporanea, in cui il
riferimento alla natura viene più o meno abolito e s'impone pressocché
unicamente l'intimità dell'artista, che si trasfonde tutto nell'opera, non
importa quale ne sia il soggetto. In sostanza è un altro mondo che prende forma
nell'arte barocca, non già il mondo esterno accessibile ai sensi, ma un mondo
privato che abita nella coscienza dell'artista e non si conforma puntualmente
al precedente. Quest'altro mondo prende decisamente il sopravvento e diviene
egemonico nel XX secolo.
Sulla scorta di quanto detto, la stagione barocca è stata
fondamentale nell'evoluzione della forma e della coscienza artistica, in quanto
ha indicato la strada che poi il secolo XX ha percorso fino in fondo,
abbattendo in pieno il principio aristotelico della mimèsi, che considerava
l'esperienza estetica come imitazione della natura e della realtà. Diciamo pure
che l'arte barocca avvia lo sgretolamento di questo criterio estetico e prepara
il terreno al maturarsi dell'esperienza artistica dei vari De Chirico, Mirò,
Picasso sul versante figurativo, come pure dei vari Svevo, Pirandello, Proust,
Kafka su quello letterario e Scoenberg, Casella, Dalla Piccola, Berg,
Strawinskji su quello musicale. Si deve alla creatività di letterati della
statura di Giambattista Marino, Cervantes, Gongora, Milton, di artisti come
Bernini, Velasquez, El Greco, Rembrandt e Caravaggio, di musicisti come Bach,
Scarlatti, Cimarosa e Vivaldi se sono sbocciati l'astrattismo, il cubismo, il
romanzo e il teatro del '900, nonché, credo, la scuola atonale.
Tra le avventure artistiche del barocco, una abbiamo omesso
di elencare, con il presupposto di trattarla analiticamente a parte, quella di
Salvator Rosa.
Un pittore, il Rosa, napoletano, che una certa critica
malevola ha sempre confinato in un limbo di comprimarietà, ma che in realtà
rappresenta una figura di grande risalto nel panorama dell'arte barocca. In
comune con molti suoi colleghi artisti e letterati, come, per dirne qualcuno
il Caravaggio e Giambattista Marino, ebbe vita alquanto avventurosa e
movimentata. Sul conto di Caravaggio si parla di uccisioni in duello (per una
fu condannato a morte), di risse e, pare, di botte a un nobile romano, su
quello di Marino di una fuga precipitosa da Napoli per sottrarsi alla
detenzione o alla pena capitale a causa di certe falsificazioni di documenti
successive ad un precedente conto con la giustizia per il procurato aborto a
una donna e di un attentato da lui subito a Torino ad opera del suo rivale
Murtola (che gli sparò dei colpi di pistola poi non andati a segno), sul conto
di Salvator Rosa si riferisce che abbia fatto parte della Compagnia della
morte, che a Napoli dopo la rivolta di Masaniello compiva rappresaglie cruente
contro gli spagnoli. Tutti e tre, inoltre vagabondarono da una città all'altra,
incapaci di permanere stabilmente in uno stesso luogo. Indizi, questi di una
forte instabilità interiore, che veniva a significare una netta frattura con la
compostezza morale ed intellettuale dell'umanesimo e rinascimento. Qualcosa si
era rotto nella coscienza umana dopo Michelangelo, Raffaello, Sannazzaro ed
Ariosto. L'equilibrio tra l'uomo e la storia, tra l'artista e il principe era
andato perduto per sempre.
L'ombrosità pittorica, che costituisce il dato più saliente
dello stile caravaggiano, come espressione di mistero dell'anima, ormai avvolta
nelle brume del postrinascimento, cadute che erano completamente le illusioni
di quell'epoca convinta di avere scoperto la dimensione umana giusta, fondata
sul protagonismo umano nella storia, e ora gettate nel discredito, che aveva
generato il dubbio interpretativo, fonte di angoscia esistenziale (e che poteva
spiegare avventure umane così burrascose come quelle del Caravaggio e del
Marino) non si riscontra nel Rosa, che invece possiede una sua luminosità ed
ariosità peculiari (si pensi alle sue mirabili marine, dove sembra di trovarsi
in riva al mare). Ma in Rosa si registra altresì una sorta di straniamento del
soggetto dall'oggetto, riscontrabile in tutta l'arte barocca, come, per esempio
nel baldacchino berniniano di S. Pietro. La scena è come estradata in un limbo,
un'aura remota, dove lo spettatore si perde in un altro mondo, un mondo
sconosciuto, metafisico. La realtà, che nel rinascimento aveva ricevuto la
massima corrispondenza e adeguamento con l'arte, adesso è artefatta, falsata.
Una nuova realtà prende via via il posto nelle tele, quella della intima
coscienza dell'artista, cifrata con un linguaggio non sempre limpido, che
arriverà poi con l'esperienza del cubismo-astrattismo, passando attraverso
quella dell'impressionismo a divenire logicamente indecifrabile, con lo
staccarsi via via più recisamente dall'apparenza oggettiva delle cose,
convertita in apparenza soggettiva della visione interiore dell'artista.
Nel Rosa la scena è ancora definibile, ma è sempre alterata
nella sua effettività e oggettività, filtrata, cioè attraverso l'ottica
deformante della sua intima psicologia, per quanto in certe tele si alieni
marcatamente dalla natura e dal vero, fino a smarrirne in larga misura la
plausibilità e credibilità pratica.
Uno dei tratti propri di Salvator Rosa è, infatti la sua
vena per così dire surrealistica, che consiste nel dar briglia sciolta agli
scenari e alle figurazioni chimeriche e eteroclite, a un grado che nessun
pittore dell'epoca ha mai manifestato e che precorre sorprendentemente le
successive espressioni di tal genere del XX secolo. Per queste sue
rappresentazioni di netto stampo onirico possiamo qualificare Salvator Rosa
come il primo surrealista della storia della pittura.
Salvator Rosa - Streghe e incantesimi
Dunque, altro che pittore marginale, il Rosa! Un pittore che
fu anche musicista e poeta e con ciò forse preluse a quello che fu quasi tre
secoli dopo l'idea di Wagner dell'unità delle arti. In realtà il Rosa fu
essenzialmente un pittore e andò a infoltire la schiera dei molti
rappresentanti di spicco del barocco napoletano, insieme a Marino e Bernini e
senza dimenticare il Cavallino, il Ribera, il Recco, il Giordano e altri.
Napoli, dunque, come altrove abbiamo avuto modo di dire, capitale del barocco.
Nonostante molti dei suoi talenti artistici dovessero migrare altrove, come lo
stesso Salvator Rosa, Bernini e Marino.
Salvator Rosa - Marina del porto
Un segno inconfondibile improntò l'arte del Rosa, che seppe
dare un'interpretazione sui generis del barocco, su un versante da noi
qualificato precedentemente come arioso e luminoso, e che incarnò così un altro
polo dell'espressione visiva del XVII secolo accanto a quelle di Caravaggio e
Lorenzo Bernini.
Salvator Rosa- Battaglia eroica
Non solo, ma essa costituì, come abbiamo pure già
rilevato, una tappa fondamentale nello sviluppo della forma e della poetica
figurativa, che sarà ripresa soltanto nel '900 con la ricerca artistica dei
surrealisti, di cui egli fu una specie di esponente ante litteram, ben 3 secoli
prima. Una personalità, dunque estremamente moderna e vicina a noi, tant'è che
potremmo sbilanciarci fino a concedergli per così dire la cittadinanza di uomo
del XX secolo.
Salvator Rosa - Le tentazioni di S.Antonio


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