giovedì 27 febbraio 2025

LE SPERANZE DELLA POESIA




 LE SPERANZE DELLA POESIA

Il battesimo di un giovane poeta, Scotto Di Minico

Quante sono in giro le Cassandre che giurano la poesia sia ormai finita? In tanti si affannano a celebrarne i funerali e la danno per morta e sepolta. Eppure c’è chi lavora per darle nuova linfa e riportarla in salute

Per far un esempio, in tempi recenti abbiamo tenuto a battesimo un giovane poeta, che si affaccia sulle scene di questa arte, Alessandro Scotto Di MInico. Difatti non è molto che è uscita la sua prima raccolta, Il trapasso della gioventù. Essa testimonia che la poesia non è affatto morta e può guardare avanti con fiducia.

C’è, oltre al resto, un fattore che ispira ottimismo per il destino della poesia sulla scorta del contributo di questo poeta ai primi passi, la sua impronta classica, che assicura una continuità nel tempo. Una delle sue peculiarità è in realtà un solido impianto letterario ancorato alla tradizione poetica antica, sì da ricordare la massima del francese André Chenier faisons des vers antiques sur des pensers nouveaux. E’ come se Alessandro Scotto Di Minico volesse scrivere intorno al nostro mondo così com’è oggi e alle sue proprie esperienze in esso, a sfondo principalmente sentimentale o familiare o comunque generazionale, con l’occhio e l’orecchio trasmessogli dalla sua educazione classica di studente liceale che fu, non senza una sana e formativa immersione ed escursione sulle espressioni a noi più prossime della cultura ed arte attuale.

Si può nella lettura pertanto toccare con mano quale sia la robustezza e la vitalità della versificazione di questo giovane esponente della poesia corrente, che si accinge a entrare nella militanza attiva dell’esercizio artistico.

E non importa che egli dovrà affrontare senz’altro le resistenze, quando non l’avversione, delle cerchie letterarie di mestiere, in Italia così spesso arroccate in clan che perseguono scopi personalistici e si riverberano su una stampa cartacea e video tendenziosa e non obiettiva in ossequio a finalità machiavelliche, dettate da interessi di parte. Il suo compito dovrà essere comunque di dar retta esclusivamente alla sua coscienza poetica, onde realizzare delle creazioni ad essa rispondenti in pieno, al di là dell’influsso nefasto che gli proverrà dall’esterno, in special modo dalle conventicole letterarie e dai media, ed è da credere che egli terrà fede a questo progetto.

Alessandro Scotto Di Minico è certo una sicura promessa dell’arte dello scrivere. Non un calligrafo, si badi bene, non si tratta per lui di esercizi sterili di composizione poetica. Egli mostra una sua matura accortezza di elaborazione, per cui mira a trasmettere attraverso la pagina non semplicemente la sua abilità verbale, bensì nel contempo intera la sua interiorità, nel momento in cui mette mano alla penna. Ed ecco che egli ci mette a nudo questa interiorità, facendo nel contempo leva sulla sonorità della sua versificazione. Ci spiattella così tutta la desolazione che lo affligge, tutto il disagio che soffre in questo mondo a chiunque per tanti versi così avverso e nemico.

Viene alla luce contestualmente il suo bagaglio culturale, fatto di importanti letture ed esperienze artistiche stratificatesi negli anni, che ispirano e corredano le sue cose, dove si intravede una personale visione della espressione lirica. Una intelaiatura classicistica, per riannodarci a quanto sopra, pur andando a innervare una esposizione del tutto attuale nata dall’esperienza che l’autore ha vissuto sulla propria pelle, sembra a prima vista essere sottesa alla sua scrittura, con l’uso frequente di termini e stilemi della più collaudata ed aulica tradizione letteraria, che egli riporta in onore. Scotto Di Minico si riallaccia senz’altro a questa antico patrimonio, nel presentare ai lettori questa sua specie di riflessione sul tempo, in cui egli, raccontando le sue esperienze biografiche individuali, familiari, sentimentali, descrive a suo modo il suo passaggio alla vita adulta.

E appare lampante come questo passaggio, che del resto egli ha ben fissato e cristallizzato nel titolo dell’opera, si compia attraverso l’immunizzazione ed esorcizzazione che egli s’addestra a compiere del negativo che investe ogni giorno il nostro cammino: “ Entra il male informe - egli scrive in una sua lirica - con breve preavviso e le braccia e le mani s’agitano, avvertono freddo “. Qui si coglie la misura del suo messaggio, della sua diagnosi del nostro essere al mondo che lui vuole comunicarci: una veduta, questa sua, bastante da sola a dare ragione di tutte o quasi le sue manifestazioni in versi, che danno vita a questa opera prima.

                                                                     Gerardo Allocca 

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