sabato 1 luglio 2023

IL TROUBADOUR XXIII-II

L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio


Claude Lorrain - La partenza di Sant'Orsola


E' il momento della poesia. Si tratta di una forma espressiva cui mi dedico da una vita, parallelamente alla narrativa. Ha esigenze distanti mille miglia dall'altra e uno sviluppo storico anch'esso sui generis. Da parte mia mi studio sempre di percorrere strade nuove, per cui ho delineato un mio mondo poetico del tutto personale, tanto per contenuti che per resa tecnica, così da sbozzare dei componimenti, che hanno la pretesa. per così dire, di salvare il salvabile, cioè mantenere in vita un genere letterario sul ciglio del precipizio, a rischio estinzione. Diciamo che è questo il principale mio intento programmatico, per cui le mie poesie sono raccolte sotto il titolo di Versi superstiti, oltre naturalmente ad altri, da me altrove precisati. Qui ora presento due mie cose dal corpus poetico di mio conio, certamente pochissime rispetto allo stuolo di mia creazione. Mentre però i miei presupposti artistici sono animati dalle migliori intenzioni, non così quelle della vita culturale pubblica di questo paese, sempre in preda ai soliti clan e a una classe dirigente pensosa solo dei propri corti interessi e non dei diritti delle arti e della poesia.




SE POI CHI SA

  

Sarebbe bastata appena una mano

di vernice a salvare la ringhiera

dall’ossido e le gardenie in giardino

ora secche da giorni un po’ di cura,

bastava qualche sprazzo di beltempo

ventilando a imposte aperte in cantina

per fugare la muffa - un lesto lampo

squarciò la notte a dicembre in macchina -

dalla legna in serbo per il camino,

un fil di voce con una parola

sola a quell’altro capo del telefono

per scongiurare un addio come falla

di una nave in naufragio irrimediabile.

Avvenne, invece che le tarme in torma

rovinarono quell’antico mobile

ricordo di famiglia e passata orma,

le orde sfondarono al nord e poi invasero

calidarium, triclini, peristili,

le locuste devastarono intero

il raccolto di mais, in mare i petroli

scappati a stive imbrattarono i lidi,

razziarono i corsari tutto l’oro

in viaggio da Indie, e ora se mai più verdi

i campi torneranno a marzo ignoro,

se mai più sul curvo orizzonte l’alba

imbiancherà alla vista a noi il mattino

e alle stelle per sempre chi sa tomba

non sia poi il nero sipario notturno.

 



STAVO PER DIRE I MOSAICI DI SAN VITALE

 

Poi dicono quando al vento turbinano

le foglie color tabacco e di carta

e fragile crosta, che è per l’autunno!

E che dire di questa scena muta

che alla mente si schiude al solleone?

Sarà che inganna l’occhio o al bar drink preso?

Tutta una eclisse si distende a piene

mani nelle vene, tundra, di peso,

cresce polare in petto ancora estivo,

zittisce il mandolino in fondo al cuore,

la farfalla in ogni fibra e ogni nervo

ritorna verme strisciante sul fiore.

  

Fu che il battello sul fiume la piena

annegò e anche devastò fin la fabbrica,

alle terme di Adriano per la sauna

togati oratori del foro in carica

vandali pugnale in pugno trafissero,

nella macchia l’elegante gazzella

sbranò il ghepardo, con lo sguardo fiero,

non risparmiò il ladro il Van Gogh in sala.

E al ponte la carrozza andò a finire

nel botro, coi cavalli che drogarono,

quella mano non mancò di strappare

le lettere e mai rispose al telefono.

 

 


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