L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
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| Claude Lorrain - La partenza di Sant'Orsola |
E' il momento della poesia. Si tratta di una forma espressiva cui mi dedico da una vita, parallelamente alla narrativa. Ha esigenze distanti mille miglia dall'altra e uno sviluppo storico anch'esso sui generis. Da parte mia mi studio sempre di percorrere strade nuove, per cui ho delineato un mio mondo poetico del tutto personale, tanto per contenuti che per resa tecnica, così da sbozzare dei componimenti, che hanno la pretesa. per così dire, di salvare il salvabile, cioè mantenere in vita un genere letterario sul ciglio del precipizio, a rischio estinzione. Diciamo che è questo il principale mio intento programmatico, per cui le mie poesie sono raccolte sotto il titolo di Versi superstiti, oltre naturalmente ad altri, da me altrove precisati. Qui ora presento due mie cose dal corpus poetico di mio conio, certamente pochissime rispetto allo stuolo di mia creazione. Mentre però i miei presupposti artistici sono animati dalle migliori intenzioni, non così quelle della vita culturale pubblica di questo paese, sempre in preda ai soliti clan e a una classe dirigente pensosa solo dei propri corti interessi e non dei diritti delle arti e della poesia.
SE POI CHI SA
Sarebbe bastata appena una mano
di vernice a salvare la ringhiera
dall’ossido e le gardenie in
giardino
ora secche da giorni un po’ di cura,
bastava qualche sprazzo di beltempo
ventilando a imposte aperte in
cantina
per fugare la muffa - un lesto lampo
squarciò la notte a dicembre in
macchina -
dalla legna in serbo per il camino,
un fil di voce con una parola
sola a quell’altro capo del telefono
per scongiurare un addio come falla
di una nave in naufragio
irrimediabile.
Avvenne, invece che le tarme in
torma
rovinarono quell’antico mobile
ricordo di famiglia e passata orma,
le orde sfondarono al nord e poi
invasero
calidarium, triclini, peristili,
le locuste devastarono intero
il raccolto di mais, in mare i
petroli
scappati a stive imbrattarono i
lidi,
razziarono i corsari tutto l’oro
in viaggio da Indie, e ora se mai
più verdi
i campi torneranno a marzo ignoro,
se mai più sul curvo orizzonte
l’alba
imbiancherà alla vista a noi il
mattino
e alle stelle per sempre chi sa
tomba
non sia poi il nero sipario
notturno.
STAVO PER DIRE I MOSAICI DI SAN VITALE
Poi dicono quando al vento turbinano
le foglie color tabacco e di carta
e fragile crosta, che è per l’autunno!
E che dire di questa scena muta
che alla mente si schiude al solleone?
Sarà che inganna l’occhio o al bar drink preso?
Tutta una eclisse si distende a piene
mani nelle vene, tundra, di peso,
cresce polare in petto ancora estivo,
zittisce il mandolino in fondo al cuore,
la farfalla in ogni fibra e ogni nervo
ritorna verme strisciante sul fiore.
Fu che il battello sul fiume la piena
annegò e anche devastò fin la fabbrica,
alle terme di Adriano per la sauna
togati oratori del foro in carica
vandali pugnale in pugno trafissero,
nella macchia l’elegante gazzella
sbranò il ghepardo, con lo sguardo fiero,
non risparmiò il ladro il Van Gogh in sala.
E al ponte la carrozza andò a finire
nel botro, coi cavalli che drogarono,
quella mano non mancò di strappare
le lettere e mai rispose al telefono.

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