L'eretico Bruno costituisce l'organo ufficiale dello scrittore (narratore e poeta) Gerardo Allocca, che vi pubblica a tutti gli effetti legali suoi contenuti letterari o saggistici. Si diffida chiunque dal riprodurli in parte o integralmente, essendo protetti dal diritto d'autore. Già dal nome il blog L'eretico Bruno tradisce la sua diretta correlazione con il filosofo nolano. E se da un lato il riferimento ad un eretico finito sul rogo non è proprio di buon auspicio, dall'altro questa intestazione suoni anche come un avviso nei riguardi di certi ambienti e clan al titolare di questo blog ostili che noi nolani abbiamo la testa dura, andiamo fino in fondo e lasciamo un segno non facilmente obliterabile del nostro passaggio
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| Franck Lloyd Wright - Spiral house (1952) |
Eccoci al seguito di Litterax 1, seguito sia del racconto omonimo, incluso nel romanzo Visita di Sirdi, sia del romanzo Allocca-Letteratura italiana, quest'ultimo un'avventura senza fine per ora e che si trascina nell'incomprensione reciproca. Da una parte un autore, io, che ha un suo stile e un suo discorso culturale distintivo, che meriterebbe se non altro, come minimo, un diritto di cittadinanza nell'ufficialità, dall'altra un mondo pubblico nel campo specifico chiuso e nelle mani di clan per niente sensibili ai valori letterari, ma solo ai propri meschini interessi di parte in un paese, l'Italia, dalla democrazia apparente, in realtà controllata da potentati oligarchici, che fanno il bello e il cattivo tempo. Chi dei due antagonisti avrà ragione? Un autore che vuol far valere solo i diritti dell'arte o dei clan culturali, politici e finanziari, che si preoccupano solo di gestire il proprio corto e spicciolo tornaconto? Giudicate voi.
E invece no, la buona
stella dei due automobilisti, Sanso e la signora Giulia, li assisté ed essi
rimasero, salvo qualche contusione ed escoriazione qua e là, incolumi. Vennero
fuori dall’abitacolo a fatica e
distinsero subito dinanzi
a loro uno spettacolo agghiacciante: il velivolo in
rottami, le fiamme che l’avvolgevano, esso e una casa, una costruzione a due
piani attorniata da un giardino, su cui era precipitato l’aereo, abbattendola,
urla di spasimo. Subito Sanso sentì il dovere, lui medico, di apprestare i
primi soccorsi. A Gibuti faceva caldo, il termometro segnava i 36° e i
sommozzatori si erano immersi presso il porto di Baia per ripescare dei reperti
archeologici di epoca romana, lì sul fondale, in seguito, come da poco
scoperto, a un remoto nubifragio. Così
l’acqua calda per il tè era pronta e Sanso non poté esimersi dallo slanciarsi
tra le fiamme per constatare se fosse possibile intervenire in pro dei
malcapitati dell’incidente aereo e la moglie istintivamente lo seguì. Avvenne
che a Gibuti i gabbiani sul ponte della nave erano tre.
Bastava fossero quattro e i peperoni, anziché
gialli, sarebbero stati rossi, quando poi gli spalatori spazzano la neve; e
invece, mia Milena, il postino depone la lettera nella buca. Dico, non sarebbe
meglio il drink venisse bevuto col limone!
Se non altro, le tariffe scemerebbero, il
bilancio se ne gioverebbe e il PIL continuerebbe a indicare il prodotto interno
lordo. In fin dei conti ad aprile gli uccelli cantano e nessuno può garantire
il nuotatore sia maschio. E’ certo, al contrario la mafia non sia diffusa ovunque
in Italia?
Nel dubbio, si consideri che i bufali fanno
il latte e si capirà come le stelle stiano in cielo. Non solo, ma il dottor
Sanso individuò tra le fiamme i due corpi, ormai cadaveri, dei due piloti, poi
altri due, tuttora in vita, più in là, tra i poderi all’infuori del villino
devastato. Dovevano essere due
agricoltori, sorpresi mentr’erano al lavoro nel loro fondo dal disastro.
Ad essi
prestò le prime
cure, mentre la consorte, facendosi coraggio estremo,
sottraeva al fuoco che si propagava le salme dei due aviatori. Dopo tutto,
poteva sempre dirsi a quel punto che, per fare la moltiplicazione, occorre
mandare a mente la tavola pitagorica. Sì, perché un’arancia alla fine è fatta a
spicchi.
Altro discorso meritano le angurie, le quali,
più che a spicchi, si fanno a fette, non foss’altro per l’affare del cavallo di
Troia. Si racconta infatti che Napoleone, giunto a S. Elena, esclamasse – Che
caldo! -. M’intendi, dunque, diletta Milena: non è questione di prezzo, qui.
Prendiamo il caso di un’obbligazione; caso
mai il suo prezzo salga, nessuno vi obbliga a fare il viaggio in treno. Uno può
benissimo, in alternativa, bersi una camomilla, addirittura può arrivare fino
al punto di guardarsi allo specchio. Non potrà, però, per nessuna ragione fare
footing.
Un assegno circolare è meglio, può essere
accreditato immediatamente, là dove, per fare l’albero di Natale, non è
necessario possedere la patente di guida. Fu questo, credo il motivo che
indusse Amedeo Sanso, apprestate le cure d’urgenza ai due presumibilmente
contadini feriti a gettarsi tra le vampe per recuperare e portare al sicuro le
salme di tre individui, un uomo e una donna maturi e un anziano signore, che
tutto lasciava credere fossero abitanti della casa sventrata, i quali erano
periti nel sinistro. Fu allora anche che Sanso, di fronte allo spettacolo della
morte e lui stesso a gravissimo repentaglio, toccò con mano l’annientarsi della
realtà sensibile e l’imporsi alla coscienza di un’unica verità indistruttibile
e invulnerabile, rimasuglio ultimo dell’essere, le supreme entità della logica:
il sì, il no, l’ovvero, l’implica, il prima, il dopo, il
su, il giù e
quant’altre gli balzarono alla mente: ecco, si disse, la
sola scienza indubitabile
per noi, il resto è solo percezione materiale transeunte, che dura il
tempo che trova. Si confermò nelle sue convinzioni intellettuali, già
consolidate in lui e ora lampanti, le concezioni russelliane, la riduzione del
pensiero a corretta analisi espressiva e della realtà a capriccio dei sensi.
Non gli passò per la testa tuttavia che gli elefanti hanno la proboscide.
(segue)

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